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Autore: Switch    16/01/2015    3 recensioni
Quattro OS sulla Raphibel che si collocano tra la seconda storia e la terza, solo piccoli momenti dolciosi per allietarvi dopo che vi ho fatto dannare e in vista di nuove avventure che chissà cosa porteranno!
Enjoy!
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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Mikeymaledettofermatiimmediatamentetiuccido!” riecheggiò nel rifugio, come una maledizione.

Michelangelo correva come un dannato, veloce come solo lui sapeva essere, ma nonostante tutto, Raphael gli era alle calcagna, nero di rabbia come non mai.
Se lo avesse preso, ne avrebbe pagato le conseguenze.

Era uno scherzo, Raphie! Non sai più stare ad uno scherzo?” esalò, girando appena la testa per controllare a quanta distanza fosse suo fratello: Raph era ad appena qualche metro, con la morte negli occhi.
Con uno strillo preoccupato, cercò di correre più veloce, superando con un solo balzo il laghetto, miracolosamente.

Aspetta che ti prenda e poi ti faccio vedere come so scherzare!” lo minacciò l'altro, con la mezza intenzione di tirargli addosso uno dei Sai per inchiodarlo al muro; poi, se per sbaglio lo avesse colpito, sarebbe stato davvero così terribile?
Superò anche lui il laghetto e cercò di avvicinarsi ancora, con la rabbia che pompava il sangue nei muscoli con più foga.

Mikey aveva appena scartato a destra, correndo sotto il portico del piano terra, evitando la zona video con balzelli calcolati, lui proprio dietro.
E se la rideva, nonostante un po' fosse terrorizzato, prendendolo solo più in giro.

Con uno scatto deciso si gettò a testa bassa, acquistando velocità.
E l'avrebbe preso, per certo, se la porta del dojo non si fosse aperta repentinamente, dritta sulla sua faccia.
Ci fu un tonfo epocale che riecheggiò ovunque, seguito dalla sua caduta a terra e la risata fragorosa e incredula di Mikey, che faticava a tenersi in piedi per la troppa ilarità.
Lo avrebbe ucciso. Appena quelle lucine avessero smesso di balenargli davanti agli occhi e la testa avesse smesso di aprirsi dolorosamente in due.

Stava trattenendosi con tutte le sue forze per non urlare e imprecare, con le mani premute sulla testa, cieco e sordo ad ogni altra cosa che non fosse il dolore.
Poi sentì qualcosa di morbido sfiorarlo, se ne accorse perché qualunque cosa fosse si stava portando via la sofferenza, lasciandolo con una estatica sensazione di pace e benessere; perciò, con calma, abbassò le mani e aprì gli occhi, di colpo in perfetta salute.

Isabel era accucciata di fronte a lui, gli occhioni castani che lo scrutavano con un misto di esasperazione e preoccupazione, e lui capì che era stato un suo bacio magico a guarirlo.
Cosa diamine state combinando?” gli chiese sospettosa, occhieggiando la sua fronte, dove sapeva che poco prima ci fosse un principio di bernoccolo.

Sto cercando di uccidere Mikey” confessò, alzandosi in piedi e tirando su lei. Era in completo da palestra e in una mano teneva i Tessen chiusi.
Sì, le vostre urla si sentivano sin dentro il dojo. Ma perché lo vuoi uccidere? Insomma, più degli altri giorni” si informò la ragazza, girandosi verso Mikey, che nel frattempo era rimasto poggiato alla colonna vicino al dojo, ridendosela della grossa.

Quando aveva visto che Isabel aveva curato il fratello, comunque, era scivolato per sicurezza indietro, giusto per essere pronto in vista di un suo nuovo scatto.
Lui lo sa” fu la cauta risposta, molto inusuale, di Raph.

Isabel, infatti, sollevò un sopracciglio e voltò lo sguardo da uno all'altro, come se volesse leggere la risposta sui loro volti: a destra c'era Mikey, il cui sorriso diventata sempre più grande via via che passavano i secondi, a sinistra Raph, sempre più torvo e minaccioso, come se lo stesse avvertendo di non aprire bocca.
Ho messo una cavalletta nel letto di Raph e lui si è svegliato urlando quando gli è finita in faccia!” confidò tutto d'un fiato Mikey, che stava bruciando dalla voglia di dirglielo.

