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Autore: startariot    17/01/2015    5 recensioni
«Sai? Deve esserci qualcuno lassù che ti protegge», afferma la donna sicura di sé e il pensiero di Louis non riesce a non volare ad Harry, per un secondo. Solo uno.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera!

A quanto pare, la mia ispirazione ha deciso di tornare definitivamente e la mia mente sembra essere più proficua che mai ultimamente. Dev’essere lo stress per la sessione d’esame. 

Beh, questa è una storiella moooolto diversa dall’ultima che ho postato e spero di farmi perdonare un po’ per le sofferenze di 471. 

 

Prima di lasciarvi alla lettura avrei una cosa da dire: Oggi è il compleanno di K; avevi chiesto che qualcuno scrivesse qualcosa, non so se questo genere di storie ti piacciano ma ho provato a buttare giù qualcosina. Per cui Tanti Tanti Auguri. 

 

E ora, buona lettura :) 

 

 

 

 

 

 

 

 

"A falling star fell from your heart and landed in my eyes

I screamed aloud, as it tore through them, 

and now it's left me blind"

 

 

 

 

Presbyterian Hospital, New York

 

 

Bip, bip, bip, bip

 

Louis si sveglia con un rumore meccanico fastidioso che gli invade le orecchie, facendolo borbottare qualcosa tra i denti. Quando apre gli occhi, riconosce immediatamente che quella in cui si trova non è la sua camera da letto. Sbatte più volte le palpebre cercando di mettere a fuoco il luogo in cui si trova ma è troppo debole per fare anche quello. Quindi pensa che ricadere tra le braccia di Morfeo sia l’unica soluzione. 

 

 

 

 

Il giorno dopo

 

E’ una stanza completamente bianca, e lui è steso su un letto stretto e scomodo, non grande e morbido come quello del suo appartamento. La grande vetrata che si affaccia sull’intera New York di casa sua è sostituita da una piccola finestra che lascia penetrare un leggero spiraglio di luce. Si guarda intorno lentamente, scorge un piccolissimo armadio, degli strani macchinari e una piccola poltrona sulla quale si trova, addormentata, sua madre, Johannah. Un lieve sorriso appare sul suo volto guardandola. 

 

 

«Lou, ti sei svegliato finalmente», sussurra una voce dolce dal lato opposto. La voce che Louis ricosse immediatamente e quando si gira incontra due dolci occhi color nocciola. 

 

«Chris..», risponde Louis in un soffio. «Che cosa…che mi è successo?», chiede spaesato, accennando qualche colpo di tosse e guardando il ragazzo. 

 

«Hai avuto un incidente, Lou», risponde titubante l’altro, «…non ti ricordi nulla?», aggiunge il ragazzo davanti a lui e Louis scuote la testa nervosamente. «Pioveva forte, eri appena uscito dal nostro appartamento e-», Christopher si ferma un attimo come se stesse ricordando l’avvenimento per poi riprendere fiato e ricominciare a parlare, «dicevo -uhm- pioveva tanto…stavi attraversando la strada, un taxi non ti ha visto e-», chiude immediatamente gli occhi, Chris, senza concludere la frase. Louis gli fa cenno di avvicinarsi a lui, e stringe una delle mani tra le sue, accennando un lieve sorriso. 

 

«Sono qui, Chris. Pensavi di liberarti così facilmente di me?», soffia Louis unendo le loro fronti e facendolo sorridere. Le loro risatine svegliano Johannah, che non appena mette a fuoco la figura sveglia e vigile ormai del figlio, si lancia al suo fianco, stringendolo tra le sue braccia. 

 

«Lou, ti sei svegliato finalmente, siamo stati così preoccupati», dice la madre alzando lo sguardo su Christopher. 

 

«Quanto tempo sono stato qui?», chiede Louis alternando lo sguardo tra sua madre e Christopher. 

 

«Tre settimane di coma.», sussurra Johannah accarezzandogli la mano delicatamente. 

 

Louis continua a scambiare qualche chiacchiera con sua madre e Christopher quando il medico entra nella sua stanza per i controlli. Ha riportato diverse ferite, che si catricizzeranno con il tempo ma il danno maggiore l’ha avuto la sua gamba destra. Dovrà stare a riposo per un mese e poi iniziare la fisioterapia. Potrà camminare quanto vorrà ma niente calcio o attività fisica di qualsiasi tipo, così gli aveva detto il medico . 

 

 

 

E’ quasi la mezzanotte di quel 3 Novembre e Louis spera con tutto se stesso che quella manciata di minuti trascorra il più velocemente possibile per dare inizio ad un nuovo giorno, perché quello che aveva appena vissuto, nonostante fosse il primo dopo tre settimane di coma, l’avrebbe cancellato volentieri. 

