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Autore: Mark_JSmith    18/01/2015    1 recensioni
Siamo in Italia, dopo gli avvenimenti trattati in Città del Fuoco Celeste.
Tra i personaggi ritroviamo nomi conosciuti (Herondale, Blackthorn, Lightwood..) e altri invece nuovi, che hanno lo scopo di rendere il tutto più distante dalla serie originale.
Italia.
Il paese della corruzione e dell'infedeltà.
Ne sono la prova proprio i due giovani Parabatai dell'istituto, nei quali scorre sangue "sporcato" dalle molteplici infedeltà all'interno del loro albero genialogico.
Italia.
Il paese del menefreghismo, nessuno infatti è stato coinvolto durante la guerra fra Nephilim ed Ottenebrati, nessuno è stato chiamato ad andare a combattere. Va bene che la concentrazione di Shadowhunters in Italia è la più bassa in tutto il mondo, ma sono stati completamente ignorati.
Non che la cosa abbia dato troppo fastidio a Mark Herondale e Fredrick Blackthor, i due giovani parabatai, che hanno potuto continuare a vivere la loro vita idilliaca basata su feste, ragazze (di ogni categoria), film, alcool e.. DEMONI.
Genere: Azione, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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Quando Mark le era svenuto davanti la paura si era impadronita di Lexia, lasciandola di stucco, impedendole di muoversi. Fortunatamente pochi secondi dopo era stata raggiunta da Cassie e Fredrick, quest'ultimo aveva la maglia sporca di sangue, e insieme avevano portato Mark nell'infermeria dell'istituto.
Infermeria.
Più che altro una stanza con una decina di barelle e stilo ovunque, l'unica cosa che poteva far pensare ad un ospedale era il colore delle pareti. Bianche, le quali facevano riflettere la luce tremolante delle varie stregaluci appese lungo il muro.
Lexia ora era lì, seduta su una sedia accanto alla barella dove Mark riposava, sembrava stesse dormendo pacificamente. Lexia giurò di averlo visto sorridere due o tre volte mentre dormiva. Accanto a lei c'era anche Fredrick, non perdeva di vista nemmeno per un secondo il suo parabatai, lui stesso si era preoccupato di tracciare vari marchi della guarigione lungo il corpo dell'amico, e lui stesso gli aveva attaccato le flebo al braccio. Mark infatti era collegato a due flebo, la prima era una comune sacca di sangue, mentre la seconda era più complessa. Al suo interno c'era dell'acqua santa, che, gocciolando lentamente, entrava in circolo nel corpo di Mark, purificandolo dal sangue di vampiro che aveva accidentalmente ingerito. Era impressionante come anche una sola goccia di sangue maledetto potesse rovinare il corpo di un Nephilim. Fin da piccola le avevano insegnato che i Nephilim discendevano dgli angeli, per questo motivo non dovevano assolutamente ingerire del sangue di vampiro, gli angeli bramano la luce, mentre i vampiri ne sono esiliati. Costretti ad errare durante la notte.
E tutto era successo per colpa sua. Cass, dopo che Fred mise Mark in condizioni stabili, le aveva spiegato cosa era successo. Uno dei canini che aveva trafitto Mark gli era rimasto incastrato nella pelle, e lungo la giornata aveva continuato a succhiare fuori il sangue, facendolo quasi morire dissanguato. Gli effetti disastrosi sono accaduti quando era svanita la runa di forza che Mark si era tracciato, lasciandolo all'improvviso debole. 
Fred per sicurezza aveva attaccato il compagno alla flebo di acqua santa, nessuno sapeva con precisione se avesse o no ingerito del sangue. Ottennero risposta solo qualche secondo dopo che l'acqua santa entrò in circolo nel corpo di Mark, il ragazzo infatt'i si svegliò di colpo, senza dire parola, ma vomitando sangue. Dopo di ciò perse nuovamente conoscenza, cadendo sul letto.
