Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Tarisha    16/01/2015    1 recensioni
Serie: Cuore di Draco.
N° 1
Inserita nello svolgersi della storia narrata nel libro "Harry Potter e il Principe Mezzosangue".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'CUORE DI DRACO'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

UN CUORE NELL'OMBRA

 

 

 

Buio.

Era questo ormai il suo mondo.

Buio.

E freddo.

Tanto freddo.

Così freddo da averlo raggelato e reso una cosa inerme che forze oscure manovravano con facilità.

Era così facile dominarlo.

Lui.

Il principe.

Colui che aveva sperato fino allo spasimo di essere l'Erede di Serpeverde.

Il Prescelto.

Lui.

Lui solo.

 

Suoni di passi e di risate lo fecero retrocedere.

Si celò in un angolo e mosse piano la bacchetta emettendo un sussurro. L'ombra si fece densa. Buia.

Nascosto in quel modo non lo avrebbero visto.

Rimase in attesa che gli altri, quelli che vivevano oltre il buco nero in cui si trovava, si allontanassero.

Non riusciva più a sopportare la loro allegria, la loro stupida ignoranza. Non si rendevano conto di quello che stava veramente accadendo.

Stupidi.

Stupidi!

Passavano lungo il corridoio in un brusio continuo carico di frasi scherzose di cui anche lui aveva goduto, di risate e prese in giro, ebbri di cioccorane e succo di zucca, le corse, i giochi, il sole... la vita. Tutto quello che aveva amato e che ora non gli apparteneva più.

 

Si irrigidì di colpo.

Lei si era fermata poco lontano dal suo buio nascondiglio.

Rideva di qualche idiozia che stava borbottando Pelo Rosso.

C'erano anche Paciock. E la sorella di Pelo Rosso. E Lunatica.

Non c'era Potter, l'unico forse che avrebbe potuto capire quello che lui stava attraversando. L'unico che aveva gli occhi aperti, che vedeva dove era il pericolo.

Sorrise malefico.

Lui che era quel pericolo.

Arrogante schifoso Potter.

I giorni per lui ormai erano contati.

Trillò una risata e a quel suono serrò le mani a pugno.

Era lì. Davanti a lui. E gli faceva sanguinare il cuore.

La Mezzosangue.

Si portava le dita su alcune ciocche indocili che erano sfuggite al fermaglio. Un ricciolo le accarezzava la gola candida.

Immaginò di posare le labbra su quella gola e deglutì di desiderio sorto d'improvviso, un serpente maligno che gli morse le carni con crudeltà.

Perchè lui la voleva.

L'aveva sempre voluta.

Questo aveva capito fin dal giorno che lui aveva chiamato il Giorno della Consapevolezza.

 

Il Ballo del Ceppo.

 

L'aveva vista scendere le scale, bellissima e luminosa, timida e sorridente. E si era trattenuto a fatica dal correre da lei per strapparla al rozzo bulgaro che aveva osato prenderle una mano.

E quel ballo che per tutti gli altri era stato uno splendido divertimento per lui era il brutto ricordo di un lungo, penoso tormento che però aveva avuto la capacità di aprirgli gli occhi. Quella verità che lo aveva quasi accecato.

Gli piaceva.

Tanto.

Troppo.

Quella scoperta lo aveva gettato fra le braccia di una rabbia furiosa. E dopo il ballo si era comportato in maniera ancora più odiosa nei confronti della Mezzosangue, così come anche con i suoi patetici guardaspalle.

Dimenticava se stesso.

Era un Malfoy!

Discendeva da una famiglia di razza pura, nobile, potente.

In lui erano stati instillati con sapiente pazienza l'arroganza, l'alterigia, l'odio. Cosa era quel farneticare del suo cuore che andava elemosinando come un mendicante un sorriso da lei?

 

Pelo Rosso allungò una mano e le scostò il ricciolo della gola con un gesto lento, da padrone.

La furia emerse dalle sue viscere facendogli contrarre il volto in una maschera di puro odio.

Lo odiava. Odiava tutti coloro che ricevevano i suoi sorrisi. Odiava chiunque la avvicinasse. Perchè lui non poteva.

Non poteva.

E non uscì dalla sua tana buia.

Non poteva.

Non voleva.

 

Appoggiò la testa contro il muro, gli occhi fissi su di lei.

Era così bella.

Aveva labbra polpose che avrebbe voluto assaporare, baciarle quel collo che lo tentava come il più squisito dei dolci, accarezzarle il corpo agile, morbido, mai toccato.

Da nessuno. Nemmeno da quell'essere rivoltante che faceva scorrere le sue dita come ripugnanti lumache sulla sua pelle da regina.

«Tieni lontano le tue luride mani, Weasley!» sibilò alle ombre che si mossero inquiete.

