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Autore: The_red_Quinn_of_Darkness    19/01/2015    1 recensioni
[Five finger death punch]
[Five finger death punch][...era molto meglio avere l’acqua alla gola, piuttosto che una pistola puntata alla testa…]
"Questa è la storia di una ragazza, tormentata da un passato infernale, che grazie ad un'inaspettata offerta di lavoro e ad un volo diretto verso l'America (e forse, anche grazie al volere del destino?), troverà davanti a sé la possibilità di rifarsi una nuova vita.
Ma verrà anche travolta da un gruppo di cicloni iperattivi che, oltre ad aiutarla, le faranno vivere una miriade di emozioni facendola sentire di nuovo viva...
Ma ci sono anche due occhi di ghiaccio che la osservano... la studiano...e la rapiscono."
Ho trovato il coraggio, finalmente, di pubblicare una storia su efp e per iniziare, ho voluto mettere quella scritta più di recente.
Questa storia ha serie infinita di sfaccettature,come quella comica, quella delicata, quella triste, quella più pazza...
Spero che piaccia e che vi catturi almeno un pò! :)
Mamma mia... che timida e stretta presentazione... non sapevo cosa scrivere! XD
Ora, non mi resta altro che lasciarvi alla fanfiction in questione, ed augurarvi una buona lettura :)
The_red_Quinn_of_Darkness
Genere: Commedia, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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°DECISIONI FORZATE°
 
Sentii il cuore sobbalzare allegramente dentro al petto.
Socchiusi la bocca e guardai con occhi increduli Gian.
-Come scusa? - bisbigliai.
Gian sorrise e mi mise una mano sulla spalla.
-Non posso urlare, anche se lo farei all’istante, ma posso ripetertelo finchè vuoi… Herie, te ne vai in America.
Lo fissai e assunsi un’espressione drammatica.
-Ma… ma io non posso…
-No, stavolta non voglio sentire palle… ne ho già parlato con tuo padre e tua madre e loro sono d’accordo con me… volente o nolente, è meglio che te ne vai per forza per un po’…
Non sapevo cosa dire… da una parte Gian aveva perfettamente ragione, dall’altra me ne sarei andata all’istante… ma dall’altra parte ancora, avevo una fottutissima paura che mi stava facendo tremare le gambe.
Gian mi sollevò il viso e mi guardò dritta negli occhi.
-Capisci quello che intendo, vero? – chiese con tono segreto e riservato.
Annuii nervosamente, capendo benissimo ciò che mi voleva dire.
Ma rimasi ancora zitta.
-È arrivata questa richiesta ieri sera, fresca di e-mail, e io ho colto la palla al balzo immediatamente… te l’avrei detto prima, ma te ne eri già andata e avevi il cellulare spento.
Mentre stavo leggendo l’e-mail stampata, Gian si riprese il foglio e lo strinse maliziosamente tra le mani.
-Hai rifiutato la richiesta di Kylie Minogue, di Justin Timberlake, di Pink e di Lady Gaga… per non parlare degli altri… tutto quello che potevi rifiutare, l’hai rifiutato… - disse con una sfumatura di rimprovero.
- Ma ho pensato che questa band rispecchiasse anche i tuoi gusti musicali, a differenza degli artisti precedenti…- disse mostrandomi il foglio.
Lessi e stropicciai il naso.
-Non li conosco.
-Beh, io li ho sentiti… e fanno decisamente al caso tuo.
-Ma come faccio con la mia casa qui? Ho un mucchio di lavoro da sbrigare e di cose da fare! E Ivy?? Io non parto senza di lei!
Gian sorrise.
-Ho già pensato a tutto io.
-Cioè? – chiesi preoccupata.
-Loro han chiesto assistenza trucco per video, concerti e photoset, nonché anche consulenza di immagine… in più sono stati attirati come mosche dalle tue grafiche e han chiesto aiuto anche per quello… in pratica, fai parte del loro staff.
