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Autore: BringMeSunshineLiam    16/01/2015    0 recensioni
L'amore è dappertutto. Spesso non è
particolarmente nobile o degno di note, ma comunque c'è: padri e figli, madri e
figlie, mariti e mogli, fidanzati, fidanzate, amici. Io ho la strana sensazione
che – se lo cerchi – l'amore davvero è dappertutto. [Love Actually]
Genere: Generale, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Movieverse | Avvertimenti: Triangolo
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“Zayn, il telefono” urlo dalla cucina, intenta a chiudere l’ultimo scatolone con le nostre cose pronte per il trasloco nell’altra parte del mondo. Stappo il pennarello e vi lascio scritto “Roba di scuola”. Mi alzo e mi guardo in giro; la casa è piena di scatoli di qualsivoglia dimensione e per transitare da una stanza all’altra bisogna passarvi attraverso come in un percorso ad ostacoli. La cosa peggiore del trasloco è il momento prima e quello immediatamente dopo; questa cosa mi manda in agitazione pura e mi avvilisce. “Zayn?” lo richiamo, ma poi lo vedo chino e preoccupato su uno scatolo, buttando a terra alla rinfusa le cose che vi avevo deposto accuratamente all’interno. “Che stai facendo?” squittisco disperata in preda ad una crisi di nervi. Gli faccio segno di aspettare e rispondo al telefono, considerato che sta squillando già da tempo. “Pronto? Si? Sono la sorella. Si, ciao, te lo passo subito. Zayn è per te” copro il microfono e mi sporgo allungando un braccio verso di lui. Si allontana con il telefono all’orecchio; guardo il macello che ha combinato tirando fuori tutte le sue cose dallo scatolo dove avevo scritto “Zayn”. Chiudo gli occhi esasperata solo per evitare di mettermi ad urlare. Lascio cadere le braccia lungo il corpo ed emetto un piccolo urlo soffocandolo tra le labbra chiuse. Batto a terra i piedi e tiro leggermente i capelli. A volte penso che essere la sola donna di casa con un fratello pasticcione e così maledettamente uomo mi faccia carico di troppe responsabilità che non riesco ancora a gestire per il meglio. “Scusa Lisa, ma non riesco a trovare il mio diario” si giustifica allargando le mani, raggiungendomi. “Ma sei impazzito? Zayn ho impiegato mezza giornata per raccogliere tutte le tue cose sparse anche sotto il letto e tu fai tutto questo per un diario? Ti sei impazzito?” ribadisco. Lo vedo ridacchiare; allargo gli occhi per la rabbia che mi sta divorando. “Rimetto tutto a posto” “Ci puoi giurare” gli colpisco il braccio dandogli uno schiaffo. “Ti voglio bene” mi lascia un bacio sulla guancia. “Io no. Vado a chiamare per la pizza che sto morendo di fame” lo lascio lì, in preda ad uno pseudo panico per aver smarrito il suo tanto amato diario. “Guarda che se non vieni mangio anche la tua” “Hai il verme solitario?” mi schernisce ridendo. “Trovato” felice come un bambino, viene a sedersi accanto a me muovendo tra le mani il diario alzandolo come fosse una coppa appena vinta. “Hai messo tutto apposto?” addento affamata il mio spicchio gettando un’occhiata alla tv accesa. Quando non mi risponde lo guardo accigliata. Alza un sopracciglio e fa un’ espressione da bambino che è stato appena beccato in flagrante a combinare qualche guaio. “Zayn?” “Lo faccio dopo” mette una mano sul cuore. “Sei in punizione e niente pizza” afferro lo scatolo bollente e lo nascondo dietro la schiena. Per dispetto, prende il mio spicchio lasciato a metà e fa cadere tutte le patatine a terra. “Cosa ho fatto di male per meritare un fratello così cialtrone?” sbuffo. “Senti cialtrona, ridammi la pizza” lascio scivolare la confezione sul tavolo e gli sorrido. Cosa farei se non avessi lui; è la mia ancora di salvezza, la mia spalla su cui piangere, il mio migliore amico. Mi sento persa al solo pensiero che un giorno il nostro legame non sarà più lo stesso. Io sono la sua mamma e lui è il mio papà; ci prendiamo cura l’uno dell’altra, in assenza di un affetto materno e paterno che da qualche tempo è purtroppo venuto a mancare. Pulisco le mani sul