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Autore: terrastoria    24/11/2008    6 recensioni
"Ci si rivede, Yamanaka"
Avrebbe riconosciuto quella voce bassa e profonda fra miliardi.
"Tu qui?"
Non si era sbagliata affatto.
Era caduta su Itachi Uchiha.
[Ita- Ino]
La one shot ha partecipato al contest ItachixIno indetto da Sangochan88.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Ino Yamanaka
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ino si portò le mani in testa nell’inutile tentativo di ripararsi i capelli dallo scrosciare insistente

 

Dont’ care about the rest [If hes’ here]

Ita-Ino

 

 

 

Ino si portò le mani in testa nell’inutile tentativo di ripararsi i capelli dallo scrosciare insistente.

Dannata pioggia.

Cominciò a correre malamente sul marciapiedi lurido al margine di quella strada di periferia; schizzava acqua ovunque.

Dannata Sakura.

Fuori scuola aveva prestato l’ombrello alla sua amica perchè vi si riparasse con il fidanzato, quel figo di Sasuke. L’aveva fatto soltanto per mettersi in mostra con lui, e poi, in quel momento, non pioveva affatto.

Dannata finta gentilezza. E poi Sasuke, nemmeno la interessava più.

Velocizzò l’andatura, lo sguardo puntato sulle all stars irrimediabilmente danneggiate.

Giornata di merda.

Le aveva sentite dalla proff. di lettere, aveva litigato con Shikamaru (il suo migliore amico) e ora stava prendendo una colossale lavata.

- E ades?- non ebbe nemmeno il tempo di concludere la frase che urtò contro qualcuno, perse l’equilibrio e cadde fulmineamente.

Fottutissimo giorno.

- Ci si rivede, Yamanaka.

Avrebbe riconosciuto quella voce bassa e profonda fra miliardi; alzò leggermente il capo: non si era sbagliata affatto.

- Tu?

Itachi Uchiha, fratello di Sasuke, era sotto di lei.

Il corpo di Itachi Uchiha, sua segreta cotta, aderiva al suo.

I loro volti erano pericolosamente vicini, i loro nasi si sfioravano.

Oh cazzo!

Le aveva avvinghiato le braccia alla vita.

Aveva tutta l’intenzione di non lasciarla andare.

 

 

 

 

Divincolatasi dalla stretta, bruscamente s’alzò, rassettandosi i vestiti bagnati ed aderenti perfettamente al formoso copro – nota d’interessamento da parte del ragazzo.

- Sei cresciuta, piccola.

- Piccola a chi?!- si scaldò, puntando i suoi occhioni azzurri in quelli neri di lui.

Il cuore mancò un battito: lui non accennava a distoglierle lo sguardo di dosso.

Perché proprio lui?

Non era né psicologicamente né fisicamente pronta.

- No, sei sempre una bambina permalosa e viziata.

Gli mise il broncio e gli voltò le spalle,accennando ad incamminarsi nella direzione opposta.

Così si comportava proprio come una bambina.

- Fottiti allora- mormorò mordendosi il labbro inferiore; mosse qualche incerto passo mentre una rabbia cieca la prendeva: possibile che si stesse rivelando così sciocca? Sprecava l’occasione di una vita in tal modo?

- Troviamo un posto dove ripararci. Non vorrai continuare a startene tutta sola sotto la pioggia.

Una mano fredda afferrò la sua che non si tirò indietro. Ino si fece trascinare via sotto la pioggia e per molto non disse una parola: si limitò a gettare certe avide occhiate in direzione di Itachi, cercando di reprimere il cuore impazzito in petto.

 

 

 

Il portico, a parte loro due, era vuoto. E stretto.

Una barriera di pioggia la separava dal mondo esterno costringendola alla stasi lì con lui, l’uomo che, segretamente, desiderava, ma anche un divino dannato.

Sbuffò sonoramente e, curiosa, si girò ad osservarlo.

Era come lo aveva sognato nei sogni più proibiti.

