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Autore: Malefica5    18/01/2015    1 recensioni
A Valoran c'è chi vive con la morte nel cuore e chi continua ad esistere nonostante sia già passato a miglior vita da tempo. I terribili abitanti delle Isole Ombra portano con loro storie di sangue e di dolore, chi dice di aver visto un non-morto e di essere sopravvissuto è spesso un cialtrone.
Loro erano l'unico barlume di speranza, l'unico baluardo di resistenza della Vita contro la Morte, il solo appiglio per coloro che venivano tormentati dal male.
Erano portatori di luce, erano portatori di pace, erano portatori di purezza.
Erano i Purificatori.
Due cuori in uno solo.
Lucian e Senna.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Lucian, Sorpresa, Thresh
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Stavano perdendo.
Kalista era abile nel mandare a segno le sue lance dirette sia sui minion, sia su Lucian e, allo stesso tempo, riusciva facilmente a evitare i contrattacchi grazie alla rapidità dei suoi balzi. Aiutata dalla falce di Thresh, che rimaneva temibile nonostante i suoi poteri fossero ridotti al di fuori delle Isole Ombra e attenuati ulteriormente dalle leggi della Lega così come quelli di molti altri Campioni, riusciva a vincere facilmente ogni duello infliggendo sempre danni più ingenti di quanto non facessero gli avversari. Nami si impegnava con tutta se stessa cercando al contempo di ferire i nemici e curare Lucian grazie al potere unico che possedeva nel manipolare l’elemento dell’acqua, ma ogni suo sforzo sembrava non essere abbastanza.
Il suo AD Carry, per qualche motivo, non riusciva ad essere efficace, sembrava deconcentrato, distratto e continuava a commettere errori stupidi o ad agire in ritardo. Non avrebbero mai vinto in quel modo.
La tensione era alle stelle ed entrambi la percepivano chiaramente: dovevano proteggere la torre, impedire che cadesse dando ampio vantaggio alla Squadra Rossa, ma Lucian cominciava a perdere la pazienza. Lei ebbe paura che stesse per commettere qualche azione avventata: «Dobbiamo tornare in base, non possiamo continuare così!»
Il suo compagno sembrò contrariato, specialmente quando Thresh e Kalista risero per prendersi gioco di loro e dovette trattenere la rabbia digrignando i denti, ma con un cenno secco concordò con il Support. Per fortuna era un valido guerriero e sapeva valutare la situazione con freddezza, mettendo da parte l’orgoglio. I due, quindi, lasciarono i loro minion a fronteggiare da soli i non-morti e tornarono in fretta a recuperare le energie nella loro base. Le ferite guarirono velocemente, ma non sarebbero riusciti a passare in vantaggio senza un buon piano. Pensando a cosa potessero fare, Lucian si avviò subito verso la Corsia, ma qualcosa lo trattene. Questa volta era stata Nami ad averlo afferrato per il polso e adesso sul suo viso era dipinta un’espressione arrabbiata del tutto inusuale per la creatura marina, tanto da farlo rimanere interdetto.
«Cosa stai facendo?! Vuoi forse perdere?!»
Stava per subire una ramanzina dal suo Support? Questo pensiero lo lasciò a metà fra il perplesso e l’indignato, ma Nami sembrava sorpresa come lui per il suo stesso comportamento. Il suo tono tornò calmo e comprensivo quando riprese a parlare.
«Non ti ho mai visto così… E’ successo qualcosa? Non ti stai impegnando al cento per cento e non capisco perché… Non puoi farti vedere in queste condizioni da Thresh!»
Lucian sapeva che i colleghi fossero informati dei suoi trascorsi con il non-morto, gli stessi interessati si scambiavano spesso eloquenti frasi di sfida quando si incontravano, non era un segreto. Tuttavia, sentirsi sbattere in faccia il proprio passato da qualcuno che non lo conosceva affatto gli procurò un dolore sordo e lo fece infuriare. Che diavolo ne sapeva lei?!
«Quello che mi succede riguarda solo me. Smettiamola di perdere tempo».
Si liberò dalla presa femminile che non oppose resistenza e tornò sui suoi passi. Nami non replicò niente e la sua espressione afflitta non poteva essere in alcun modo notata dall’altro, per nulla intenzionato a voltarsi.
