Kai’s
pov
“Ah,
finalmente un po’ di pausa!”
“A
chi lo dici…Lavoriamo come matti dalle 9 in
punto… Più
o meno. Direi che anche questa volta ce la siamo meritata,
Takachan.”
“E
non chiamarmi Takachan, odio quel soprannome”
Sento
risate in sottofondo. Che siano Eriko e Amina che ritornano?
“Papa’!
Ciao papà! Mi sei mancato…” dice lei
mettendo su
un adorabile broncio. Non posso sopportare di vederla piangere. Akira
la
stringe a sé e le sussurra qualcosa all’orecchio.
“No,
piccina, è tutto a posto. Papà è qui.
Sai, ogni giorno lavora, così porta i
soldi a casa e ti può dare ciò che tu hai
bisogno. Anche per la mamma è così.”
“Quando
sarò grande voglio essere come te, papà. E come
la mamma. Che cos’ha la mamma?
Sta male?”
“Mamma
è
solo stanca, tesoro. Guarda come pisola…”
“Allora lasciamolo riposare,
papà…
Volevo dormire in braccio a te.” “Stai
tranquilla… Ora riposati…” Akira se la
appoggia al petto, si sorregge contro il muro per controbilanciare il
suo peso.
Tiro fuori il cellulare e scatto loro una foto, gliela
manderò su skype.
“Andiamo
a prendere dell’acqua, volete?” mi fanno Yuu e
Koyou, che non avevo notato da quanto erano silenziosi.
“Si,
grazie… Portatene anche per Reita, per favore.”
dico,
sempre leggendo nei suoi pensieri.
“Che
avete fatto, amore?”
“Abbiamo
mangiato patatine fritte e pasticcini al cafè.
Le ho insegnato due nuove canzoni, è brava a cantare. Non
sembra importarle
molto quando una persona la guarda negli occhi. Voglio dire, quando ero
piccola
ero molto più timida di lei. Lei ha la fortuna di essere un
bel peperino se ci
si mette.”
“Tutta
sua madre…” brontolò Reita.
“A proposito, dobbiamo
iscriverla all’asilo. Cercavamo un ottimo asilo privato per
la nostra bambina”
dice Reita, che stende Amina sulla chaise longue accanto a
quella di Ruki.
“Per noi i soldi
non sono un problema. Cerchiamo un ambiente in cui lei cresca sicura,
un asilo
privato che la curi e le insegni ciò che noi non potremmo
mai insegnarle. Che
sia vicino a casa nostra o comunque ci si arrivi con pochi cambi nei
mezzi di
trasporto.”
“Posso
cercare
asili affiliati alle migliori università, se
volete.” Si offre la mia ragazza.
“No, Erikosan, quello che noi volevamo dirvi è che
io e Ruki non sappiamo quale
scegliere tra i tanti che ci sono.”
“Ah.
Capisco. Vi ho frainteso, scusate, Reita san. Vi
aiuterò.”
“Non darmi del
voi, e non chiamarmi
Reita san. Mi fai sentire vecchio” dice Reita con un mezzo
sbuffo.
“Va
bene,
scusami. Dunque… Asilo, asilo… aspettate che mi
connetta a Internet. Nel caso
la ricerca duri a lungo e voi doveste tornare a lavoro, vi
manderò una mail con
i nomi.”
“Ci
troviamo dopo, vuoi?”
“Va bene, carissimo.
Buon lavoro.”
“Asilo,
asilo… Asilo dell’Università
Ochanomizu. Bene. Asilo dell’Università Gakushuin.
Due anni. Asilo Sakura, tre anni… Università
Keio… Waseda…”
Quando
esco per seguire gli altri vedo ancora Eriko che appunta sul piccolo
portatile
i nomi degli asili di Tokyo. Cosa le fa fare Reita… Si vede
che ama proprio la
sua figlioletta.
“Kai!
Mano sul fianco!” mi chiama Mai, la fotografa.
“Più
a sinistra! Bene, verso la finestra!” Oh… E poi si
chiedono perché non mi
lamento mai. Io mi vorrei lamentare, ma non ci riesco, no no.
“Truccatrice!
Ritocchi Reita! Parrucchiere! Fissi il ciuffo di Kai!”