-Come hanno fatto a colpirlo?- le chiese Fredrick continuando a guardare l'amico
-Non lo so- rispose Lexia, era tipo la quarta volta che le faceva la stessa domanda, e lei continuava a rispondere nello stesso modo -So solo che stavano per mordere me, ma lui mi ha spostata, forse devono aver morso lui. Poi mi ha lanciata fuori e dopo qualche minuto è uscito- aveva tralasciato apposta la parte in cui lei rientrava nella stanza per vedere il massacro che aveva compiuto.
-Deve essere successo così..- disse Fred parlando fra sè e sè.
Perchè erano così stupiti? Erano Shadowhunters, era normale che ogni tanto finissero mezzi morti. Ma avevano reagito in una maniera diversa da come se lo sarebbe aspettata.
-Perchè fate così?- chiese lei, voleva risposte, e le voleva subito.
-Così come?-
-Perchè vi siete stupiti così tanto nel vedere Mark ferito? Siamo Shadowhunter, per l'Angelo! E' normale che ci feriamo ogni tanto!-
Fredrick la guardò sconvolto, distogliendo gli occhi per la prima volta dall'amico.
-Non te l'ha detto?- chiese stupito
-Detto cosa?- rispose alzando la voce -Non mi ha detto nulla di importante e sono sicura che mi sta nascondendo qualcosa- si interruppe un attimo e fissò Fred -Che entrambi mi nascondete qualcosa- aggiunse
-Mark se la prenderà a morte per questo- disse Fred 
-Non mi importa! Voglio sapere la verità.. voglio sapere perchè i suoi occhi cambiano colore con l'umore-
-Qualcosa sai però- commento Fred
-Si ma non da lui!- rispose acida.
Fred sospirò.
-Per sapere la verità devo cominciare partendo dal passato. In Italia le cose non sono come negli altri paesi, c'è stato un periodo in cui gli Shadowhunters erano allo sbando. Avevano dimenticato la loro missione, e dedicavano la loro vita ai piaceri carnali. Alcool, droghe, donne e demoni. Assieme all'ordine che venne ristabilito, arrivò anche il conto da pagare. La vita frivola dei nostri antenati non aveva fatto altro che creare..- si fermò un attimo -..mostri.-
-Mostri?- chiese Lexia
-Sì, mostri. Degli scherzi della natura, nelle vene di alcuni Nephilim scorreva del sangue macchiato dalle stronzate dei loro genitori o nonni. Nascevano Nephilim con strane capacità, degli ibridi. Mezzi Shadowhunters, mezzi stregoni. Mezzi Shadowhunters, mezze fate e così via. Quando il Conclave lo scoprì gli eliminò, senza pietà. Il sangue dell'Angelo doveva conservarsi puro lungo le generazioni, non erano ammesse eccezioni.-
-Ma nonostante tutti gli sforzi che fecero qualcuno scampò al loro braccio vendicatore, lasciando così una scia di sangue ibrido. 
Lentamente, e con l'andare delle generazioni, il sangue si purificò da solo, e i casi di Nephilim con abilità particolari diminuirono sempre più, facendo dimenticare tutto l'accaduto.-
Lentamente Lexia stava cominciando a capire.
-Quindi dei parenti di Mark?- chiese
-Sì- rispose lui sospirando -Riuscirono a scappare dal conclave e a fingersi normali, poi cominciarono a nascere Nephilim "puri" e nessuno si accorse di nulla. Fino a quando non nacque Mark.-
-Quando Mark nacque sua madre morì durante il parto, da quando ci hanno detto era una donna estremante fragile, il padre di Mark, il signor Herondale, lo riconobbe come l'assassino di sua madre e scappò, lasciandolo da solo. Fortunatamente per lui l'Istituto di Ispra lo accolse e lo allevò come un bambino qualunque, prima di accorgersi delle sue abilità-
-Abilità?- chiese Lexia -Quindi riesce a fare altro oltre che a cambiare il colore degli occhi?-
-Lexia, hai mai sentito il detto "Gli occhi sono lo specchio dell'anima"?-
-Chi non l'ha sentito- rispose lei
-Per Mark è così. Lui non decide volontariamente di cambiare il colore agli occhi. Quello è il marchio che i suoi parenti gli hanno lasciato. E' ciò che simboleggia che non è "puro".-
Fredrick si voltò ad osservare nuovamente l'amico privo di conoscenza.