 

Ha sempre amato il calcio, fin da bambino. Era il primo della casa a voler accompagnare il suo papà, Mark, alle partite di calcio ogni volta che ce ne fosse l’opportunità. All’età di sedici anni aveva tappezzato la sua camera di poster e fotografie delle sue squadre preferite e del suo idolo indiscusso, David Beckam. Aveva iniziato da poco a giocare per una delle squadre di calcio di New York e poi c’era stato l’incidente. Ed ora non avrebbe potuto giocare per qualche mese, finché non si sarebbe ripreso del tutto. 

 

E’ troppo impegnato a fissare i fiocchi di neve che scendono lenti e omogenei dalla finestra della sua camera d’ospedale per accorgersi di una figura appena comparsa accanto a lui. «Oh dio!», esclama quando si rende conto di non essere solo. «E tu chi sei? Stavo per avere un infarto», dice poi scrutando il ragazzo di fronte a lui. 

 

«Scusami, non volevo farti spaventare. Mi chiamo Harry», dice con tono pacato e gentile il ragazzo. «Sono il tuo angelo», aggiunge poi e no, Louis è convinto di essersi addormentato di nuovo perché quello che sta vivendo è paradossale. 

 

«Mi sono riaddormentato vero?», esclama poi dando voce ai suoi pensieri. Il ragazzo di fronte a lui scuote la testa, accennando un sorriso e solo in quel momento Louis si sofferma a guardarlo. E’ seduto sulla poltrona nella sua stanza ma sembra davvero alto, ed è magro. Indossa una maglia bianca e un pantalone grigio. Ha i capelli scuri, lunghi e ricci che gli sfiorano le spalle, due occhi verdi e una fossetta sulla guancia destra. Forse è davvero un angelo, si ritrova a pensare Louis perché un ragazzo così bello non può esistere davvero, aggiunge la sua mente. Louis si rimprovera quasi per il pensiero appena formulato. «Tu saresti il mio angelo..», afferma poi guardandolo ancora. C’è qualcosa in lui, qualcosa di così sincero e ingenuo che lo spinge a voler sapere di più. «Perché avrei bisogno di un angelo?»

 

«Tu non hai bisogno di un angelo.», inizia a dire il ragazzo, Harry. «Succede, quando le persone hanno incidenti e restano in coma per tanto tempo, che vivano in uno stato intermedio tra la vita terrena e quella ultraterrena. Si da il caso che, a volte, alcuni esseri umani restino bloccati.»

 

«Bloccati?»

 

«Si. Come quando tu esci di casa, c’è sempre il momento in cui hai un piede dentro casa e uno fuori, no?», chiede retorico il ragazzo. «Beh, questo è quello che succede a voi esseri umani.»

 

«E il tuo ruolo in tutto questo qual è?», chiede incerto Louis. 

 

Harry sorride un attimo prima di rispondere. «Beh, io non devo avere necessariamente un ruolo. Avrò un ruolo solo se tu vuoi che io lo abbia, altrimenti resterò qui in disparte ad osservarti come faccio da tempo ormai.», ammette il riccio scuotendo leggermente le spalle. 

 

«Tu mi osservi?»

 

«Te l’ho detto, sono il tuo Angelo.», è la risposta che ottiene Louis, insieme ad una fossetta adorabile ai lati del viso di quel ragazzo sconosciuto. 

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Se c’è una cosa vantaggiosa del passare la convalescenza a casa è seguire il periodo di assoluto riposo consigliato dal medico, che Louis trascorre quasi interamente sul divano di casa sua, tra maratone dei suoi telefilm preferiti e partite interminabili a FIFA con i suoi migliori amici Zayn e Liam. Christopher gli ripete sempre che prima o poi lo opereranno perché le sue dita si infiammeranno per quanto tempo passa con i videogiochi ma Louis è sempre stato terribilmente bravo a distrarlo, o meglio zittirlo, con un bacio o due. 

 

Ha conosciuto Christopher in discoteca, il posto che Louis odia di più al mondo. Lo avevano trascinato proprio Liam e Zayn lì, per il compleanno di quest’ultimo. ‘Non puoi restare a casa anche il giorno del mio compleanno’, lo aveva rimproverato il moro e Louis ama troppo i suoi amici per vederli tristi, soprattutto il giorno del loro compleanno. Per questo li aveva seguiti e come i più classici dei cliché aveva conosciuto Chris dopo avergli versato un drink addosso. E’ un ragazzo alto e muscoloso, Chris, con gli occhi color nocciola e i capelli corti, neri. Uno di quelli che vedi sulle copertine delle riviste di moda. Il loro non era stato affatto un colpo di fulmine e Liam continuava a ripetergli da mesi che Christopher non era il tipo adatto a lui ma stavano insieme da sei mesi ormai e Louis era convinto che questo bastasse a smentire le teorie dell’amico. 