Una fiamma dolorosa gli attraversò il braccio sinistro e lui chiuse gli occhi imponendosi di non fare uscire un solo gemito.

Perchè rimaneva ancora là a farsi torturare da lei?

Era così bella.

Era luce, pace, rifugio, bellezza. Era sorriso, intelligenza, candore.

Era Amore.

Era la vita di prima. Quella vita che ora non gli apparteneva più. Da quando era stato costretto a sigillare un patto di morte per salvarsi la vita. Per salvare altre vite.

Da quell'istante tutto era cambiato.

Tutto.

Vagava per la scuola come un fantasma, andava alle lezioni senza alcun interesse, mangiava a fatica divorato come era da quel segno nero che gli sfregiava il braccio.

La sua anima non gli dava pace.

Perchè lui non era quello. Non lo era mai stato. Non aveva il fegato per esserlo.

Non era altro che un vigliacco che non era riuscito ad opporsi al volere atterrito dei suoi genitori, all'orrore del Signore Oscuro, alla sua viscida paura.

Perchè ormai la paura lo dominava. Si era insinuata nella sua carne, nel suo sangue. Puzzava di paura.

Draco Malfoy non esisteva più.

 

Risate più alte riportarono i suoi occhi sulla Mezzosangue.

Potter li aveva raggiunti. E lei lo stava abbracciando.

Perchè mai aveva quella maledettissima abitudine di abbracciare chiunque incontrava? Perchè non abbracciava lui con quello stesso trasporto? Con quel sorriso?

Perchè?

Sentire il suo corpo, stringerlo in una morsa che non si sarebbe più disserrata, piano insinuare le mani in luoghi proibiti e meravigliosi, liberarla degli abiti e della paura, sfiorarla tutta in una carezza infinita, baci sulla sua pelle, odorarla, leccarla, morderla, possederla...

Mandò un gemito rabbioso.

Il suo desiderio era troppo doloroso e voleva trovare sfogo, ma rimaneva immobile nell'ombra densa, lasciando che il suo cuore sanguinasse.

Per una Mezzosangue.

Per LA Mezzosangue.

La più bella su cui avesse mai posato gli occhi.

 

Trasalì nel vedere che si stava spostando.

- Non te ne andare! Non te ne andare! Fammi godere ancora un po' della tua presenza! - sussurrò la sua anima stanca.

Si accorse che stava scrutando l'ombra in cui si era rinchiuso.

Dannata che era! Stava per scoprirlo!

Gli occhi di lei si puntarono inconsapevoli nei suoi e lui si paralizzò avvinto da quelle pupille luminose, dalla sua presenza odorosa di un afrore primitivo che risvegliava in lui istinti feroci, appassionati.

- Averla anche per una sola notte! Anche se mi disprezza! Prenderla con la forza! Vedrebbe quanto la amo! Non potrebbe più fare a meno di me! -

Pensieri folli, desideri tumultuosi, il suo profumo che attraversava l'ombra densa come una pioggia sottile e dorata.

Avrebbe voluto allungare una mano, sfiorarle la guancia e stringerla a se', nascondere il volto nei suoi capelli e sussurrarle: Salvami, amore mio! Salvami! Strappami a questo mondo di odio che da troppo tempo ha cullato la mia vita. Liberami dalle ombre che vogliono divorarmi. Dammi pace. Dammi pace!

 

Trasalì quando si rese conto di avere sollevato a mezzo una mano. Il potere che aveva su di lui! Era stato sul punto di rivelarsi!

«Andiamo, Hermione. Ci stanno aspettando.» disse Ginny facendola voltare.

Hermione ritornò a guardare l'ombra densa ancora per qualche istante, poi sollevò le spalle. Si allontanò lasciandolo solo.

 

Spaventosamente solo.

 

Il silenzio cadde nel corridoio ormai deserto. Si udiva lontano uno scalpiccio leggero. Bruciavano torce in ganci d'argento.

Hogwarts stava per precipitare nel sonno.

Scivolò contro il muro cadendo sul pavimento freddo. Il senso di abbandono raggiunse una intensità insopportabile, e prima che potesse reprimersi lanciò un gemito rabbioso.

Il dolore era troppo.

Lo stava lacerando.

Era solo.

Spaventosamente solo.

Lei non sarebbe mai stata sua.

 

Mai!

 

«Povero Draco... povero, piccolo Draco e il suo misero amore! Misero... misero... Io sono niente.» sussurrò alle ombre che opprimenti si strinsero pesanti su di lui.

Le lacrime premettero furiose dietro le sue palpebre serrate e lasciò che scorressero, libere di rivelare al mondo la sua codardia.

 

Non c'era salvezza.

Non per lui.

 

Chinò la fronte.

 

Solo.

 

Era solo.

 

E il gelido silenzio delle ombre lo cullò per non lasciarlo più.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Tarisha