La camicia aderiva al torso, mettendo in risalto gli addominali niente male; ciuffi di capelli neri gocciolanti ricadevano sul volto impreziosendoglielo di luminose gocce.

- Non ti sembra vero, eh, Yamanaka? – le disse malizioso.

- Sei troppo presuntuoso- affermò cercando di mantenere un tono di voce limpido e, puntandogli il dito contro- ma tu non dovevi essere in Inghilterra?

- Sono venuto a trovare il mio caro fratellino, a prendere due cose e…-Le sorrideva fremente e, le parve, felice.

D’essere assieme?

Quand’era alle medie lo vedeva spesso, dato che all’epoca lei e i suoi amici stazionavano volentieri in casa Uchiha, per via della gentilezza di Fumiko e suo marito. Ma lei era stata l’unica a parlare veramente con Itachi, l’unica a litigarci e, gli ultimi tempi, a divertirsi.

Lui aveva cinque anni in più; quando Ino ne aveva tredici aveva appena raggiunto la maggiore età e fatto la patente. Ricordava con nostalgia quelle volte che l’aveva portata con Sakura e le altre in giro in macchina.

Da quelle occasioni era nata la sua passione.

Poi, tutto ad un tratto, quand’era al liceo, se ne era andato.

Ora aveva ventitré anni, lei diciotto.

- Erano due anni che non ci vedevamo, dal tuo ultimo ritorno a Tokyo.

Le era mancato.

Se ne rese conto solo in quel momento; un profondo senso di completezza la fece sospirare: era nuovamente lì.

- Se non sbaglio l’altra volta eravamo rimasti a…

Itachi l’attirò a sè e la strinse forte, non dandole il tempo di reagire.

- …

L’altra volta si erano salutati con un bacio. Ed era stato talmente inaspettato e assurdo che…poi l’aveva creduto unicamente frutto della sua immaginazione.

- Solitamente ottengo ciò che voglio.

Percepì le mani di lui sul volto: un tocco ghiacciato.

Di norma era lei a fare la prima mossa, predominante fino in fondo. Invece, con tutto l’essere infuocato, si abbandonò semplicemente ad Itachi.

Le era mancato troppo.

- Anch’io- chiuse gli occhi e si lasciò baciare a fior di labbra.

- Vieni con me.

Diluviava, ma poco importava.

 

 

Casa Uchiha era silenziosa come mai lo era stata.

Trovarvisi nuovamente assieme ad Itachi le rubò il fiato.

Si fermò nel corridoio d’entrata, grondando acqua, persa a fissare i ricordi.

- Ti avverto che sotto di te si sta formando una pozzanghera, vuoi allagarmi la casa?

Che sciocca.

- Tsè, no perché non ho alcuna intenzione di risarcirti- borbottò avanzando in punta di piedi, un mezzo sorriso sulle labbra arrossate.

- Sai dov’è il bagno, no?

- Cosa?

Per poco non cadde.

Lui girava a torso nudo, le gettò un’occhiata sorniona.

- Sorda, Yamanaka?

Aveva deciso.

Levò repentina le scarpe, addossandole alla parete e, lanciata la borsa sul divano, si diresse al piano superiore, sicura che ogni suo movimento fosse seguito dalla sua attenzione.

Troppo bello. Eppure…era vero.

- A dopo.

- In camera mia.

 

 

Aprì piano gli occhi e tese un braccio verso destra, toccando ripetutamente il vuoto.

Che?

La beata espressione che l’aveva accompagnata durante la notte lasciò spazio al disinganno.

Cazzo.
Sentiva ancora il suo profumo, udiva ancora le proprie grida, percepiva nel corpo il suo corpo.

…ah…

Coprì il rossore del viso tirando su fin alla punta dei capelli il lenzuolo bianco, stropicciato.

Di colpo sussultò e si tirò su a sedere, cercando disperatamente, con lo sguardo, un orologio.

9:00

Cazzo, la scuola.

E di Itachi nemmeno l’ombra: se ne era andato.

Sussultò di nuovo: rumori al piano di sotto.

