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Autore: _AsunaRebi_    20/01/2015    2 recensioni
[AION] Questa è la storia di Alathariel, una giovane daeva elisiana che ha perso la memoria, che si avventura nel mondo di Atreia come se fosse la prima volta.
Si troverà ad affrontare situazioni che spesso sono più grandi di lei, come la guerra.
La guerra tra elisiani ed asmodiani che da tempo immemore affligge il mondo ormai straziato e lacerato dall'odio.
Gli asmodiani sono davvero così feroci e bestiali come si tramanda?
È possibile che nascano amore e amicizia tra pregiudizi e imposizioni sociali?
Spero vi piaccia! >\
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi trovai a passeggiare per Sanctum (tanto per cambiare, direte voi), sfinita per le difficili missioni che mi erano state affidate negli ultimi tempi.

Attraversai velocemente il Canale Celeste, ossia il lungo ponte che unisce le due parti di Sanctum.

Giunsi infine con passo pesante nel grande "Salone" nel quale si apprendono e applicano i mestieri. C'è il salone dell'alchimia, quello per cucinare, quello per creare mobili e accessori, la fucina per armi e armature, cucito... insomma ce n'è per tutti i gusti.

Io dal canto mio avevo parecchie cose da fare e decisi dunque di iniziare dall'alchimia.

Entrai nella stanza. 
La stanza dell'alchimia o, se vogliamo usare termini tecnici il Laboratorio Alchemico, è la mia preferita. 
Quando ci si entra sembra quasi di stare in un posto mistico, magari nel bel mezzo dell'universo, perché no. 
I colori poco accoglienti e freddi delle pareti, dal blu al viola al verde smeraldo, ricordano infatti i colori delle galassie, delle nebulose.. sì insomma, avete capito, l'astronomia è una delle mie più grandi passioni e... insomma dicevo che la stanza come al solito era piuttosto affollata. 
I laboratori pieni sono la peggior cosa, da evitare come la peste.
I banconi sono occupati, file chilometriche per usarli, i soliti furboni che cercano di superarti, tutti irritati e irascibili.
Senza contare la pressione che ti mettono quando ci stai impiegando più del dovuto... insomma, può essere veramente snervante.

Mi feci largo tra la gente e sentii imprecare sottovoce un ragazzo al quale avevo accidentalmente pestato un piede con poca grazia.

Intravidi un banco da lavoro semivuoto e mi ci fiondai alla velocità della luce tra uno spintone e l'altro. Miracolo!

Una volta impossessata del tavolo, dopo qualche minuto di fila, iniziai a frugare nella borsa per tirare fuori tutto l'occorrente per le pozioni che avrei provato a fare.
Lessi le istruzioni, mescolai gli ingredienti un po' sovrappensiero.

"Perchè, mi chiedo, mi stanno affidando tutte queste missioni devastanti? E poi una dietro l'altra.. senza tregua!" sbuffai "Fino a poco tempo fa era tutto più tranquillo... Non possono farmi rischiare la vita più di una volta al giorno!"
Versai l'unguento appena mescolato nelle fialette di vetro e le misi velocemente nella borsa, dopo aver sentito sbuffare il tizio dopo di me.
Ognuno ha i suoi tempi!

Mentre cercavo di trattenermi per evitare una discussione col suddetto tizio, una voce piuttosto profonda chiamò il mio nome. "Signorina Alathariel!" 
Io titubai sorpresa balbettando un "S-si?" 
e a quel punto tutti si girarono verso di me.
Ecco. Il solito imbecille che ti interrompe mentre lavori non manca mai.
E per di più ora circa i 3/4 della sala mi fissava come se fossi uno strano animale sulla terra.
Non potei far altro che ringraziare profondamente dentro di me quell'1/4 di gente che si fregò altamente dell'accaduto continuando le proprie attività.
Avrei stretto le mani a quelle persone una per una, davvero.