Quando riacquisirono le loro posizioni, la torre sembrava rimasta in piedi per miracolo: bastavano ancora pochi attacchi e sarebbe crollata sancendo definitivamente la loro sconfitta.
Lucian, ripensando alle parole di Nami, si decise che aveva ragione: non poteva permettere a Thresh di mantenere quel suo solito ghigno soddisfatto, non senza tentare il tutto per tutto.
Con uno scatto repentino si portò in mezzo ai minion alleati e da una pistola partì un raggio che andò a colpire facilmente Kalista, colta di sorpresa. Subito dopo, un doppio proiettile di luce si liberò dalle sue armi, andando anch’esso a segno.
L’azione sarebbe stata vantaggiosa se Lucian non avesse lasciato troppo indietro il suo Support, che non possedeva la sua stessa rapidità, e adesso non si ritrovasse senza difese in balia dei due non-morti.
La lancia fantasma lo colpì al petto, seguita a ruota da una seconda: Kalista non era rimasta a subire passivamente e adesso era giunto il momento del contrattacco. Le sue armi erano particolari: provocavano dolore ma non causavano ferite, almeno fino a quando non scomparivano o non decideva di…estrarle. E fu proprio quello che successe: serrando il pugno le lance guidate da una forza invisibile uscirono dal petto dell’uomo per poi scomparire, lasciando uno squarcio sanguinolento là dove erano state infilzate. Un rivolo rosso vivo scese dalle labbra del ferito, che venne subito investito in pieno da un fascio di energia spiritica. In quel mentre Nami giunse in suo soccorso: una scia di gocce cristalline si liberò dallo scettro, rimbalzò su di lui per poi scagliarsi contro Kalista. I poteri della donna-pesce erano strabilianti: la sua acqua sembrava incorporea quando colpiva gli alleati, una sensazione fresca li avvolgeva e rigenerava senza tuttavia bagnarli, mentre diventava ustionante quando si riversava sui nemici. Il suo intervento permise a Lucian di riprendersi in parte dal dolore e distrasse Kalista per un istante, ma anche Thresh aveva deciso di entrare in azione. La falce calò su Lucian senza che lui potesse schivarla e gli si agganciò al fianco causandogli un taglio profondo e un dolore acuto. L’essere non perse tempo e lo trascinò verso di sé con uno strattone, liberandolo subito dopo dalla lama affilata solo per scagliargliela di nuovo contro: questa volta una sferzata alle caviglie gli causò la perdita dell’equilibrio e lo fece cadere sull’erba dell’Arena. Thresh lanciò la lanterna verso Kalista e lei, afferrandola, venne attirata al fianco del suo Support, pronta ad accanirsi sul bersaglio finito a terra. Lucian si mise in ginocchio e sollevò le sue armi deciso a vendere cara la pelle, quando un’enorme bolla d’acqua avvolse Kalista e la costrinse a rimanere con il braccio piegato e la lancia sospesa a mezz’aria, impossibilitata a scagliare il colpo mortale. Lucian sapeva che era il momento di reagire: si alzò in piedi e cominciò a sparare quanti più colpi potesse contro la nemica immobilizzata, cercando allo stesso tempo di allontanarsi dai due avversari. Nami gli aveva salvato la vita per l’ennesima volta e non avrebbe gettato alle ortiche quell’occasione. Ad un tratto la bolla esplose e ne affiorò una Kalista più inferocita che mai.
«SMETTERAI DI METTERMI I BASTONI TRA LE RUOTE, DANNATO PESCE!»
 Thresh aveva già preso di mira il suo bersaglio per la seconda volta, ma Lucian schivò la falce con un salto e si lanciò verso la non-morta che, piena di collera, si stava già avventando su Nami, tuttavia non riuscì a raggiungerla. Una forza sconosciuta sembrò schiacciarlo a terra per impedirgli di muoversi: l’Evocatore che controllava Thresh aveva deciso di usare sull’avversario l’incantesimo Sfinimento, che rallentava i movimenti e rendeva più deboli gli attacchi, vedendo il suo Tiratore in una posizione troppo vulnerabile. Kalista stava già afferrando la sirena per il collo con le sue dita artigliate e la teneva sospesa a qualche centimetro da terra, vomitandole addosso i peggiori improperi che le venissero in mente. La compagna non poteva liberarsi: la forza dei non-morti era superiore a quella dai vivi, sarebbe morta soffocata se lui non avesse fatto qualcosa per salvarla. L’uomo impiegò tutta la sua determinazione per opporsi a quell’anomala forza di gravità e riuscì infine a sollevare una pistola per sparare verso Kalista. Il proiettile non era potente ma centrò il braccio teso dello spettro il quale, per il dolore, lasciò la presa sulla preda che stramazzò a terra, ansimante ma viva, anche se il pericolo non era ancora scongiurato del tutto.
