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Autore: Erinih    20/01/2015    1 recensioni
Ciao a tutti, sono Irene. Oggi scriverò la mia prima storia su EFP, spero vi piaccia.
Neanche io so realmente di cosa si tratti, quando l'ho scritta era una normalissima giornata di sole e avevo davvero tanta voglia di scrivere, ma come al solito non avevo idee. Allora ho chiesto ad un mio amico di darmi qualche consiglio così da potermi ispirare e lui, per fare il simpatico, mi ha detto quello che stava vedendo nella sua stanza: una luce che lampeggia, la finestra che sbatte.
Avevo intenzione di lasciar perdere, ma poi ecco cosa ha partorito la mia mente.
Si tratta della storia di una semplice ragazza, con una vita quasi normale, che da un giorno all'altro viene catapultata in un mondo a lei sconosciuto fino ad allora.
Inizialmente non potrà svelare a nessuno ciò che vede, sente o percepisce.
Dovrà imparare a non dimenticare le sue visioni e a capire di chi potersi fidare.
Non spoilero altro, buona lettura.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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La luce nella stanza continuava a spegnersi e riaccendersi ad intermittenza. Odiava quella luce. Dava un senso di decadenza al resto dell’ambiente, il che era tutto dire. Fin dalla sua infanzia al padre non era mai veramente importato di farle avere una bella camera come avevano le altre bambine, con sgabelli, sedie, una scrivania, un bell’armadio dove mettere i vestiti, persino qualche giocattolo non le sarebbe dispiaciuto adesso che era ormai una ragazza.
“C’è tutto il necessario. Hai un letto, un tavolo e persino un comodino.” ripeteva sempre suo padre.
Riguardo l’armadio si erano dovuti arrangiare con qualche mensola appesa mezza storta al muro, su cui ammassava i pochi vestiti che possedeva. Ma il culmine era stato quando a suo padre era venuta la bella idea di montare una luce al neon, di quelle lunghe, un po’ azzurrine, che illuminano le insegne di orribili Motel a tre stelle, se non due,  sulle grandi strade.
“E’ la più economica” aveva detto. E quell’orrenda, inutile luce, oltre ad illuminare in modo inquietante la stanza, aveva smesso di funzionare. Sicuramente una volta che si fosse fulminata avrebbe dovuto aspettare chissà quanto tempo prima di poterla cambiare. L’idea di trascorrere dei giorni interi al buio chiusa in quella stanza la inquietava. Inoltre a rendere la situazione più irritante era la persiana della finestra che continuava a sbattere. Era dalla mattina che c’era quell’insopportabile vento. Non tanto insopportabile in sé, Helen amava il vento, le tempeste, i temporali. Ma odiava stare lì, nella lurida casa di suo padre, dove ogni difetto tendeva ad ampliarsi ogni giorno di più. Aveva deciso. Compiuti i diciotto anni se ne sarebbe andata da lì. Avrebbe trovato un lavoro e non sarebbe più tornata in quel luogo immondo.
Intanto la persiana non ne voleva sapere di smetterla.
Si voltò di scatto verso la finestra, quasi a volerla fermare con lo sguardo. Una morsa al petto le mozzò il fiato e la testa le girò per qualche secondo. Appena oltre il davanzale c’era un’ombra. Una densa ombra nera come il carbone. Sembrava la stesse osservando e la ragazza ebbe paura. Un brivido le percorse tutto il corpo.
Il tempo di un battito di ciglia ed essa scomparve nell’oscurità della notte com’era venuta, ed Helen se ne dimenticò.
   
 
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