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Autore: _Diane_    22/11/2008    1 recensioni
IMPORTANTE. Riprendo in mano la fiction dopo tanto, taaanto tempo! Spero possa ancora piacere, io vi prometto che ce la metterò tutta affinché questa storia, alla quale sono affezionata, abbia un degno sviluppo e un grande finale ^^ Enjoy!
TRAMA: Shinichi è quasi ventenne ormai. Dopo che l'organizzazione è stata finalmente debellata è potuto tornare alla vita di tutti i giorni, fatta di investigazioni e amore per la sua fidanzata Ran, che lo ha perdonato nonostante tutte le passate bugie. Ma sembra non esserci pace per lo Sherlock Holmes del nuovo millennio. Deve indagare su una persona scomparsa, riconquistare la fiducia del suo vecchio amico Heiji, scoprire perché ci siano due Kaito Kid che scorrazzano per i cieli di Tokio...
Ci riuscirà, anche stavolta?
Genere: Drammatico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori, Ran Mori, Un po' tutti | Coppie: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ • Two Kids are better than one • ~
Chapter 3: The last game

Il risveglio fu dolce e piacevole. Il sole filtrava lento tra le finestre, facendo venire il dubbio a Shinichi di aver solo sognato quella bellissima notte passata insieme a Ran. Poi sentì un pizzicotto sulla guancia destra e si rese conto di essere effettivamente sveglio.
-Dormito bene Shinichi?- Mormorava Ran, pizzicando ancora la guancia del ragazzo.
-Benissimo Ran.- Rispose, cercando di non sbadigliarle in faccia. –Certo starei ancora meglio se non avessi una ragazza dispettosa che mi da i pizzicotti… Ahio!-
Proprio in quel momento Ran pizzicò la guancia del suo fidanzato talmente forte, che Shinichi urlò dal dolore, girandosi leggermente nel letto.
-Non osare affrontare la mia ira, eh!- Scherzava Shinichi, sorridendo e tirando un leggero pizzicotto sulla guancia di Ran, che però lo stava osservando seria.
-Eh? Che c’è, sono sporco in faccia?- Il ragazzo stava pensando all’ultima volta che aveva pronunziato quella frase. Eppure non ebbe il tempo di farlo fino in fondo, perché Ran mosse appena le labbra, scandendo la parola “orecchio”.
Shinichi si portò una mano al suo orecchio… Sentendo una fasciatura e soprattutto un dolore ancora acuto. Come una valanga, gli avvenimenti della sera prima lo travolsero, trascinando con loro l’atmosfera allegra e spensierata che si era creata tra loro fino a quel momento.
-Ah-ah, il mio orecchio… sì.-
-Cosa hai combinato?- Ran guardava severa negli occhi Shinichi.
-Cosa ho combinato? Mah, niente di speciale, sai…- Shinichi non era bravo ad inventare scuse.
Soprattutto con Ran, anche se l’aveva fatto per qualche anno. Ora era diverso, era difficile tenerle celato qualcosa.
-Shinichi Kudo, ti ordino di dirmi come ti sei procurato quella ferita.-
-Ah… Ok. Un colpo di arma da fuoco.- Rispose schietto Shinichi, senza via di scampo.
Ran rimase un attimo ancora a fissarlo. Poi gli occhi le si spalancarono, il suo viso subì una contrazione improvvisa.
-A-arma da fuoco? Una sparatoria? Chi è stato? Per il resto stai bene? Cosa…-
-Tranquilla Ran.- Shinichi appoggiò dolcemente due dita contro la bocca di Ran, per farla tacere un attimo. Si stava agitando troppo.
-Un solo colpo di pistola, dritto al mio orecchio, a casa mia ieri notte. Non ho idea di chi sia stato a spararmi, ma lo scoprirò. Ho solamente medicato la parte lesa e sono venuto qui da te.- Ovviamente tralasciò la parte riguardante Kaito Kid.
Però… Forse Shinichi aveva avuto paura per Ran, il suo non era stato solo egoismo. Forse era la paura che avessero preso di mira anche lei che lo aveva spinto a correre a casa sua? Neanche Shinichi sapeva rispondere a queste domande, che fortunatamente Ran evitò di porre. La ragazza fece un profondo respiro, chiudendo e poi riaprendo gli occhi, per calmarsi. Poi iniziò a parlare. -Senti Shinichi. Io ti voglio bene, tu lo sai. Ho sopportato a tutto ciò che abbiamo dovuto passare per colpa di quella… di quella strana organizzazione, ma ora è tutto finito. Adesso ci siamo solo io e te.- Ran passò una mano nei capelli di Shinichi, accarezzandoli e spettinandoli al tempo stesso. Lo fissava, come ipnotizzata, mentre continuava a parlare, con tono calmo e piatto.
-Però, nonostante nessuno dei due sembri volerlo ammettere, c’è ancora qualcosa che ci tiene davvero tanto separati… le tue indagini. Stai via anche per settimane, e nonostante tu faccia di tutto per rassicurarmi io… Ho paura che succeda di nuovo. Che ti veda scappare via per non tornare più. Stavolta è stato un proiettile all’orecchio, ma la prossima…?-
Ran tornò a guardare Shinichi negli occhi.
-Non ti chiedo di scegliere una strada o un’altra, ma di dirmi solo ciò che hai intenzione di fare, i tuoi progetti su di “noi”.-