 

«Louis», sussurra la voce che ormai ha ben imparato a conoscere ma non può far a meno di sobbalzare spaventato. 

 

«Possibile che non riesci a fare la tua comparsa senza farmi morire di paura?», chiede Louis guardando la smorfia divertita di Harry dall’altro lato della stanza, in piedi accanto alla finestra. 

 

«Scusami, dalla prossima volta mi impegnerò.», risponde l’altro facendo un passo nella stanza. «Bell’appartamento», sussurra poi guardandosi intorno.

 

«Come se non lo avessi già visto, nelle tue visioni da Angelo», borbotta Louis sarcastico guardandolo. 

«Touché.», dice Harry alzando entrambe le mani al cielo. «Stavo cercando di rendere il tutto naturale, e gentile. Sai?», ribatte poi canzonandolo. 

 

«Certo, certo.», risponde poi Louis tornando a concentrarsi sulla tv. 

 

«Sai, sono contento che tu non mi abbia cacciato quando ti ho parlato del mio ruolo da angelo»

 

«Sembri innocuo, perché dovrei cacciarti?», risponde Louis accennando un sorriso. 

 

«Non sarei un angelo, se non fossi innocuo», è la risposta di Harry. E «Già», si trova a concordare Louis. 

 

«Che stavi guardando?»

 

«Spider Man», risponde serio Louis. 

 

«Ancora?», chiede Harry spontaneamente guadagnandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo. «Oops», aggiunge poi sorridendo e le fossette fanno la loro comparsa sulle sue guance. E’ incredibile, per Louis, come quel ragazzo a lui sconosciuto, sappia così tanto di lui. Non crede che riuscirà mai ad abituarsi a questo, al suo Angelo. 

 

Il loro divertente scambio di battute è interrotto da un rumore di chiavi nella porta d’ingresso. «Devi nasconderti», è la prima cosa che dice Louis, facendo scoppiare a ridere Harry. 

 

«Io? Nascondermi?»

 

«Cazzo, è vero.», risponde Louis portandosi una mano sul viso. «Devi andare via.», aggiunge poi accompagnando le parole ai gesti. «Non deve vederti»

 

«Tanto lui non mi vedrà comunque», dice Harry, accennando una smorfia.

 

«Che cos-»

 

«Lou!», esclama Christopher entrando nell’appartamento e trovandolo in piedi nel salotto. Louis fa per guardarsi intorno, ma di Harry nessuna traccia. Me la spiegherà questa, si ritrova a pensare prima di sfiorare le proprie labbra con quelle del suo ragazzo. «Come ti senti?», chiede poi dandogli un’occhiata veloce.

 

«Uhm, annoiato..ma sto bene», dice Louis tornando a sedersi sul divano. «Grazie per essere passato», aggiunge poi con tono gentile facendolo sedere accanto a lui. 

 

«Sai quanto mi faccia piacere stare con te», risponde il ragazzo. «Che stavi guardando?», chiede poi fissando lo schermo della televisione. 

 

«Uhm..niente», dice poi cambiando velocemente canale. Passano il pomeriggio a guardare la televisione insieme, tra un coccola e l’altra; cenano ordinando una pizza taxi e Christopher si ferma a dormire da lui.

 

 

 


****

 

 


 

«Perché Christopher non vive da te?», chiede Liam sorseggiando la sua birra. «Insomma, dorme quasi sempre da te ormai», aggiunge poi

 

«Cosa stai cercando di dirmi Liam?», chiede Louis, sapendo benissimo che il suo amico non fa mai domande senza motivo, specialmente se si tratta di Christopher.

 

«Che se non vivete ancora insieme un motivo ci sarà», afferma il ragazzo, sicuro di sé. 

 

«Non so perché, ma me l’aspettavo», conclude Louis rivolgendogli uno sguardo accusatorio. «Se io e Chris non viviamo insieme è solo perché ha ancora moltissimo da fare con il lavoro e il suo appartamento è più vicino al suo ufficio del mio»

 

«Ma se dorme sempre da te!»

 

«Liam, io e Chris stiamo benissimo. Non abbiamo bisogno del tuo intervento.», conclude Louis, chiudendo il discorso. 