Imbarazzata, rimisi tutto in borsa e, di soppiatto me ne andai.
Colui che mi aveva chiamata era nientemeno che Polido, il cosiddetto "Tizio del Teletrasporto" come lo chiamiamo noi daeva affettuosamente.

"Signorina Alathariel, mi spiace avervi interrotta ma.." si mise apposto il mantello, poi continuò "l'amministratrice degli appartamenti Parrine vuole parlarvi" 
Visibilmente sorpresa ne chiesi il motivo ma Polido non me lo seppe dire. 
Così lo ringraziai e mi feci teletrasportare nella regione di Elian, dove Parrine mi avrebbe aspettata.

Elian, un miraggio. Un sogno. La pace. Insomma, pensatela come volete, ma Elian è il vero Paradiso di Elysea. 
Io dal canto mio, prima di allora non ci ero mai stata e, appena il viaggio tramite il teletrasporto terminò, non potei far altro che spalancare la bocca e gli occhi.
Meraviglioso!

"Signorina! Benvenuta ad Elian!" una donna con un vestito rosso davvero splendido mi accolse sorridendo "Parrine vi cerca, recatevi nella provincia di Eren a Sud. Potreste andare con il teletrasporto, ma dal momento che questa è la vostra prima volta qui, vi consiglio con tutto il cuore di fare una bella passeggiata e visitare un po' la regione!"
Sorrise educatamente, poi si voltò e tornò a camminare nella direzione opposta alla mia.

Così, seguendo il suo suggerimento, aprii la mappa e mi misi in cammino.

Elysea è splendida, luminosa e rigogliosa. 
Ed Elian ne è la prova. È un angolo di paradiso dove si può trovare di tutto.
C'è la montagna, il mare, la collina.
È l'unica porzione di Elysea a non essere ancora toccata da quel flagello che è la guerra, per questo ci si vive e ci si viene in vacanza.

Mi incamminai per un sentiero di mattoni rossi. 
Tutto intorno a me, prati di un verde brillante con tappeti di fiori stravaganti e colorati.
Ben presto mi trovai un fiumiciattolo sulla sinistra, con una cascata che scaturiva rumorosamente dalle rocce. 
Il clima era perfetto. Tiepido, con una leggera e piacevole brezza.
Il sole spaccava il cielo limpido e di un azzurro abbagliante esattamente a metà.
Mi sentivo sveglia, piena di energie, viva. 
La natura ha questo magico effetto su di me...

Continuai a camminare attraversando piccoli e grandi villaggi con ordinatissime villette, altri con grandi mansioni... avevo sempre il naso per aria e il mio atteggiamento era quello di una bambina che si affaccia per la prima volta al mondo, stupendosi di qualsiasi cosa.

La mia gita era quasi terminata, poiché un cartello mi indicò che ero entrata nella provincia di Eren e che la mia meta era quindi vicina. 
Attraversai il Villaggio di Rocce, passata in rassegna da alcuni curiosi abitanti che evidentemente erano stupiti di vedere una faccia nuova.
Davanti a me c'era una schiera di appartamenti.
Una ragazza di bassa statura con un vestito bianco sembrava guardarmi impaziente.

Mi sorrise "Vi aspettavo daeva fattucchiera, signorina Alathariel!" io ricambiai il sorriso
"siete da poco daeva e già il vostro nome è così conosciuto!" esclamò stringendomi la mano.
"Vi ho chiamata per offrirvi.... uno di questi appartamenti! Per arredarlo, chiedi a quel signore laggiù!" disse facendogli un cenno.
Io spalancai gli occhi incredula "Prego? A-appartamento??!"

"Esatto!" annuì lei consegnandomi una chiave piuttosto ingombrante, "ecco a te la chiave, sali al secondo piano, è l'appartamento con la porta aperta, ora vai!" disse esuberante.
Vedendo che ero rimasta interdetta e non mi muovevo, mi diede una leggera spinta verso il grande cancello che dava accesso agli appartamenti.