-Bene, fantastico, alle domande che ti ho fatto invece quando pensi di rispondere?
-Tranquilla tesoro! Tranquilla! – disse portando le mani in vanti.
Non sono affatto tranquilla…
-In casa tua puoi chiamare Natasha, che se non sbaglio, è anche più comoda per andare al lavoro… per i lavori che stai svolgendo qui, li posso distribuire tranquillamente tra gli altri dipendenti… per le tue cose da fare, beh ti consiglio di farle al più presto possibile e per Ivy, farò in modo che tu parta con lei! Ti ho trovato un piccolo appartamento a Los Angeles, confortevole e con l’essenziale, visto che la maggior parte del tempo la passerai con loro a girovagare per il mondo!
-COSA?! Io dovrei seguirli durante i tour?! Gian, è una pazzia!! E se poi non mi fanno prendere su Ivy? È un pastore dei Pirenei ricordi?! È un cane di 70 fottuti chili!!!! Non un chiuaua!!!
-Ho già fatto presente tutto, per loro non c’è problema.
Lo guardai minacciosa.
-Gian… se non mi lasciano portare Ivy con me, torno qui e salta l’accordo, chiaro?
Gian cercò qualcosa sul pc, lo girò e mi mostrò una foto di un cane della razza di Ivy.
-Ivy è questa, no?
-S…si… - risposi perplessa.
-Bene, ho mandato questa foto, specificando il tuo attaccamento quasi morboso a lei… se non parte lei, non parti tu… e loro han detto che il cane si può portare tranquillamente sul bus della band, non dà fastidio, anzi a quanto pare ne vanno tutti matti…- disse sorridendo come un pazzo.
Alzai le mani come segno di protesta e feci per dire qualcosa ma venni bloccata da Gian.
-Tesoro mio, non hai scuse stavolta, tra due giorni, hai il volo prenotato per Los Angeles e sarai accompagnata da un nostro collaboratore del caso.
Mi veniva da piangere… ma alla fine, non aspettavo altro.
Rassegnata, volsi gli occhi al cielo e incrociai le braccia.
-E va bene, hai vinto tu stavolta.
-Me le sono giocate bene le mie carte, eh? –disse Gian facendomi l’occhiolino.
-Fin troppo…- borbottai.
Gian si alzò dalla sedia e battendosi le mani, mi venne incontro.
-Bene! Io direi che è ora di iniziare a fare le valigie e preparare gli strumenti del mestiere…
-Appena arrivo a casa inizierò…
-Tanto questo è il tuo ultimo giorno di lavoro.
-Come?
-Ti concedo gli altri prima della partenza per preparare al meglio le tue cose.
Gian mi abbracciò forte.
-Herie io non l’ho fatto per metterti in difficoltà… ma per salvarti dall’incubo che stai vivendo… credimi…
Mi sentii confortata da quelle parole…
Mi sentii anche un po’ merda per aver provato a sviare anche questa volta…
-Non avercela su con me, ti prego…
Lo guardai e mi cinsi la vita con le braccia.
-Gian io non sono arrabbiata con te…
Lo guardai con le lacrime agli occhi.
-È che ho solo tanta paura.
Mi prese per le spalle e mi fissò.
Non voleva che io piangessi, era una cosa che odiava…
-Herie ascoltami ora… stare qui è pericoloso per te, tanto… questa è un’occasione per stare alla larga da lui…e anche per sfondare all’estero e per mostrare al mondo chi cazzo sei… e sei una ragazza talentuosa che può andare dove diavolo vuole… è normale che ti stai cagando sotto dalla paura… ma sono sicuro che una volta che ti sarai abituata, ti divertirai anche… e poi potrai lavorare anche per i gruppi che piacciono a te, pensa! Ora devi solo tirare fuori le unghie e digrignare i denti, combatti sia per te stessa, sia per l’orgoglio mio e dei tuoi genitori…Sei tu la stella che fa brillare questa azienda… e la farà brillare ancora di più dopo questa impresa.
