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Autore: Shadow writer    18/01/2015    2 recensioni
Fuggo oltre il locale con la musica a palla, fuggo sulle strade buie, fuggo nel vento gelido della notte.
Fuggo dagli altri, dai loro giudizi, fuggo da me stessa e da ciò che provoco.
Corro, con le ali ai piedi, per le strade deserte.
Anzi, ai piedi, ho il vento. Vento che mi spinge, che mi solleva, che obbedisce ai miei ordini come se fossi la sua padrona assoluta.
Faccio un balzo e l'aria mi spinge in alto, oltre le cime degli alberi. M'innalzo contro il cielo nero bagnato di stelle.
Apro le braccia, stringo l'orizzonte tra le mani. Inspiro il freddo della notte e tutti i suoi sapori.
Potente, ecco quello che sono.
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Trasferirsi in un nuovo continente è di certo una cosa grandiosa, ma non mi sarei mai aspettata il genio ribelle, il vecchio misterioso, il giocatore di football, una ragazza che sarebbe diventata come una sorella per me, ma soprattuto qualcosa di molto, mollto più grande di me.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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_Dove cado nei guai
 
«Simon Cox in avvicinamento» bisbiglia Clare guardando oltre le mie spalle.
Sbuffo e fingo di continuare a mangiare il mio pranzo schifoso gentilmente offerto dalla mensa della scuola.
«Le altre ragazze si volterebbero per saltargli addosso» commenta Clare con un tono divertito.
«Le altre ragazze non si sono fatte baciare da lui e poi sono scappate come in preda ad un attacco di schizofrenia» replico, ma anche io non riesco a trattenere un sorriso.
«Luna!» esclama una voce alle mie spalle.
Mi volto e quando vedo Simon fingo un'espressione stupita che farebbe invidia solo all'abilità recitativa di un bambino costretto a partecipare alla recita scolastica.
«Oh, ciao!» saluto sempre con la mia pessima nonchalance.
Lui prende posto al mio fianco, ignorando Clare, che a sua volta finge di ignorarlo.
«Volevo chiederti una cosa molto importante» annuncia con un sorriso tronfio sul volto.
«Dimmi» lo incito, anche se il mio cuore accelera involontariamente.
«Vuoi venire al ballo d'inverno con me?»
L'espressione che mi si forma sul volto dev'essere terrificante, perché Simon rimane interdetto.
Mi volto verso Clare: «C'è un ballo d'inverno?»
«Evidentemente» risponde lei, soffocando le risa.
Ritorno a guardare Simon che attende impaziente.
«Dovresti aspettare che io mi riprenda dallo shock di scoprire che c'è un ballo d'inverno» consiglio.
Lui pare non capire ciò che intendo.
Sospiro: «Voglio dire che mi piacerebbe, ma non so neanche se parteciperò»
«Tutte le ragazze vorrebbero farlo» replica lui ancora confuso.
«Io sono l'eccezione, ricordi?»
Finalmente anche sul suo volto si apre un sorriso, perché forse ha finalmente seguito il mio ragionamento.
«Va bene, fammi sapere domani, altrimenti dovrò trovarmi una nuova accompagnatrice, ma sarebbe un peccato, perché non ce ne sono molte carine quanto te»
Si alza e se ne va prima che io possa scoppiare a ridergli in faccia.
Non so perché ma improvvisamente io e Clare siamo scosse da un attacco di risate e rischiamo di soffocarci con il cibo insipido della mensa. 
«Allora tu al ballo ci vai con Robert?» domando all'altra ragazza asciugandomi le lacrime agli occhi.
«Forse, ma non me l'ha ancora chiesto»
Faccio un'espressione maliziosa: «Secondo me non si farà attendere a lungo»
Clare scoppia ancora una volta a ridere.
 
Una nuova settimana è cominciata e il nastro della quotidianità è stato riavvolto.
Keira si è risvegliata, per la gioia di tutti, ma è ancora piuttosto debole e i dottori hanno riferito le sue condizioni attuali solo a George, quindi non so quali danni possa aver subito.
Will e Greg, dopo che il primo ha scoperto dei miei poteri, sono stati stranamente buoni per un po', anzi fin troppo. Infatti tutte le volte che vado al Centro li vedo confabulare tra di loro e quando mi avvicino si zittiscono rivolgendomi innocenti sorrisi zuccherosi.
Credo che stiano tramando qualcosa, ma non vogliono rivelare nulla.