Lucian doveva raggiungerla e portarla in salvo finché non si fosse ripresa o gli sforzi fatti fino a quel momento sarebbero stati vani. Quando l’effetto di Sfinimento svanì, era già pronto per correre da lei, ma si ritrovò d’un tratto rinchiuso in una prigione a forma di pentagono le cui pareti erano trasparenti come lastre di vetro e impalpabili come l’aria. Sapeva bene di cosa si trattasse: Thresh aveva fatto ricorso alla sua abilità più potente, la sua Finale: se avesse cercato di attraversare quelle barriere, Lucian avrebbe subito danni e sarebbe stato colpito da un effetto di rallentamento simile a quello appena terminato. Non sarebbe riuscito in nessun modo a raggiungere Nami, diventando allo stesso tempo una facile preda per i nemici. Lanciò uno sguardo disperato al suo Support che stava puntando i gomiti a terra per rialzarsi mentre Kalista tornava a sollevare la lancia per calarla su di lei: non sapeva cosa fare. Lo sguardo della sirena incrociò per un secondo quello del suo Carry, decifrandone con facilità le indecisioni. Come in risposta alla sua muta domanda scosse violentemente la testa e sollevò il busto per far fronte al colpo che stava per subire.
Lucian sfogò la frustrazione della sua impotenza in un ruggito dei rabbia e si rivolse verso il suo carceriere, l’unico bersaglio che potesse raggiungere senza oltrepassare la barriera.
«Preparati, ti ammazzerò per la seconda volta!»
Thresh sembrò divertito come al solito.
«Suvvia, Lucian, non ti alterare! Sai bene che quando ero in vita facevo il secondino… E’ difficile perdere le vecchie abitudini!»
L’uomo non aveva intenzione di stare a sentire certe provocazioni, per cui non perse tempo ad ascoltarle: lasciò partire un proiettile che esplose assumendo la forma di una stella a quattro punte quando entrò a contatto con Thresh e parte della luce causata dall’esplosione rimase sorprendentemente addosso all’essere sottoforma di riflessi iridescenti. Questo effetto permise a Lucian di lanciarsi verso il suo bersaglio con velocità superiore a quella abituale arrivandogli addosso in un attimo e, con il manico della pistola, tentò di colpire il volto ossuto imprimendo tutta la forza che aveva in corpo. Ma, con stupore, non si verificò nessun urto e il suo assalto andò completamente a vuoto: Thresh sembrava improvvisamente svanito nel nulla.
Lucian capì subito cosa potesse essere successo e si voltò verso Kalista. Lo spettro era rivolto verso di lui e lo guardava con un sorriso malefico, ai suoi piedi Nami giaceva priva di coscienza in una pozza di sangue. Non poté fare nulla: Thresh decise di attivare nuovamente la Finale dell’alleata per ricomparire senza preavviso di fronte a lui, lo caricò e lo fece sbalzare via con una spallata per poi catturarlo di nuovo con la sua falce in una morsa letale.
Ormai non aveva più scampo, le possibilità di sopravvivenza con Nami fuori combattimento erano praticamente nulle. L’incantesimo Guarigione scagliato dal suo Evocatore servì solo a impedire al primo assalto di Kalista di essere fatale, ma non lo avrebbe tenuto vivo a lungo.
«Ci vediamo, salutami Senna!»
Thresh lo stava deridendo ancora e lui non aveva più la possibilità di rispondere sullo stesso tono dell’odiato mostro. Non avrebbe neppure raggiunto la moglie: le morti nella Landa erano infinite e mai definitive all’interno di quello strano gioco oltremodo sadico.
