Fanfic su artisti musicali > Five Finger Death Punch
Segui la storia  |       
Autore: The_red_Quinn_of_Darkness    19/01/2015    1 recensioni
[Five finger death punch]
[Five finger death punch][...era molto meglio avere l’acqua alla gola, piuttosto che una pistola puntata alla testa…]
"Questa è la storia di una ragazza, tormentata da un passato infernale, che grazie ad un'inaspettata offerta di lavoro e ad un volo diretto verso l'America (e forse, anche grazie al volere del destino?), troverà davanti a sé la possibilità di rifarsi una nuova vita.
Ma verrà anche travolta da un gruppo di cicloni iperattivi che, oltre ad aiutarla, le faranno vivere una miriade di emozioni facendola sentire di nuovo viva...
Ma ci sono anche due occhi di ghiaccio che la osservano... la studiano...e la rapiscono."
Ho trovato il coraggio, finalmente, di pubblicare una storia su efp e per iniziare, ho voluto mettere quella scritta più di recente.
Questa storia ha serie infinita di sfaccettature,come quella comica, quella delicata, quella triste, quella più pazza...
Spero che piaccia e che vi catturi almeno un pò! :)
Mamma mia... che timida e stretta presentazione... non sapevo cosa scrivere! XD
Ora, non mi resta altro che lasciarvi alla fanfiction in questione, ed augurarvi una buona lettura :)
The_red_Quinn_of_Darkness
Genere: Commedia, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
°PARTENZA°
 
La mattina seguente fui svegliata dal cellulare che squillava insistentemente alle 8.30.
Mi alzai e lo cercai a tastoni sul comodino, non riuscendo a vedere nulla perché ero senza occhiali.
Ma appena portai lo schermo del cellulare vicino agli occhi, lessi chiaramente il nome di chi mi stava chiamando.
Senza pietà, buttai giù la linea e misi in silenzioso il cellulare.
Ringhiai grottescamente, stropicciandomi gli occhi, poi mi girai verso Natasha.
Ma lei non c’era.
Mi alzai ciondolando con la stanchezza a pelle d’orso addosso e mi diressi in cucina.
Lì, trovai Ivy che aveva appena finito di mangiare la pappa e un post-it attaccato al microonde.
Sono andata al lavoro, scusami! Non volevo svegliarti. Ho già dato la pappa ad Ivy, è tutto a posto! Ci vediamo stasera! Bacioni”
Sorrisi e buttai il post-it nel sacco della carta.
Mi stiracchiai da capo a piedi e iniziai a prepararmi il caffelatte.
-Bene… si ricomincia a fare le valigie… - dissi fra me e me.
Una volta finito di fare colazione, passai la mattinata a preparare in una seconda valigia gli strumenti del mio lavoro, pc portatile compreso, e una terza valigia con il resto delle cose che dovevo portarmi dietro.
In più, preparai anche uno zainetto con dentro le cose di Ivy.
Tutto “pronto” per ora.
Mancavano solo un paio di cose da comprare nel pomeriggio.
Improvvisamente sentii vibrarmi qualcosa nella tasca dei pantaloni della tuta.
Il cellulare.
-Dio ma che cazzo vuoi ancora?!!- urlai.
Ma stavolta, la chiamata veniva da Gian.
-Pronto?
-Finito le valigie?
Ma tipo un “buongiorno” o un “come stai oggi?” no?
-Praticamente si, devo solo andare a comprare un paio di cose…
-Bene, perché il volo è stato spostato a domani …
-Oh… bene…- dissi con poco entusiasmo.
-Alle 5 di domani mattina, ti verrà a prendere Thomas, il collaboratore di cui ti parlavo ieri. È già informato di tutto: volo, indirizzo della casa, indirizzo dello studio della band, taxi e quant’altro…capito? Domattina, alle 5. Non un minuto di più.
-Ehi, oggi saresti proprio da chiamare “Mister Simpatia” lo sai? – dissi con un acido sarcasmo.
Si sentì un abbozzo di risata.
-Anche mettendomi di impegno, non riuscirei mai a battere te, tesoro mio.
-Bene, grazie per l’informazione, scusa ma devo finire di preparare.
Detto ciò riattaccai.
Non perché mi aveva fatto girare le palle, ci mancherebbe…
Ma perché pensavo di evitare partenze con acqua alla gola.
Guardai Ivy e le accarezzai il muso.
-Domattina si parte per Los Angeles, tesoro… mi dispiace farti fare l’ennesima alzataccia.
Pensandoci bene però, era molto meglio avere l’acqua alla gola piuttosto che una pistola puntata alla testa…
 
 
Alle 9 in punto ero già a letto.
A letto, si, ma senza riuscire a dormire.
Natasha era rannicchiata di fianco a me, immersa già nel mondo dei sogni.
Beata lei.