È strano che Will non abbia ancora chiesto l'aiuto dei miei poteri, quindi cerco di stare molto attenta ad ogni suo comportamento.
«Woooooo...Luna! Ti sei imbambolata di nuovo! Dopo Brad ti sgrida se sono io a dirti di non distrarti!» esclama Marcelo ridendo.
«Scusa, sono solo distratta» replico e tento di ritornare sui suoi libri.
«Me n'ero accorto. Se vuoi fare una pausa va bene...» comincia speranzoso.
«Mi dispiace» rispondo inflessibile «Dobbiamo finire almeno queste due pagine, non è così difficile»
Gli sorrido cercando di rassicurarlo, ma lui strizza gli occhi, stanco e mi ascolta controvoglia.
Finiamo gli esercizi e mi ritrovo a fissare un punto imprecisato della sala.
«Puoi andare da lui, se vuoi» dice Marcelo con un sorriso.
Metto a fuoco il punto imprecisato e mi rendo conto che sto fissando Will.
Il ragazzo nota il mio sguardo e sventola la mano con un sorriso sfacciato.
Sbuffo vistosamente.
«Ti ho detto che puoi andare da lui, se proprio ci tieni. Anzi sarebbe meglio. Non voglio vedervi flirtare a distanza» insiste Marcelo.
Il ragazzo dall'altra parte della sala fa cenno che mi avvicini, ma io scuoto il capo. Non voglio dargli la soddisfazione di fare ciò che dice.
Mi volto verso Marcelo, che mi sta rivolgendo uno sguardo perplesso e interrogativo.
«Che cosa state facendo?» domanda poco dopo.
«Cose da grandi, tu ritorna a studiare» replico con un sorriso e lui ubbidisce sbuffando.
«Signorina Leach, il modo in cui mi ignora, risulta come una pugnalata dolorosa per il mio onore» comincia una voce alla mie spalle.
Mi volto di scatto. Non mi ero resa conto che Will si fosse alzato e mi avesse raggiunta.
«Ci sono molte cose che mi feriscono, signor Lennox, ma io non mi lamento di tutte queste» replico con un sorriso candido.
Le sue labbra si tendono ancora di più.
«Ed è giusto che il nostro grido di dolore si perda nel vuoto dell'oblio?» continua e i suoi occhi mandano scintille.
«Oblio e silenzio sono due cose diverse, mio caro» lo correggo.
Marcelo fa il verso di chi sta per vomitare: «Non solo flirtano, ma usano anche delle parole d'altri tempi! Disgustoso!»
Io e Will ridiamo, divertiti.
«Forse sarà meglio proseguire la discussione in un luogo più consono» suggerisce il ragazzo con un sorriso ammiccante 
Lancio uno sguardo verso Greg, ancora chino sul suo tavolo.
«Pensavo avessi delle urgenti incombenze» commento con un pizzico di insinuazione nella voce.
Anche Will si volta verso l'amico, ma il suo sguardo ritorna in fretta a me.
«Capisco quanto tempo è necessario dedicare ad ogni faccenda e il mio interesse, al momento, supera tutte queste»
«Interesse verso cosa?» continuo pungente.
Marcelo finge un altro conato e io soffoco una risata.
«Interesse nei confronti di una conversazione brillante.» si guarda attorno «Magari con il supporto di un po' di tabacco»
Qualche minuto più tardi ci ritroviamo nei bagni, con la ventola accesa, continuando in pace il nostro dialogo nel rumore dell'acqua della doccia che scorre.
Will tiene tra le dita sottili la sigaretta che ha preparato e di tanto in tanto lascia uscire dalle labbra un sospiro di fumo.
«Perché, critico come sei, accetti di dare soldi ad una multinazionale che, tra l'altro, ti procura la morte attraverso un cancro dannoso per te e per chi ti circonda?» chiedo, storcendo il naso alll'odore.
Lui scrolla le spalle: «Che ci vuoi fare, ognuno ha i suoi vizi. Qual è il tuo?»
«Il tè» rispondo sicura.
«La bevanda più benefica è il tuo unico vizio? Non hai neanche bisogno del Purgatorio, mia cara» commenta imitando lo stesso appellativo che ho usato poco fa.
«Non elencherò di certo i miei difetti davanti a te» replico divertita.
Lui si porta la sigaretta alle labbra e aspira, sorridendo.