Non c’era nessuna gioia per lui, solo la consapevolezza di non essere stato in grado di fronteggiare il suo avversario.
Kalista era pronta a lanciare il suo secondo attacco e lui tese di fronte a sé le sue pistole: in ogni caso avrebbe lottato sino alla fine, era l’unica soddisfazione che gli poteva rimanere.
«ONDE DELL’OCEANO!»
Lo tsunami che travolse i due non-morti sommergendoli e scagliandoli lontano era alto diversi metri, impetuoso e abbastanza ampio da essere difficile da evitare, anche se fosse stato visto in tempo.  Lucian si trovò improvvisamente libero e si voltò verso la direzione da cui proveniva.
Vide Nami che si era rialzata, aveva ripreso possesso del suo scettro e che, nonostante le gravi condizioni in cui versava, era riuscita a lanciare la sua abilità più potente salvandolo e dandogli la possibilità di ribaltare la situazione. La luce che brillava nei suoi occhi gli fece capire che stava facendo sul serio: roteò lo scettro e un nuovo getto d’acqua partì verso Kalista, rimbalzò sul suo AD Carry e quindi su Thresh, sortendo il solito effetto di indebolire i nemici e curare gli alleati. Poi anche Kalista venne schiacciata a terra dall’incantesimo Sfinimento, questa volta azionato dell’Evocatore di Nami. La sirena aveva messo tutta se stessa in quello sforzo disperato di ribaltare la situazione in cui si trovavano, Lucian capì che non c’era momento migliore per contrattaccare e lo colse al volo, animato da nuova speranza.
« FINISCE QUI!»
Una tempesta di proiettili di luce che sembrava non avere fine investì in pieno Kalista senza lasciarle scampo: ogni suo tentativo di fuga venne impedito da una nuova bolla di Nami che la centrò in pieno, immobilizzandola. Quando lo spettro cadde a terra sconfitto, la furia di Lucian si riversò sul suo Support: non lo avrebbe lasciato scappare per nulla al mondo.
Thresh sembrava fuori di sé dalla collera: quella sciocca bestia marina gli aveva rovinato tutti i piani, ma avrebbe trascinato almeno lei con sé!
Nonostante fosse incalzato dai colpi di Lucian, lanciò la falce contro il bersaglio più debole e provato: «Anche stavolta qualcuno sarà costretto a sacrificarsi per te!».
La risata spettrale e folle stava già rimbombando nelle orecchie di Lucian, quando si accorse delle macabre intenzioni dell’avversario.
Assistere a quella scena lo paralizzò mentre riviveva nella sua mente il giorno in cui la moglie era morta per salvarlo.
«SENNA!»
Lucian sembrava in preda al delirio: di fronte a lui l’unica donna che avesse mai amato cadeva a terra esanime per l’ennesima volta, con la falce di Thresh conficcata nel petto, così come capitava sempre nei suoi incubi. Lui si strappava la picca dal ventre incurante del dolore e andava a prendere la sposa esanime tra le braccia, incapace di dire alcunché, congelato, terrorizzato.
Ricordava bene come gli occhi di lei fossero umidi, anche se le labbra sorridevano.
«Grazie per essere stato al mio fianco. Devi continuare a vivere».
Gli aveva detto queste parole prima che le palpebre si chiudessero sui lumi marroni e il suo ultimo respiro si condensasse in una nebbia che dette forma alla proiezione traslucida della sua anima. Le labbra femminili si erano mosse appena per scandire le parole “Ti amo” e “Addio”, poi la lanterna di Thresh l’aveva risucchiata, facendo sparire ogni traccia di lei. A nulla erano servite le grida di disperazione e le lacrime causate da un dolore spirituale ben superiore a quello fisico, ma in quel momento lui non aveva neppure la forza per sollevare un’arma, come avrebbe potuto continuare a vivere nelle condizioni in cui versava? Come avrebbe anche solo potuto pensare di poter esistere privato della sua parte migliore? L’avrebbe certamente raggiunta nel posto in cui ella si trovava, quello era l’unico suo desiderio.
Ma in qualche modo non venne esaudito.
L’unica altra cosa che si ricordava di quella notte nefasta, era solo l’oscurità fredda e profonda in cui era sprofondato.