 

«Vorrei solo vederti felice, Lou. Lo sai»

 

«Lo sono, Liam»

 

All’improvviso la figura di Harry appare nella stanza, ma questa volta Louis non sembra essere spaventato. Harry sorride, guardando la sua naturale reazione. «Liam, ti dispiace uhm- lasciarmi solo? Ho delle chiamate da fare e sono molto stanco, vorrei andare a letto presto»

 

«Certo, amico! Stavo andando via comunque, ho anche io la sveglia presto. Domani lavoro», si salutano con una stretta di mano e un abbraccio e Louis torna, a passo lento, in salotto dove trova Harry comodamente seduto sul suo divano. 

 

«Non sei più apparso l’altra volta»

 

«Sei stato tu a dire che dovevo andare via», dice Harry, fingendo un tono offeso. 

 

«Si ma io - tu, non, AAH! Non dovevi andare via per così tanto, solo mentre Chris era qui.», conclude Louis. «Perché hai detto che lui non può vederti?»

 

«Perché puoi vedermi solo tu, Louis», risponde Harry. 

 

«Oh, quindi dall’esterno sembro uno di quei pazzi che parla da solo?», dice Louis ed Harry esplode in una risata fragorosa.  «Perfetto», esclama sedendosi sul divano. 

 

«Di cosa parlavi con Liam? Ti sentivo piuttosto teso», tenta Harry voltandosi verso di lui. 

 

«A lui non è mai piaciuto Chris», risponde risoluto il ragazzo ricambiando la sua occhiata. 

 

«Come mai?»

 

«Sinceramente? Non lo so. L’ha solo sempre odiato e basta»

 

«Tu sei felice? …con Christopher intendo», chiede Harry sincero.  

 

«Sto bene con lui, io-»

 

«Louis, la mia domanda era un’altra: sei felice con lui?»

 

«No», ammette Louis sinceramente. «Mi fa stare bene ma ci sono così tante cose che ci fanno discutere. Odia il fatto che io giochi a calcio, per lavoro; odia i fumetti…come è possibile? Odia il mio disordine, e questo lo odio anche io ma siamo così diversi che io non-»

 

«Non puoi chiedergli di cambiare per te?», dice Harry interrompendolo «E tu non dovresti cambiare per lui.», aggiunge infine. 

 

«Ma tu non dovresti volere il lieto fine? Che razza di angelo sei?»

 

«Sono il tuo Angelo e voglio il tuo lieto fine. Devi essere tu ad essere felice Louis», sussurra Harry guardandolo negli occhi. «E comunque, solo un pazzo può odiare i fumetti», gli dice poi, una fossetta sulla sua guancia sinistra, e Louis sorride di rimando.

 

 

 

 


****

 

 


 

«Hai fatto molti progressi Louis, complimenti», gli dice il dottore guardando le lastre della sua gamba. «Molto presto potrai riprendere a giocare, ne sono certo», aggiunge facendolo sorridere. 

 

«Grazie dottore, non sa da quanto tempo aspettavo questa notizia», risponde, cercando di contenere il suo entusiasmo. 

 

«Lo posso immaginare, Louis. Mi raccomando continua a seguire le sedute di fisioterapia fino a fine mese», è serio il tono di voce con cui il dottore gli dice quelle parole e Louis sa che deve prenderle alla lettera, per tornare presto a giocare. 

 

«Certo dottore, lo farò», afferma in risposta convinto. 

 

Sua madre lo aspetta fuori dallo studio alla fine della visita e appena la vede riesce a percepire la curiosità nei suoi occhi. «Sta andando meglio del previsto e presto tornerò a giocare», sputa fuori Louis tutto d’un fiato, come se volesse liberarsi anche lui di quel peso. 

 

«Sono così contenta che le cose stiano tornando normali Lou», esclama sua madre contenta abbracciandolo. «Dobbiamo festeggiare!»

 

«Mamma non è niente di che dai»

 

«No! Ora chiamiamo le tue sorelle e andiamo a pranzo fuori, come i vecchi tempi», dice guardandolo negli occhi e se c’è una cosa a cui Louis non riesce a rinunciare è la sua famiglia.

 

C’è un ristorante a New York, The Space, a cui Louis non sa rinunciare. E’ il posto migliore del mondo per un breve pranzo, secondo lui e il fatto che ci lavori Niall Horan, un suo collega di College, è solo un vantaggio in più. «Louis, amico come stai? Ho saputo del tuo incidente», dice Niall non appena il ragazzo, sua madre e le sue sorelle mettono piede nel posto. 

 

«Ora sto bene, tutto sta tornando alla normalità», dice Louis, e per un secondo il suo pensiero va ad Harry e no, non proprio tutto si ritrova a pensare, accennando una smorfia. 

