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Autore: ginstories    18/01/2015    3 recensioni
Stardust.
Una canzone, mille emozioni e perfino un amore non calcolato da uno dei due.
||Chiara&Mika||
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14.


Michael si alzò dal letto completamente rintontito e guardò il telefono: cinque chiamate perse, due messaggi in segreteria telefonica ed erano le undici e mezza.
Un sommesso sospirare gli arrivava dall'altra parte del letto, dove dormiva Chiara e in quel momento gli venne un'idea.
Si alzò pianissimo cercando di non fare rumore quando apriva le porte in cerca della cucina; si sentiva disorientato in quella casa visto che non aveva mai visitato l'appartamento a Milano, ma alla fine trovò la sua meta: i fornelli.
Prese a spadellare, aggiungendo marmellata di qua, sale di là, sciroppo d'acero sui pancakes e la colazione era pronta.
Le aveva preparato una colazione in stile americano/canadese che sperò le piacesse. Poi mise tutto in un vassoietto di fortuna ed in punta di piedi arrivò in camera.
Chiara intanto aveva aperto un occhio, sentendo rumori di posate e padelle, ma era così intontita in quel momento che si rimise a dormire e dopo cinque minuti fu risvegliata di nuovo, ma questa volta fu un bel risveglio: il suo riccio preferito con un vassoio pieno di prelibatezze preparate con le sue adorabili mani.
-Buongiorno Chiaretta.- la salutò lui, dandole un bacio sul naso e poggiando la colazione sul comodino. Lei lo salutò a sua volta e si portò sulle gambe tutto quel cibo che non vedeva l'ora di mangiare.
Addentò un pancake e lo sciroppo d'acero le scoppiò in bocca con tutto il suo sapore delicato.
-Adoro tutto questo.- gli disse quando finì, con un sorrisone sporco di marmellata che le andava da un orecchio ad un altro.
-Sono contento che ti piace.- disse lui, sbagliando un congiuntivo.
-Piaccia.- lo corresse lei e Michael sbuffò alzando gli occhi al cielo.
-L'italiano e tutti i suoi tempi verbali.- disse e si mise a ridere.
Restarono un po' a letto parlando di quando sarebbero tornati a Venezia per qualche giorno di vacanza, ma lei gli ricordò che il programma era appena iniziato e doveva seguire le sue concorrenti.
-Se tra le concorrenti ci fossi tu lo seguirei con piacere.- gli disse, dandole un lungo e dolce bacio.
Lei mugugnò di protesta e si staccò dicendo che doveva andarsi a lavare e a vestire, anche perché era impresentabile in quelle condizioni: i capelli rossi che formavano una criniera a mo di leone sulla sua testa, il trucco nero che gli sbafava sotto gli occhi rendendola simile ad un panda.. no no! Si rinchiuse in bagno e si concesse una doccia calda per coccolarsi un po'.
Quegli ultimi giorni erano stati un caos: il treno, gli attacchi di panico di Michael, il nascondere la loro relazione agli altri.
Non vedeva l'ora che arrivasse il loro duetto e tutto sarebbe stato perfetto: si sarebbero dichiarati di fronte al mondo intero e tutti l'avrebbero accettato, a parte forse l'ex del riccio.
Vedeva quel futuro così roseo e senza problemi che Michael non poteva non disfare tutto: secondo la sua personale visione (pessimista) dei fatti, sarebbe stato un grave errore se tutto fosse venuto a galla in quel modo, non tutti sarebbero stati d'accordo (soprattutto il suo ex, a cui continuava a tenere dopo tanti anni di fidanzamento).. insomma quell'idea gli sembrava un disastro su tutta la linea.
Chiara aveva provato in tutti i modi a rassicurarlo, ma non ce n'era stato il verso: ogni cosa buona che diceva veniva assalita da una cosa altrettanto cattiva che sarebbe potuta accadere.
Michael sbuffò sul letto, non aspettando altro che il ritorno di lei.
Non si era mai attaccato così tanto ad una persona da sentirne la mancanza anche quando si trovavano sotto stesso tetto.
Il suo corpo non perfetto sembrava combaciare perfettamente al suo, forse perché erano entrambi imperfetti ed insieme diventavano il loro opposto: perfetti.
Si lanciò in osservazioni filosofiche a raffica e quando ritornò lei, aveva cambiato completamente argomento e stava pensando a quanto la matematica fosse incoerente con se stessa.
-Michael.. perché ti stai tirando i capelli?- chiese lei con una faccia perplessa, mentre osservava una scena abbastanza curiosa: il riccio si stava tirando appunto i capelli e con una mano faceva dei calcoli.
-La matematica..- ansimò lui -..non fa per me.- disse infine guardandola e scoppiando a ridere.
Possibile che due secondi prima si stava complicando la vita e quando lei arrivò improvvisamente sembrò tutto così semplice?
-Comunque..- iniziò Chiara, fermando il momento di ilarità in cui erano caduti entrambi. -Ho pensato a quella cosa.-
-Mmmh, again?- disse spazientito Michael.
-Yes, again. È come un chiodo fisso per me. Io voglio che loro sappiano di noi, perché dobbiamo nasconderci? Non ha senso, tanto alla fine lo scopriranno comunque.- disse lei, sedendosi sul letto e guardandolo negli occhi, soprattutto per fargli capire che non tutto doveva sempre andare per il verso sbagliato.