-Per lui è una maledizione. Non può nascondere mai ciò che prova.-
Lexia rimase zitta qualche secondo. Ogni parola che Fred diceva era una pugnalata allo stomaco. Non avrebbe mai immaginato che nella vita di una persona potesse esistere tanto dolore.
-Ma ogni maledizione- continuò Fred -ha i suoi lati positivi se si guarda dalla giusta angolatura. Gli occhi di Mark sono speciali. Gli permettono di vedere certe cose che non non vediamo-
-Fantasmi- disse Lexia interrompendolo, sapeva che nascevano Nephilim con questa capacità.
-No, no- rispose Fred sorridendo -E' difficile da spiegare ma Mark, vede cose che non sono ancora successe-
-Vede il futuro!?- chiese stupita
-Sì e no, vede cose che non sono successe ma che stanno per succedere. Porco Azaziel se è complicato da dire. Lui riesce a prevedere di qualche secondo le cose pericolose che gli stanno per succedere- concluse lui passandosi una mano fra i capelli.
-Quindi- intervenne Lexia -In poche parole prevede di un istante le cose che possono ucciderlo? Come il coltello di Noah?-
-Giusto!- disse Fred -Esattamente come il coltello di Noah stamattina-
-Ma ancora non capisco- continuò Lexia -Perchè siete così stupiti dal fatto che si sia ferito?-
Fred la guardò stupito -Non hai capito bene allora, in tutti questi anni lui non ha mai subito una ferita in un combattimento, da sempre è stato capace di prevedere gli attacchi e di schivarli. In 12 anni che lo conosco questa è la prima volta che è stato ferito da altri-
-E' per questo che sei così preoccupato per lui?- chiese Lexia
-Già- rispose Fredrick -E' capitato molte volte ad ognuno di noi di finire in questo lettino, me è la prima volta che vediamo Mark così-
Improvvisamente Daniela fece irruzione nella stanza, aveva gli occhi lucidi e la faccia arrossata, dietro di lei entrò anche Sergio, visibilmente più calmo della moglie -Per l'Angelo! Cassie ci ha spiegato tutto, come sta? Sì è ripreso? Dei marchi stanno sparendo? Respira?-
-Daniela per favore stai esagerando- le disse Sergio toccandole la spalla con fare amorevole
-Non dirmi di calmarmi!- gli urlò contro lei
-Sta bene- disse Fred interrompendo il litigio sul nascere -Ci vorrà del tempo affinchè si riprenda bene, ma penso che nel tardo pomeriggio possa svegliarsi-
Daniela si mise le mani fra i capelli, poi si voltò e abbracciò il marito, il quale la circondò con le braccia.
-Fred sono le due di notte vai a letto è tardi- disse Sergio al ragazzo.
In risposta Fredrick fece di no con la testa e indicò una runa della veglia che si era tracciato sull'avambraccio -Io non mi muovo di qui- disse.
Daniela si staccò dal marito e si avvicinò a Fred -Riesci a sentirlo?-
-Qualcosa- rispose lui -Ho avuto un'ora in cui non lo sentivo per niente-
-Come sta? Riesci a comunicargli qualcosa?- chiese Daniela
-No- rispose lui ridendo -Io non riesco a dirgli nulla, posso solo sentirlo-
-Cosa senti ora?- Daniela continuava a fare domande, e Lexia era contenta di non essere l'unica curiosa nella stanza.