tovagliolo e getto il cordone dell’ultimo spicchio di pizza, accasciandomi sul divano con la pancia piena. Appoggio la testa al bracciolo e socchiudo gli occhi cullata dalla musichetta delle pubblicità che passano in rassegna. Il poco delicato modo di mio fratello di dirmi che ha gradito la cena mi fa sobbalzare. “Scusa, è la coca” ride. “Fa fare le bollicine” ammicca divertito passandomi una mano nei capelli e superandomi per andare a sistemare in salotto. “Le hai in testa le bollicine, non nella pancia” “Ti voglio bene anch’io” alza una mano dandomi le spalle. Mi addormento con il sorriso sulle labbra stringendo la stoffa del divano per apportare calore alle mani infreddolite. Mi sveglio nel cuore della notte nel mio letto; probabilmente Zayn mi ha portata su. Mi volto; lo stesso Zayn che adesso mi è accanto e mi russa senza ritegno nelle orecchie dormendo a pancia all’aria. Allungo un braccio e lo costringo a girarsi su un fianco, in modo da attutire quell’assordante rumore. Grugnisce in malo modo rispondendo al mio gesto e mi fa capire che è sveglio. “Se devi russare, almeno vai nel tuo letto” “Ehi, io ti ho accolta nel mio. Non essere scorbutica” ridacchio. “Come ti sentiresti se io facessi così nel tuo orecchio tutto il tempo?” lo imito avvicinandomi al suo volto. Cerca di schiaffeggiarmi, ma riesco a schivarlo la maggior parte delle volte in cui alza la mano per colpire l’aria attorno a noi. “Dormi, che domani dobbiamo partire” ritorno a sdraiarmi sulla schiena e guardo il buio pesto sopra la testa. Sbuffo. “Sono in ansia” “Tu hai l’ansia per qualsiasi cosa” batte una mano sul fianco. Lo sento girarsi dalla mia parte e poggiare la testa contro la mia sul cuscino. “Buonanotte Lisa” “Buonanotte Zayn” Il rumore della pioggia battente e il sibilo del vento mi impediscono di dormire, così mi giro e rigiro nel letto per riuscire a trovare la posizione giusta per chiudere occhio. Ho dormito poco e con le braccia inserite sotto la pancia, cosicché adesso me le ritrovo piene di formicolii fastidiosi. Ogni movimento brusco è seguito da uno sbuffo parecchio rumoroso, che però non smuove per niente Zayn che è ritornato, imperterrito, a dormire a pancia all’aria assieme al suo russare. Un’ombra scura si proietta sulla parete dell’armadio bianco e lungo il muro. Un’ombra umana che lentamente si avvicina. Dalla fronte comincia a scendere del sudore freddo che mi fa rabbrividire e mi fa alzare le coperte d’impulso facendomele portare fin sopra la testa. Sotto le coperte cerco la mano di Zayn; quando la trovo la stringo forte. “Zayn” gli scuoto il corpo. “Zayn”. Di rimando, mugola qualcosa. “Zayn” “Lisa” lo sento muoversi. “Non fa così freddo” mi deride. “C’è qualcuno” piagnucolo timorosa. “Dove?” “Ho visto l’ombra. Si avvicina” soffoca una risata, ma io lo sento benissimo. Abbasso di poco la coperta scoprendo soltanto gli occhi. “Quell’ombra?” indica il muro, così sono costretta a guardare per seguire il suo dito. Sentendomi una completa idiota, giro solo gli occhi verso il suo volto giusto in tempo per vederlo scoppiare in una risata divertita. “Ti rendi conto che hai paura dell’ombra di un albero? Il tuo livello di paranoia è salito al 101%” incrocio le braccia al petto visibilmente infastidita. Mi guarda per minuti interminabili, in cui continuo a sbirciare l’immagine contro il muro dell’albero che oscilla pericolosamente mosso dal vento forte. “Vuoi dormire con la luce accesa?” non gli rispondo e serro la mascella scoppiando le bollicine che si sono formate tra le labbra socchiuse. Si alza all’improvviso chiudendo la porta a chiave. Avvicinandosi al comodino accanto al letto, accende la luce. “Qui sono io la vittima. Solo io posso domandarmi cosa ho fatto di male per meritarmi una cacasotto di sorella” mi spinge il braccio facendomi sorridere. “Ci sarà anche solo una notte in cui posso dormire sette ore ininterrottamente?” La mattina dopo… “Lisa andiamo o faremo tardi” “Si arrivo” scendo trafelata le scale gettando un’ultima occhiata alla casa vuota dietro di me. “Lisa?” “Ho