Cazzo, la signora Fumiko.

Fu allora che notò sul comodino un biglietto e affianco ben riposti i suoi vestiti e la borsa.

Grazie, Yamanaka.

Il ricordo di quest’incontro ecciterà le mie giornate solitarie in Inghilterra.

Il tuo ricordo non mi abbandona né mi abbandonerà mai.

Dannazione.

Ci sarà una prossima volta, vero?

- Stupido, stupido, stupido- sibilò a denti stretti, stringendo scossa  il foglietto.

Gli occhi presero a bruciarle, le labbra a tremarle.

Non lo sapeva. Non le aveva detto che sarebbe partito l’indomani…avrebbe dovuto dirgli che…

Si vestì nervosamente e gettò il biglietto nella tasca dei jeans, davanti al cellulare.

Un ultimo sguardo al letto delle meraviglie, e se ne andò, senza dire nulla alla donna di casa, labbra e pugni serrati.

…l’amava…avrebbe dovuto dirgli che l’amava.

 

 

***

 

 

 

- Perché ieri non c’eri a scuola, Ino?

- Fatti miei, fronte spaziosa- gettò un’occhiataccia all’amica e pensò di averla messa a tacere- comunque…meno male che ti ho prestato l’ombrello.

Sakura la studiò interrogativa, braccia conserte.

Non la sopportava, quando s’atteggiava così.

- Nascondiamo segreti?

- Yamanaka, Sakura.

Sasuke cinse da dietro l’Haruno e le sussurrò chissà cosa all’orecchio, prima di fissare Ino con l’aria di chi sapeva.

- Che hai da guardare

- Manie di protagonismo?

Anche se ne era a conoscenza Sasuke non avrebbe parlato.

In ogni caso non si sarebbe lasciata sfuggire nulla.

Era il suo segreto.

Ma non finiva lì.

 

***

 

 

 

Era passato più di un anno.

Kiba la cingeva la vita delicatamente.

Profumava di dolci.

Come ragazzo non era affatto male: carino, affettuoso, gentile.

Tutto il contrario di ciò che desiderava.

Si era messa con l’Inuzuka perché, da quella notte, s’annoiava e perché cercava un divertimento nell’amore altrui.

Stronza. Si sentiva proprio una stronza ad illudere tipi come quello, così amabili.

Ma d’altronde anche precedentemente a quell’incontro s’era comportata allo stesso modo; senza rendersene conto erano anni che cercava di colmare inutilmente la mancanza di Itachi.

- Tutto a posto?

Kiba la fissava preoccupato.

Si erano bloccati.

- Sì, sì.

Ricevette un bacio sulla punta del naso; per tutta risposta lei si avvinghiò al ragazzo e volle le sue labbra, la sua lingua, prepotente.

Non sentiva niente. Niente.

L’aveva stregato, l’avrebbe posseduto e poi…l’avrebbe gettato.

Lurida stronza.

- No!

L’allontanò velocemente, indietreggiando a sua volta.

- Mi stai dicendo che...non mi vuoi?

- Scusami, ti farei solo del male.

Cominciò a correre e correre, lontano dalla preda, divorata dall’amarezza. E dal desiderio.

 

…gentile da parte tua

 lasciarmi sola dai tuoi.

Ma…per “un’altra volta”,

lo pensi davvero?

Ino_chan

 

…non ricordi?

Ottengo sempre ciò che voglio.

Pure tu, no?

 

Non gli aveva più scritto.

Non l’aveva più chiamato.

Per paura di farsi del male ascoltando la sua voce?

Non ne aveva avuto il coraggio?

Non ce l’aveva proprio fatta.

 

***

 

- Sei diventata intrattabile, Ino.

- Taci!

- Sul serio, lo pensi, lo vuoi, ma non fai nulla.

- Tu?!

- Non guardarmi così, vuoi che in tanti mesi che ti affianco ogni giorno non abbia capito nulla?

- Shikamaru!