Aveva insistito tanto per accompagnarmi in aeroporto.
Nonostante dovevamo alzarci alle 4 per riuscire a fare tutto con calma, lei non ha voluto sentire scuse.
Il pomeriggio era passato fin troppo alla svelta per i miei gusti.
Nel momento in cui sono uscita per andare a fare le ultime compere, mi resi conto che era già ora di tornare indietro.
E nel momento in cui rincasò Natasha, mi resi conto che era già ora di spegnere la tv per andare a letto.
Era passato così velocemente il tempo, che non me ne ero nemmeno accorta.
E sarà così anche ora.
Nel momento in cui chiudo gli occhi, è già ora di alzarsi per andare via.
Ed è stato così.
Alle 4 in punto la sveglia suonò insistentemente.
Cazzo avevo appena chiuso gli occhi.
Natasha ed io ci alzammo dal letto.
-Buon di… - biascicai.
Natasha scrutò fuori dalla finestra mentre si legava con una coda i lunghi capelli neri, poi mi guardò con un sopracciglio alzato.
-Ti pare giorno? – chiese indicando la finestra.
-No affatto…
Detto ciò sparii in cucina a preparare la colazione mentre Natasha si vestiva.
E dopo aver mangiato si invertirono i ruoli, io a vestirmi, lei in cucina a pulire.
Ivy aveva ancora gli occhietti che si chiudevano, ma non capendo come mai l’avevo svegliata così presto, si sforzava di guardare i nostri movimenti incuriosita, scodinzolando appena.
Mi rifiutai di mettere le lenti a contatto a quell’ora… avevo ancora gli occhi gonfissimi.
Quindi mi truccai molto più alla svelta.
Una volta pronta, mi diressi in salotto, dove c’era Natasha seduta sullo schienale del divano, con le gambe a penzoloni e gli occhi chiusi.
Guardai l’orario: le 5 meno 10.
Perfetto.
-Naty… mi dispiace disturbarti, ma dobbiamo scendere…
Natasha si tirò su come una molla e mi fece un sorriso.
-Sono pronta.
Insieme riuscimmo a portare giù tutte e tre le valigione ed infine Ivy con la pettorina e lo zainetto sulla schiena con le sue cose.
Si, il mio cane ha uno zainetto da attaccare alla pettorina, problemi?
È comodo, provare per credere.
Prima di richiudere la porta di casa, diedi un ultimo sguardo al salotto.
Uno sguardo malinconico…
Nonostante vivessi da sola e la casa fosse costantemente in silenzio, era comunque la MIA casa… e non sapevo quando l’avrei rivista.
Con il magone a mille, feci un cenno con la testa per salutarla e poi, chiusi la porta alle mie spalle.
Porsi le chiavi a Natasha.
-Tu torni qua dopo, vero?
Lei mi guardò con gli occhi tristi.
-Già… penso che per questa settimana, la tua casa non sarà sola.
Sorrisi.
-Meno male…
Scendemmo dall’ascensore e arrivate dietro la porta di ingresso, intravedemmo un tizio alto che ci salutò con la mano.
Tentennai un secondo, poi mi avvicinai.
Era un ragazzo fin troppo alto, con i capelli biondi mossi e lunghi fino sotto al collo, con gli occhi castani, vestito con anfibi, jeans, camicia bianca e giacca di pelle nera.
-Buon di… tu devi essere Thomas giusto? – biascicai tendendogli la mano.
-Esatto! Piacere di conoscerti Herie. – disse lui sorridendo a 32 denti e stringendomi la mano.
-Forza ti do una mano a caricare le valigie! – esultò tutto contento afferrando due valigie.
Come diavolo fa ad avere tutta questa energia alle 5 di mattina? Come??
-Grazie.
Natasha intanto fece salire Ivy sui sedili posteriori della grossa Subaru Forrester.
-Io sto dietro con lei!
-Va bene! Tanto ora saliamo anche noi! – disse Thomas chiudendo il baule.
Salii in macchina e allacciai titubante la cintura.
Il ragazzo accese il motore e poi mi guardò sorridente.
-Pronta per il nostro delizioso viaggetto?
Lo guardai con un sorriso sarcastico (se non quasi isterico) stampato sul volto.
-Si certo! Non vedo l’ora guarda! – sibilai.
-Bene! Allora partiamo!!
Detto ciò, partì sgommando dal parcheggio sotto casa mia, dirigendosi verso l’aeroporto.
 
 
Arrivammo a destinazione dopo una buona mezz’oretta.
-A che ora abbiamo il volo? – chiesi scaricando i bagagli.
-Alle 6 e mezza dobbiamo iniziare a salire a bordo. – disse Thomas chiudendo la macchina.
Lo guardai un secondo e poi realizzai.
-Scusami… ma se tu vieni con me… chi porta la macchina e Natasha a casa? – chiesi.