-Niente di importante, sta sognando ed è felice-
-Cosa sta sognando?- chiese nuovamente
-Dani ora credo tu stia esagerando- le disse Sergio
Daniela sbuffò allontanandosi da Fred -Sono solo in pensiero per lui, tutto qui-  voltandosi poi si accorse della presenza di Lexia -Che ci fai qua te?- le chiese
-Io.. Io..- balbettò la ragazza
-Stava tornando in camera e lo ha trovato svenuto in corridoio- concluse Fred -Poi sono arrivato io e l'abbiamo portato qua insieme a Cassie, ora lei è tornata in camera sua a dormire-
-Ah, bene- commentò Daniela prima di uscire dalla stanza
-Perdonatela ragazzi- disse Sergio -E' la prima volta da quando Mark è qui che lo vede così, è solo preoccupata- poi seguì la moglie fuori dall'infermeria, augurando prima la buonanotte ai ragazzi.
Nella stanza rimasero solo i due ragazzi, entrambi con gli occhi puntati su Mark. Qualche volta Lexia notava dei movimenti sotto le palpebre del ragazzo, seguiti poi da delle contrazioni muscolari.
-Sta sognando?- chiese a Fred
-Sì- rispose lui
-Cosa?-
Fred non rispose. La osservò e basta. Sapeva benissimo cosa stava sognando Mark, ma non sarebbe stato corretto rivelaro a qualcuno.
-Lo so- disse Lexia -Ho capito che non so come ma voi due riuscite a parlarvi telepaticamente-
Fredrick rise -Non è proprio così-
-Com'è allora?- chiese nuovamente infastidita. Era davvero difficile riuscire a far parlare Fred, ma lentamente ci stava riuscendo, cosa che non era riuscita a fare con Mark.
-Quante domande- commentò Fred, sbuffando come lui -Più o meno la nostra storia è la stessa, sangue sporco e bla bla bla- disse
-Ah- rispose lei
-A differenza sua però io riuscivo a sentire i pensieri delle persone, di tutti.-
-Deve essere una cosa fantastica- commentò lei
-Per niente- rispose lui -Ovunque andassi sentivo i pensieri di tutti, le loro voci che mi rimbombavano nella testa. Codici, segreti, odi. Sentivo tutto e non c'era riparo, ovunque io andassi le voci mi seguivano. Questo rischiò di portarmi alla pazzia, non capivo quali erano i miei pensieri e quali invece appartenevano agli altri.-
-Un giorno decisi di farla finita, i miei genitori mi portarono dai Fratelli Silenti per chiudermi la mente. Ci riuscirono e finalmente mi liberai dalla mia maledizione.-
-Non avrei mai immaginato, mi spiace- disse Lexia sentendosi stupida per il suo primo commento.
-Non sono doni, sono maledizioni che il cielo ha scagliato sulle famiglie che si sono macchiate del peccato della lussuria. "Perchè io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione"-
-Che cosa crudele- commentò Lexia
-Vivere non è facile- le rispose lui.
Lexia restò a ripensare alle parole del ragazzo, com'era possibile che, nonostante i Fratelli Silenti avessero chiuso la sua mente, riuscisse a sentire i pensieri di Mark?
-Se ti hanno tolto quella capacità come fai a sentire Mark lo stesso?- gli chiese, voleva sapere ogni cosa ora.