"Gra-grazie!" Esclamai ancora insicura, dopodiché tirai il pesante cancello verso di me. 
Wow. Questa davvero mi mancava. 
Regalare appartamenti! 
Bell'impiego, complimenti.

Entrai nel cortile di terra battuta ed ebbi accesso al primo piano entrando nell'edificio.
Il corridoio era dipinto di bianco e il soffitto e gli infissi delle porte erano di legno.
Man mano che camminavo lungo il corridoio sentivo rumori e odori diversi.
Profumo di fiori, di cose cucinate, rumore metallico di posate, risate e sussurri.
Mi sentii appagata, coccolata, sicura e in compagnia. Mi sentii a casa. 

Salii le scale fino al secondo piano, e camminai , fino a vedere una porta socchiusa.
"Ecco! Deve essere questo!" esclamai tra me e me mentre mi brillavano gli occhi dall'emozione "Caspita! Non posso crederci! Ero lì, così, a fare esperimenti e boom! Ora mi trovo in un appartamento.. MIO!" la porta che scricchiolò per la troppa enfasi che misi per aprirla e per un attimo temetti di averla scardinata.

L'appartamento era costituito da una stanza abbastanza piccola, ma della grandezza giusta per avere tutte le comodità necessarie. 
Appena entrata notai subito davanti a me una porticina di legno che dava su un bel terrazzo.
Ma prima di poter fare qualsiasi cosa, uno shugo mi si parò davanti facendomi sobbalzare "Benvenuta, Lady Alathariel! Sono vostro shugo servitore, jing jang! Voi chiedete a me qualsiasi cosa e io esaudire ogni desiderio jing jang!"
Sorrisi. Finalmente potevo conoscere da vicino quei buffi esserini.
Lo ringraziai con un piccolo inchino.

L'appartamento era vuoto, così decisi che forse era il caso di arredarlo.
Scesi velocemente le scale e uscii dal cancello, e mi avvicinai all'artigiano che costruisce e vende mobili.
"Sono di ottima qualità, avanti, dia un'occhiata!" l'uomo mi mostrò meravigliose poltrone, lussuosissimi letti, splendidi tavoli e chi più ne ha più ne metta.
Ma non appena udii i prezzi, il mio portafogli già triste, pianse.
"Ma costano un occhio della testa!" Sbraitai strabuzzando gli occhi.
Sfoderai le mie più acute doti oratorie, ma nulla da fare, non riuscii a contrattare e dovetti accontentarmi di quel poco che potevo permettermi con il mio esiguo budget: un semplice letto, un tavolo di dimensioni piuttosto ridotte, sedie molto semplici, una bella poltrona in filo di Ruka senza nemmeno lo schienale. 
Non mi importava granché, dato che avrei migliorato l'arredamento di lì a poco.
Ero felice ed entusiasta così.

"Lady Alathariel, prima di dormire, venite a vedere!" Squittì lo shugo strofinandosi le zampine sul grembiule.

Mi alzai incuriosita e uscii dalla porta che dava sul balcone. Mi affacciai dalla staccionata di legno.

"M-ma è.. meraviglioso!" esclamai sporgendomi leggermente come per assaporare meglio quell'aria notturna ora tiepida, ora pungente.
Ormai era buio, il cielo era di un blu scuro misterioso, con milioni di stelle che lo illuminavano.
Davanti, la strada in mattoni con cui ero arrivata, più in lontananza pianure, case e sporadiche persone che rientravano in casa, così lontane da sembrare formiche. 
Sullo sfondo il mare luccicante sotto la luce pallida delle stelle.

Scrutai attentamente il cielo aggrottando pensierosa le sopracciglia.
"Si dice... che queste non siano stelle. Si dice che siano le luci delle città di Asmodae... mah, sarà vero? Sono così curiosa" pensai trepidante.

La mia voglia di sapere, la mi voglia di scoprire cose nuove, la mia infinita curiosità... il desiderio della conoscenza è bella cosa... ma, come vi racconterò tra poco, ha saputo anche mettermi spesso nei guai.
  
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