-Chiara, sono riuscita a mantenere segreta una relazione omosessuale per sette anni, pensi che non riesca a mantenerne un'altra?- chiese.
-No, penso che sia inutile. Michael, cosa c'è che potrebbe non funzionare?-
-Non so, magari potrebbero non accettarci, potrebbero iniziare ad insultarci o molto peggio ad insultare te. Non voglio che tu soffra.-
-Ma non lo voglio neanch'io. Solo che anche così mi fai soffrire, perché dobbiamo vederci di nascosto, quando usciamo dal portone di casa dobbiamo fermarci e vedere se non c'è nessun fotografo nei paraggi, quando camminiamo per strada non possiamo tenerci per mano o baciarci, possiamo solo far finta di essere buoni amici e colleghi e questo mi uccide. Non riesco a fingere, non sono mai stata brava e se per sbaglio non ci riuscissi si comprometterebbe tutto il piano e tutti inizierebbero a chiederci se è vero se è falso.- sospirò -Non è più difficile la vita così?- chiese, cercando in lui un segno, cercando di vedere se le sue parole avevano scosso qualcosa in lui.
Ma inutilmente.
Michael restava impuntato sul fatto che se si fossero rivelati sarebbe andato tutto all'aria, la loro relazione sarebbe stata sulla bocca di tutti e la loro privacy invasa. Non gli piaceva quando i suoi fatti diventavano di dominio pubblico.
Alla fine iniziarono a litigare, dandosi l'uno dell'egoista all'altro.
-AH IO SONO EGOISTA?!- urlò Chiara -ALLORA SAI CHE TI DICO, SONO COSI' EGOISTA CHE TI LASCIO SOLO A CASA A PATIRE LE PENE DELL'INFERNO.- e detto ciò sbatté la porta di casa e si mise a correre giù dalle scale.
Ma che cazzo gli era preso a quel riccio? Sempre a dire che non aveva paura di accettare le sfide, di vedere fino a dove poteva arrivare e proprio adesso si tirava indietro?
Prese a correre, non le interessava di chi incontrava, di chi spingeva e di chi si lamentava, aveva una meta fissa: la stazione.
Arrivò e in fretta e furia pagò un biglietto per Venezia e si sedette sul sedile freddo del treno. Non una lacrima era caduta dai suoi occhi, solo rabbia che le infiammava le viscere.
Intanto Michael era rimasto fermo un minuto sulla sedia, fissando il vuoto e non credendo a ciò che era appena accaduto.
Se n'era andata e quando realizzò aveva paura che fosse troppo tardi per raggiungerla. Si alzò di scatto e prese la giacca che neanche mise. Corse per le strade gremite di gente che guardavano le vetrine dei negozi di Milano, senza fortunatamente curarsi di quel riccio.
Non faceva nemmeno tanto freddo, ma il vento in faccia gli gelava la punta del naso.
Arrivò in stazione e fece un biglietto, balbettando sia in inglese che in italiano, ma finalmente riuscì a sedersi sul treno per Venezia.
Il telefono squillò e vide il numero del suo menager, ma attaccò la chiamata. Non voleva sentire nessuno in quel momento.
Purtroppo qualcuno bussò alla porta del suo cervello: i pensieri.
Iniziò a respirare forte, chiudendo gli occhi.
In ogni respiro c'era la metà dell'ossigeno.
“No, no, no..” si ripeteva dentro di sé ed era diventato come un mantra. Poi si ricordò le cuffie e le attaccò velocemente al telefono.
Cliccò una canzone a caso ed una voce cristallina gli si spanse nell'anima: “Due Respiri” e la sua Chiara.
Rimase con gli occhi chiusi, ma i polmoni si erano calmati, come i pensieri che prima cadevano a cascata.
Adesso, doveva solo cercare la sua piccola Chiara e chiederle scusa, per come l'aveva trattata e per non averle creduto.
Lei aveva sempre ragione, perché non ne avrebbe dovuta avere questa volta?
Il treno fischiò e partì, con il nostro riccio ad occhi chiusi, addormentato e cullato dalla playlist di lei, lei che in quel momento si trovava solo ad un vagone di distanza, ma nessuno dei due ne era a conoscenza.
Tutti e due con le cuffie alle orecchie, tutti e due ad ascoltarsi ed era come se i loro pensieri si collegassero.
Quando il treno arrivò a destinazione erano le sei del pomeriggio e il sole era tramontato da poco. Un po' di luce aleggiava ad ovest, colorando il cielo di rosa e oro.
Appena Mika scese dal treno si ritrovò una mandria di paparazzi ad aspettarlo al binario, ognuno con una domanda diversa, ma la maggior parte erano su lui e Chiara.
Già, Chiara.
La stessa Chiara che era scesa un vagone più avanti e che si nascondeva dai paparazzi, avendo paura che anche se erano impegnati con non sapeva quale vip importante, la riconoscessero per la sua chioma color del fuoco.
Ma in quel momento la riconobbe solo la persona che era diventata la più importante della sua vita ed appena sentì il suo nome uscire dalle sue labbra, spalancò gli occhi e si levò il giacchetto dalla testa.
Lui era venuto fino a lì, con lo stesso treno e non si erano incontrati nemmeno una volta.
Ma non le interessava più nulla, più nulla della litigata di prima, se non lui: lui che si immergeva nei paparazzi per andarla ad abbracciare e lei lì, immobile senza dire niente, senza fare niente, come un'ebete, lo guardava arrivare inseguito dai flash.
A nessuno dei due sembrava interessare più di tanto né nel momento in cui si abbracciarono né nel momento in cui si baciarono.
E quello, fu il bacio migliore di tutti i tempi.


