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Autore: Rachel_Daae    19/01/2015    2 recensioni
Nella mia mente, Teresa non è stata l'unica ragazza ad entrare a far parte dei Radurai. Poco prima di lei, Pearl ha inseguito il suo passato ed i suoi ricordi, correndo nell'intricato Labirinto nel quale si è trovata prigioniera. Divisa tra la voglia di libertà e ricordi confusi e spaventosi che la legano ad un raduraio, Pearl cercherà la sua via di fuga. | Ispirata molto liberamente al primo romanzo della saga di Dashner.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gally, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Our time apart, like knives in my heart.'
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Non appena sono approdata in questa sezione mi sono accorta che il mio personaggio preferito della saga non appariva in alcuna fan fiction, così mi sono in qualche modo ripromessa di dargli nuova dignità. Non sono affatto sicura di essere riuscita nell’intento, ma eccomi qui. Vi propongo qualcosa di “sdolcinato” rispetto a quello a cui ci ha abituati Dashner, ma spero possa piacervi comunque.
Si tratta di una long fic molto breve (ho previsto di dividerla in quattro parti, dato che l’ho conclusa).
L’ispirazione per questa fan fiction mi è venuta ascoltando la canzone “Trying Not To Love You” dei Nickelbak. Il titolo viene dal testo del brano ed esprime il punto di vista del protagonista maschile della storia. Per quanto riguarda il personaggio femminile, del tutto assente nell’universo di Dashner, mi rifaccio ad un’altra canzone: “It’s All Coming Back To Me Now”, in particolare la versione eseguita da Celine Dion.
Altra, ma non meno importante, fonte di ispirazione, è stata la lettura rapidissima di un “Imagine” su Tumblr, il cui protagonista era Newt.
La Fan Fiction si basa molto liberamente sull’opera “The Maze Runner”, di cui ho letto il romanzo mesi fa. Mi perdonerete se non è fedelissima ad esso, ma la visione del film mi ha influenzata molto nella stesura, soprattutto per quanto riguarda la figura di Gally, che nelle pagine del romanzo è un personaggio molto più “difficile”. Il Gally  che ci ha dato il regista del film era molto più semplice da trattare come spunto per le fan fiction.
Noterete parecchi dettagli dal film e parecchi altri dal romanzo. Spero che questa mia scelta non vi provochi troppi pruriti.
Vi lascio alla lettura del Prologo (parte che, in sé, non contiene grandi novità rispetto all’opera alla quale mi rifaccio, ma che spero vi incuriosisca).
Buona lettura e ricordate che consigli e critiche costruttive sono sempre ben accetti!
Rachel

 
Our Time Apart,
Like Knives In My Heart.

 
Prologo
 
Seguiamo tutti i passi di Thomas attraverso i corridoi bui ed asettici di quello che sembra un laboratorio sotterraneo. È qui che devono nascondersi i Creatori, coloro che ci hanno studiati e messi nel labirinto; coloro che ci hanno privati delle nostre vite per metterci alla prova per uno scopo che ancora ci è oscuro.
Non capisco per quale motivo le nostre gambe, nonostante ci siamo lasciati i Dolenti alle spalle, continuino a correre esattamente come facevano nel Labirinto, spinte da una cieca necessità.
Siamo liberi, ma abbiamo ancora paura di quello che potrebbe aspettarci oltre questi corridoi. Temiamo i Creatori e temiamo le risposte che potrebbero darci.
Siamo sopravvissuti in pochi alla fuga. Tanti di noi sono rimasti alla Radura, troppo spaventati per avventurarsi nell’ignoto della tana dei Dolenti alla ricerca di una via d’uscita; la sicurezza rappresentata dallo spiazzo verde nel quale hanno vissuto per anni, come in una gabbia dorata, li ha cementati laggiù. Altri di noi sono morti, trascinati nell’oblio dai Dolenti.
Thomas ci conduce in fondo al corridoio illuminato soltanto da una luce d’allarme rossa che, con la sua intermittenza, rischiara i nostri passi rapidi ma incerti.
Ci fermiamo quando incappiamo in una porta socchiusa che il ragazzo apre cautamente.
Davanti a noi si profilano strani macchinari, teche di vetro alte e vuote e…cadaveri.
Corpi riversi contro le pareti, sulle poltroncine, sui tavoli da lavoro.
In essi riconosciamo i Creatori, le persone che ci hanno coinvolte in tutto questo. Lo sgomento è forte in me come in qualsiasi altro membro del gruppo. Leggo nelle espressioni di Minho, Teresa, Chuck, Thomas, Newt e degli altri, le stesse domande che fioriscono nella mia testa:
Cosa è successo? Perché i Creatori sono morti? Come usciremo di qui?
Di certo ci aspettavamo di trovare qualcosa di sconvolgente, al di là di quella porta, ma ci aspettavamo anche delle risposte. Risposte che non arriveranno mai, ora che i Creatori sono morti, sterminati chissà come, chissà per mano di chi.