-Io, ovviamente.
Mi girai verso l’entrata dell’aeroporto e spalancai gli occhi.
-Gian! Che ci fai qui?
L’uomo sbuffò e si mise la mani sui fianchi.
-Sono venuto a salutarti no? Che domande…
Ci fu un attimo di silenzio, poi lo abbracciai forte.
-Non potevo lasciarti partire senza salutarti…
-Grazie Gian…
Ci dirigemmo poi a fare colazione all’aeroporto.
Gian ci aveva già preso i biglietti, ci aveva fatto acquistare un po’ di tempo…
Era quasi vuoto l’aeroporto a quell’ora, ma per i pochi bambini che passavano, Ivy ne era l’attrazione.
Si fermavano tutti a coccolarla, a farle i complimenti e lei scodinzolava contenta.
Gian mi guardò un attimo da capo a piedi e realizzò in che modo mi ero vestita.
New rock alte fino al ginocchio, calze velate nere, pantaloncini corti a quadretti rossi e neri e felpa col cappuccio degli Heaven Shall Burn…
Aveva già notato come i maschietti mi guardavano, perciò si rivolse a Thomas con fare complice.
-Tieni d’occhio il suo culetto, non vorrei che qualcuno allungasse le mani. – a Thomas suonò più come una minaccia, che come una richiesta.
Lo sentii e scoppiai a ridere.
-Prima che un uomo allunghi le mani su di me ce ne passa di acqua sotto ai ponti… faccio più paura che altro Gian!
Gian fece per ribattere ma poi si morse la lingua e decise di non rispondere.
Infatti... ad un solo uomo non facevo paura… ed era pure quello sbagliato.
Thomas guardò l’orario sul cellulare.
-Signori… direi che è ora di andare.
Erano le 6 e un quarto…
L’ansia che mi era sparita lentamente tornò a farsi sentire man mano che ci avvicinavamo all’entrata dell’aereo.
Le valigie passarono sotto ai raggi x tranquillamente, lo zainetto di Ivy pure e sia io che Thomas superammo il controllo sotto al metaldetector.
Vidi le mie valigie e quelle di Thomas sparire sull’aereo.
Lentamente, realizzai che era giunto il momento di andare.
Guardai Natasha negli occhi, trattenendo le lacrime.
La abbracciai forte.
-Ci vediamo fra pochi giorni Nat… tieni d’occhio la mia casa, mi raccomando…
Lei annuì piangendo come una fontana.
-Mandami un messaggio appena arrivi…
Sorrisi e annuii.
Poi guardai Gian e lo strinsi forte.
-Abbi cura di te… - mi sussurrò altro pezzo della frase in un orecchio.
-Lo farò Gian… grazie…
Feci per girarmi quando Gian mi fermò.
-Herie aspetta!
Si frugò un attimo nella tasca del cappotto e mi porse una busta bianca.
-Tieni, leggila appena arrivi a casa tua a Los Angeles.
La presi e la guardai.
-Di chi è? Non c’è scritto… - dissi rigirando la busta fra le mani.
-Vai ora, appena arrivi, chiama anche me, mi raccomando.
Lo guardai per un attimo, poi gli sorrisi, mettendo la busta in borsa.
Mentre salivamo gli scalini per arrivare all’aereo, mi guardai un attimo indietro.
Da dietro la vetrata che dava sulla pista di partenza, scorsi Natasha che mi salutava sbracciandosi con la faccia inondata dalle lacrime e Gian che mi sorrideva…
Era un sorriso mai visto prima sul suo volto…
Era molto… molto strano…
Lui alzò una mano e mi fece il saluto militare.
Sorrisi gonfiandomi ancora di lacrime, ricambiando il saluto assumendo la posizione dell’attenti.
Una volta salita, non vidi più i loro volti.
Sentii i motori dell’aereo accendersi, mentre mi sedevo e mi allacciavo la cintura.
Mentre iniziava decollare, Gian sorrise commosso guardando fisso il cielo.
-Buona fortuna, Herie… buona fortuna…
Pian piano l’aereo iniziava a sparire dentro la luce dell’alba, lasciandosi dietro la mia casa e portando con se la mia vita.


Ok... ragazzi, siamo arrivati alla pausa di pubblicazione! XD Sapete...in realtà la storia c'è fino al capitolo 19... Se vi piace, per stavolta farò la cattiva e vi lascerò in suspence per un pò ;) Fatemi sapere se fino a questo punto, la storia vi piace ma sappiate una cosa... dopo questi tre capitoli...PARTE IL DELIRIO assieme alla nostra Herie :) Bacioni, da Herie, Ivy, Nat, Gian e da me, ovviamente! The_red_Quinn_of_Darkness
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Five Finger Death Punch / Vai alla pagina dell'autore: The_red_Quinn_of_Darkness