«Non parliamo di vizi e difetti, ma di virtù e abilità» dice guardandomi negli occhi.
«Cosa intendi?» domando, anche se un sospetto comincia a farsi strada dentro di me.
«Credo che tu l'abbia capito. Sto parlando della tua capacità di controllare il vento»
Fa un cerchio con le labbra e soffia una nuvola di fumo.
«Lo immaginavo» ammetto.
«Mi chiedevo una cosa: tu puoi controllare il vento,  che si estende in tutto lo spazio intorno a noi. Questo spazio è dove si diffondono le vibrazioni dei suoni»
Will mi guarda con degli occhi blu seri, ma come al solito, sta sorridendo.
«Vuoi sapere se sono in grado di dirigere i suoni muovendo l'aria?» chiedo.
«Voglio sapere se, in pratica, puoi origliare una conversazione» 
Incrocio le braccia al petto, contrariata e lui scoppia a ridere.
«Non è corretto» dico per far trasparire il mio disappunto.
«Non ho detto che lo sia. Puoi farlo?» dalla sua bocca esce dell'altro fumo.
Tossicchio: «Non ho mai provato»
Sulle labbra del ragazzo si dipinge un sorrisetto provocante.
Così, grazie alla mia grande capacità di oppormi a William Lennox, mi ritrovo a seguirlo verso la stanza principale.
Rimaniamo nel corridoio, nascosti una da un lato e uno dall'altro della porta.
Le voci degli altri ragazzi giungono fin qui come un miscuglio inscindibile e confuso di suoni discordanti.
Will lancia un'occhiata all'interno.
«Scegli chi vuoi» mi dice ancora con quel sorriso malizioso.
«Non so, dimmi tu» replico incerta. Non sono convinta che questo possa funzionare.
Posso usare il vento a livello fisico, solo se mi concentro su qualcosa di specifico. 
«Aaron Jones, la persona più stupida che io abbia mai conosciuto» propone lui, indicando il ragazzo alto e massiccio che ho già avuto il dispiacere di incontrare.
«Non credo che funzionerà» lo avverto.
«Io ne sono quasi convinto» replica lui e passa velocemente davanti allo spazio aperto della porta per raggiungermi.
Si mette alle mie spalle, sbirciando come me dallo stipite.
Sento il suo odore mischiato a quello di tabacco, così vicino da annebbiarmi la mente e aggrovigliare i miei pensieri.
In un istante ho il fiato corto e il cuore che batte a mille.
«Tutto bene?» domanda lui.
Annuisco, perché la voce mi tremerebbe e decido di concentrarmi.
"Per fortuna avevi deciso di allontanarti da lui per non soffrire"
Voce, non è il momento! Sparisci per settimane e poi ti fai viva quando meno ho bisogno di te!
"Tu hai sempre bisogno di me, tu saresti persa senza di me"
Questo non è assolutamente vero! Me la sono cavata egregiamente anche da sola! sbotto infuriata nella mia mente.
"Stai aiutando un criminale a cui hai rivelato tutti i tuoi segreti. Non ti rendi conto che ti sta manipolando? Non ti rendi conto che sta usando le tue abilità per raggiungere i suoi scopi?"
Ho deciso io di aiutarlo! Io sono dalla sua parte!
"Tu non lo conosci neanche! L'unica cosa che vuole è la vendetta personale. Desidera più di ogni altra cosa schiacciare ciò che a sua volta lo ha schiacciato e tu sei solo una pedina molto forte ma valente solo in questo!"
Esci dalla mia testa!
"Io sono te!"
NO! VATTENE!
"Luna..."
«Luna...»
«NO!» sbotto dimenandomi all'improvviso.
Will si allontana da me, perplesso.
«Cosa succede?» domanda con uno sguardo serio.
«Io...» prendo un respiro profondo «Va tutto bene»
«Non si direbbe dalla tua faccia»
Abbozzo un falso sorriso rassicurante: «Sto bene, vedi?»
«Sei una pessima bugiarda e tutte le volte che sei preoccupata ti si formano delle piccole rughe intorno agli occhi, su questo non puoi mentire»
Lo guardo sorpresa. Lui mi conosce, lui sa come sono e chi sono.
Un altro ragazzo non si sarebbe accorto della mia pessima abilità nel mentire o di come cambia il mio volto in base allo stato d'animo. Un altro ragazzo non si sarebbe preoccupato per me, ma Will lo ha fatto.
