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Autore: Alexandra e Mac    18/01/2015    5 recensioni
Il Passato e il Futuro si mescolano in questo racconto che conclude la trilogia iniziata con Giochi del Destino. Per tutti coloro che hanno amato i personaggi storici da noi inventati.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Scritto nel Destino'
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Capitolo XLI

Mr. e Mrs. Rabb



"Che ti avevo detto, tesoro? Andy non avrebbe potuto scegliere che il meglio".

"Non gongolare troppo, mio caro. Questo io lo sapevo prima ancora di dirti che nostro figlio si era innamorato".

Fu con questo scambio di battute che i genitori di Andrew le si presentarono.

Stupita, Nicole sollevò lo sguardo verso l'uomo che ancora teneva la sua mano nella propria e lo vide alzare gli occhi al soffitto, come a voler dire che ci posso fare, questi sono i miei genitori e me li devo tenere. Ma il divertimento e la tenerezza che velavano la sua espressione esprimevano tutto l'amore e l'orgoglio che provava per loro.

Andrew le lasciò la mano per avvolgere la madre in un abbraccio dolcissimo e dare una pacca affettuosa sulla spalla del padre. Entrambi ricambiarono con altrettanto trasporto.

Nicole pensò che non aveva mai visto suo fratello salutare i loro genitori allo stesso modo, neppure quando era stato per un intero anno fuori casa per il consueto giro del mondo che, ciò che ancora rimaneva della nobiltà inglese, continuava a considerare un dovere e al tempo stesso un privilegio del figlio maschio non appena varcava la soglia dell'età adulta. Del resto, però, neppure lei aveva mai salutato i genitori con slanci genuini. Il suo desiderio di dare e ricevere affetto era stato stroncato da entrambi prima ancora che raggiungesse la pubertà con severe ramanzine sul contegno che una futura lady doveva mantenere. Nicole aveva riversato su cani e cavalli la propria tenerezza: a quanto sembrava, nell'alta società era più decoroso salutare con calore gli animali piuttosto che i propri familiari.

"Mamma, papà, lei è Nicole, per l'esattezza Lady Nicole Alexandra Montgomery Sinclair, contessa d'Harmòn e sorella dell'attuale duca di Kesington, la donna che voglio sposare".

Furono queste parole a riportarla alla realtà. Andrew non aveva usato mezzi termini nel presentarla, anche se sospettava che i genitori già conoscessero il suo nome per intero, nonché il titolo e persino il fatto che il figlio desiderasse sposarla.

"Nicole, loro sono i miei genitori, Harmon Rabb e Sarah Mackenzie" aggiunse poi. Nonostante l'importanza di quel momento, lei colse la strana assonanza tra i nomi dei genitori di Andrew con quelli dei suoi antenati, ma non fece in tempo a dire alcunché poiché i due coniugi americani si rivolsero a lei.

"Lady Nicole..." la appellarono e lei osservò che entrambi d’istinto avevano assunto una posizione più rigida nel salutarla, quasi a ricordare il mettersi sull'attenti dei soldati. All'improvviso ricordò ciò che Andrew le aveva detto dei suoi genitori e pensò che era probabile che fosse un gesto inconscio di rispetto, impresso in loro da anni di vita militare.

Si fece coraggio e avanzò di un passo, per salutarli a sua volta.

"Solo Nicole, per favore" disse porgendo ad entrambi la mano. "È per me un grande piacere conoscervi, signori Rabb. Prego, accomodatevi" aggiunse e indicò le poltrone alla loro destra. I due ospiti stavano per sedersi quando realizzò che lei e Andrew sarebbero dovuti restare in piedi, pertanto si affrettò a suggerire: "O forse è meglio che ci spostiamo in salotto...", rivelando in quel modo l'ansia che invano tentava di celare dietro una facciata di contegno aristocratico che le avevano inculcato fin dalla nascita.

Andrew sorrise: aveva imparato a conoscerla e sapeva cosa nascondeva quell'agitazione.

"Tranquilla, tesoro. Qui andrà benissimo" disse, mentre spostava la sedia accanto alle poltrone e la invitava ad usarla. Lui si appoggiò al bordo della scrivania con l'aria più naturale del mondo.

Nicole non tentò neppure di discutere il fatto che quella fosse casa sua e che spettava a lei decidere dove far accomodare i suoi ospiti. Si sedette e cercò di placare l'ansia. Ma, caspita, stava per conoscere i suoi probabili futuri suoceri... chiunque avrebbe avuto diritto di essere agitato, persino una nobildonna inglese!

"E così vi sposerete" esordì mrs. Rabb con la stessa naturalezza con cui avrebbe detto che stava bevendo un caffè.

"Non precipiterei le cose,  signora Rabb" disse Nicole, decisa, "vostro figlio mi ha mentito".

"Si riferisce al fatto che ha omesso di dire che in realtà è lo scrittore Alex Andrews?" si intromise mr. Rabb.

"Sì".

"La privacy per nostro figlio è sempre stata importante. Presentarsi con lo pseudonimo scelto per la sua professione l'avrebbe messa a repentaglio. Non dimentichi che lei è una fotografa e avrebbe potuto darlo in pasto ai media".

"Certo, lo capisco. Ma ha deliberatamente deciso di mentirmi anche quando ha saputo che ero l'esperta che avrebbe dovuto incontrare come scrittore...".

"Può condannare il desiderio di un uomo innamorato di essere scelto per se stesso e non per la sua notorietà?" chiese mrs. Rabb, puntando sul romanticismo.

"No, tuttavia..." si accinse a ribattere Nicole, ma fu fermata da Andrew.