Dlin-dlon. Dlin-dlon.
Il campanello risuonò due volte, prima che Ran si alzasse dal letto con una velocità incredibile, tirando dai pantaloni anche Shinichi.
-E’ mio padre, Kogoro è già tornato! Shinichi, devi sparire subito!-
-Sì che fretta c’è, tanto quel detective di mezza età di tuo padre sarà sicuramente ubriaco fradicio da non rendersi neanche conto che ci sono io…-

Dlin-dlon. Dlin-dlon.
Ran stava per tirare una sberla epocale a Shinichi, quando il campanello risuonò ancora, seguito dalla voce completamente sobria di Kogoro.
-Ran ho dimenticato le chiavi, che aspetti ad aprire?!-
Ran buttò addosso i vestiti e la roba di Shinichi addosso al legittimo proprietario, intimando a gesti di vestirsi e di prepararsi dietro la porta d’ingresso. Così fece, mentre Ran si metteva addosso la camicia da notte, cercava di fare un po’ d’ordine in casa e si avviava ad aprire al padre.
-Arrivo, arrivo!- Disse, mentre anche Shinichi si posizionava dietro la porta, pronto alla fuga.
-Aspetta.- Sussurrò prima che Ran potesse fare girare le chiavi di casa nella toppa. Poi le diede un bacio leggero sulle labbra. –Appena riusciamo ne parliamo, promesso.-
Poi Ran tornò a concentrarsi sulla porta d’ingresso, fece girare due volte le chiavi nella serratura e rivolse il suo sorriso più radioso al padre.
-Cavolo, ce l’abbiamo fatta! Stavi ancora dormendo Ran?- Kogoro fece due passi in avanti nell’atrio, togliendosi gli occhiali da sole.
-Mi sono svegliata da poco papà… Sono ancora un po’ assonnata e…-
Una scia fulminea passò sotto il naso di Ran e del rispettivo padre. Che non poté non notare.
-Cosa, chi… Ah, il maledetto!-
Kogoro vide distrattamente la sagoma di quel “famoso” detective ormai non più liceale che aveva abbindolato la figlia, e si lanciò al suo inseguimento, urlando come un forsennato.
-Cosa hai fatto alla mia “piccola” Ran, Kudo?! Con invece te faccio i dopo conti, signorinella!-
Disse rivolto a Ran, mentre arrivava alla fine della scala. Si volse a sinistra, poi a destra, sempre furente.
Nessuno che assomigliasse ad un certo detective in vista. Shinichi era sparito come nel nulla.
Sbuffando e imprecando, Kogoro risalì pesantemente le scale, pensando se oltre al detective, quel Kudo giocasse a fare il prestigiatore.

Potrei farvi passare una settimana ignari di dove sia finito il “tonno”…
Invece no!
Stavolta vi risparmio la tortura di aspettare e continuo subito, siete contenti?
Ma andiamo immediatamente a vedere dove è sparito il nostro caro Shinichi!

