In the flesh - Apocalypse
#5. You’re the antidote to everything
{Twincest}
L’urlo che crepita
dalle rosse labbra ha la forza di spaventarlo. Raramente Apollo si preoccupa
per qualcosa, lungi da lui provare la reale paura sulla pelle – tuttavia,
quando Artemis urla in quel modo, diviene
completamente ed irrimediabilmente umano, odiandosi.
Si muove affannata tra
le lenzuola madide del proprio sudore, il corpo è segnato dagli spasmi e la
pelle del volto pallida – il colore stesso della luna è divenuto suo. Porta le
dita a raschiare le braccia, graffi rossi compaiono immediatamente a rovinare
l’epidermide, quando la mano di Apollo ferma la sua. È un piacevole contrasto,
il calore del suo palmo contro la freddezza del proprio dorso, l’una grande e
forte, l’altra piccola e tremante.
«Sono
qui,» Apollo affonda il naso nei lunghi capelli rossi, sanno di fragola e
improvvisamente vuole baciarla così forte che fatica a trattenersi, stringendo
con la mano libera la coperta che per miracolo Artemis
non ha ancora calciato a terra. «Non me ne sono andato.»
Il
petto della dea si alza ed abbassa ripetutamente, come se avesse corso chilometri,
come se qualcuno avesse provato a soffocarla – la mancanza, l’assenza, ora
completamente sparite al semplice tocco delle dita di Apollo. Ignora il
pensiero di risultare debole ai suoi occhi, spingendosi contro il possente
petto e lasciandosi stringere dalle braccia forti, celando grazie ai lunghi
filamenti cremisi la propria espressione sconfitta.
Apollo
non dice nulla quando i piedi freddi della sorella gli sfiorano le gambe; in
un’altra occasione forse se ne sarebbe lamentato, ora si limita a baciarle la
nuca, compiendo carezze circolari sulla schiena nuda e così piccola rispetto a
sé che domandarsi com’ella sia sopravvissuta fino ad allora è quasi d’obbligo.
«Potresti
stringermi più forte?» La voce è quasi troppo bassa per essere udita, eppure
Apollo esegue automaticamente quella richiesta che porta il cuore nel petto a
battere più forte. È ironico come solamente due mesi prima nemmeno credesse di
poterla stringere ancora, ed ora Artemis gli mostra
senza alcun muro tra loro come solamente lui possa realmente farla sentire
viva, reale – forte.
La
labbra di Apollo baciano la sua pelle, mentre la culla contro di sé. Potrebbe
andare avanti delle ore, potrebbe addormentarsi con quei capelli sparsi addosso
ed i muscoli indolenziti, solo per proteggerla da qualsiasi cosa ancora le
faccia così paura. Tuttavia, nel momento stesso in cui la stringe, Artemis cessa di dimenarsi o tremare, come se il semplice
contatto tra le loro pelli fosse l’unico bisogno della dea. La vede sollevare
gli occhi, iridi smeraldo in una cascata di rosso fiammeggiante, e le sorride.
Quando
Artemis si sporge a baciarlo, Apollo comprende che il
suo non è l’unico amore a riempire la stanza.
N/a: i personaggi
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Apocalypse GDR.