dimenticato l’i pod” “Cosa stai facendo da stamattina?” lo vedo agitarsi vicino al taxi, così gli mando un bacio volante e ritorno di sopra. “Guarda se non dobbiamo fare tardi perché tu hai la testa da un’altra parte” mi rimprovera prendendo la borsa dalle mie mani. “All’aeroporto” comanda. Il volo parte tra quindici minuti esatti e noi siamo scomodamente seduti sulle sedie del gate in attesa che venga annunciato il nostro volo. Dalle grandi vetrate che rendono spettacolo della pista, diversi aerei si preparano al decollo. Uno fa un giro sulla pista per posizionarsi in vista dell’imminente partenza. “La British Airways vi da il benvenuto” una voce registrata ci accoglie calorosamente. Pronuncia la stessa frase credo in altre quattro lingue diverse. “Corridoio o finestrino?” “Finestrino” gli sorrido tranquilla scavalcando i sedili. Poggia le borse nello spazio apposito sopra le nostre teste e si siede accanto a me. Guardo emozionata il cielo azzurro che ci inghiottisce; tra poco dirò addio a questo clima freddo e umido per dare il benvenuto ad un cielo cupo e piovoso persistente trecento lunghi giorni l’anno. Londra. Brick Lane, British Museum, Camden Town, Grant Museum, Hyde Park, London Eye. Sfoglio tutte le immagini sul tablet con fare sognante. Sento gli occhi di Zayn addosso. “Staremo bene, te lo prometto” mi bacia la fronte. Gli stringo la mano quando l’aereo si inclina. Poggio nel suo orecchio una cuffia e insieme chiudiamo gli occhi. Poche ore dopo… “Questa cos è?” guardo allibita l’imponente edificio davanti a me. Percorro con gli occhi tutta l’altezza e apro la bocca non sapendo cosa dire. Sapevo che non potevamo permettercelo, ma adesso che ce l’ho davanti ne ho assoluta certezza. “Casa nostra” Zayn mi affianca con le valigie e sorride soddisfatto, leggermente affannato. “Tu sei pazzo” ridacchia. Poggiandomi una mano alla base della schiena, mi spinge all’interno attraverso le porte girevoli. Un ascensore ci porta al piano superiore, mentre ci fa godere della spettacolare bellezza della strada principale sotto di noi. Schiaccio il volto al vetro e apro la bocca, lasciando che il mio respiro lo appanni temporaneamente. “Ok, con questo sono ufficialmente in imbarazzo” mi volto per scorgerlo ad osservarmi felice. Le braccia conserte, il corpo appoggiato alla parete, la felicità negli occhi come non la vedevo da tempo. Abbiamo trascorso un brutto periodo e ci meritiamo tutta la felicità. “Non siamo abituati a tutto questo, lo so, ma in questi anni ci siamo andati parecchio vicino. So che ti preoccupi per le spese” alza un dito davanti al mio volto quando apro la bocca in procinto di parlare. “Tu pensa a studiare e al resto penserò io” mi sorride tranquillo. “Non è giusto che tu ti faccia carico di tutto questo. Ti aiuterò” lo abbraccio sinceramente. Quando le porte dell’ascensore si aprono, la bocca si spalanca a tal punto da toccare terra. E’ bellissimo e parecchio luminoso. Le enormi vetrate senza tende lasciano poco all’immaginazione, proiettandoci direttamente sopra la nostra nuova città. Divani in pelle bianca ricoprono praticamente ogni angolo della casa, una tv gigante al plasma è attaccata alla parete e a ricoprire il pavimento c’è della pelle d’orso. “Prenderò come gradimento il tuo silenzio” mi abbraccia da dietro mentre con gli occhi continuo a scrutare la casa. “Non è troppo grande soltanto per noi?” “Un po’” appoggia il mento sulla mia spalla e mi dondola cingendomi i fianchi. “Voglio farti stare bene” mi stringe. “Tu mi fai stare bene standomi accanto ogni giorno, non lasciandomi mai sola ad affrontare i problemi” gli confesso con le lacrime agli occhi. “Ti voglio bene, Zayn” “Anche io, Lisa. Ti amo più della mia stessa vita”. “E quello?” indico un cestino sulla penisola della cucina; all’interno ci sono biscotti d’ogni genere, forma, gusto, dimensione. Scritto a penna con una bella scrittura in corsivo, il biglietto di benvenuto per noi da parte del padrone di casa. Benvenuti a Londra. MS
   
 
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