Il fratello chiuse la mano a pugno, desiderando ardentemente schiantarlo contro la sua testaccia, ma quando lei si voltò a guardarlo, fece finta di niente, e attese: Isabel gli sorrise, un sorriso normale, nessuna presa in giro sottaciuta, e gli si fece vicino.
Una cavalletta?” domandò cortesemente, aprendo poi la strada verso la sua camera da letto.

Entrò con sicurezza, mentre lui e Mikey rimanevano fuori in attesa; un lieve tramestio, una corsetta, poi la ragazza uscì, con le mani unite a formare una conchiglia, un riparo sicuro.
Ecco fatto” annunciò contenta, avvicinandosi.
Ecco cosa? Non hai preso la cavalletta, vero?” urlò sconvolto Raph, indietreggiando inconsciamente.

Isabel si fermò e lo guardò stranita.
Io... odio gli insetti” confessò dopo qualche attimo di silenzio, con un groppone in gola di vergogna.
Di nuovo, si era aspettato che lei ridesse. Invece, avvicinandosi velocemente, Isabel si tese in punta di piedi e gli scocciò un bacio sulla guancia, sempre tenendo le mani ben chiuse per non lasciarsi scappare la cavalletta.

Sei terribilmente carino!” chiosò felice, allontanandosi a grandi passi, diretta verso l'uscita del rifugio, per liberare la bestiolina.

Raph si toccava la guancia con fare distratto, seguendo la sua uscita, meditabondo.
Oh, vedi? E tu a fare tante storie... guarda che vera donna!” sentì la voce di Mikey colpita, da qualche parte vicino a lui. Tanto vicino che, se fosse stato completamente in sé, avrebbe potuto allungare un braccio e strozzarlo, per certo.
Invece guardava l'entrata del rifugio, in trance, con un lieve fastidio nel petto.

Ha detto che sono carino” continuava a ripetere come una nenia, sempre più offeso.


Raphael sapeva di star facendo un dramma dal nulla. Ma Isabel lo aveva definito carino. Nello stesso senso con cui ci si rivolgeva ad un bambino paffuto e tenero, o ad un cane che faceva sciocchi giochetti. E lei non poteva pensare di accomunarlo a cose simili.
Era un uomo, grosso e rude, non era carino. Si era incrinato qualcosa quando lei gli aveva detto quella parola, solo perché lui aveva paura degli insetti.
E non poteva lasciar perdere. Doveva riacquistare credibilità ai suoi occhi!
Doveva solo trovare una sua debolezza, un qualcosa di cui lei avesse paura e usarlo contro di lei, nell'ombra, per poi apparire da nulla e salvarla con galanteria.
Sì, era stupido. Ma lui non era carino. Lei avrebbe potuto dirgli qualsiasi altra cosa, ma non carino.

Si sentì un po' meschino quando si intrufolò nella sua stanza, con un piccolo pacchetto nelle mani; poggiò il suo contenuto sul letto, poi sgattaiolò velocemente fuori, nascondendosi al piano terra, dietro una delle colonne, in attesa.
Isabel tornò a sera inoltrata, come di consueto, salutando a voce alta: passò nel laboratorio per lasciare gli appunti delle lezioni e le videoregistrazioni a Donnie, poi cercò lui in giro, chiamandolo con apprensione.
Scivolò fuori dall'ombra, solo lievemente colpevole.

Bentornata!” le disse, sinceramente felice.
Era sempre bello quando lei tornava a casa, un po' stanca per le massacranti lezioni, ma indubbiamente contenta di rivederlo: lo poteva leggere nel suo sguardo e si emozionava, ogni volta. Non importava quante volte la scena si fosse già ripetuta, il suo cuore batteva più forte non appena lei rimetteva piede a casa.
Quel giorno però, sentiva anche un po' di vergogna.

Isabel gli corse incontro e gli scoccò un bacio, chiedendogli di aspettare che si cambiasse per chiacchierare un po'.
Raph annuì, poi la osservò in silenzio mentre andava nella propria camera, ignara.

Attese col magone, aspettando l'urlo di terrore di lei. Un minuto, poi due, poi tre. Ma dalle stanze di sopra non arrivava alcun rumore.
E se fosse svenuta per la paura? Lui non sapeva certo le fobie di Isabel, e se l'avesse spaventata più del dovuto? Non era strano svenire come meccanismo di difesa.

