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Autore: esme92    21/11/2008    3 recensioni
Nascosta tra folti rami di possenti querce e dall’alone di mistero di ogni bosco che si rispetti, la casa di nonna confinava (più o meno vicino) con quella dei Cullen. Su di loro si raccontano strane leggende e storie inquietanti... Lei si girò guardandomi negli occhi con uno sguardo strano. Anche mia madre era bellissima, proprio come i Cullen. La stessa pelle lucente, gli stessi occhi grandi, le stesse movenze aristocratiche. Mi sono sempre chiesta se fra loro ci fosse un qualche legame di parentela ma mia madre aveva sempre riso di me. Dedicata al mio piccolo amore.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti

Salve a tutti! Sono nuova di queste parti e solo ora mi sono decisa a postare questa fic che avevo in mente da un bel po’ di tempo.

Prima di lasciarvi alla lettura vorrei solo dirvi alcune cose. Questo racconto tiene conto solo degli avvenimenti del primo e del secondo libro (Twilight, New Moon), quindi potreste trovare alcune cose non proprio coerenti con gli altri libri. Oltre questo vorrei solo dire che Bella è un vampiro (proprio come Edward *ç*) e ci saranno nuovi personaggi di mia invenzione ^^

 

Spero di avervi detto tutto e che ci saranno tante recensioni, così da capire se posso continuare la stesura della storia o è meglio lasciar perdere. ^^

 

 

Buona lettura!

 

 

 

 

 

 

 

 

1. Forks

 

 

 

L’auto inchiodò di fronte il semaforo rosso. Strinsi spasmodicamente la cintura di sicurezza per tentare, almeno in parte, di non finire schiacciata al finestrino.

-         Mamma – dissi con voce infastidita – potresti evitare di guidare in questo modo? –

Lei si girò alzando un sopracciglio e accelerando.

-         Hai paura, Sophie? - mi chiese ridendo.

-         No – le risposi immediatamente, guardando fuori al finestrino – Solo che vorrei arrivare sana e salva dalla nonna!-

Non mi diede ascolto ed alzò il volume della radio. Cercai di non sospirare troppo rumorosamente e guardai nuovamente fuori al finestrino, in cerca di qualcosa da fare.

Mi sentivo tremendamente infelice al solo pensiero di dover passare le vacanze nella desolata Forks, luogo dove mia nonna risiedeva da circa mezzo secolo ormai. Tutto in quella cittadina mi faceva voglia di scappare via e il mio istinto poco coraggioso mi diceva che quell’estate sarebbe stata la peggiore della mia vita. Da quando mio padre era morto – ormai erano passati cinque anni – non ero più tornata in quel posto. Mia madre non aveva mai avuto buoni rapporti con la suocera e spesso si evitava l’argomento in casa. Ogni tanto mi arrivava qualche denaro e i bigliettini d’auguri per Natale e Pasqua. Ma il rapporto tra me e la nonna si fermava a questo. Inoltre altri parenti in vita non ne avevo e perciò dovevo accontentarmi di passare i miei pomeriggi tra il bosco che si trovava presso casa di mia nonna e quella di una ragazza che viveva la mia stessa condizione. Naturalmente non ero proprio entusiasmata dalla prospettiva di passare la mia estate così, ma mia madre era stata irremovibile. Avevo pianto e mi ero disperata, ma non aveva voluto sapere niente.

-         Tu andrai dalla nonna e ti ci accompagnerò, fosse l’ultima cosa che faccio! –

Mi sono sentita davvero malissimo. Le mie amiche – En e Laura – hanno cercato in ogni modo di tirarmi su di morale ma il pensiero che loro sarebbero state in bikini sulla spiaggia a godersi il sole…mi faceva deprimere.

La cosa più straordinaria di Forks è che, quando ci sei arrivato, te ne accorgi subito dalle nuvole cariche di pioggia che sembra volersi abbattere su di te da un momento all’altro. Mia nonna abitava in una villa a due piani (con tanto di soffitta) che da piccola mi piaceva tanto. L’ambiente era grazioso, sempre in ordine e profumato. Sembrava la casa delle bambole. L’unico vero problema era l’ubicazione. Nascosta tra folti rami di possenti querce e dall’alone di mistero di ogni bosco che si rispetti, la casa di nonna confinava (più o meno vicino) con quella dei Cullen. Su di loro si raccontano strane leggende e storie inquietanti. Mia nonna mi ha sempre ripetuto che erano solo enormi sciocchezze ma non è mai entrata nel dettaglio: i Cullen era un argomento tabù di fronte agli altri del paese. Io li avevo visti poche volte e sempre tutti insieme. I signori Edward e Isabella Cullen erano stimatissimi all’interno di Forks, erano due bellezze mozzafiato e quando camminavano per le vie della cittadina, non si poteva fare a meno di girarsi a guardarli. Si erano sposati giovanissimi – il lieto evento era accaduto cinque o sei anni fa e facendo due rapidi conti i due avrebbero dovuto avere all’incirca venticinque anni – e abitavano con i genitori di lui e i fratelli (anch’essi felicemente sposati). Sorrisi a me stessa. Nonostante non si parlasse dei Cullen in maniera esplicita, il paese, essendo piccolo, poteva vantare una discreta conoscenza dei fatti.