 

«Vieni, vi porto al vostro tavolo.», dice poi il ragazzo indicandogliene uno piccolo e piuttosto appartato nell’angolo del locale. 

 

«Allora Fizz, come vanno gli studi?», chiede Louis non appena si sono seduti tutti e quattro al tavolo. 

 

«Non potrebbe andare meglio Lou, è tutto quello che ho sempre voluto fare», dice la sorella entusiasta. Felicite è la più grande delle sue sorelle, dopo di lui, ed è sempre stato piuttosto protettivo nei suoi confronti. Frequenta l’ultimo anno all’Accademia di moda e spesso si trova a frequentare gli ambienti della Fashion Week o i saloni delle case d’alta moda. Spesso, ha paura che possa portare qualche modello scapestrato a casa, ma è la sua vita e sa che non può interferire. Non più di tanto almeno. 

 

«E tu Lots? Segui ancora quella…Louise, giusto?», tenta non ricordandone il nome. 

 

«Si, Lou! Lavoro con lei stabilmente ormai e davvero, mi diverto un sacco.», da quando aveva quattordici anni Lottie, diceva di voler diventare una Make-Up Artist e seguiva sempre, attraverso il suo blog e i social network, gli spostamenti e la carriera di Louise Teasdale, quella che a parer suo era la migliore in quel campo. Era stata così testarda da fare un viaggio per Londra per incontrarla e per farsi vedere da lei e alla fine, beh aveva avuto ragione lei perché ora era sua assistente da circa tre anni e mezzo e, a detta sua, quello era il lavoro migliore del mondo. 

 

«Sono contento che voi siate così felici ragazze! Non dimenticatevi del vostro fratellone però quando diventerete famose», dice Louis allargando le braccia e invitandole in un caldo e lungo abbraccio. Se Johannah approfittava di quel momento per fotografarli con uno sguardo amorevole negli occhi, a loro non importava. Era sempre stato molto protettivo nei loro confronti, vederle felici non poteva che renderlo sereno.

 

 

«Sono così contenta che tu sia qui con noi, Lou», esclama sua madre Johannah appena le ragazze iniziano a complottare qualcosa ridacchiando e guardando gli schermi dei loro telefoni.

 

«Ho la pelle dura, mamma», risponde il figlio con una smorfia strafottente in viso. 

 

«Sei sempre stato un ragazzino fortunato tu, sai?», dice sua madre e Louis sa che è arrivato il momento in cui inizierà una sfilza infinita di eventi di quando era bambino. In fondo, ama il lato nostalgico di Johannah. «Ricordi quando sei andato a finire con la bicicletta nel laghetto di fango sulla stradina di casa nostra? O quando sei finito con il tosaerba contro il tronco del pino del giardino di casa? Non un graffio, ancora non riesco a capire come tu abbia fatto. Sei sempre il solito distratto..», finisce per dire la donna guardandolo con un sguardo severo e divertito allo stesso tempo. 

 

«Non sarei il tuo Boobear, giusto mamma?», ribatte Louis difendendosi e mettendo su il broncio con cui da piccolo la convinceva a fare tutto quel che voleva. 

 

«Sai? Deve esserci qualcuno lassù che ti protegge», afferma la donna sicura e il pensiero di Louis non riesce a non volare ad Harry, per un secondo. Solo uno

 

 

 

****

 

 

 

Tre settimane dopo

 


«Come funziona con voi angeli?», inizia Louis, seduto a gambe incrociate sul tetto dell’edificio di casa sua, voltandosi verso Harry. «Siete sempre angeli o -uhm- anche umani…a volte?»

 

«A volte siamo umani. Ci sono casi in cui diventiamo umani e viviamo una nuova vita. A volte dimentichiamo completamente quello che è stato prima, altre riusciamo a conservare alcuni ricordi.»

 

«Da quanto tempo non vivi una vita umana?», dice Louis curioso. E’ incredibile quanto facilmente si sia abituato ad avere il suo angelo intorno. Si sente a suo agio, più tranquillo da quando Harry è accanto a lui e ha perfino smesso di spaventarsi alle sue improvvise apparizioni. 

 

«Da troppo tempo, forse.», risponde semplicemente Harry. 

 

«Deve essere strano…tornare a vivere e ricordare vite che hai vissuto in precedenza», afferma Louis stringendosi nel cappotto grigio. 

 

«Sono davvero pochi i ricordi che ci è consentito portare con noi»

 

«Avete la possibilità di sceglierli?», chiede Louis sbalordito.

 

«Se sono molto importanti per noi, allora si..possiamo scegliere»

 

«Wow…è..wow.», conclude Louis fissando il cielo sopra le loro teste. 

 

«Immagino di si», risponde Harry, iniziando a ridere. 