Epilogo:
Michael si era inginocchiato sul pavimento e aveva poggiato il suo orecchio sulla pancia di Chiara.
-Sta dicendo che vuole che la chiamiamo Lily.- disse lanciando uno sguardo furbetto alla moglie. Lei sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Non è vero, vuole che la chiamiamo Margherita.- replicò.
-E tu come fai a saperlo? Non hai mica un orecchio da appoggiare sulla pancia.-
-Michael, io ce l'ho dentro. Posso sapere quello che vuole meglio di te.-
Chiara-Michael, 1 a 0.
Lui sbuffò e si rimise a lavoro con il pennello a dipingere la stanza di  rosa pastello.
Chiara invece vagava per la casa, facendo tornare indietro i ricordi.
Si ricordava quando pensava a lui su quel divano sfatto, quando aveva visto il tweet di Mika per lei, quando lo aveva fatto entrare a casa e quando avevano fatto per la prima volta l'amore. Poi un ricordo bellissimo le venne in mente: quando si erano baciati di fronte ai paparazzi, nella stazione di Venezia. E la volta dopo, finita l'esibizione di Stardust ad X-Factor, facendo commuovere addirittura Morgan.
Prese in mano la foto del loro matrimonio e rimirò il suo vestito bianco; era stata una festa bellissima, con tradizioni libanesi e italiane (non che si differenziassero molto), la grandissima famiglia di Michael che l'abbracciava calorosamente e la prima notte di nozze. Poi le venne in mente la luna di miele in Turchia, in un hotel di stra-lusso e le notti d'amore.
Infine il ricordo più vicino: la prima ecografia della bambina, già appesa in una cornice, nella stanza dove dormivano i due.
Una lacrima le rotolò giù per la guancia e Michael, che l'aveva seguita silenziosamente, l'abbracciò da dietro.
-Amore, perché piangi?- chiese baciandole la guancia.
Lei si girò e lo baciò.
-Ti amo.- gli disse.
-Anche io.- rispose il riccio, pensando che non ci poteva essere cosa più bella di sua moglie.



Amori miei, scusatemi davvero per non aver aggiornato per così tanto tempo, mi sento davvero in colpa.
E così, siamo arrivati al finale.

È un anno e qualcosa che porto avanti questa fan-fiction ed è LA fan-fiction.
Voi non sapete quanto mi avete dato in questo "anno e qualcosa", proprio non lo sapete. Voi mi avete dato la spinta a scrivere, voi mi avete dato la passione per la scrittura, voi mi avete aiutato a migliorarmi.
Io senza di voi e senza questa fan-fiction, non avrei mai e poi mai iniziato a scrivere come faccio ora.
Davvero, io vi ringrazio di cuore e mi scuso per avervi trascurato così a lungo. Adesso che siamo arrivati alla fine mi rendo conto di quanto mi abbia dato questa FF, ma soprattutto voi, con le vostre recensioni bellissime ed incoraggianti. Poi ci sono state Lounette, che non sento da tantissimo tempo (manchi), e
Koizumi97, che con le sue recensioni mi faceva piangere dal ridere e dalla felicità. Grazie a questa fan-fiction ho anche conosciuto la mia migliore amica a distanza, con cui sto scrivendo una FF su Harry Potter a quattro mani.
Vorrei fare un applauso ai protagonisti e ad X-Factor, perché senza di loro non avrei avuto nessuno stimolo a scrivere questa FF.
Io vi ringrazio, davvero tanto.
Avete tutto il mio amore e la mia gratitudine, VI AMO.
*virtual big hug*

Ginevra, che vi amerà per sempre.
*scoppia in lacrime*
  
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