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Autore: Calipso19    20/01/2015    1 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ho bisogno di Noi per continuare. 

 

- Quincy Jones. Sono io che faccio la colonna musicale.

 

Quello fu un incontro memorabile, che avrebbe in seguito segnato profondamente la vita dei due uomini.

Durante le riprese di The Wiz, l'amicizia fra Quincy e Michael ebbe modo di crescere sempre di più, fino a mutarsi in un rapporto padre-figlio.

Il più anziano provava anche un affetto particolare per Jackie, che stava sempre insieme a loro.

Col tempo, Michael si accorse che fra i due stava sbocciando qualcosa di grande.

Jackie vedeva in Quincy la figura paterna e lui, già sposato, le riservava le stesse attenzioni che avrebbe riservato a una figlia prediletta.

 

Terminato il film ,che grazie alla bellissima star come protagonista, fu un successo, le strade dei tre si separarono.

Michael partì per Los Angeles, chiedendosi cosa avrebbe fatto e quando avrebbe rivisto Quincy Jones.

Dopo l'ultimo giorno a New York, aveva perso di vista Jackie…

 

U.S.A.

Gary, Jackson Street

22.50, 1978, data precisa indefinita 

 

La strada era deserta e tirava un vento gelido che spazzava le foglie secche dall'asfalto consumato.

Quanto volte aveva camminato per quella strada! 

Tornando da scuola con Jackie, percorrendola con la palla in mano nei suoi pochi momenti di libertà dalla vita musicale.

La calma di quel luogo gli portava in mente tanti ricordi.

Era tornato per lei.

Avvolto nel giubbotto e nella sciarpa che gli copriva il volto, nascosto dietro a un albero, immobile e silenzioso.

Alle sue spalle, dall'interno della casa, provenivano urla e rumore di piatti rotti.

A ogni colpo chiudeva gli occhi, cercando di allontanare quel frastuono.

Jackie era dentro la casa di suo padre, che appena l'aveva vista varcare la soglia le era andato addosso con la stessa furia di un tornado, ubriaco fino all'osso, insultandola e incolpandola senza alcun motivo apparente.

Ma Jackie sapeva che dietro a tutti i suoi urli e gesti confusi si celava l'odio profondo per una persona, anche se non conosceva il motivo di tale sentimento.

Si era difesa, come poteva, dagli attacchi del padre, abituata fin da piccola a farsi picchiare, e quando la lite cominciò a durare troppo, anche i suoi nervi iniziarono a traballare.

I due fratelli che erano rimasti, a lei quasi sconosciuti, assistevano alla scena ridacchiando di nascosto, e ciò non le piaceva affatto.

 

- Mi puoi dire chiaro e tondo una volta per tutte perché ce l'hai tanto con me? - sbottò alla fine, rivolta al padre.

 

L'uomo, con gli occhi rossi e stravolti, la fissò adirato.

 

- Come sarebbe perché ce l'ho con te? Perché sparisci per giorni interi senza dirmi nulla! - sbraitò.

 

- Io ti avevo detto che andavo a New York!

 

- Sei andata a spasso col tuo amichetto vero? Come si chiama.. il figlio di Joe, Michael?

 

- Sono andata a lavorare!

 

- E perché sei tornata? Che cosa vuoi ancora da me? - urlò un'ultima volta. 

 

La sua voce non era più cattiva come prima. Era disperata, e Jackie lo vide piangere e accasciarsi al suolo, mentre i suoi fratelli ridevano ora più rumorosamente.

Si avvicinò a lui, e cercò di appoggiargli una mano sulla spalla.

Riuscì appena sfiorarlo che lui le afferrò il polso, stringendolo in una morsa.

Jackie gemette.

 

- Che cosa vuoi? - disse anche lui, di nuovo cattivo. - Vattene di qui.

 

- Papà, ti prego, non fare così.

 

- Dimmi perché sei tornata!

 

- Sono tornata perché sei mio padre, ecco perché!

 

Anche se per tutta la vita non hai fatto altro che picchiarmi, abbandonarmi e lanciarmi bottiglie di vetro in testa pensò, e si rese conto che non sarebbe dovuta tornare da lui.

Già lo vedeva che la picchiava per essersene andata.

 

- Già, forse sono tuo padre - disse lui - ma io non voglio averti come figlia. Tu porti guai. Sei stata un errore. Io neanche ti volevo. Ora la smetti.

 

Quelle parole, crude e pronunciate senza un minimo di riguardo l'avevano sconvolta.

Fissava il padre con occhi sgranati e le sembrò un estraneo.

L'uomo davanti a lei non aveva più un'identità, un significato nella sua vita.