 

«Ti manca essere umano?»

 

«Per essere qui accanto a te, sono per metà umano quindi al momento no, non mi manca»

 

«Sai cosa intendo. Insomma…vivere tutto quello che vive un essere un umano, ti manca?», chiede Louis riportando lo sguardo su di lui. 

 

«Mi manca l’idea dell’amore. Mi manca innamorarmi», dice Harry guardandolo negli occhi; forse è la prima che si guardano davvero, azzurro nel verde. Ed è la prima volta che Louis sente un scossa scuoterlo da capo a piedi e si chiede se Harry possa aver sentito qualcosa di lontanamente simile. Ma prima che possa anche solo continuare a formulare quel pensiero, il suo corpo agisce per lui e si trova a sfiorare le sue labbra con quelle di Harry. 

 

E’ un attimo, quello in cui le loro bocche si scontrano ma tanto basta ad incendiare il cuore di Louis. Ed è incredibile come un semplice bacio a fior di labbra con Harry sia riuscito a spazzare via tutto quello che aveva provato con Christopher. «Sei umano davvero», è l’unica cosa che Louis riesce a dire, travolto dall’imbarazzo. 

 

«Uhm…a quanto pare si», risponde Harry grattandosi lievemente la nuca. E’ così diverso da Christopher quel ragazzo, si ritrova a pensare Louis. Angelo, lo corregge la sua mente facendogli tornare alla mente che tutto quello che sta vivendo presto finirà e che quello che è appena successo è sbagliato, sotto tutti i punti di vista. 

 

«Devo..io devo andare adesso», dice Louis alzandosi in piedi e avvicinandosi alla porta che lo conduce al suo appartamento. «Già», sussurra Harry mentre lo vede rientrare nell’edificio. 

 


 

****

 


 

«Sei strano ultimamente», sospira Zayn, mentre sputa fuori il fumo della sua sigaretta quasi completamente spenta ormai. 

 

«Di che parli, Zayno?», chiede Louis incuriosito. 

 

«Non so, sei sempre tra le nuvole, sempre occupato, sempre per fatti tuoi….non ti riconosco più Lou», conclude Zayn. 

 

«Ho la fisioterapia Zayn, e i nuovi colloqui con il club e poi Christopher è sempre accanto a me e- sono sempre io», conclude poi senza aggiungere altro. 

 

«Come va con Christopher?»

 

«Uhm…bene..noi, si-uhm- va tutto bene», dice Louis titubante. 

 

«Sai che sono con te per qualsiasi cosa vero?», dice Zayn dandogli una lieve pacca sulla spalla ma la verità è che Louis non vorrebbe nessun altro se non Harry. Sa che non dovrebbe pensare a lui in quel modo, perché lui è il suo angelo e non è nemmeno umano. Sa che avrebbe dovuto rimuovere quel bacio dalla sua mente, eppure è l’unica cosa a cui riesce a pensare da tre giorni ormai. E sa per certo che vorrebbe farlo ancora, baciare Harry fino a sentire le labbra gonfie per i troppi baci. 

 

Si limita ad annuire al suo migliore amico, rassegnato. 

 

 

 

 

«Lou, sono a casa!», esclama la voce calda e squillante di Christopher. «Che ne pensi di guardare un film insieme? Ho portato il cinese», dice poi accennando un sorriso. 

 

«Il cinese non mi piace, lo sai Chris», dice Louis serio. 

 

«Oh, scusami Lou. Deve, uhm..essermi sfuggito»

 

«Se non fossi così impegnato con il lavoro forse lo sapresti, o almeno lo ricorderesti», sputa fuori Louis velenoso. 

 

«Louis, andiamo..non l’ho fatto di proposito. Mi è sfuggito, prometto che la prossima volta mi faccio perdonare», dice Christopher avvicinandosi a lui e facendo incontrare le loro labbra. E per Louis tutto quello che sta succedendo è sbagliato. Sa che Harry è da qualche parte, ad osservarli, e sa per certo che non vuole baciare Christopher, non più ormai.  

 

«No…non è il caso», dice Louis. «Va a casa Chris, non mi sento bene», conclude poi allontanandosi da lui. 

 

 


«Qual è il tuo super eroe preferito?», è bassa e roca la voce di Harry, proveniente dall’altro lato della stanza, ma riesce comunque a far sobbalzare Louis, raggomitolato sul suo letto. 

 

«Spider Man», risponde Louis sicuro mettendosi a sedere. «Tu ne hai uno? Qualcuno di cui ti ricordi»

 

«Quello che conosco meglio di tutti è Spider Man, ed è colpa tua.  L’hai visto così tante volte che potrei recitare le battute a memoria», risponde Harry, prendendolo in giro. Louis incrocia le braccia al petto, fingendosi quasi offeso. «Dai, Lou stavo scherzando», dice Harry tornando serio. 

