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Autore: Tarisha    21/01/2015    1 recensioni
Serie: Cuore di Draco.
N° 5
inserita nello svolgersi della storia narrata nel libro "Harry Potter e il Principe Mezzosangue"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'CUORE DI DRACO'
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IL TEMPO DELL'OMBRA

 

 

Era stata una pessima idea.

Pessima!

E doveva porvi rimedio quanto prima.

 

Era stato facile liberarsi della McGranitt.

Non aveva fatto altro che presentarsi nel suo studio cinque minuti prima che esplodesse uno scontro epocale fra Grifondoro e Serpeverde.

Non appena si udirono in lontananza urla concitate la McGranitt corse via lasciandolo solo.

 

Si diede subito a cercare con affanno l'oggetto che bramava.

Rivoltava cassetti, apriva mobili, guardava fra libri, cuscini e cappelli, fino a quando lo trovò sepolto fra un mucchio di nastri colorati e Api Frizzole.

 

Una Giratempo.

 

Afferrò la collana ed uscì veloce dalla scuola correndo verso il Platano Picchiatore. Si fermò, indossò la collana e cominciò a far girare la clessidra contando le ore che gli servivano, quasi due giorni.

Il tempo di cui aveva bisogno per rimettere a posto le cose.

 

Si guardò intorno mentre la Giratempo lo trascinava con se' in un susseguirsi di luce e buio, persone che si muovevano velocissime, orizzonti che si alzavano e scendevano... chiuse gli occhi afferrato dalle vertigini.

Ma il mondo infine si fermò e lui si guardò intorno per poi correre a nascondersi dietro una grande quercia.

Non dovette attendere molto.

Vide l'alta ed elegante figura che stava cercando avvicinarsi all'ingresso del castello.

Doveva fermare immediatamente se stesso!

«Petrificus Totalus!» lanciò con un gesto deciso della bacchetta.

L'incantesimo colpì l'altro Draco e lo vide cadere sull'erba in un tonfo sordo. Proprio vicino ad un grosso cespuglio.

Con un movimento della bacchetta comandò ai rami di avvolgere il corpo celandolo agli occhi del mondo.

Mandò un gran sospiro di sollievo. Si era tolto di mezzo per almeno un giorno. Sperò solo che  l'altro Draco non andasse a cercare vendetta non appena avesse ripreso i sensi.

Ora non gli restava che l'attesa.

 

Si diresse cauto verso la Foresta Proibita senza però addentrarsi. Non l'aveva mai amata ma esisteva un grande albero cavo quasi al di fuori della foresta e lui si infilò con sollievo in quella cavità odorosa di muschio e di vecchi ricordi.

Si era nascosto molte volte in quell'albero quando era triste o cercava solitudine, ed era stato da lì che aveva visto Hermione armeggiare con una Giratempo.

Per seguire più lezioni.

Gran bel modo di usare un oggetto simile. Ma cosa aspettarsi da una ragazza che amava lo studio più di qualsiasi cosa?

 

Ebbe una smorfia e si sfilò la Giratempo dal collo per riporla in una tasca.

 

Aveva proprio combinato un bel guaio.

 

Quando alla fine di Pozioni si era ritrovato solo nella classe aveva sospirato di sollievo.

Era faticoso per lui seguire le lezioni. In verità non riusciva più a studiare. Non faceva più niente.

Se non logorarmi l'anima, si era detto accigliato.

 

Ma la sua solitudine era stata infranta quando era entrata correndo lei che si era diretta verso un banco per afferrare il libro che aveva dimenticato.

Nel voltarsi si era fermata di scatto alla sua vista.

«Malfoy! Sei ancora qui?»

«Se mi vedi di certo sono ancora qui.» aveva ribattuto sarcastico.

Lei era lievemente arrossita e si era diretta verso la porta.

«Aspetta.»

Si era fermata e lo aveva guardato interrogativa.

«Si?»

Lui le si era avvicinato. Le aveva guardato il viso dolce trovandola di una grazia che gli toglieva le forze.

 

Era così bella.

 

«Cosa vuoi?» aveva chiesto lei guardinga.

Cosa voglio? Te.

Ma naturalmente queste parole non erano uscite dalle sue labbra.

Si era limitato ad avvicinarsi sempre più a lei, così tanto che la ragazza aveva cominciato ad indietreggiare.

«Devo andare.» aveva detto lei tendendo una mano per scostarlo e passare.

Ma lui aveva imprigionato quella mano fra le sue, con dolcezza, continuando a fissarla.

«Malfoy.» aveva mormorato lei intimorita, una luce di sospetto e incomprensione negli occhi.

«Così intelligente e non capisci quando piaci ad un ragazzo?» aveva sussurato chinando la sua alta figura su di lei.

Le sue mani erano risalite verso il polso in una carezza che non aveva fine, avide di esplorare quel territorio sconosciuto.

La aveva sentita tremare.

Ma non aveva reagito. Era rimasta a fissarlo, come incantata.