Ci aggiriamo con circospezione per il laboratorio, tutti visibilmente sconvolti dall’orrore della scena; è come se l’aver perso, per mesi ed anni, tutti quei compagni dilaniati dai Dolenti, non fosse nulla a confronto della prospettiva di non poter davvero uscire dal Labirinto; perché al Labirinto, a quanto sembra, non c’è soluzione.
È Thomas a smuovere la situazione, posizionandosi incuriosito davanti ad uno schermo lampeggiante e recante codici e frasi che non riesco a decifrare. Ci raccogliamo tutti intorno a lui, davanti al macchinario, quando Thomas allunga esitante un dito e preme sullo schermo che ne attiva un altro, posizionato al centro della stanza, e ci viene rivelato il volto di una donna in camice. È un filmato registrato da quella che, in apparenza, è una dei Creatori, anche se non riesco a riconoscerla.
La donna parla, si rivolge a noi e dice di essere a capo del W. C. K. D., un dipartimento che si occupa delle catastrofi nel mondo. La stessa organizzazione le cui iniziali figuravano su ogni oggetto venuto a noi nella Radura attraverso la Scatola, nonché su ogni Dolente e su ogni Scacertola.
Continuiamo ad ascoltare la donna complimentarsi con noi, dire che siamo i sopravvissuti della Prova del Labirinto ed assicurarci che tutto quello a cui lei ed i suoi colleghi ci hanno sottoposto è stato fatto per una ragione:
La popolazione della Terra è stata decimata da un’innaturale innalzamento delle temperature del sole, che ha causato condizioni estreme in ogni angolo del Pianeta.
Come se ciò non fosse bastato, l’apparizione di un’epidemia, chiamata l’Eruzione, ha piagato ciò che rimaneva del genere umano finché, con l’avanzare stentato delle generazioni, apparvero degli individui in grado di combattere l’epidemia incurabile che portava alla pazzia, alla perdita totale del controllo di sé fino ad uno stato di mostruosa primitività ed alla morte.
Studiare questi individui alla ricerca di una cura non fu facile. Molti di loro dovettero perire in ambienti ostili, fronteggiando test sulla propria psiche, e nacque così la necessità di trovare, fra questi soggetti “speciali”, chi fra di essi fosse davvero forte, davvero in grado di affrontare il mondo esterno e le sue condizioni estreme.
Queste persone siamo noi. Noi che abbiamo affrontato il Labirinto e siamo sopravvissuti ed esso. Noi che non abbiamo genitori o famiglia a causa delle catastrofi e che comunque non abbiamo alcun ricordo di loro. Noi che portiamo i nomi con i quali i Creatori ci hanno ribattezzati, prendendoli da quelli dei grandi personaggi della storia, da coloro che hanno contribuito, con il loro operato, al progresso del genere umano. Premi Nobel, scienziati, letterati, economi, leader religiosi … cavie. Ecco cosa siamo.
Purtroppo i metodi del W. C. K. D., ci dice la donna, non sono stati da tutti considerati come atti di progresso. Colori i quali li hanno visti come delle barbarie si sono mossi con ogni mezzo per ostacolare il progetto e al momento della registrazione del video, li vediamo muoversi alle spalle della Creatrice che ci ricorda che per noi non è troppo tardi, che il mondo ci aspetta, che le prove sono appena iniziate e che “W. C. K. D. è buono”, prima di puntarsi una pistola alla tempia e porre fine alla sua esistenza.
La visione del filmato ci ha sconvolti. Finalmente abbiamo le risposte che cercavamo, ma non sono risposte rassicuranti.
Ci guardiamo intorno. In fondo al laboratorio, appena vicino alla porta dalla quale siamo entrati, c’è la postazione dalla quale la donna ha registrato per noi il filmato. Il suo corpo giace sul pavimento pieno di cocci di vetro infranti, con un braccio allungato sopra la testa ed una pistola pochi centimetri più in là.
- E ora che facciamo? – domanda Chuck, allungandosi per vedere il viso di Thomas, al quale è legato come ad un fratello maggiore.
- Quella donna ha detto che siamo fondamentali…- fa Newt, subito interrotto da Minho.
- Che cosa intendeva dire?-.
- Non lo so, - risponde Thomas, che sembra essere il meno confuso tra noi, forse a causa della Mutazione appena subita che gli ha aperto la mente sul nostro destino.
Io, nonostante il mio incidente altrettanto recente, non ho idea di cosa sarà di me ora che finalmente sono libera dall’incubo del Labirinto.
- comunque muoviamoci. Andiamo via di qui.- termina Thomas, indicando un portone di fronte a noi, dalla parte opposta rispetto alla quale siamo giunti.
Desolati e spaesati, diamo tutti le spalle ai cadaveri, pronti a fare un altro balzo nel vuoto attraversando quella porta, ma una voce rotta interrompe il nostro moto.
- No.- è una voce forte, seppure non decisa; un timbro che conosco fin troppo bene e che mi provoca all’istante una sensazione di vuoto all’altezza dello stomaco
Riesco appena a sussurrare il suo nome, mentre mi volto, confusa e speranzosa, a guardarlo.
- Gally…-.