«Grazie» dico, senza un motivo ben preciso.
Lui rimane immobile, come se stesse ascoltando qualcosa, con la fronte corrugata.
Io mi posiziono ancora dietro allo stipite, decisa a non fallire.
Elimino tutto dalla mente, elimino Voce, elimino me stessa. Fisso lo sguardo su Aaron Jones, senza distoglierlo per nulla al mondo.
Sta parlando con un altro ragazzo e ridono insieme, fragorosamente.
Seguo i movimenti delle sue mani e delle sue labbra, mi concentro su ciò che lo circonda.
Comincio a sentire il vento nella sala, come una carezza, ma dopo qualche istante perdo il contatto. Cerco ancora la concentrazione che avevo raggiunto e il vento s'increspa intorno ad Aaron come se fosse fatto di onde.
Lo guido, dal ragazzo a me, nel suo alito carezzevole e sottile come una lama appuntita.
Aaron smette di parlare ora, ma il suono della sua voce che ho deciso di far arrivare, si apre in un sussurro tra me e Will.
«...sì, l'ho presa e le ho ficcato la lingua in gola...»
Perdo immediatamente il contatto, ma la fibrillazione per ciò che è accaduto è troppo grande per farmi pensare ad altro.
«Non potevo immaginare che facesse discorsi così seri e profondi» commenta Will sarcastico, ma lo sguardo che mi rivolge brilla.
«Ce l'hai fatta» aggiunge poi «Te l'avevo detto»
«Se avessi saputo che mi avresti rinfacciato la mia scarsa fiducia avrei finto di fallire» replico con un sorriso sfrontato.
«Non pensavo fossi così orgogliosa, signorina Leach» pronuncia il mio nome con una sorta di divertimento e sfacciataggine che invoglierebbe qualsiasi ragazza a saltargli addosso.
Con grande sofferenza, la forza di volontà vince sui miei istinti di ragazzina scalpitante, così rimango semplicemente a fissarlo con la bava alla bocca.
«Tutto bene?» chiede lui continuando a sorridere.
Mi risveglio ed elimino i brillantini che la mia mente malata ha prodotto intorno al corpo del ragazzo.
«Sì, sono contenta che abbia funzionato»
Le labbra di Will si increspano in un sorriso, ma mi affretto ad aggiungere: «Questo non significa che origlierò delle conversazioni per te»
Lui sbuffa, continuando a sorridere.
«Come sta tua mamma?» domando all'improvviso e il suo sorriso si spegne.
«È viva e per ora tanto mi basta» risponde serio «Ma devo farla pagare a tutti coloro che hanno provocato questo»
«Hai scoperto qualcosa?» chiedo incuriosita.
«Ho un piccolo progetto nella mia mente. Hai qualche impegno sabato prossimo?»
«No» rispondo ancora prima di pensare. Lui sorride: «Perfetto»
Questo, però, non significa che mi rivelerà ciò che sta frullando nel suo brillante quanto contorto cervello di vendicatore accanito.
 
 
Il cellulare suona libero per due volta, poi una voce famigliare si apre nel mio orecchio.
«Ciao. Sei ancora viva, allora?»
Guardo il prato placido davanti a me, le foglie ferme, i fili d'erba immobili.
«In realtà ti sto chiamando dall'oltretomba» replico con un sorriso trattenuto sulle labbra.
Calvin soffoca una risata: «Costano così tanto le chiamate dall'Ade?»
«Sono sempre stata tirchia» commento.
Mio fratello non risponde per qualche istante e tra di noi cala il silenzio.
«Come va?» chiede poi.
«Bene, ho conosciuto delle persone simpatiche»
«Di che genere?»
«Umano»
Calvin ride ancora. Me lo immagino proprio, nel modo in cui ride sempre lui.
«Non sto scherzando!» mi lamento.
«Certo, certo, e dimmi come si chiamerebbero queste "persone" in grado di sopportarti!»
«C'è un ragazzo, che si chiama Will...» comincio, ma quel simpaticone di mio fratello continua:
«Scommetto che in realtà gli sei andata addosso come al solito!»
«Okay, se non vuoi credermi, non preoccuparti. Ciao, vado da Will...»
Allontano il cellulare dall'orecchio ridendo.
«Aspetta, aspetta, scherzavo» mi trattiene lui «Solo che è strano che tu lo dica»
«Tutti cambiano, Calvin» replico.