-Il rituale per diventare Parabatai- comiciò Fred -è un rituale antico e pieno di misteri. Quando l'abbiamo fatto io e Mark ci è successo qualcosa, c'è un legame particolare fra i Parabatai, ma questo legame è ancora più forte fra noi due. Nessuno sa spiegarsi il perchè, nessuno. Può darsi che sia per colpa del nostro sangue, ma nessuno lo sa con certezza, e sia io che Mark ci siamo rifiutati di farci fare dei test. Ci siamo rifiutati di diventare delle cavie.-
-Fattostà che, dopo il rituale, nella mia mente si è aperto un canale, solo uno che porta i pensieri di Mark a me. Ma non era come prima, i suoi pensieri nella mia testa avevano la sua voce. Io riuscivo a separare i miei pensieri dai suoi. Ormai sono talmente abituato alla sua presenza qui dentro- disse toccandosi la tempia con un dito -Che è diventato parte di me, non mi accorgo nemmeno della sua presenza. Nonostante ci siano suoi pensieri che non voglio sapere- aggiunse ridendo.
Lexia cominciò a ridere anche lei, finendo poi con lo sbadigliare.
-Vai a dormire Lexia- le consigliò Fredrick -Sei stanca e hai avuto una giornata movimentata, hai bisogno di riposarti.-
Lexia era troppo stanca e la sedia sulla quale sedeva era troppo scomoda per rifiutare il consiglio, così si congedò da Fred, il quale tornò a fissare l'amico.
Prima di chiudersi la porta alle spalle Lexia si voltò, vedendo Fredrick intento a tracciare un'altra Iratze sul collo dell'amico.

-Così Mark è mezzo morto-
-Ah-ah- rispose Gin continuando a sfogliare il libro che aveva in mano, standosene sdraiata sul letto.
Gin e Noah condividevano la stanza non per comodità, ma per spazio. Inizialmente avevano preso due stanze vicine, poi avevano abbattuto il muro che le separava (Sergio ringrazia ancora che non fosse un muro portante) e avevano creato un'unica stanza da condividere.
-Mi stai ascoltando!- urlò Noah a Gin.
-Ah-ah- rispose nuovamente lei.
Noah smise di accarezzare Liz e raccolse da terra una pallina da tennis, e la lanciò contro Gin, la quale si vide arrivare addosso anche Liz, convinta che volesse giocare.
-Cuccia!- urlò Gin lasciando cadere il libro ai piedi del letto-Ma che problemi hai!?- aggiunse rivolta a Noah.
-Ti sto parlando da dieci minuti e tu non mi stai minimamente ascoltando, come sempre!- rispose. Liz nel frattempo aveva recuperato la pallina e la masticava tutta contenta sul letto di Gin.
-Sì che ti stvo ascoltando!-  le rispose recuperando il libro -Mark è mezzo morto, e allora?-
-E allora!? Ma che razza di insensibile sei!- commentò acida Noah
-Ma abbi un po' di fiducia, non è la prima volta che qualcuno si fa male, e non sarà nemmeno l'unica, vedrai che Mark domani pomeriggio starà già meglio- 
Cassie fece irruzione nella stanza.
-Sono le due di notte, o la smettete di urlare o giuro su Raziel che le prossime a finire in infermeria sarete voi due, e non sarà per nulla una cosa piacevole!- urlò sbattendo poi la porta alle sue spalle una volta uscita.
-Secondo me- sussurrò Noah a Gin -Non è andata in porto oggi pomeriggio con Fred-
In risposta Gin cominciò a ridere buttandosi sul letto e affondando la testa nel cuscino. Dopo qualche secondo si addormentò e Noah rimase l'unica sveglia assieme a Liz. 
Stando bene attenta a non svegliare Gin (o Cass) uscì dalla stanza. Appena chiuse con cautela la porta qualcuno le venne addosso, facendola cadere.
-Fai attenzione- disse togliendosi di dosso il corpo di chi l'aveva fatta cadere.
-Lexia?- 
La ragazza che le era caduta addosso era proprio Lexia, i capelli in disordine e le guance rigate dalle lacrime.
-Va tutto bene?- le chiese Noah. Lexia scossè la testa e le passò il telefono che aveva in mano. Sullo schermo c'era un messaggio del padre di Lexia "L'accordo è fatto, sono fiero di te"
-Lexia ma cosa vuol dire?- chiese Noah, ma questa non rispose, prese il telefono dalle mani di Noah e lo scaraventò con violenza contro il muro, rompendolo e facendone cadere i pezzi a terra.