-         A cosa pensi?- mi chiese mia madre, svoltando ad un angolo.

-         Niente di importante – dissi prontamente – Spero di riuscire a divertirmi nonostante odi Forks –

Lei si girò guardandomi negli occhi con uno sguardo strano. Anche mia madre era bellissima, proprio come i Cullen. La stessa pelle lucente, gli stessi occhi grandi, le stesse movenze aristocratiche. Mi sono sempre chiesta se fra loro ci fosse un qualche legame di parentela ma mia madre aveva sempre riso di me.

-         Io e i Cullen? Oh Sophie come sei fantasiosa!- mi ripeteva sempre.

Sospirai, adesso senza paura che lei se ne accorgesse, e mi guardai le unghie. Mi portai distrattamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio cercando di domare quel riccio ribelle che era scappato all’elastico. Io non ero esattamente come mia madre. La mia pelle era più rosea, i capelli meno lisci e setosi e il portamento non proprio goffo, ma di certo non così elegante. Dove ero nata e cresciuta avevo parecchi spasimanti ma non sono mai arrivata ad uscire seriamente con un ragazzo. Eppure non ero timida, anzi, molto spesso mi criticavano di essere un’inguaribile chiacchierona.

-         Siamo arrivati-

La voce di mia madre mi ridestò dai miei pensieri. Guardai meglio tra le fitte colte di rami e vidi casa di mia nonna. Ed era lì, proprio come la ricordavo. Non so perché ma sentii un moto di felicità dentro di me. Strano, soprattutto perché pensavo che sarei stata disgustata da tutto ciò. 

Improvvisamente non vedevo l’ora di correre su quel prato così ben curato nonostante i miei diciassette anni. Forse anche mia madre l’aveva capito (lei aveva una speciale empatia) e mi sorrise dolcemente. Amavo quando riusciva a farmi sentire protetta, amavo quando mi capiva al volo.

-         Perché non corri dalla nonna e avverti che siamo arrivate? – mi domandò con aria di noncuranza

-         Subito! –

Non me lo sarei fatto ripetere per più di una volta e iniziai a muovere velocemente le gambe fino a correre veloce. Ero sempre stata brava e mi allenavo spesso per questo non ci misi molto ad attraversare il giardino. Stavo per bussare alla porta quando mi sentii osservare. Mi voltai di scatto ma non vidi nessuno se non l’ombra di mia madre che si avvicinava con il suo indiscusso modo aristocratico. Eppure…un brivido mi passò veloce lungo la schiena. Ecco, mi sembrava che questa vacanza potesse cominciare bene!

-         Sophie! – disse mia madre avvicinandosi – Tutto bene?-

A volte mia madre abbandonava i suoi modi calmi e posati per sostituirli con alcuni che mi sconcertavano. Ogni qual volta che la mia espressione cambiava o qualche emozione violenta mi scuoteva lei aveva paura. Glielo leggevo negli occhi, così grandi e incredibilmente verdi, che era preoccupata per me in maniera quasi ossessiva.

     - No mamma, è tutto ok – dissi, cercando di riprendere il controllo di me.

Lanciai uno sguardo verso un’enorme quercia e mi voltai. Ci potevo mettere la mano sul fuoco: qualcuno mi stava guardando.

Bussai, cercando di non far notare l’inquietudine crescente che mi si poteva leggere in faccia. Inoltre per mia madre ero un libro aperto, sarebbe stato meglio ammetterlo, senza però aggravare la situazione.

Una donna anziana venne ad aprirmi e mi squadrò per un po’.

-         Nonna! – esclamai io, quasi ridendo – Non ti ricordi più di me? –

Il suo viso si rilassò in un sorriso. Caspita, allora non era una leggenda, anche mia nonna era capace di sembrare contenta!

-         Sophie – disse con la sua voce rauca – non vi aspettavo per oggi, credevo che volessi tornare solo per l’anniversario della morte di Lucas! –

Sembrava sinceramente commossa dalla mia visita e io scossi il capo, cercando di non piangere.