«Sei rimasta sempre la stessa da quando...» s'interruppe esitante.
«Sì, lo so, da quando è morta Corinne» concludo sbrigativa «Ma ho capito che non posso rimanere ferma in quelle lacrime. È passato troppo tempo»
Guardo il parco in cui mi sono rifugiata per parlare con il mio fratellino lontano. Non ci sono altre persone in questo silenzio.
«Sono felice di sentirti parlare così» dice lui, vagamente triste «Questo Will dev'essere proprio fantastico» 
Mi ritrovo a sorridere con gli occhi pieni di lacrime. Provo una voglia assurda di rivedere le persone che non sono qui con me e di abbracciarle forte, come per imprimere la loro forma contro il mio corpo.
«Lo è, sul serio»
«Sono...felice» risponde esitando.
«Ti voglio bene Calvin» dico con voce rotta.
«Non fare troppo la sdolcinata, Lunetta, rimani sempre la mia sorella maggiore...antipatica» replica lui, ma so che quell'istante di silenzio tra le sue parole è servito per soffocare un singhiozzo.
«La sorella insopportabile chiude ora. Devo andare» dico mordendomi le labbra. Stanno calando le tenebre,
«O-okay. Ciao»
Rimaniamo entrambi in silenzio, ma nessuno di noi che ha intenzione di premere il tasto rosso del cellulare.
«Potresti farti viva più spesso» dice mio fratello.
«Lo farò» una lacrima scappa dagli occhi, poi un'altra.
La chiamata è terminata.
 
 
Bussano alla porta della casa. Si spalancano nella soglia della mia mente tutte le possibili imprecazioni adatte al momento, ma non ne ho il tempo materiale.
Smetto di frugare nell'armadio in cui pensavo seriamente di trovare un paio di scarpe adatte e mi infilo le francesine che sto usando da qualche giorno.
«Arrivo!» grido alla porta, sperando che non se ne vada.
Mi manca solo la borsa e la giacca, il che sarebbe facile e veloce, se io non fossi Luna Leach, abile disordinologa con tanto di master nel campo. 
Avevo completamente dimenticato l'invito di Benedict Lennox fino a due giorni fa, quando l'ho ritrovato per caso in mezzo ai quaderni di scuola.
Spalanco la porta d'ingresso col fiato corto e l'uomo al di là mi fissa scettico.
Lo riconosco subito: è Victor, lo stesso autista della volta precedente.
«Ehm...andiamo?» chiedo imbarazzata.
«Sei stata veloce» commenta lui mentre salgo nell'auto. Rimango in silenzio, troppo nervosa per parlare.
Mercoledì scorso Brad mi ha chiamata per informarmi che il Centro sarebbe rimasto chiuso agli esterni per un po', quindi è da una settimana che non vedo Will e Greg non si è fatto vivo a scuola.
Non ho idea di quali siano attualmente i loro rapporti con Faccia di Pupù, quindi non ho neanche idea di come dovrei comportarmi stasera. Ho promesso a Will la mia fedeltà e partecipare a questo incontro potrebbe significare un aiuto importante per il ragazzo, ma lui non mi ha riferito nulla.
Sono tesa e ogni dettaglio mi fa sobbalzare.
Raggiungiamo lo stesso palazzo alto ed imponente che aveva ospitato la prima cena.
«Buona serata, signorina» dice l'autista quando mi apre la portiera.
«Grazie, anche a te Victor» replico con un sospiro.
Rimango sola nel piazzale davanti all'edificio. Lo guardo un istante, in tutto il suo splendore, assaporando ogni curva e angolo, poi mi decido ad entrare.
Le due guardie davanti alla porta mi rivolgono uno sguardo freddo, ma mi lasciano passare senza problemi. 
Questa volta, decisa a non perdermi, trovo immediatamente la porta della sala in cui si si terrà l'incontro.
«Luna!» mi saluta la voce squillante di una ragazza alta e robusta.
«Ciao Karin» ribatto con un sorriso convincente.
«Come stai? Mi dispiace non averti sentita in questo periodo! Da quanto tempo non ci vediamo?»
«Un mese, credo» rispondo «Io sto bene e tu?»
Mentre Karin si lancia nel dettagliato resoconto di ciò che le è accaduto nell'ultimo periodo, descrivendo i particolari di ogni singola sensazione che ha provato, faccio scorrere gli occhi per la stanza.