-Quel bastardo- disse con la voce tremante di rabbia -Come si permette di fare così-
Noah continuava a non capire -Di cosa stai parlando?-
Lexia si voltò verso di lei, gli occhi azzurri erano arrossati, e le guance erano completamente bagnate dalle lacrime. Senza rispondere, la ragazza afferrò Noah in un abbraccio e ricominciò a piangere rumorosamente.

L'Italia.
Magnus Bane si era sempre chiesto come avesse fatto un paese così nobile a cadere in rovina, ma in fondo a lui non importavano cose come la giustizia o la politica, era uno stregone, affascinato dal mondo mondano, ma aveva scoperto più volte a sue spese che era un mondo malvagio, ed era meglio starne fuori.
Quella mattina Magnus sfrecciava lungo le strade della campagna Toscana a bordo di una Lotus Elise giallo limone. Ma questa volta lo stregone non era lì per piacere, ma per lavoro. All'inizio era tentato di rifiutare l'incarico, era un periodo in cui le cose fra lui e Alec Lightwood andavano bene, e non avrebbe voluto separarsi da lui, penso mentre eseguiva una curva ad una velocità decisamente eccessiva, Magnus si stupì dell'incredibile tenuta della macchina anche in quelle condizioni.
Sul sedile accanto a lui c'era un fascicolo di carta, Magnus lo afferrò e lo aprì, all'interno c'era il suo incarico. Magnus doveva semplicemente prelevare un giovane fiorentino e portarlo all'Istituto di (non ricordava il nome al momento) in Lombardia, fine. Non era un incarico difficile, anzi. 
Lo stregone non ci mise molto a coprire la distanza che lo separava dalla casa dei signori, merito anche del potente motore della Lotus, e arrivò al cancello delle villa alle 10 in punto. Magnus scese dalla macchina e si avvicinò al campanello, una placca accanto al citofono aveva inciso Lightwell in corsivo con lettere dorate. A Magnus quel nome ricordava Alec, e per un momento fu colto da nostalgia. Lo stregone scosse la testa e suonò con decisione il campanello. Una voce distorta dall'apparecchio gli rispose -Si?-
-Sono Bane, sono stato contattato per...- cominciò lo stregone
Il cancello si aprì automaticamente -Prosegua fino alla villa con la sua vettura- disse la voce dal campanello.
Italiani, pensò Magnus, me li ricordavo molto più educati. Poi salì a bordo della sua Lotus e fece in modo di partire lasciando che le ruote spostassero più ghiaia possibile.
La villa verso la quale si stava dirigendo era uno spettacolo, il giardino era immenso ma spoglio, era un effetto voluto e questo Magnus lo sapeva, le famiglie ricche facevano qualsiasi cosa che potesse farti sentire miseramente piccolo. La villa di per se era tinta di un color ocra, leggermente rovinato dal tempo, che la faceva sembrare ancora più antica e importante, esattamente a metà di esse vi era l'ingresso. Un'enorme portone di legno posto esattamente davanti ad una fontana gotica. Magnus abbandonò la macchina accanto alla fontana e salì i gradini che lo separavano dalla porta. Un istante prima di arrivare all'ultimo gradino, la porta si aprì, rivelando un piccolo uomo vestito con uno smoking che gli fece segno di entrare, quando Magnus fu dentro gli chiuse la porta alle spalle e se ne andò, evidentemente il suo compito era finito lì. 
L'interno della villa era esattamente come Magnus se lo aspettava, un enorme sala dalla quale partivano speculari due scale per raggiungere il piano superiore, ed attaccato al soffitto uno sfarzoso lampadario di cristallo.
-No, non vogliamo metterci in mostra- sussurrò Magnus.