Stava rimuginando e iniziando a sentirsi in colpa, sempre più, di più, tanto che non sentì il suono dei passi in avvicinamento, finché il suo campo visivo non fu solo verde. Verde chiaro con chiazze scure, confuse e pulsanti e che gracidava.
Si tirò indietro con una scartata decisa, sorpreso, e mise a fuoco la ranocchia dall'aria svampita che la ragazza gli aveva praticamente spiaccicato in faccia dalla foga di mostrargli.
Con un sorrisone a trentadue denti che non si era di certo aspettato di trovare sul viso di lei.

Guarda com'è carina! Era nella mia stanza” strillò euforica, sventolandogliela sotto il naso.
Raphael annuì in trance, più perché la allontanasse che davvero perché la stesse ascoltando, mentre una parte del suo cervello si malediceva per il fallimento del suo piano.
Ok, non pensava che Isabel potesse davvero avere paura delle rane, ma almeno disgusto. Ribrezzo. Schifo.

Invece se ne andò via con il piccolo anfibio ben stretto nelle mani, come se fosse un tenero cucciolo di foca, mormorandogli parole carine per rassicurarlo mentre andava a liberarlo.
Raph si passò una mano in faccia, con un sonoro sospiro.

Ora, lasciar perdere sarebbe stata la cosa migliore, -con una ragazza che non temeva gli insetti e gli animali viscidi, cosa si aspettava di ottenere?- ma c'era una buona componente di idiozia e testardaggine nel suo DNA, che lo costringeva ad andare fino in fondo.
Perciò, nei giorni a seguire, non ci fu mattina in cui non sgusciava nella camera di lei, un'aria furba e cospiratrice in volto, un pacchettino nuovo nella mano.

Isabel trovò, nell'ordine: un serpente, due topolini, tre lucertole, quattro scarafaggi, ma mai, mai, mai diede un minimo accenno di paura o repulsione, di fastidio o ribrezzo, una scintilla di disgusto.
Niente. Toccava quegli animali a mani nude, -tranne gli scarafaggi, ovviamente- e li liberava uno dopo l'altro, dando ogni volta, inconsapevolmente, una stoccata al suo ego.

Doveva rassegnarsi, stava con Wonder Woman e lui non avrebbe mai potuto riscattare quel “carino” in nessun modo, mai più nella vita. Doveva farsene una ragione!
Gli bruciava, da morire, ma dovette ammettere che probabilmente non ci sarebbe riuscito in alcun modo e che sarebbe stato meglio lasciar perdere, prima di perdere ancora più la faccia.
Se ne stette con il broncio per un paio di giorni, mentre lei gli trotterellava dietro per farsi dire cosa avesse, giusto per farla sentire in colpa anche senza confessarle perché.
Poi, a mano a mano che i giorni passavano e si trasformavano in settimane, avercela con lei non era la cosa più importante, non quando poteva averla con sé e parlarci e abbracciarla, toccarla, amarla.

Perciò, quel carino venne dimenticato abbastanza in fretta, tutto sommato. Di certo non ci aveva più pensato da molto, quando infine successe.
Era sera, Isabel era appena tornata dalle lezioni, aveva lasciato come di consueto gli appunti a Don e un bacio a lui, poi si era diretta verso la camera per cambiarsi, con la promessa di racconti mirabolanti su una lezione buffa, un professore calvo e una gaffe linguistica che aveva tutta l'aria di una barzelletta.
Le era andato dietro, smanioso di parlare con lei, di ascoltarla ridere, di gioire della sua vicinanza, e attendeva appena fuori, ciondolando di qua e di là, mentre lei continuava a parlottare, la voce troppo flebile perché lui la sentisse, ma comunque felice del suo chiacchiericcio.

Poi, un urlo terrorizzato lo raggiunse e lo allarmò e Isabel uscì come un fulmine dalla sua stanza, la maglia infilata al contrario, i capelli sconvolti e un terrore che poche altre volte le aveva visto in viso: gli si fiondò letteralmente tra le braccia, e si accorse che un po' tremava.
Isa... cosa...”
C'è un... c'è un... un...” balbettò lei, premendo la faccia contro il suo torace, come se cercasse di seppellircisi contro per non vedere mai più cosa l'avesse spaventata.
Un...?” incalzò lui, cercando di capire.