 

- Vattene! Fuori da questa casa! - urlò improvvisamente lui.

 

Cercò di colpirla con un pugno, ma Jackie si scansò e, approfittando del fatto che lui fosse ubriaco, lo spinse a terra e si liberò.

Corse alla porta, prendendo la borsa con dentro le sue poche cose e si voltò un'ultima volta.

Il padre era ancora a terra.

Le faceva pena. Lui aveva bisogno di aiuto, e lei era ancora disposta ad darglielo.

Dopotutto era suo padre.

Non poteva ignorarlo.

 

- Se me ne vado ora non tornerò più. - disse.

 

Era sconvolta ma non voleva dimostrarlo.

Lui alzò lo sguardo e incontrò gli occhi della figlia.

Gli smeraldi al loro interno mandavano lampi infuocati e la fioca luce del lampadario rotto illuminava in pieno l'esile figura della figlia che considerava insignificante.

Troppo bella e somigliante alla madre per sopportarla in quella casa.

Si alzò e ruppe un vaso, rovesciò un tavolo.

 

- Anna! - gridò, rivolto al cielo, come una preghiera disperata.

 

Jackie sussultò, sentendo nominare la madre.

Guardò il padre che crollava a terra, forse troppo debole per reggersi in piedi.

Rovinato a tal punto da autodistruggersi con l'alcool.

Strinse la mano attorno alla maniglia e, fissando un'ultima volta il padre, lo ipnotizzò.

 

- E va bene. Me ne vado e non tornerò più. Parto per la mia strada e potrò finalmente costruirmi una vita. Scordati di me, ma sappi che un giorno io ci sarò, e pregherò sulla tua tomba. Addio George Foster.

 

Uscì in fretta, e una folata gelida la travolse.

Rabbrividì al contatto con l'aria fredda e le sue braccia nude.

Improvvisamente la frustrazione, l'incertezza e la disperazione le crollarono addosso in un solo colpo. 

Le forse vennero meno e sentì la testa pesarle.

E adesso che cosa avrebbe fatto?

Non aveva un posto dove andare e nemmeno un lavoro sicuro.

Si sentiva sola e confusa e coprì il volto con le mani, cercando di raccogliere le lacrime che avevano iniziato a scorrerle sule guance.

 

Poi, un tocco gentile le sollevò il viso.

Alzò gli occhi e incontrò due pozzi neri e limpidi fissarla intensamente.

 

- Michael….

 

Stordita, si lasciò avvolgere dalle sue braccia, che la ripararono dal vento e la strinsero contro il corpo caldo.

In quel piccolo rifugio si sentiva protetta e si lasciò andare un pianto liberatorio, promettendo a sè stessa che sarebbe stata la prima e ultima volta che lo avrebbe fatto davanti a lui.

La sua tristezza travolse anche lui, che non sopportava vederla piangere.

 

- Mi dispiace… - disse dolcemente.

 

- Quello non è mio padre. Non lo voglio più vedere. Ti odia e odia me.- singhiozzò lei.

 

Avvertì le braccia di lui stringerla più forte.

 

- Non lo vedrai mai più - disse determinato - perché starai con me.

 

Lo guardò, colpita dal suo tono di voce. Michael la guardava incantato, con una nuova scintilla negli occhi.

 

- Vieni con me. - sussurrò.

 

- C-cosa?

 

- Hai sentito. Vieni via con me. Non sopporto separarmi da te. Inizieremo una nuova vita io e te. Nella musica. E insieme realizzeremo i nostri sogni.

 

Jackie lo guardò a lungo meravigliata. C'era qualcosa di strano nella aria, una sensazione dolce e appagante che si nascondeva nel vento.

Michael continuava a fissarla, convinto più che mai delle sue parole.

Poi, abbassò lo sguardo.

Si staccò dall'abbraccio e le porse la mano.

Come quando erano bambini e lui l'aiutava ad alzarsi quando inciampava.

Non disse nulla ma la domanda era chiara.

Non c'erano bisogno di ulteriori parole.

 

Il vento soffiava impetuoso sulle sagome in mezzo al gelo, immobili sull'asfalto.

Poi, la mano di Jackie sfiorò quella di Michael, che la strinse, felice.

Lei accompagnò il suo gesto a un sorriso.

 

- Si. - disse infine.

 

In mezzo alla strada, quella notte buia e ventosa, nacque una promessa.

Un sentimento che sarebbe durato tutta una vita. 

Da lì partì ogni cosa.

Ora che erano insieme il mondo si sarebbe preparato all'imminente arrivo di Michael Jackson.

 
  
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