-Bane- urlò un uomo da sopra le scale -Bane, Bane, Bane..- continuò a ripetere mentre scendeva i gradini -La prego si accomodi pure, non faccia complimenti- aggiunse raggiungendo Magnus e stringendogli la mano con (troppo) vigore.
-Grazie- rispose Magnus -Ma preferirei fare alla svelta, non vorrei fermarmi troppo-
-Che efficienza, che serietà- commentò l'uomo -Proprio quello che mi avevano garantito-
Secondo Magnus quell'uomo era  troppo euforico per uno della sua età, dimostrava una cinquantina d'anni, i capelli erano palesemente tinti (ormai Magnus capiva al volo certe cose) di un nero troppo scuro, e parlava troppo, quest'ultima cosa a Magnus non piaceva.
-Immagino che lei sappia già dove deve portarlo?- chiese l'uomo
-Certo, all'istituto di Intra-
-Ispra- lo corresse -Pensavo le avessero dato un fascicolo con tutte le informazioni-
-Credo si siano dimenticati di recapitarmelo- mentì Magnus, non aveva avuto tempo di leggere tutto il fascicolo.
-Non c'è problema- rispose il padrone di casa -Ne ho una copia, potrà leggerla con calma mentre sorseggiamo un buon caffè- aggiunse prendendolo sotto braccio e trascinandolo lungo il corridoio.

Magnus stava sfogliando il fascicolo pagina per pagina, quando arrivò alla parte riguardante Ispra, saltò tutte le pagine con la storia locale ed arrivò subito all'elenco dei Nephilim dell'Istituto. A capo vi era un uomo, Sergio Goldwain, sposato con Daniela Goldwain, con loro vivevano cinque ragazzi, le sorelle Baygreen, Ginevra e Noah, Cassie Baywell, Fredrick Blackthorn, Mark Herondale. 
Lo stregone si fermò a rileggere l'ultima riga più volte. Blackthorn e Herondale, non sapeva che quelle famiglie avessero parenti in Italia.
-E quindi ora abbiamo solo sei puledri- concluse l'uomo seduto di fronte a Magnus riportandolo alla realtà. Magnus sorrise come risposta .
-Fra poco dovrebbe arrivare Enrico- disse nuovamente l'uomo.
E così fu, qualche minuto dopo un ragazzo entrò nella stanza, sbattendosi violentemente la porta alle spalle. Indossava una maglietta a maniche corte aderente, la quale faceva risaltare i muscoli del ragazzo. Le braccia erano piene di rune ma completamente prive di cicatrici. Dopo che gli occhi di Magnus ebbero indugiato sul fisico del ragazzo si permise di osservarne il volto. I capelli biondi erano ricci e lunghi, il ragazzo infatti dovette spostarli con la mano per scoprirsi gli occhi castani. Lo stregone rimase esterrefatto a guardare l'apparizione di quel ragazzo, così simile ad un angelo di Botticelli, scordandosi di Alec giusto per un istante.
-Padre- disse avvicinandosi ai due seduti al tavolo, ad ogni passo lasciava tracce di fango misto a terra sul pavimento candido -Quell'incompetente di Gabriele ha nuovamente ferrato male Zeus, caccialo- aggiunse arrabbiato.
Il padre lo ignorò -Enrico, sono lieto di presentarti il tuo compagno di viaggio nonchè sommo stregone di Brooklyn. Magnus Bane.- Lo stregone mosse una mano verso il ragazzo, scatenando uno scintillio azzurro dalle dita.
-Piacere- disse il ragazzo ricomponendosi.
-Partirete appena sarai pronto- disse il padre rivolto al ragazzo.
-Va bene- rispose -Giusto il tempo di una doccia e sarò pronto a partire- aggiunse voltandosi ed uscendo dalla stanza.
