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Autore: Distress_And_Coma    19/01/2015    0 recensioni
Akira si sente solo nonostante sia da sempre innamorato di Takanori. Non ha pregiudizi, è buono. Per sopperire alla sua solitudine e donare il suo amore a qualcuno sceglierà di adottare Amina. Ma chi è Amina?? E' una povera orfanella... Muta. Con lui però...
Non si può semplicemente adottare una bimba per amore?
Non si può semplicemente insegnarle che l'amore, se è vero, non ha limiti, che non c'è nulla di sbagliato nell'amare qualcuno del tuo stesso sesso?
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Ruki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kai’s pov

“Ah, finalmente un po’ di pausa!”

“A chi lo dici…Lavoriamo come matti dalle 9 in punto… Più o meno. Direi che anche questa volta ce la siamo meritata, Takachan.”                                                                                                                                  “E non chiamarmi Takachan, odio quel soprannome”                                                                                         Sento risate in sottofondo. Che siano Eriko e Amina che ritornano?

“Papa’! Ciao papà! Mi sei mancato…” dice lei mettendo su un adorabile broncio. Non posso sopportare di vederla piangere. Akira la stringe a sé e le sussurra qualcosa all’orecchio.                                                                “No, piccina, è tutto a posto. Papà è qui. Sai, ogni giorno lavora, così porta i soldi a casa e ti può dare ciò che tu hai bisogno. Anche per la mamma è così.”                                                                                             “Quando sarò grande voglio essere come te, papà. E come la mamma. Che cos’ha la mamma? Sta male?”                                                                                                                                             “Mamma è solo stanca, tesoro. Guarda come pisola…”                                                                              “Allora lasciamolo riposare, papà… Volevo dormire in braccio a te.” “Stai tranquilla… Ora riposati…” Akira se la appoggia al petto, si sorregge contro il muro per controbilanciare il suo peso. Tiro fuori il cellulare e scatto loro una foto, gliela manderò su skype.

“Andiamo a prendere dell’acqua, volete?” mi fanno Yuu e Koyou, che non avevo notato da quanto erano silenziosi.

“Si, grazie… Portatene anche per Reita, per favore.” dico, sempre leggendo nei suoi pensieri.

“Che avete fatto, amore?”

“Abbiamo mangiato patatine fritte e pasticcini al cafè. Le ho insegnato due nuove canzoni, è brava a cantare. Non sembra importarle molto quando una persona la guarda negli occhi. Voglio dire, quando ero piccola ero molto più timida di lei. Lei ha la fortuna di essere un bel peperino se ci si mette.”

“Tutta sua madre…” brontolò Reita. “A proposito, dobbiamo iscriverla all’asilo. Cercavamo un ottimo asilo privato per la nostra bambina” dice Reita, che stende Amina sulla chaise longue accanto a quella di Ruki.                    

 “Per noi i soldi non sono un problema. Cerchiamo un ambiente in cui lei cresca sicura, un asilo privato che la curi e le insegni ciò che noi non potremmo mai insegnarle. Che sia vicino a casa nostra o comunque ci si arrivi con pochi cambi nei mezzi di trasporto.”                                                                                                              “Posso cercare asili affiliati alle migliori università, se volete.” Si offre la mia ragazza. “No, Erikosan, quello che noi volevamo dirvi è che io e Ruki non sappiamo quale scegliere tra i tanti che ci sono.”

“Ah. Capisco. Vi ho frainteso, scusate, Reita san. Vi aiuterò.”                                                                          “Non darmi del voi, e non chiamarmi Reita san. Mi fai sentire vecchio” dice Reita con un mezzo sbuffo.              “Va bene, scusami. Dunque… Asilo, asilo… aspettate che mi connetta a Internet. Nel caso la ricerca duri a lungo e voi doveste tornare a lavoro, vi manderò una mail con i nomi.”                                                                      “Ci troviamo dopo, vuoi?”                                                                                                                          “Va bene, carissimo. Buon lavoro.”                                                                                                         “Asilo, asilo… Asilo dell’Università Ochanomizu. Bene. Asilo dell’Università Gakushuin. Due anni. Asilo Sakura, tre anni… Università Keio… Waseda…”                                                                                                        Quando esco per seguire gli altri vedo ancora Eriko che appunta sul piccolo portatile i nomi degli asili di Tokyo. Cosa le fa fare Reita… Si vede che ama proprio la sua figlioletta.