Annuii ricacciando indietro le lacrime.
-Hai capito?
-Si…
-Bene… ora torna alla tua postazione… passerò a vedere come va più tardi.
Uscii dalla stanza senza dire più nulla, sentendomi gli occhi di Gian puntati addosso.
Non ricordo come tornai a sedere alla mia scrivania, né come c’ero arrivata…
Avevo la testa completamente in pallone.
Ero agitata, avevo il cuore che batteva fortissimo.
Lola mi si avvicinò premurosa.
-Herie, ti porto il tuo caffè? - chiese preoccupata.
La guardai con gli occhi lucidi.
-Meglio se mi fai una camomilla abbondante Lola…
 
E dalle 9 di mattina, arrivarono anche le 7 di sera.
Staccai mezz’ora prima, non reggevo più e tutto il giorno, avevo avuto la testa da altre parti.
Appena salii in macchina, mi misi addosso l’auricolare wireless e chiamai Natasha.
Quando la sua voce rispose dentro al mio orecchio, mi tranquillizzai un po’.
-Herie! Ti stavo per chiamare anche io! Come stai?
-Ciao Naty, sto veramente da merda… stasera ti va di venire da me?
-Si certo tesoro, hai in mente qualche programma?
-Si… devo fare le valige…
-COSA? Sei impazzita? Le valige?!
-Lunga storia Nat…
-Ti ha fatto ancora qualcosa?
-No, lui stavolta non c’entra… cioè… non direttamente.
-Va bene, per che ora devo essere lì?
-Quando vuoi…
-Prepara per due, stasera ceno con te.
Detto questo riattaccò il cellulare.
Conoscendola starà uscendo dal lavoro mollando lì una cliente con ancora la tinta sulla testa.
Non mi importa… ho bisogno di parlare con lei.
Appena arrivai a casa, ricominciai a gonfiarmi di lacrime in ascensore… e nel momento in cui vidi Ivy corrermi incontro… scoppiai a piangerle addosso.
Lei guaì preoccupata, leccandomi via le lacrime, io per tutta risposta cercavo di nascondere il viso nel suo pelo, come se fosse una persona… non volevo farmi vedere in lacrime anche da lei.
Poco dopo ero in bagno sotto la doccia, fredda, per cercare di calmarmi un po’.
Ero rannicchiata a terra, con il viso incastrato fra le ginocchia piegate, che respiravo piano.
Avevo finito di lavarmi già da 5 minuti, ma rimasi lì… in silenzio, sperando che l’acqua portasse via tutti i miei pensieri.
 Ma non aveva effetto, a quanto pare…
Sentii il campanello suonare e Ivy abbaiare.
Spensi l’acqua e mi avvolsi nell’accappatoio bianco.
Mi diressi verso la porta e guardai dallo spioncino, dove scorsi il volto di Natasha.
Le aprii e nel momento in cui lei vide il mio viso, sbiancò.
-Diavolo Herie, che ti è successo?
Scossi la testa con gli occhi bassi e la feci entrare.
-Vieni di là con me, devo asciugarmi i capelli…
-Ci penso io, tu raccontami.
Passò una buona oretta, dove spiegai tutta la storia a Natasha, sfogandomi come se non ci fosse stato un domani.
Il suo tocco sulla testa mentre mi asciugava i capelli mi aveva rassicurata, in un qualche modo sedata.
Nemmeno lei poteva credere che io, fra due giorni, sarei partita per l’America e sarei andata ad “abitare” con persone che nemmeno conoscevo.
Quando gliel’avevo detto, era diventata paonazza, nemmeno ci dovesse andare lei…
Era basita…
Era triste.
Cenammo con hamburger e patatine, e una volta finito di mangiare, andammo in camera mia, dove con calma e in modo quasi surreale, tirai fuori tutte le mie valige.