Adesso, però, lui era lì. Le sue forze erano allo stremo, ma era ancora cosciente e in grado di combattere, sebbene qualsiasi cosa volesse tentare sarebbe stata una lotta contro il tempo e contro le sue capacità. Tuttavia non poteva lasciare che Nami morisse così: non lo meritava. Riconosceva perfettamente che, senza il suo sostegno, lui non sarebbe riuscito a concludere nulla di positivo.
Aveva creduto in lui sino alla fine ed era certo che sarebbe perita volentieri, consapevole di aver comunque fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità per proteggere il suo Tiratore.
Ora era il turno di Lucian di dimostrarle la sua riconoscenza. Grazie all’Incantesimo dell’Evocatore Flash, si teletrasportò di fronte al suo Support e, incrociati gli avambracci di fronte a lui, si apprestò a parare il colpo. La falce penetrò a fondo nella carne fino ad intaccare le ossa che non vennero spezzate per miracolo e l’azione sembrò andare a buon fine.
Sulle sue labbra comparve un sorriso soddisfatto quando si accorse dell’espressione esterrefatta del suo acerrimo nemico: in fondo anche lui sapeva bene quanto fosse raro che un AD Carry mettesse a repentaglio la sua vita per salvare un Support. Lui, poi, non aveva mai fatto nulla di simile finora.
Con uno strattone, estrasse un braccio dalla falce e rinfoderò la pistola che teneva per lasciare libera la mano e afferrare la lama in modo da liberarsi completamente. Arrotolò la catena di ossa attorno all’arto che non reggeva l’arma e la tirò verso di sé, facendo sbilanciare l’ex-secondino, poi puntò la pistola con incisa sopra la “S” alla sua fronte.
In quel momento sentì un tocco sulla schiena e tre piccole bolle d’acqua cominciarono a girare attorno a lui: avrebbero potenziato i suoi attacchi e sapeva bene chi le aveva fatte apparire.
Si girò verso Nami e scorse nei grandi occhi ambrati tutta la fiducia e la gratitudine che la paladina del popolo dei Marei riponeva in lui. Lei annuì, così lui tornò a concentrarsi sul suo avversario, la pistola cominciò a brillare mentre canalizzava la potenza ancestrale che scorreva in essa:
«Questa è pietà».





La battaglia era finita e avevano vinto. Nell’anticamera dell’arena tutti gli alleati si stavano complimentando con Lucian, che era stato fondamentale nei momenti più delicati, nonostante l’inizio incerto. Tuttavia solo Fizz, che aveva notato qualche  buona azione di Nami dei combattimenti in gruppo, rivolse un paio di commenti positivi anche a lei. L’ultimo Purificatore sapeva bene che ciò non era giusto, che se non ci fosse stata lei probabilmente avrebbero perso.
Sapeva che sarebbe dovuto andare a dirle qualcosa, ma non riusciva a trovare il momento giusto, per cui alla fine si rassegnò.
Quando andò nel suo camerino a cambiarsi non si sentiva per niente in pace con se stesso. Dopo esserne uscito, trovò con sorpresa la Marai a pochi metri di distanza ferma nell’atrio, che parlava con il suo simile. Colse involontariamente solo pochi stralci di conversazione.
«…Certo, verrò molto volentieri!»
«Perfetto Miss, allora a più tardi» l’anfibio dimostrò di aver appreso bene le usanze umane, infatti si prodigò in un baciamano e in un solenne inchino prima di dirigersi verso il portone che conduceva all’esterno, dileguandosi dietro di esso.
Il rossore sulle guance di Nami voleva lasciare intendere che i due si erano appena dati un appuntamento romantico? In quel caso, era stato decisamente scortese soffermarsi ad ascoltare.
In quel mentre Nami si girò e, scorgendo Lucian, le sue gote si imporporarono ancora di più.
«Non era mia intenzione origliare, io… Mi trovavo qui per caso, credimi» Le scuse che cercò di accampare l’uomo dalla pelle del colore dell’ebano erano un po’ impacciate.
«Non ti preoccupare» Nami tagliò con un colpo secco l’argomento «E’ stata una bella partita, vero? Io… Volevo ringraziarti per avermi slavata e poi anche scusarmi per quello che ti ho detto prima, mi sono intromessa in affari che non mi riguardavano, mi dispiace…»
L’espressione della sirena era sinceramente affranta e i suoi occhioni tristi avrebbero mosso a compassione persino il Signore del Vuoto.