Shinichi sapeva di essere odiato dal padre di Ran: ovvio, il fatto che il ragazzo avesse vissuto per così tanto tempo nella loro casa nei panni di Conan Edogawa non gli era ancora passato, ed aveva inoltre perso molti clienti da quando Kudo era tornato finalmente liceale. Perciò si stava precipitando giù dalle scale, consapevole di essere rincorso da Kogoro e di voler vivere almeno ancora un po’.
Scesi i gradini a tre a tre, voltò bruscamente a sinistra e guardandosi indietro per vedere se Kogoro lo seguisse o meno, continuò la sua folle corsa… Finché urtò contro qualcosa, che lo scaraventò in una stradina secondaria, facendolo cadere rovinosamente a terra con la sua borsa, che si aprì rovesciando tutto il contenuto fuori, sull’asfalto.
-Ahiahiahi!- Imprecò Shinichi senza urlare esageratamente, tenendosi ambedue le mani sul capo.
-Ohi ohi…-
Shinichi ebbe un sussulto. Coperto da lui e dalla sua borsa c’era qualcuno! Forse era qualcuno che camminava che l’aveva scaraventato in quel vicolo? Comunque fosse, si affrettò a spostarsi da sopra per fare uscire chi era rimasto sotto. Intravide una mano, la strinse e cominciò ad alzarsi. -Mi deve scusare, stavo andando di…-
Gli lasciò la mano. Shinichi ebbe l’impressione di conoscere la persona che si trovava davanti. Però continuò come nulla fosse.
-…di fretta.-
Il giovane uomo che aveva davanti agli occhi aveva i capelli scuri piuttosto disordinati, ribelli era il termine adatto. Di corporatura esile, occhi chiari, lineamenti affilati ma eleganti, indossava una felpa con una camicia azzurra, un paio di jeans grigi, scarpe da ginnastica nere.
-Capita a tutti d’esser di fretta, figurati!- Rispose il ragazzo.
-Scusa la domanda, ma penso di averti già visto da qualche parte… Qual è il tuo nome?-
-Bhè, vivo a Tokio da quando sono nato…In ogni caso, il mio nome è Kaito. Mentre tu…sei?-
Shinichi non ebbe neanche il tempo di rispondergli che a Kaito cadde l’occhio su ciò che si era rovesciato dalla borsa di Shinichi e di rese conto dell’assurdità della domanda che gli aveva appena posto; non c’era persona che conoscesse meglio del giovane Kudo. Kaito fece finta di non avere visto gli abiti che certamente gli appartenevano nella borsa del suo più agguerrito nemico, trasse un cappellino nero da una tasca e lo indossò, mettendosi le mani nelle tasche. Poi prese una cosa che conosceva particolarmente bene e gliela porse.
-Questo penso sia tuo.-
Si trattava del monocolo di Kid.
-Ah, grazie. Comunque, mi chiamo Shinichi e… Ti devo la vita, sappilo.- Shinichi ripensò alla fuga dal padre di Ran di un paio di secondi prima. Un brivido gli percorse la schiena… Peggio degli uomini in nero. Mentre raccoglieva le ultime cose da terra riponendole nella borsa, Shinichi decise di superare le stranezze di quel ragazzo ed invitarlo a bere qualcosa ad un bar… La risposta fu secca e chiara, prima che si allontanasse in fretta.
-Purtroppo non posso rimanere, ho diverse faccende da sbrigare.-
Quando ormai fu lontano, Shinichi sentì qualcosa che risuonava in inglese come…
Two Kids are better than one…”.
Riflettendo, mise la borsa in spalla, mentre Kaito camminava tra la folla, lo sguardo celato e il sorriso sulle labbra.
“E così l’ultima partita non è ancora finita”, pensò Kaito, anche se un velo di preoccupazione non lo lasciava totalmente tranquillo. Ci sarebbe stato davvero bisogno due “Kid”? Solo il tempo gliel’avrebbe svelato…





Commenti dell’autrice:

Ecco qui anche questo terzo capitolo, nel quale c’è molto movimento e finalmente incontriamo una persona che conosciamo siiiiiicuramente benissimo… Kaito Kuroba, alias Kaito Kid! Comunque ringrazio subito come sempre chi commenta e aggiunge la storia tra i preferiti, in particolare kaitlee90 e Chiaki per i preferiti e a youngactressper il commento! Non sai quanto mi faccia felice ricevere il tuo commento, proprio per questo ho deciso di accontentarti realizzando un capitolo più lungo (la parte in corsivo centrale l’ho scritta pensando a te! XD)! Sono contentissima che ti piaccia il mio modo di scrivere, anche se a volte vorrei avere più tempo per curarlo meglio! Aspetto con ansia il tuo parere per questo capitolo, grazie di tutto!

Ah, prima di salutarvi, in questo capitolo si è svelato quasi completamente il titolo della fiction, che gioca sul fatto che in inglese “Kid” vuol dire ragazzo, bambino ma anche Kid come “Kaito Kid”! Chi saranno i due “Kids” che sono meglio di uno? Non penso bigogna essere detective per capirlo, ad ogni modo…
Invito tutti e anche chi ha messo la storia tra i preferiti a commentare, così da poter migliorare sempre più grazie al vostro aiuto, e… al prossimo capitolo!
   
 
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