“Kai! Mano sul fianco!” mi chiama Mai, la fotografa. “Più a sinistra! Bene, verso la finestra!” Oh… E poi si chiedono perché non mi lamento mai. Io mi vorrei lamentare, ma non ci riesco, no no.                                      “Truccatrice! Ritocchi Reita! Parrucchiere! Fissi il ciuffo di Kai!”                                                                     Già. Ciuffo, avevo il ciuffo lungo a destra, con tutti i cambi d’abito mi si era sciolto il trucco e mi hanno pure dovuto ritoccare la piega. Che poi, oh… Più normale di così…

“Ora le foto degli altri! Le singole, poi faremo quelle di coppia.”

Ruki’s pov:

Click, click, click… Ormai non ci vedo più, non mi meraviglio che Reita si sia spostato la fascetta dal naso agli occhi. Una sedia devo avere… Bene, almeno riposerò.

“E dai, Ruki, un ultimo sforzo! Sguardo da macho caliente! Perfetto!” Click

E poi devo concentrarmi, se perdo il filo ora dovrò fare il doppio delle foto. Mhm, meglio farne il doppio ora, così sarò a posto per domani.

“Vieni, cambio d’abito.” Seguo Chieko. Indossa una mini rosa, e una magliettina bianca che le fa risaltare il seno, le scarpe hanno lievi zeppe che la slanciano. Mi aiuta ad infilarmi quella specie di gioiello ambulante che sarebbe il mio nuovo costume e poi ad infilarmi le scarpe, a punta, ma molto più rialzate delle sue. Però in generale sono uguali. Stesso motivo, stesso colore… “Ma le hai comprate insieme? Chieko, sono uguali alle tue!”

“Hahaha, ci hai preso Ruki! Vieni, prendiamoci un caffè prima di svenire! Portiamo anche qualcosa a Kai e Aoi, che mi sembrano giù.”

Mi guardo allo specchio prima di imboccare il corridoio, ho una maglia nera a maniche lunghe, due parti libere si incrociano tra loro sul davanti, con strass neri e bianchi a formare delle enormi X. Dietro sta scritto Magical Dimension, in argento.

“Questa, mi piace.”

“Grazie, l’ho trovata alla fiera a Shibuya.” Intanto siamo arrivati alle macchinette, le porgo il bicchierino del caffè. Recupero io due merendine e poi torniamo, prima che ci diano per dispersi.

Aoi’s pov:

La truccatrice finisce di spennellarmi il rossetto rosso. Che poi perché diamine si era impuntata sul Grand Rouge di Shiseido? Vuole proprio che io le sbavi dietro. Ah, lasciamo perdere.

Mi giro verso destra, così si nota la scalatura dei capelli. Mi piacciono di più corti. Uruha voleva che me li abboccolassi. Io? Ma scherziamo?

Magari lo farò quando mi saranno ricresciuti.                                                                                             “Apri la camicia. Chieko, alzagli la manica sinistra!” Chieko si avvicina, diligentemente esegue il lavoro. Mai ringrazia.                                                                                                                                            “Incrociate le braccia e state spalla a spalla. Bene.” Click “Amia, porta lo sfondo…. Si, quello con i pipistrelli… Bene, grazie, scenografo. Cerca quello successivo.” 

Mi brontola la pancia. Stamattina non ho fatto colazione. La colazione che voleva Uruha era… diversa. Anzi, non volevo altro! Ma ora, con lo stomaco riempito solo di acqua, la fame si fa sentire. Ho mandato giù solo una merendina…  

Si cambia lo sfondo. Ora c’è un cimitero. Sembra tipo Halloween, il vapore è stato ottenuto usando quello che sembra un aerografo. Non l’avevo mai uno sfondo così.                                                                                 La voce della fotografa mi rimbomba nella testa, va bene, ora mi affianco a Kai.

Sotto di lui. Click.

Parti da dietro. Click.

Sorridi. Click.

Guarda verso la macchina fotografica. Click.

Mi sento leggero e allo stesso tempo pesante…

Puff.

 

Puff.

