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Autore: metaldolphin    18/01/2015    4 recensioni
Era un posto strano quella nave. C'era uno strano pennuto che errava vagabondo, un'aliena che appariva misteriosamente, un computer senziente...
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Ebbene sì, Metaldolphin ha visto finalmente il film in CG e ne ha ricevuto ispirazione!
Naturalmente H&Y!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Miime, Yama, Yattaran, Yuki
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Le luci del Computer centrale ti accolgono festanti come sempre.
-Cosa devo fare, adesso, Amico mio?
Non torni in questa stanza da quando hai visto quel video: ti eri alzato, sconvolto per quanto visto, ed eri andato via, furioso.
-Non mi basta più che lei mi guardi e mi rispetti come Capitano. Che mi sia riconoscente perché le ho dato un posto in cui stare. Che obbedisca ai miei ordini fidandosi ciecamente…
Le luci brillano e solo tu le sai capire, ma non sei d’accordo.
Non stavolta.
Perché sai ciò che hai visto.
-Credi che mi sbagli? Non sai quanto lo vorrei, amico mio. Ma ho visto come si sia offesa dopo quanto le ha detto Yattaran… forse mi considera troppo vecchio, forse è qualcos’altro, ma sono certo che lei non mi ami.
È come se il computer sbuffasse, scocciato perché non riesce a farti cambiare idea.

Allora ti volti e vai via, perché anche il tuo Amico non sembra voler comprendere ciò che provi.
Uno scintillio e Meeme compare vicino a te, nella tua cabina poppiera, mentre osservi lo spazio, perso nei tuoi pensieri.
Si scosta e si versa del vino dalla bottiglia che hai lasciato sul tavolo, dopo averne bevuta mezza, alla luce fioca che trae da essa riflessi rossastri.
Beve in silenzio, nutrendosi di quell’alcool che è suo unico alimento e soltanto dopo parla, con la solita schiettezza che la contraddistingue: è un’anima pura la sua, volta verso tutto ciò che è vero, declamando il suo punto di vista senza i falsi giri di parole tipici dei terrestri.
-Cosa ti tormenta, Harlock? Hai perso la tua certezza senza che ce ne sia una ragione… perché?
Ti volti con lentezza a guardarla.
Sei stupito.
-Come fai a dire che non ho ragione? Non sai nemmeno cosa sta succedendo… - le dici, con un filo di passione di troppo, almeno per i tuoi standard.
Alza le spalle in un gesto che ti appare troppo umano e dice: -Mi limito a constatare le cose, Harlock.
Prima che tu possa rispondere a quella strana affermazione, e non è la prima volta che la senti, in tutta l’astronave risuona un allarme.

-Ricognitore della Gaia Sanction a tribordo, in rapido avvicinamento!
È la voce di Yattaran che ti raggiunge, mentre ti dirigi con passo svelto in plancia per osservare la situazione di persona.
Sorpassi la tua postazione e Yama ti lascia il posto alla ruota del timone.
Tutti sono in attesa di un tuo cenno, anche lei: senti il suo sguardo limpido sondare il tuo viso, aspetta soltanto una tua parola.
Ma non dici nulla ed invece agisci: fai girare a dritta il timone e l’Arcadia vibra, mentre vira repentinamente, evitando lo scontro.
Il tuo equipaggio ti guarda allibito: di solito ingaggi battaglia, in quelle condizioni.
Anche l’altra nave, in evidente atteggiamento suicida, non demorde e torna alla carca, puntando i cannoni laser delle torette.
Soltanto allora reagisci e manovri per speronarla di prua.

Anche stavolta lo spessore del teschio che la orna assorbe il colpo, devastando la fiancata avversaria e senti che vengono lanciati i rampini che la agganceranno per consentirvi l’abbordaggio.
Yattaran è già sparito e sai che è corso alla tuta blindata a dare manforte, ascia alla mano, ai colleghi che sono già nel pieno dell’azione.
Anche Yuki si sta muovendo per raggiungerli, spingendo Yama avanti a sé: deve farsi le ossa, quel ragazzo!

Ti viene spontaneo chiamarla e lei si blocca.
Incita l’ultimo arrivato a proseguire, poi si volta e ti è presto vicino, lo sguardo perplesso.
Puoi sentire il suo lieve profumo e la cosa ti confonde.
-Sì, Capitano?- chiede obbediente.
Attende i tuoi ordini e vorresti che rimanesse lì, al tuo fianco, invece di andare a rischiare la vita in quell’azione, là fuori, dove non c’è la dark matter a proteggerla. Perché se venisse ferita a morte fuori dall’Arcadia non potresti fare nulla per lei.
-Sta’ attenta, Yuki.- le dici, piano.
Lei sembra stupita: non le fai mai delle raccomandazioni, ma annuisce e scappa via a raggiungere gli altri.

Crolli sulla tua postazione e ti rimproveri il fatto che nonostante l’effetto della dark matter, tu stia invecchiando lo stesso.
Nello spirito.
E sai anche che senza di lei non tornerai mai indietro.

Con Meeme riprendi il colloquio interrotto nel tuo alloggio: -Di cosa stavi parlando prima?
L’Aliena ti scruta e non capisce perché stavolta dubiti delle sue parole.
Non è abituata a ripetere un concetto già chiaramente espresso e scorre via, impalpabile come musica, verso il motore che accarezza come se fosse un amante o un tesoro prezioso.
Resti, nervoso, a sopportare il tempo che passa troppo lentamente.

Anche stavolta tornano tutti, sani e salvi, e la vedi, sorridente, tirare uno scappellotto amichevole sulla nuca di qualcuno che le ha rifilato una qualche battuta di pessimo gusto.
Li osservi dall’alto della rampa che si sta richiudendo, isolando nuovamente i portelloni della fiancata.
Mandi Yama a disincagliare l’Arcadia e resti a fissarla, mentre finisce di liberarsi dalla tuta blindata, seminascosto dalla penombra, una sagoma nera nel buio.

Prima che alzi lo sguardo su di te, ti volti e vai via, col passo pesante, anche se non quanto il cuore… ti restano negli occhi l’immagine di morbidi capelli e chiari occhi seminascosti dalle lunghe ciglia.
 
   
 
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