Già. Ciuffo,
avevo il ciuffo lungo a destra, con tutti i cambi d’abito mi
si era sciolto il
trucco e mi hanno pure dovuto ritoccare la piega. Che poi,
oh… Più normale di
così…
“Ora
le foto degli altri! Le singole, poi faremo quelle
di coppia.”
Ruki’s
pov:
Click,
click, click…
Ormai non ci vedo più, non mi meraviglio che Reita si sia
spostato la fascetta
dal naso agli occhi. Una sedia devo avere… Bene, almeno
riposerò.
“E
dai, Ruki, un ultimo sforzo! Sguardo da macho
caliente! Perfetto!” Click
E
poi devo concentrarmi, se perdo il filo ora dovrò fare
il doppio delle foto. Mhm, meglio farne il doppio ora, così
sarò a posto per
domani.
“Vieni,
cambio d’abito.” Seguo Chieko. Indossa una mini
rosa, e una magliettina bianca che le fa risaltare il seno, le scarpe
hanno
lievi zeppe che la slanciano. Mi aiuta ad infilarmi quella specie di
gioiello
ambulante che sarebbe il mio nuovo costume e poi ad infilarmi le
scarpe, a
punta, ma molto più rialzate delle sue. Però in
generale sono uguali. Stesso
motivo, stesso colore… “Ma le hai comprate
insieme? Chieko, sono uguali alle
tue!”
“Hahaha,
ci hai preso Ruki! Vieni, prendiamoci un caffè
prima di svenire! Portiamo anche qualcosa a Kai e Aoi, che mi sembrano
giù.”
Mi
guardo allo specchio prima di imboccare il corridoio,
ho una maglia nera a maniche lunghe, due parti libere si incrociano tra
loro
sul davanti, con strass neri e bianchi a formare delle enormi X. Dietro
sta
scritto Magical Dimension, in argento.
“Questa,
mi piace.”
“Grazie,
l’ho trovata alla fiera a Shibuya.” Intanto
siamo arrivati alle macchinette, le porgo il bicchierino del
caffè. Recupero io
due merendine e poi torniamo, prima che ci diano per dispersi.
Aoi’s
pov:
La
truccatrice finisce di spennellarmi il rossetto rosso.
Che poi perché diamine si era impuntata sul Grand Rouge di
Shiseido? Vuole
proprio che io le sbavi dietro. Ah, lasciamo perdere.
Mi
giro verso destra, così si nota la scalatura dei
capelli. Mi piacciono di più corti. Uruha voleva che me li
abboccolassi. Io? Ma
scherziamo?
Magari
lo farò quando mi saranno ricresciuti.
“Apri
la camicia. Chieko, alzagli la manica sinistra!” Chieko si
avvicina,
diligentemente esegue il lavoro. Mai ringrazia.
“Incrociate
le braccia e state spalla a spalla. Bene.” Click
“Amia, porta lo sfondo…. Si,
quello con i pipistrelli… Bene, grazie, scenografo. Cerca
quello successivo.”
Mi
brontola la pancia. Stamattina non ho fatto colazione.
La colazione che voleva Uruha era…
diversa. Anzi, non volevo altro! Ma
ora, con lo stomaco riempito solo di acqua, la fame si fa sentire. Ho
mandato
giù solo una merendina…
Si
cambia lo sfondo. Ora c’è un cimitero. Sembra tipo
Halloween, il vapore è stato ottenuto usando quello che
sembra un aerografo.
Non l’avevo mai uno sfondo così.
La voce
della fotografa mi rimbomba nella testa, va bene, ora mi affianco a
Kai.
Sotto
di lui. Click.
Parti
da dietro. Click.
Sorridi.
Click.
Guarda
verso la macchina fotografica. Click.
Mi
sento leggero e allo stesso tempo pesante…
Puff.
Puff.
Si
sente un rumore forte. Come di un corpo che cade. Uruha
si gira, bianco di spavento si butta su di lui. Addosso a lui sta Kai,
lo ha
preso in braccio all’ultimo, è molto pesante,
anche se il leader ha molta
forza.
“Amore!
Amore ma che hai? Yuu! Amore! Amore!” urla
scuotendo il suo corpo esanime.