Quando furono nuovamente soli il padrone di casa riprese a parlare -All'inizio può sembrare distaccato, ma è un bravo ragazzo, passerete un viaggio piacevole-
-Ne sono convinto- rispose Magnus, mentre un sorriso malizioso gli si formava in faccia.
-Quel ragazzo non se ne rende conto, ma così facendo abbiamo fatto l'affare migliore per entrambe le nostre famiglie- aggiunse il padre.

Era una giornata stupenda, il sole brillava alto nel cielo e scaldava abbastanza da permettere a Mark di uscire tranquillamente per il paese solo con la maglietta.
-Adoro la primavera- disse la ragazza che lo teneva per mano -Anche io- rispose lui voltandosi e fissando Lexia negli occhi. La guardò con gli stessi occhi con cui l'aveva osservata la prima volta e non riuscì a trattenere un sorriso.
-Che c'è?- chiese lei ridendo e distogliendo lo sguardo dagli occhi di lui -Ho qualcosa in faccia?-
-No- rispose tranquillo lui, fermandosi e afferrandole entrambe le mani -Sei stupenda, come al solito- poi si abbassò verso di lei e la baciò dolcemente sulle labbra.
-Mi freghi ogni volta- disse lei una volta staccatasi da lui continuando a sorridere
-Anche tu- commentò lui -Con quel sorriso potresti farmi fare di tutto-
-A me basta solo che tu sia con me- rispose attaccandosi alla spalla di lui.
Mark la prese in spalla mentre lei rideva e chiedeva di metterlo giù ridendo.
La gente attorno a loro non poteva vedere la tenerezza dei due ragazzi, due rune dell'invisibilità erano chiaramente visibili sulle spalle dei due.
Mark continuò a camminare fino a raggiungere la spiaggia, e lasciò cadere dolcemente Lexia sulla sabbia. La ragazza fece scivolare Mark e si ritrovarono sdraiati ed abbracciati sulla spiaggia. Lei appoggiò la testa sul petto di lui e con un dito tracciava rune sulla sabbia dorata.
-E' stupendo- disse Mark passando una mano fra i capelli della ragazza.
-Sarebbe stupendo se fosse vero- commentò lei
-Come?- chiese Mark mettendosi a sedere sulla sabbia, la ragazza si volò verso di lui -Sappiamo entrambi che non è vero- gli rispose -Stai sognando, o meglio stai vedendo ciò che vorresti succedesse-
-Mi stai dicendo che ora come ora io voglio questo?- disse lui aprendo le braccia 
-No- rispose lei avvicinandosi a Mark -Tu vuoi me- aggiunse baciandolo.
Mark la allontanò e si alzò in piedi -Io non voglio questo- urlò a sè stesso -Io non sono così-
Il ragazzo si voltò e si trovò a guardare sè stesso -Mark- disse il suo riflesso -Sappiamo entrambi cosa vuoi in realtà- 
-Cosa vuoi tu!- disse afferrandolo per la maglietta -Io non voglio lei-
La copia lo colpì con un pugno -Idiota- gli disse ridendo -Sai benissimo cosa vuol dire-
-Cosa vuol dire cosa!?- urlò il vero Mark
-Cosa vuol dire questo!- il riflesso di Mark chiuse gli occhi e quando li riaprì l'iride era color turchese.
-Turchese..- commentò lui -Cosa significa?-
-Lo sai- rispose -Lo sappiamo tutti noi ormai-
-Tutti chi?- chiese nuovamente
-Tutti i tuoi amici tranne te!- disse ridendo -Mark, ti sei innamorato di lei-
La copia di Mark tremolò e sparì nel nulla ridendo, Mark provò ad afferrarlo, ma la copia gli sparì fra le mani lasciando Mark da solo sulla spiaggia.
In preda alla rabbia Mark urlò fino a farsi venire le lacrime agli occhi, poi si accasciò a terra e colpi il suolo con le nocche.
   
 
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