Ma a Lucian tutto quel tormento non sembrò altro che l’ennesima ingiustizia.
«Non devi scusarti, sono io a doverti ringraziare. Senza le tue parole e il tuo sostegno non sarei riuscito a concludere nulla oggi… Ti stavo cercando per dirti questo» prese una pausa, intanto Nami lo guardava a bocca spalancata, senza credere alle sue orecchie. Un uomo così taciturno e orgoglioso che esprimeva gratitudine nei suoi confronti le sembrava più un’allucinazione che la realtà. Lui riprese a parlare, sembrava più serio: «Mi hai chiesto cosa mi fosse successo. Oggi sarebbe stato il nostro anniversario. Mi sono lasciato sopraffare dai ricordi e non mi sono impegnato al massimo, spero di non farti assistere mai più ad uno spettacolo così penoso» parlava con una fredda e inespressiva calma, sebbene non avesse mai trattato con nessuno della sua vita privata, non di persona, almeno.
Nami sembrò indecisa, divisa fra la curiosità di sapere di più su quello strano umano e la paura che indagare ancora sarebbe costato il suo silenzio definitivo.
«Prima… Mi hai chiamata Senna…»
«Sì, era il nome di mia moglie. E’ morta molto tempo fa» si limitò a constatare, ma il suo pensiero rischiò di perdersi nuovamente in momenti e sensazioni lontane dal presente, che si confondevano con i sogni «Perdonami».
Ma Nami sembrava tutt’altro che offesa e i suoi occhi cominciavano a diventare umidi.
«Mi… Mi dispiace…» lei si strinse nelle braccia, come colpita da un’ondata di sconforto  «È così doloroso… Si percepisce chiaramente quanto tu l’abbia amata» sembrava sull’orlo del pianto e tutta quella commozione e quelle parole toccarono sinceramente il cuore di Lucian, ma non sapeva cosa dirle per calmarla. Stava veramente così male per qualcuno che neppure conosceva?
Lei parve trovare da sola un modo per uscire dalla tristezza a cui l’aveva condotta la sua empatia innata e afferrò con dolcezza un braccio di Lucian con entrambe le mani.
«Non devi tormentarti. Avere un marito tanto affezionato non è cosa da tutti i giorni e sono certa che lei sapesse quanto fosse fortunata. Tu non hai niente da rimproverarti». Gli sorrise anche se non sapeva quale sarebbe stata la reazione dell’altro a un simile gesto di incoraggiamento, infatti lo vide piuttosto spiazzato e temette che la situazione sarebbe precipitata da un momento all’altro.
Lui rimase a guardarla inebetito per diversi secondi: sarebbe stato difficile stabilire chi dei due fosse il pesce in quel momento. Senna era rimasta al centro dei suoi pensieri per anni dopo la sua morte e lei pensava che l’infinito dolore provato giorno dopo giorno fosse un merito? Non solo, era come se con la sua voce cristallina lo stesse assolvendo da ciò che considerava il suo peccato più grande, quello di non essere riuscito a salvarla. Ovvio, i due erano consapevoli dei pericoli in cui potevano incorrere nelle loro missioni, ma lei si era sacrificata per lui, era morta al posto suo.
Perché lui era sopravvissuto?
Forse solo per portare a compimento il loro vero giuramento, quello di far scomparire ogni non-morto dalla faccia della terra.
O forse… Forse no?
Il sorriso che Senna gli aveva rivolto durante gli ultimi istanti di vita riaffiorò fra i suoi ricordi.
Lei aveva lasciato questo mondo felice.
Questa rivelazione fu come un fulmine a ciel sereno che rischiarò il caos dei suoi sentimenti.
Si era spenta combattendo, nel tentativo di vendicare i propri genitori, salvando la vita del suo amato e senza rimorso alcuno.
Era questa la verità?
Avrebbe dovuto cessare di tormentarsi?
In fondo Nami sapeva veramente poco del suo passato, probabilmente aveva appreso qualcosa dalle voci che circolavano e aveva azzardato una frase d’incoraggiamento nata dalla compassione. Probabilmente la stava facendo troppo facile, ma la sua voce era sincera e non sembrava affatto che volesse farsi beffe di lui.