-Herie… sei sicura di volerlo fare? – chiese tutt’in un colpo Natasha.
-Devo, Nat… ormai è già tutto programmato… e da una parte, Gian ha anche ragione a volermi mandare il più lontano possibile da qui…
-Si ma Herie, ti doveva avvisare… non doveva prendere una decisione così importante senza prima chiedere il tuo parere…
Scrollai le spalle.
-Purtroppo non l’ha fatto perché sapeva che il mio parere sarebbe stato semplicemente un “no”.
Natasha si sedette sul letto e fissò un attimo il vuoto, mentre io ero impegnata a mettere scarpe e vestiti in una valigia.
Ne avevo pochi, ma di grande effetto e a me tutti cari.
-Ascolta Herie, ho una proposta da farti.
La guardai, aspettando una delle sue idee pazze uscire dalla sua bocca.
-Mia sorella si è appena diplomata, sta cercando una buona università e dovrebbe trasferirsi qua a Milano…Io invece, non voglio lasciarti partire da sola… Se per te non è un problema lasciare casa tua nelle sue mani, io vengo con te a Los Angeles.
Come sospettavo… ma stavolta, è uscita una follia.
-Naty… tu hai un lavoro qui… non è facile come sembra purtroppo… e poi, io non starò nell’appartamento che mi ha trovato Gian…io dovrò letteralmente vivere con loro… già mi fan portare Ivy…non so se accetteranno anche te… Sia chiaro, non che a me dispiaccia o che non voglia…anzi.
-Non verrei subito via con te, ma potrei raggiungerti quindi ho anche il tempo di chiedere al mio capo se mi fa trasferire la… lo sai, la catena di parrucchieri dove lavoro, ha sedi iternazionali…
La guardai rassegnata.
-No Nat… è troppo complicato…
-Ti prego Herie… non ti sarò d’impiccio, starò a Los Angeles e quando potrò venire con te, verrò in auto e con i miei soldi mi prendo una stanza in hotel.
-È rischioso…
-Non hai capito… io non ti lascio da sola.
Ci guardammo per un secondo, poi lei scoppiò in lacrime.
-Io non ti lascio sola in America… non ti lascio perché ormai io e te siamo una famiglia e io non ho intenzione di vederti andare via senza fare nulla, non posso vivere col pensiero fisso di sapere che sei lontana e di non poter fare un cazzo se stai male! – sbottò.
Io la abbracciai forte, commuovendomi fino alla morte.
Sapevo che era la risposta sbagliata, sapevo che stavo per far finire nella merda anche lei… ma l’unica cosa che mi uscì dalla bocca in quel momento fu: -Va bene Naty, ti porto via con me…
Sono una testa di cazzo.
Proprio per il bene di Natasha dovevo dire di no.
E invece ho fatto una stronzata pazzesca.
-Tu parti fra due giorni? Bene… tempo una settimana e sono a Los Angeles con te Herie… promesso.
-Ti aspetterò Naty… preparerò tutto e quando arriverai sarà tutto a posto, vivremo in una casa come piace a noi due.
Gli occhi verdi cangianti di Natasha si posarono sui miei, colmi di lacrime.
-Promesso?
Sorrisi commossa.
-Promesso.
Natasha quella sera rimase a dormire a casa mia.
Per distrarci dal pensiero del lungo viaggio che ci si para davanti, giocammo fino alle 2 con la play-station, ridendo come matte per tenere alti gli umori.
Una volta toccato il letto, Natasha prese sonno subito… io invece rimasi con gli occhi spalancati a fissare fuori dalla finestra, girata da un lato, stringendo Ivy che mi si era accucciata di fianco.
Come facevamo a stare tutte e tre su un letto?
Semplice.
Avevo il morbido letto matrimoniale che, in questi casi, risultava più che comodo.
Anche se a me in quel momento, sembrava fatto di marmo.
   
 
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