Le aveva messo nella stanza tutte le creature più orride e spaventevoli che conoscesse e lei le aveva portate fuori come fossero stati dei cuccioli da portare a spasso, perciò cosa poteva esserci di così spaventoso da farla tremolare in quel modo?
Un.. un...”
Un?”
Un ragno” piagnucolò Isabel da qualche parte nel suo petto, paurosa al solo pronunciarlo.
Un ragno?” ripeté, incredulo, per essere certo di non aver capito male. Lei annuì solamente, come se il pronunciarlo per la terza volta potesse attirarlo, un po' come Beetlejuice.

Ma tu non hai paura degli insetti” esalò lui dopo qualche secondo, stupidamente.
Davvero, ce l'aveva messa tutta, ma non riusciva a capire.

Non è un insetto! È un ragno! Sono aracnidi, la progenie del male, subdoli e meschini che si muovono in un modo rivoltante e si nascondono nelle ombre per poi attaccarti mentre sei indifeso e addormentato ed entrarti nelle orecchie e depositarti le loro uova e...” strillò lei senza senso, sollevando il viso folle di paura, ormai lanciata.
Ehi! Ehi! Buona! Non è mica Shredder! Sembra che tu stia descrivendo un serial killer!” la fermò, incredulo, provando a calmarla.

Ho paura dei ragni! Sono aracnofobica, mi manda nel panico solo vederne uno nella stessa stanza” si scusò Isabel, stringendolo più forte.
Buttalo fuori, per favore!” finì come una supplica, con un tono implorante.

Raphael sorrise, senza volere.
La strinse più forte, in uno slancio improvviso, e strofinò la guancia contro la sua fronte.

Come sei carina” sussurrò senza averlo previsto, completamente ebbro della sua delicatezza.

Solo dopo qualche secondo, capì cosa aveva fatto. Capì quel carino che lei gli aveva detto, capì quel sentimento di dolcezza che lei doveva aver provato nel vedere la sua paura, perché non c'era niente di male nel mostrare le proprie debolezze a chi si amava, nell'essere indifesi, sinceri, uno la forza dell'altra, quando ce n'era la necessità.
Si sentì di colpo sciocco per essersela presa, per aver provato a cercare le sue paure per mostrarsi uomo, la sua roccia.

Ci fu un lungo attimo di silenzio, nel loro abbraccio totale.
Allora, lo cacci via?” chiese dubbiosa Isabel, sollevando il viso verso di lui.
Raphael scosse la testa, con foga.

Non mi importa se lo chiami arachide o...”
Aracnide” lo corresse lei.
... o ragno o come ti pare. Per me rimane sempre uno schifoso insetto e non intendo avvicinarmici nemmeno morto” confessò senza vergognarsi, questa volta.

Isabel mise un secondo il broncio, guardandolo intensamente.
Poi entrambi scoppiarono a ridere, per l'assurdità della situazione.

E allora?” domandò alla fine Isabel.
E allora... Mikey!” urlò all'improvviso Raph, sorprendendola e rintronandola.

Michelangelo apparve dalla sua camera, allarmato dal suo tono urgente e li guardò a turno, ancora stretti nell'abbraccio.
C'è un ragno nella camera della tua sorellina! Hai il compito di catturarlo!” disse solo Raphael, davanti alla sua espressione stupita.

Poi, si incamminò con Isabel per mano, senza curarsi del suo sguardo vagamente attonito.
Posso dormire da te, stanotte?” chiese lei innocentemente, molto più rincuorata e felice.
Raphael ridacchiò, sorpreso dalla sua uscita.

Fai anche finta di chiedere il permesso, adesso?” la schernì, unendosi poi alla sua risata.


Note:
Dunque, questo capitolo è parzialmente autobiografico... il mio Raph, il mio fidanzato che è un pazzo miscuglio di Raph e Mikey, ha il timore delle cavallette (se sa che l'ho detto a qualcuno mi uccide) e una volta l'ho salvato da una enorme che era entrata in casa.
Però poi lui mi salva dai ragni, quindi siam pari, no?

Ahahah, ce li vedo Isa e Raph a battibeccare e Raph non sa davvero perdere, lo sappiamo.
Vi abbraccio tantissimo!


  
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