Guardò la sirena che ormai stava perdendo le speranze di ottenere una risposta e si liberò dalla dolce presa. Subito vide spegnersi le iridi ambrate e un’ombra calò sul suo viso. Lei aprì la bocca, probabilmente per scusarsi di nuovo per essersi intromessa in affari altrui, ma Lucian la precedette: «Sono delle belle parole, ti ringrazio».
L’uomo piegò il braccio per portarselo al petto e strofinarlo con l’altra mano, ma il contatto che ottenne fu deludente, ben diverso da quello appena rifiutato.
Lei sembrò rincuorata a metà: forse le aveva parlato in quei termini solo per chiudere la conversazione. Prendendo il coraggio a due mani si azzardò a chiedergli: «Senti… Io e Fizz stasera andiamo alla Locanda dell’Impiccato a festeggiare per la vittoria di oggi, vuoi venire anche tu? Ci farebbe molto piacere».
Lucian sembrò sorpreso: «Pensavo che… Non sarò di troppo?» Cercò di rimediare allo strafalcione, ma ci riuscì male poiché aveva praticamente ammesso di averli spiati.
Lei arrossì «Certo che no! Gli altri erano impegnati, per questo eravamo solo noi due…»
Ma era veramente così? Lucian non era certo abituato a frequentare locali o a cimentarsi in attività come la socializzazione, soprattutto se c’era la poco allettante aspettativa di fare il terzo incomodo, ma qualcosa gli fece venire voglia di tentare: «Sai, sono curioso di sapere cosa bevono quelli come voi…». Nami sembrò decisamente soddisfatta dalla risposta «Lo scoprirai stasera! Ci troviamo alle sette!» Detto questo si girò e tornò sui suoi passi (o, meglio, sulle sue pinne) e scomparve dietro il portone prima che Lucian potesse farle notare di non avere ancora ufficialmente accettato l’invito.
Il Tiratore noto fra i Campioni della Lega come “il burbero asociale” scosse la testa e rimase ancora a guardare la porta chiusa per qualche secondo.
Era da tanto che non sorrideva così.

***


Alle prime luci dell’alba un anziano pescatore trovò un uomo di colore dagli indumenti stracciati e macchiati di sangue riverso sulla spiaggia di un paesino sperduto a nord-ovest di Demacia, le onde continuavano a lambirgli le gambe con il loro ritmo ripetitivo. Aveva tutta l’aria di essere morto e accanto a lui giacevano due curiose pistole. Il vecchio, dopo aver verificato che il cuore dello sconosciuto battesse ancora e che sul corpo, come per miracolo, non ci fosse alcuna traccia delle ferite che sospettava avesse, corse a chiamare aiuto.
Nelle orecchie sorde dell’uomo svenuto riecheggiava una sola frase:
“Devi continuare a vivere”

In lontananza, risuonava l’arcano canto di una sirena.





Salve gente!
Spero che vi sia piaciuta questa seconda parte! Il combattimento nelle Landa mi ha impegnata molto e ho tentato di renderlo al meglio, descrivendo le abilità dei personaggi nel modo migliore che potessi, ma cercando di lasciare una naturalezza necessaria per un combattimento verosimile. Insomma, non ho tenuto conto  molto di cooldown o cose tecniche per rendere il tutto più naturale e i personaggi fanno anche mosse che non vengono contemplate nel gioco perché sarebbe risultato tutto troppo meccanico e monotono.
Vi starete chiedendo perché ho scelto Nami come perno un po’ di tutta questa storia e non Leona, Sona, Soraka, Zyra, ecc.
Ebbene, è presto detto.
Perché Nami è BELLISSIMA! MUAHAHAHAH!
Okok, in realtà è solo il mio main support e ce la vedevo bene con Lucian, tutto qui.
Spero che questa mia versione del passato di Lucian sia stata di vostro gradimento, comunque sarò felice se mi scriverete le vostre impressioni!
Se vi è piaciuto, forse potrei scrivere qualcos’altro su League of Legends per esercitarmi con la scrittura, per cui potete suggerirmi qualche personaggio su cui vorreste leggere qualcosa!
Grazie della lettura!
Cya!

  
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