"Adesso basta. Papà, mamma, ho piacere che peroriate la mia causa, ma non siamo in un aula di tribunale e Nicole non è una testimone da screditare. Mi avete ricordato quando mi facevate assistere alle prove per le vostre arringhe! So gestire io la faccenda del nostro matrimonio. Voi siete qui, oltre che per conoscere Nicole, per un altro motivo, se non ricordo male".

"Hai ragione, Andy. Perdonaci" disse mr. Rabb, con un sorriso disarmante. Lo stesso sorriso del figlio, pensò Nicole.

Nell'osservare a prima vista i suoi genitori, infatti, non era facile dire da chi dei due Andrew avesse preso. Tuttavia, ad uno sguardo più attento, si potevano cogliere le somiglianze: il sorriso e gli occhi chiari erano del padre, anche se in quelli di Andrew la sfumatura verde, appena accennata in mr. Rabb, diventava più evidente. Anche l'altezza e la corporatura atletica erano quelle del padre, sebbene Andrew fosse nell'insieme meno imponente. Mr. Rabb, infatti, anche a settant'anni suonati, era un uomo che non passava inosservato. Il colore dei capelli e il taglio degli occhi erano invece della madre, nonché la sfumatura ambrata della pelle. Il volto, però, era solo suo, così come la linea del naso. Ricordò che Andrew le aveva accennato alle antenate della madre: ad osservare la struttura del suo viso, era quasi sicura che egli dovesse ringraziare sia il sangue persiano sia quello cherokee per quei lineamenti maschi così interessanti.

Visto che nessuno parlava più, si risolse a chiedere:

"Quale altro motivo?".

E così, in breve, fu messa a conoscenza dell'incredibile storia che i genitori di Andrew erano venuti a raccontarle.

Seppe dell'incarico che, oltre trent'anni prima, li aveva messi sulle tracce del suo antenato francese, il Conte Andrè d'Harmòn, divenuto, a seguito della morte dello zio inglese,  Lord Thornthon, Duca di Lyndham. Scoprì anche che mr. e mrs. Rabb, a quei tempi non ancora sposati, avevano conosciuto anche un altro discendente diretto di Lady Sarah e del Duca di Lyndham, Lord Montagu, che doveva il proprio titolo proprio ai servigi che il Duca e la Duchessa avevano svolto per la regina Vittoria. Infine venne a sapere anche del ruolo che i suoi antenati avevano svolto alla corte asburgica.

"Mi state dicendo che il mio antenato ebbe a che fare addirittura con Francesco Giuseppe e con Elisabetta di Baviera?"

"Non solo vi ebbe a che fare, ma assieme a quella che poi sarebbe diventata sua moglie, salvò la vita all'amata consorte, e per questo ebbero l'amicizia dell'Imperatore e dell'Imperatrice per tutta la vita. Quest'ultimo particolare è quanto ci raccontò Lord Montagu, quando parlammo con lui" disse Harmon Rabb.

"Non hai trovato mai nulla in proposito durante le tue ricerche?" domandò Andrew.

"Ho trovato alcuni documenti che portano il sigillo della corte asburgica, ma non sono mai riuscita a spiegarmi il perché. Ci sono anche delle lettere indirizzate ad entrambi e firmate Elisabetta, ma la firma si limita al nome e non mi sono mai spinta a pensare che potesse essere addirittura l'imperatrice d'Austria" rispose lei, pensierosa.

"È probabile che non volesse che qualcuno venisse a sapere che era in corrispondenza con un'inglese e un francese... firmandosi solo col nome nessuno avrebbe potuto affermare che quelle missive fossero sue, tranne i diretti interessati" disse Andrew.

"O, più semplicemente, Elisabetta di Baviera era fatta cosi: si dice che fosse molto amabile con chi sapeva conquistarsi le sue simpatie e che trattava coloro i quali considerava amici con estrema familiarità. L'arciduchessa Sophia, madre dell'Imperatore, disapprovava questo suo atteggiamento, ma Sissi si ostinava a mantenerlo, forse per una forma di ribellione nei confronti della suocera invadente. Ad ogni modo, ora capisco il perché di quei secondi nomi..."

"A cosa si riferisce, Nicole" domandò incuriosita Sarah Mackenzie.

"Il duca e la duchessa ebbero quattro figli: Andrew Alexander..." rispose, e nel pronunciare quel nome rivolse lo sguardo verso l'uomo che amava; poi continuò:"due gemelli, Jane Elizabeth e Nicholas Joseph, e infine la mia antenata, Alexandra Nicole. Prima d'ora non ero mai riuscita a spiegarmi il perché di quei due nomi, soprattutto di Joseph, un nome né inglese, né francese, almeno non nella forma in cui è stato ufficializzato, ma alla luce di quanto mi avete detto, è tutto più chiaro: di certo  Elizabeth e Joseph sono in onore dell'Imperatore Franz Joseph e della sua consorte, Elisabetta. Ora non mi resta che capire l'origine dell'altro nome, Alexander -o Alexandra-, che ricorre nella famiglia a partire proprio dai figli del Duca e della Duchessa...".

"Credo che qui possano esserci le risposte a questa domanda..." disse mrs. Rabb, porgendole un quadernetto in pelle dall'aspetto molto familiare, che aveva estratto dalla borsa.

"Non ci posso credere..." mormorò Nicole con le lacrime agli occhi, prendendolo.

Sarah e Harmon Rabb si guardarono, compiaciuti: c'erano voluti più di trent'anni, ma alla fine erano riusciti a consegnare ad uno dei legittimi eredi l'antico diario che avevano ritrovato.

 

  
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