- Gally!- Thomas scatta verso il ragazzo, pallido in viso, allarmato. Io mi guardo intorno e non ho che pochi istanti per realizzare che quello non è Gally. O meglio, lo è, ma non è lui. È stato punto dai Dolenti e non è in sé.
Tra le mani tremanti tiene la stessa pistola che ha decretato la fine della Creatrice. Punta l’arma su di noi, su Thomas, e sul suo viso leggo la disperazione del gesto che vuole compiere, mista al fantasma della Mutazione che lo sta portando con sé verso l’oblio.
- Non possiamo andare via. - dice improvvisamente.
- Lo abbiamo già fatto, siamo liberi, non capisci?- Thomas tenta di convincerlo.
- Liberi? Pensi che sarai libero là fuori?!- il tono di Gally si fa più disperato ed arrabbiato, man mano che il veleno si impadronisce del suo corpo.
Da qui, da dietro le spalle di Minho e Newt, posso vedere le sue iridi farsi più scure, la sua pelle macchiarsi, i suoi muscoli tremare ad ogni parola.
- No, non si può scappare da questo posto…-.
Quando Gally impugna meglio l’arma e si prepara a sparare su Thomas, non posso trattenermi, scosto Minho e Newt e mi faccio avanti, cauta ma decisa.
- Gally…- pronuncio il suo nome ed osservo la sua reazione. Probabilmente non si era accorto della mia presenza, perché mi guarda come se mi vedesse solo ora e per un momento mi sembra di percepire in lui un barlume di esitazione, come se stesse realizzando l’errore compiuto nel non seguirci nella fuga dal Labirinto.
- Pearl…-.
- Sì, Gally. Sono viva. Sono qui.-
- Pearl…- la disperazione sembra ora sopraffare la rabbia, cosa di cui mi devo rallegrare. Non voglio perderlo, non adesso che l’ho ritrovato.
- Gally, vieni con noi. Siamo liberi adesso…- . Gli tendo la mano, avvicinandomi di più a lui e notando che ha abbassato la pistola.
Devo sperare che la mia presenza lo convinca a scappare insieme al gruppo; che lo porti indietro, almeno di un pochino, dalla Mutazione e gli permetta di ragionare e di capire che insieme possiamo farcela.
- Pearl…- ripete lui. - … siamo liberi, Pearl…-.
- Gally, vieni con me. Il mondo non sarà ospitale, ma non lasciare che io lo affronti da sola. Vieni, te ne prego.-
Gally cade in ginocchio, abbassa il capo ed inizia a singhiozzare.
Ormai sono a pochi centimetri da lui, decisa a salvarlo, ma timorosa di fare una mossa che possa catapultarlo nella pazzia nuovamente.
- Pearl, ti ho fatto del male…- la sua voce è rotta dal pianto. È solo questo, allora, che lo attanaglia adesso: la paura di avermi ferita.
- Non sei tu, Gally. Non sei tu quella persona.- mi affretto a consolarlo. - Tu sei diverso. Del male non mi importa nulla, è passato.-
Mi inginocchio anche io, tentando senza toccarlo di fargli sentire la mia presenza.
Lui tiene ancora la testa bassa, così io posso fare un cenno al gruppo, nel tentativo di domandare soccorso, qualcuno che mi aiuti a rimettere in piedi Gally e portarlo fuori con noi.
L’ho tranquillizzato, fuori di qui lo cureranno, tornerà quello di prima. Poi potremo pensare a come affrontare quello che ci aspetta…
Quando però Thomas si piega, insieme a Minho e Newt, per sollevare il corpo indifeso di Gally, mi accorgo che la mano del ragazzo è ancora salda sulla pistola e che la vista del Velocista gli provoca un moto improvviso che ci fa allontanare tutti di qualche passo.
Gli occhi di Gally sono tornati scuri, il suo viso infuriato scruta Thomas.
Colto da un’improvvisa scarica di energie, il ragazzo si rialza, scuotendo la testa lievemente e stiracchiandosi le spalle prima di puntare l’arma contro Thomas.
- E’ colpa tua- ringhia. – Tu l’hai portata via…-.
Thomas alza le mani, mostrandone i palmi, ma è inutile tentare di calmare Gally. Vedo Minho aggrapparsi alla lancia rudimentale che si è portato dallo scontro con i Dolenti nella Tana, e capisco che la situazione si sta facendo precaria molto più di prima.
- No, Gally. Thomas ci ha salvati…- anche il mio implorare non sembra avere alcun effetto.
Si fa spazio in me di nuovo l’idea desolante di perderlo, la paura di non poterlo salvare.
- Io appartengo al Labirinto…- il tono di Gally è strano. Risulta quasi recitativo attraverso le lacrime. È come se stesse pronunciando un mantra.
- E anche tutti voi.-
- Gally, per favore…- non trovo argomenti a cui aggrapparmi.
Lui incrocia il mio sguardo per un attimo. Sono supplichevole, disperata quasi quanto lui.
- Mi dispiace, Pearl…ti amo.-
Attraverso la patina di lacrime, con gli occhi perduti nel veleno e il viso contratto dal dolore, Gally spara il colpo su Thomas.
 
  
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