Si sente un rumore forte. Come di un corpo che cade. Uruha si gira, bianco di spavento si butta su di lui. Addosso a lui sta Kai, lo ha preso in braccio all’ultimo, è molto pesante, anche se il leader ha molta forza.

“Amore! Amore ma che hai? Yuu! Amore! Amore!” urla scuotendo il suo corpo esanime.                                       “Spostati, Uruha. Cerchiamo di farlo respirare… Sembra solo svenuto.” Kai chiude il naso del ragazzo con la mano e inizia una respirazione bocca a bocca. “No, non mi allontano da qui! Non lascerò mai la persona che amo!” dice, arrabbiato e piangente, il castano.

 

“Mhm…Cosa… Amore…” 

“Y-Yuu, oh, Yuu… Stai calmo, tesoro, adesso ci sono qui io. Va tutto bene, riposati…”. Perdo di nuovo i sensi.

Mi sembra di sentire delle voci… Uruha, spicca su tutto, terrorizzato, poverino. Mi dispiace. Vorrei alzarmi, ma non ci riesco. Sono ovattate. Lontane chilometri e poi vicine…

 

 

L’ambulanza è parcheggiata sotto agli studi, se si scopre che uno dei GazettE sta male, sarebbe il finimondo. Ruki parla con i giornalisti e curiosi, che si sono affollati alle porte. Fanno passare l’ambulanza. Spiega che ha avuto un serio calo di pressione, ma che per domani starà già meglio.

Quando Aoi arriva all’ospedale universitario, Uruha gli tiene la mano. E’ costretto a separarsi da lui per il tempo di effettuare le analisi del sangue classiche e alcune più specifiche.

Dopo un tempo che sembra infinito, un’infermiera si para davanti al chitarrista solista “Se vuole può vedere il suo compagno, ma stia attento, sta riposando.”

“Che cosa ha avuto?”

“Un serio calo di pressione. Non aveva zuccheri nel sangue. Resterà in ospedale per questa notte, domani verrà dimesso, ma dovrà avere tre giorni di assoluto riposo in casa. Niente schiamazzi, così ha detto il dottore.”

 “Oh, grazie al cielo.” Uruha entra in camera.

“Amore mio… Finalmente sei venuto. Ti ho atteso tanto, sai?”

“Sono qui, Aoi. Ho avuto tanta paura…”

“Puoi piangere, piccolo…” mi stringe la mano nelle sue e me la bacia sorridente. Sono contento che non sia nulla di grave, dovrò solo riposare. Mi dice che avvertirà Chieko, Mei e Amia, e anche gli altri. Amina a quanto pare si era svegliata con gli schiamazzi della gente, ma sembra che le parole di Reita l’abbiano calmata.

“Beh, credo che per ora puoi restare, ma fra un po’ devi andare via… Non voglio…”.

“Lo so, Aokoi, magari farò qualcosa con Reita, Ruki e Amina. Che cosa le devo dire da parte tua?”                                                                                                                                                   “Beh, è una bambina curiosa, dille che zio Aoi è stanco morto per via del lavoro e che tra un po’ potremmo rivederci tutti. Kai che sta facendo?” gli dico con un filo di voce. La mia voce è debolissima, tanto che a tenermi la mano è Uruha, io non ho forze. “Finisce le foto singole, probabilmente studierà qualche nuova canzone per Ruki. Hai notato anche tu che la sua voce si sta affaticando. Lo hanno visto tutti.”

 “Mi sa che è meglio che in queste giornate ci riposiamo. Saremo come i mici. Buon Ripo…ahhh…caro…”

Uruha’s pov:

Tengo ancora un po’ la mano di Aoi. Quando, stanco per via delle mie “colazioni” o “cene” si addormenta, adoro stare come uno scemo a guardarlo dormire. Per fortuna non è nulla.                                                          Quando mi risveglio dal mio stato di trance, il mio orologio dice che sono le 21.00.    Aoi dorme ancora beato. Gli bacio le labbra. Scrivo su un biglietto che tornerò domattina e glielo lascio sul comodino accanto al letto. Poi chiudo la porta e vado via.

Arrivato a casa mia mando un messaggio a Reita e uno a Kai.

Meno male!” Reita. Un po’ più lungo chiedere troppo.

Grazie al cielo. Eriko si era spaventata.” Kai.

Quando tocco il cuscino sono già nel mondo dei sogni…

  
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