- Non te lo dirò un’altra volta: fa qualcosa. Non voglio più avere una seccatura collerica come amica. Una seccatura e basta era più che sufficiente.

 

 

***

 

 

 

 

 

Finì di sorseggiare il suo drink e posò il bicchiere sull’enorme tavolo allestito per un fresco buffet.

- Così è fatta. Non ci posso quasi credere!

La voce squillante di Sakura la riportò alla realtà.

Era finita.

- Allora hai deciso, prenderai proprio medicina?

L’amica la illuminò con i suoi occhi verdi e con il sorriso di sempre.

Con quello sguardo dava continuamente l’idea di vedere oltre l’orizzonte.

- Ormai ho scelto. Per quanto ti riguarda…hai intenzione di lasciarci ancora all’oscuro?

Ecco cosa Sakura le aveva insegnato: a vedere un futuro, nonostante tutto

Però non le avrebbe mai detto quanto le fosse grata per averle mostrato tale magia.

- No.

Era giunta l’ora.

Alzò il capo al cielo: sarebbe venuta la pioggia.

Il suo ombrello si trovava a casa Haruno.

- Siamo tutto orecchi.

I vecchi amici, i compagni: c’erano tutti, schieratele di fronte.

Non l’avevano mollata.

Anche il suo viso duro si plagiò ad un’espressione di gratitudine.

Anche se era stata un’emerita stronza.

Concesse loro un sorriso, un ultimo, prima del verdetto.

- Ho l’aereo fra un’ora. Parto per l’Inghilterra, farò lingue lì, ragazzi.

E ora li lasciava così su due piedi.

Degno di lei.

Approfittando di una folata di vento voltò loro le spalle e cominciò a camminare.

- Ino…Ino, aspetta…

Aveva deciso.

Non si bloccò nemmeno davanti a quell’implorazione femminile.

- Non rompere, fronte spaziosa.

Se avesse fatto e detto altrimenti l’aereo sarebbe probabilmente partito senza di lei.

Perché pure una dominatrice come Ino possedeva un cuore.

 

Il diluvio iniziò.

 

 

 

“Senti, Sas’ke, ma tuo fratello dove abita di preciso a Londra?”

“Ti interessa?”

“Rispondi e basta”

“In un appartamento in xxx road, in centro”

 

 

 

Pagò il taxista e scese dalla vettura, portandosi dietro il grande trolley; ci aveva messo dentro di tutto.

Non si faceva mancare nulla.

Si trovava nella via indicatagli gentilmente da Sasuke, e la pioggia cadeva insistente sul suo corpo, facendone aderire il vestitino estivo.

 “Dove sarai?”

Non ebbe nemmeno il tempo di dare voce a tale frase che perse l’equilibrio, inciampò e, abbandonata la presa sulla valigia, cadde.

 

- Mi pare che abbiamo già vissuto una situazione simile, Ino.

 

Don’t care about the rest [if he’s here]

 

Diluviava, l’acqua scorreva su e fra i loro corpi frementi e gelidi, ma poco importava: la pioggia andava venerata.

Perché la pioggia gliel’aveva fatto rincontrare per ben due volte.

Itachi le avrebbe stravolto una volta in più l’esistenza.

Avrebbe dovuto sussultare ancora dal timore, ma questa convinzione, a lei, in quel momento, non poteva che piacere da matti.

 

 

 

End

 

 

 

 

La fan fic ha partecipato al contest Ita-Ino indetto da Sangochan88 alla quale vanno i miei più sentiti aprezzamenti per aver ideato un contest su tale meravigliosa coppia *-*

 

Quarta classificata
Dont’ care about the rest [If he’s there] di terrastoria
Grammatica : 8
Originalità : 8.
Stile: 8.5
IC personaggi : 9
Totale: 33.5

La one shot si è classificata ultima, certo, ma ultima su quattro ^^ e, visto i punteggi, non mi deprimo XD

Faccio i miei più sentiti alle podiste, in particolare alla lè *-*

 

Spero vi possa essere piaciuta.

Un bacio

Terra_chan

   
 
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