-         No nonna, anche mamma volevo che passassi l’estate con te-

A queste parole lei si voltò di scatto e guardò mia madre in cagnesco.

     - Ciao Sally – disse scrutandola quasi disgustata – Come stai? –

Mia madre si limitò ad rispondere con un rapido cenno della testa. Non c’era proprio niente da fare, quelle due non potevano vedersi.

-         Bene Sophie – mi disse mia madre, spezzando il fastidioso ed imbarazzante silenzio che si era creato – credo che sia ora per me di andare, ecco, prendi il tuo bagaglio e…mi raccomando…non metterti troppo nei pasticci! –

Presi il borsone e me lo misi a tracolla. Guardai mia nonna e poi mia madre cercando di cogliere le loro espressioni. Ma mia madre era troppo serena, mia nonna fin troppo arrabbiata e scura in volto e così ci rinunciai.

-         A presto mamma – fu l’unica cosa che riuscii a dirle mentre l’abbracciavo.

Era sempre stato strano avere un contatto (qualsiasi contatto, che si trattasse di una carezza, un bacio o un abbraccio) con mia madre. La sua pelle è sempre stata fredda, quasi gelida, ma a lungo andare avevo fatto l’abitudine e avevo associato la cosa ad una cattiva circolazione del sangue, niente di più. E così mi ritrovavo schiacciata contro di lei.

Quando sciolse l’abbraccio mi fece l’occhiolino e mi sorrise, poi, senza dire una parola, si voltò e con passo deciso si allontanò da me.

Non potei non sorridere. Mia madre odiava profondamente gli addii.

-         Entra in casa Sophie – mi disse la nonna – sta per piovere –

Sbuffai sonoramente. Sai che novità!

 

 

 

La casa era esattamente come la ricordavo e la cosa non mi dispiacque affatto. Anche la mia cameretta era rimasta identica se non per il fatto che mia nonna aveva tolto le foto dove c’era anche mia madre. Era uno strano odio quello che provavano reciprocamente e a detta sua era nato al loro primo incontro. Stavo riponendo tutti i miei vestiti nell’armadio quando di nuovo la sensazione di essere osservata mi invase. Immediatamente mi dovetti portare una mano sulla pancia per massaggiarla: la tensione doveva avermi provocato un bell’attacco di colite. Mi stesi sul letto profumato e respirai a fondo e a lungo. Ero spesso soggetta a queste crisi di ansia (dovute dai più svariati motivi) e mio padre, quando ero più piccola mi aveva insegnato qualche trucco costruttivo per eliminare il fastidioso dolore. Mi girai sul fianco e vidi dall’ampia finestra che, effettivamente, era scoppiato un bell’acquazzone. All’improvviso sentii una scampanellata e scattai a sedermi. Chi poteva venire a farci visita con quella tempesta?

Scesi le scale a due a due e corsi ad aprire visto che mia nonna, forse presa dalle sue faccende, non aveva sentito.

-         Un momento! – urlai

Aprii la porta e rimasi incantata, come sempre, dalla bellezza di quella coppia.

-         Mmm ciao – disse Edward Cullen – Tu devi essere Sophie giusto? –

Non riuscii ad articolare bene le prime parole ma cercai di sembrare meno stupida possibile.

-         S-si, sono la nipote di Clarissa –

La donna, Isabella Swan in Cullen mi sorrise dolcemente e in un attimo mi sembrò di aver rivisto mia madre.

-         Tua nonna non è in casa? - mi chiese

-         Dovrebbe essere qui – risposi grattandomi la testa – Ma sinceramente non so dove –

I due scoppiarono a ridere.

     - Tutta suo padre – esclamò infine Edward

Non fui molto contenta di quell’osservazione ma mi feci da parte per farli entrare. Non dimostravano affatto l’età che avevano, come del resto mia madre.

-         Sai – disse la signora Cullen guardandomi bene – Abbiamo un figlio della tua età. Non sapevamo che saresti venuta così presto, altrimenti l’avremmo di sicuro portato con noi! -

Li guardai sgranando gli occhi. Un figlio della mia età?

Edward sogghignò.

-         Bella, così farai credere che siamo più vecchi di quello che dimostriamo! È nostro figlio adottivo Sophie… - mi spiegò lui, velocemente.

La donna lo guardò con aria di superiorità.

-         Oh Edward – esclamò – riesci sempre a farmi fare pessime figure! –

Questa volta nemmeno io potei fare a meno di ridere.

-         Vi chiamo la nonna – dissi asciugandomi una lacrima.

Questo soggiorno a Forks si preannunciava più interessante del solito.

 

 

 

 

 

  
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