 

«Anche io», risponde Louis prendendosi gioco di lui. 

 

«Perchè hai rifiutato Christopher stasera?», sussurra Harry avvicinandosi a lui.

 

«Perchè non era te, Harry», ammette sincero Louis guardandolo negli occhi.

 

«Louis io-»

 

«So che tu presto te ne andrai, che tutto questo non è vero ma quello che sento io, adesso, è reale. Non faccio altro che pensare al nostro bacio. E’ te che voglio avere accanto e che voglio baciare, Harry», conclude Louis portandosi sulle punte e avvicinando il suo viso a quello del ragazzo, facendo sfiorare le loro labbra come la prima volta. 

 

Si stacca solo per un secondo da lui, per vedere un briciolo di indecisione nei suoi occhi ma per un motivo a lui sconosciuto, non la trova. Decide, perciò, di far incontrare le loro labbra, questa volta con più decisione mentre una sua mano si infila lenta nei suoi riccioli morbidi, tirandoli leggermente. Harry emette un verso di piacere, soffocato dalle labbra di Louis che premono decise sulle sue, mentre le sue mani scivolano lungo il suo corpo. 

 

«Louis», soffia Harry quando una delle sue mani si posiziona sui suoi fianchi, sfiorando la porzione di pelle che la maglietta lascia intravedere. Non riesce davvero a percepire molto, Louis. E' solo uno sfioramento impercettibile quello che avverte sulla sua pelle, ma in quel momento, gli sembra la sensazione più bella del mondo. 

 

«Puoi sentirmi davvero», afferma in risposta il ragazzo, e forse è solo una sua riflessione che non doveva sentire anche Harry ma non riesce a trattenere i suoi pensieri davanti a lui. Si scambiano un bacio dolce, lasciano che le loro labbra e le loro lingue si incontrino ed inizino a conoscersi, lentamente.

 

«Louis noi non-», accenna Harry allontanandosi da lui, interrompendo la nuova intimità che avevano creato con quel bacio. «Non era questo il mio compito non-»

 

«Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati?», inizia Louis riavvicinandosi a lui, «Mi hai detto che non avevi un compito, che lo avresti avuto se ero io a volerlo», aggiunge passandogli le dita sul volto delicatamente «Beh, io voglio che tu lo abbia. Voglio averti accanto, solo in modo diverso»

 

«Questa non è la cosa giusta, tu hai Christopher tu-»

 

«Non voglio Christopher, io- io mi sono innamorato del mio angelo, mi sono innamorato del mio Harry», soffia Louis sfiorandogli le labbra con le sue. 

 

Per un istante Louis crede di averlo convinto, legge nei suoi occhi la voglia di restargli vicino ma quella fa posto ad un’ombra più scura nei suoi occhi, ed in quel momento sa che è la fine. Ma di cosa esattamente? 

 

«Non posso, Louis. Perdonami», è tutto quello che Harry gli risponde, prima di scomparire lasciandolo con uno strano peso al centro esatto del petto. 

 

 


 

****

 

 


«Sei sicuro di quello che hai fatto, Angelo?», gli chiede una voce. E’ un angelo, dovrebbe avere tutte le risposte eppure questa volta non ne ha. Il ragazzo continua a far vagare la propria mente alla ricerca delle parole giuste per esprimere come si sente. Vorrebbe avere la risposta a quella che sembra la domanda più difficile di tutte. O forse la più dolorosa.

 

Dolorosa per chi?, continua a domandarsi da tempo infinito.

 

«Era la cosa giusta da fare», sussurra. E forse deve ancora imparare che la cosa giusta da fare, non è quella che rende felici.

 

 

 


****

 

 

 

 

 

Un mese dopo

 

 

Gli sembra strano, avere di nuovo i tacchetti sotto le scarpe e sentire il manto erboso sotto i piedi. Sembra una sensazione quasi nuova per Louis, correre di nuovo con i suoi compagni di squadra sotto le direttive del coach, eppure sa che quello è il suo posto. 

 

Era determinato a tornare completamente alla sua vita prima dell’incidente ma c’era qualcosa a bloccarlo, e quel qualcosa aveva un nome. Si poteva lasciar andare qualcuno senza avergli detto addio? Si poteva lasciar andare qualcuno che non era nemmeno reale? Eppure Louis sapeva bene quanto Harry fosse reale. Lo sentiva reale. 