Dei lunghi tavoli sono stati distribuiti in modo omogeneo nella sala, lasciando libero, come la volta scorsa, lo spazio necessario per un piccolo palco sormontato dal telo per un proiettore.
Sulle porte ci sono degli uomini in giacca e cravatta, dallo sguardo immobile ed impassibile, ma che tradisce una certa attenzione per tutto ciò che sta accadendo.
«Non corrucciarti troppo, Luna, sono solo normali misure di sicurezza» commenta una voce armoniosa in avvicinamento.
Dopo aver conosciuto Will e George, mi sono resa conto di quanto Benedict somigli loro.
Gli stessi zigomi appuntiti del fratello e lo stesso sguardo suadente del nipote, lo rendono simile ad un serpente ammaliatore, pronto a convincerti ad essere la sua preda. Un brivido gelido mi attraversa la schiena.
Questa è la realtà o solo l'influenza di Will?
«Buona sera signor Lennox» saluto educatamente. Karin si è zittita, per poter ammirare il suo idolo appieno.
«Ti ho detto di chiamarmi Benedict, Luna, ma la tua educazione è ammirevole» replica lui «Com'è l'America, signorine?» chiede poi gentile.
«Soddisfacente» rispondo con un sorriso e Karin annuisce per darmi ragione.
«Vi voglio anticipare che alla fine della serata ci sarà un annuncio interessante per tutti i ragazzi che sono qui grazie alla borsa di studio. Divertitevi» ci saluta con un cenno del capo e si allontana leggiadro.
Dopo qualche minuto prendiamo posto ad uno dei tavoli. Vicino a me e Karin ci sono due ragazzi asiatici e una italiana nostri coetanei, così possiamo chiacchierare con loro.
I camerieri sfilano fra di noi nelle loro tenute impeccabili e ci servono il cibo come ombre silenziose e inesistenti.
Ad un tratto uno di loro mi urta per sbaglio e si affretta a chiedere scusa. Alzo lo sguardo per dirgli che non fa niente, ma quando incontro i suoi occhi le parole mi muoiono in bocca.
Occhi color caffè.
Faccio cadere intenzionalmente un tovagliolo e Greg si china per raccoglierlo insieme a me.
«Cosa cavolo ci fai qui?» sibilo con la testa sotto il tavolo. È ovvio che non è qui per lavorare, gli altri camerieri sono troppo accorti e ben preparati, non avrebbero mai assunto Greg.
«Will mi aveva detto che non ci saresti stata» replica lui velocemente. I suoi occhi sono sinceri.
«Cosa c'entra Will?» chiedo ancora, ma la voce di Karin che mi chiama impedisce di aspettare una risposta.
Mi alzo di scatto con una smorfia: «Scusate, il tovagliolo sembrava scomparso»
«Quel cameriere era carino, magari ci provava con te» commenta Karin con un sorriso ammiccante.
«Dubito fortemente» rispondo nascondendo una risata. So per certo che non sono il genere di persona che piacerebbe a Greg.
Quando cerco il ragazzo con gli occhi, mi sento gelare. 
Sta uscendo dalla sala e scambia uno sguardo d'intesa con una delle guardie fisse lungo le porte. Questa guardia fa poi un cenno ad un'altra e questo viene poco alla volta trasmesso a tutte.
Ho il fiato corto e il cuore che mi martella nel petto.
Greg rientra nella sala e incrocio la usa espressione grave. Scorgo i rigonfiamenti delle armi sotto gli abiti delle guardie. 
Will mi aveva chiesto se avessi impegni oggi, ma io ho negato immediatamente, perché non ricordavo di questa cena. Sono stata io ad informare Will sull'evento, sono stata io a dirgli dove e quando.
Lui si è preoccupato di organizzare tutto il resto.
E adesso siamo circondati.
 
 
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Ciao a tutti!
Cosa ne pensate del capitolo? Si è creata la giusta suspense? L'unico modo che avete per farmelo sapere è lasciando una recensione anche minuscola per riferirmi i vostri pensieri, anche quelli più assurdi o negativi.:)
Volevo ringraziare tutti coloro che sono rimasti con Luna fino a questo punto. Il vostro appoggio è fondamentale, una forza che mi spinge a continuare a scrivere.
Ringrazio soprattuto EleEmerald per la sua spaventosa velocità nel recensire e per la sua presenza. Grazie di cuore 💙
Alla prossima
Lux
 
   
 
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