“Spostati,
Uruha. Cerchiamo di farlo respirare… Sembra solo
svenuto.” Kai chiude il naso
del ragazzo con la mano e inizia una respirazione bocca a bocca.
“No, non mi
allontano da qui! Non lascerò mai la persona che
amo!” dice, arrabbiato e
piangente, il castano.
“Mhm…Cosa… Amore…”
“Y-Yuu,
oh, Yuu… Stai
calmo, tesoro, adesso ci sono qui io. Va tutto bene,
riposati…”. Perdo di
nuovo i sensi.
Mi
sembra di sentire delle voci… Uruha, spicca su tutto,
terrorizzato, poverino. Mi dispiace. Vorrei alzarmi, ma non ci riesco.
Sono
ovattate. Lontane chilometri e poi vicine…
L’ambulanza
è parcheggiata sotto agli studi, se si scopre
che uno dei GazettE sta male, sarebbe il finimondo. Ruki parla con i
giornalisti e curiosi, che si sono affollati alle porte. Fanno passare
l’ambulanza. Spiega che ha avuto un serio calo di pressione,
ma che per domani
starà già meglio.
Quando
Aoi arriva all’ospedale universitario, Uruha gli
tiene la mano. E’ costretto a separarsi da lui per il tempo
di effettuare le
analisi del sangue classiche e alcune più specifiche.
Dopo
un tempo che sembra infinito, un’infermiera si para
davanti al chitarrista solista “Se vuole può
vedere il suo compagno, ma stia
attento, sta riposando.”
“Che
cosa ha avuto?”
“Un
serio calo di pressione. Non aveva zuccheri nel
sangue. Resterà in ospedale per questa notte, domani
verrà dimesso, ma dovrà
avere tre giorni di assoluto riposo in casa. Niente schiamazzi,
così ha detto
il dottore.”
“Oh, grazie al
cielo.” Uruha entra in camera.
“Amore
mio… Finalmente sei venuto. Ti ho atteso tanto,
sai?”
“Sono
qui, Aoi. Ho avuto tanta paura…”
“Puoi
piangere, piccolo…” mi stringe la mano nelle sue e
me la bacia sorridente. Sono contento che non sia nulla di grave,
dovrò solo
riposare. Mi dice che avvertirà Chieko, Mei e Amia, e anche
gli altri. Amina a
quanto pare si era svegliata con gli schiamazzi della gente, ma sembra
che le
parole di Reita l’abbiano calmata.
“Beh,
credo che per ora puoi restare, ma fra un po’ devi
andare via… Non voglio…”.
“Lo
so, Aokoi, magari farò qualcosa con Reita, Ruki e
Amina. Che cosa le devo dire da parte tua?”
“Beh,
è una bambina curiosa, dille che zio Aoi è stanco
morto per via del lavoro e
che tra un po’ potremmo rivederci tutti. Kai che sta
facendo?” gli dico con un
filo di voce. La mia voce è debolissima, tanto che a tenermi
la mano è Uruha,
io non ho forze. “Finisce le foto singole, probabilmente
studierà qualche nuova
canzone per Ruki. Hai notato anche tu che la sua voce si sta
affaticando. Lo
hanno visto tutti.”
“Mi sa che
è
meglio che in queste giornate ci riposiamo. Saremo come i mici. Buon
Ripo…ahhh…caro…”
Uruha’s
pov:
Tengo
ancora un po’ la mano di Aoi. Quando, stanco per
via delle mie “colazioni” o
“cene” si addormenta, adoro stare come uno scemo a
guardarlo dormire. Per fortuna non è nulla.
Quando mi risveglio dal mio stato di trance, il mio
orologio dice che
sono le 21.00. Aoi dorme ancora beato. Gli
bacio le labbra.
Scrivo su un biglietto che tornerò domattina e glielo lascio
sul comodino
accanto al letto. Poi chiudo la porta e vado via.
Arrivato
a casa mia mando un messaggio a Reita e uno a
Kai.
“Meno
male!” Reita. Un po’ più lungo
chiedere
troppo.
“Grazie
al cielo. Eriko si era spaventata.” Kai.
Quando
tocco il cuscino sono già nel mondo dei sogni…