 

 


 

«Tomlinson, ho bisogno di te», esclama il Coach Stein chiamandolo a sé. «Devo presentarti alcuni nuovi membri del Team»

 

«Eccomi Coach», risponde Louis educato raggiungendolo al lato del campo. 

 

«Sono arrivati mentre tu eri ancora convalescente quindi ti presento parte del nuovo staff», inizia l’uomo mentre tre figure fanno il loro ingresso nello spogliatoio. «Lui è Stephen, il nuovo preparatore atletico», dice indicando un ragazzo moro, alto e muscoloso. Louis gli porge la mano educatamente, aspettando che l’altro ricambi la sua stretta, «loro due sono i nuovi porta borse della squadra, sono Niall», ma Louis ha smesso di ascoltarlo nel momento in cui ha spostato lo sguardo sull’ultima figura, incontrando due occhi verdi e un paio di fossette ad incorniciare un sorriso appena accennato. «e-»

 

«Harry», soffia istintivamente Louis fissando il ragazzo di fronte a lui. 

 

«Styles.», conclude il coach per lui. «Vi conoscete?», chiede infine alternando lo sguardo tra i due, e Louis si limita ad annuire mentre un leggero rossore fa la sua comparsa sulle sue labbra. Il suo allenatore non sembra poi così stupito della cosa e continua a parlare come se nulla fosse successo.  

 

 

«Louis io-», inizia a dire Harry quando tutti hanno abbandonato la stanza e Louis si avvicina al suo borsone. 

 

«Ti ricordi di me?», chiede sbalordito voltandosi verso di lui e fissando lo sguardo nei suoi occhi verdi e scintillanti. Harry annuisce, mentre due fossette adorabili compaiono sul suo volto, insieme al suo sorriso. «Credevo che tu-»

 

«Ho scelto di ricordarti, Lou. Ricordi?», sussurra Harry e Louis ripensa alla loro conversazione sul tetto del suo appartamento. Quando Harry , per lui, era solo il suo Angelo. Quando le cose erano più semplici, quando non era ancora innamorato di lui.  

 

«Per- Perché?», chiede Louis stupito guardandolo negli occhi.

 

«Quando ti ho lasciato…Era l’unica cosa che volevo, Louis. Rivederti, da umano. E ricordare te. L’unica che volevo e che voglio», sussurra Harry accarezzandogli leggermente le guance e Louis sorride istintivamente perché può sentirlo, Harry. Per davvero, questa volta. Sente il calore delle sue dita sulla sua pelle; quello che quando era un angelo era solo un soffio, un leggero sfioramento quasi impercettibile. Le loro labbra si sfiorano dopo un mese di lontananza e iniziano a conoscersi, di nuovo. O forse per la prima volta.  Ma a nessuno dei due importa.

 

 

Ci sono cose di cui si è consapevoli fin dall’inizio, come la voglia di Louis di fare del calcio il suo mestiere. Ci sono cose che si realizzano strada facendo, come il suo preferire i ragazzi alle ragazze quando era al suo primo anno d’università. Cose, invece, che si realizzano un po’ tardi, e forse sono le cose più importanti, quelle che avremmo voluto capire prima, per avere più tempo per farle, come il suo scoprirsi totalmente e incondizionatamente innamorato di Harry. Ma per dimostrarglielo, aveva tutta la vita davanti. 

 

Harry, invece, aveva capito che in fondo è bello essere umani.

 

 

 

 

 

I took the stars from my eyes, and then I made a map

And knew that somehow I could find my way back

Then I heard your heart beating, you were in the darkness too

So I stayed in the darkness with you

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La prima cosa che ho da dire è: ho AMATO scrivere questa storia. Non saprei nemmeno spiegarvi perché ma davvero, l’ho amata tanto e il fatto che l’ho scritta in pochissimo tempo mi ha resa un po’ triste perché ho dovuto lasciarla andare subito. :( 

L’idea è nata mentre leggevo il libro ‘Avro curà di te’, una collaborazione tra Gramellini e la Gamberale, è un libro particolare che mi ha incuriosita fin dalle prime pagine. 

La canzone che da il titolo alla storia è The A Team di Ed Sheeran, quella che trovate ad inizio e fine storia è Cosmic Love di Florence & The Machine. 

 

Ringrazio: Federica, Anna e Laura che hanno letto questa storia prima di tutti e mi hanno appoggiata, come sempre. E, ovviamente, tutti quelli che leggono e recensiscono le mie storie, e anche chi le legge in silenzio semplicemente. 

  

Spero davvero tanto che vi sia piaciuta e ci terrei tanto a sapere cosa ne pensate. Se vi va, mi trovate qui, su twitter o su ask :) 

 

A presto, C. 

   
 
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