 

Lui aveva avvicinato il suo volto a quello di lei.

 

Un bacio... un bacio solo... non voglio altro...

 

Lei aveva strappato veloce la mano dalle sue.

«Stai lontano da me, Malfoy!» gli aveva lanciato con voce tremante prima di correre via dall'aula.

 

Quanto tempo era rimasto in quella stanza? Non lo ricordava.

Ricordava però la rabbia e l'angoscia.

La tenebra era ritornato a farlo suo. Non vi era salvezza per lui.

 

Era solo.

E la furia era cresciuta divorandolo.

Imbecille che era stato! Lei lo aveva sempre odiato! Ah! Il mondo era tenebra! Non esisteva l'amore! Non esisteva niente! Che morissero tutti quanti allora!

Furente, a gran passi, era uscito da quella buia stanza e si era incamminato senza vedere niente e nessuno. Cupo, lontano, aveva attraversato corridoi e salito scale senza rendersi conto di nulla fino a quando, nel girare un angolo, qualcuno non gli era caduto addosso.

 

E la vista gli era ritornata di colpo.

 

Aveva teso le mani d'istinto e la aveva stretta per i fianchi serrandola in una morsa da padrone.

Questa volta non la avrebbe lasciata andare via.

Questa volta doveva ascoltarlo!

«E' destino, Granger.» aveva detto stringendola a se' con il cuore che batteva come un tamburo nel suo petto.

Come faceva lei a non sentirlo?

E lui la aveva osservata.

Era immobile. Come un uccellino ipnotizzato da un serpente.

Non lo aveva respinto.

Allora si era lasciato andare.

Aveva chinato il volto sempre osservandola attento. L'ultima cosa che voleva far nascere in lei era il disgusto.

Ma lei non si era mossa.

 

Aveva le labbra socchiuse e le gote arrossate.

 

Non si era mossa.

 

E lui aveva avvicinato le sue labbra a quelle di lei.

Come risvegliata la ragazza aveva premuto con le mani sul suo torace e aveva tentato di liberarsi mormorando un diniego che pareva un invito. Lui la aveva stretta ancora di più e le aveva sfiorato le labbra.

Piano.

Con dolcezza.

Lei non si era più mossa. Il suo fiato gli aveva accarezzato il volto.

E lui non aveva capito più nulla.

La aveva cercata affamato, insinuandosi in quella bocca amata, gustandola lentamente, deliziandosi.

 

Stava morendo per lei.

 

«Lasciala andare, schifoso bastardo!» aveva urlato una voce.

Si era sentito strappare brutalmente da lei e prima che un pugno lo colpisse al volto aveva visto l'espressione stravolta di Ron Weasley che lo stava guardando con odio mortale.

I colpi erano caduti su di lui copiosi. Non aveva usato la magia. Quella patetica cosa voleva ucciderlo con le proprie mani.

Invaso dall'ira si era dato anche lui a lanciare pugni e calci. E aveva scoperto che c'era più gusto a rompere le ossa di Pelo Rosso in quel modo che usando una bacchetta.

La voce di lei li aveva implorati di smetterla, ma non la avevano ascoltata.

Poi la confusione era aumentata.

Erano giunti altri studenti e questi, presi dalla foga di difendere i contendenti, si erano dati ad una lite furibonda che aveva coinvolto i Grifondoro e i Serpeverde.

I Corvonero e i Tassorosso si erano limitati a guardare giacchè mai per quanto potevano ricordare vi era stata una rissa senza l'uso della bacchetta a Hogwarts.

Solo l'arrivo di un nutrito gruppo di insegnanti aveva posto fine alla battaglia e l'Infermeria presto si era ritrovata invasa da una moltitudine di studenti pieni di lividi e con le ossa rotte.

Non sopportando più di stare in quel posto a respirare la stessa aria che respirava Pelo Rosso aveva lasciato l'Infermeria.

Anche perchè voleva vedere lei.

Doveva vederla!

 

E l'aveva vista.

 

Circondata da un cuscino di studenti di Grifondoro che dovevano proteggerla dalle sue turpi intenzioni.

 

Lui stesso non era combinato diversamente con i Grifondoro che lo tallonavano per sorprendere qualche sua mossa falsa e i Serpeverde che avevano creato un anello di sicurezza per difenderlo dagli attacchi del nemico.

 

Quello era stato il momento del risveglio.

 

Lei aveva il potere di fargli dimenticare ogni cosa. Ma lui non poteva dimenticare.

Se lo avesse fatto l'Oscuro Signore si sarebbe vendicato uccidendo tutti coloro a cui teneva prima di eliminarlo.

Perchè Tu Sai Chi amava infliggere il dolore.

 

Doveva liberarsi di tutti quegli occhi che aveva attirato sulla sua persona. Non poteva più muoversi ombra fra le ombre.

 

Non poteva permetterlo.

 

E lei in qualche modo gli era venuta in aiuto.

La Giratempo.

La sua salvezza.

 

E così aveva agito.

 

Per cancellare quello che era accaduto. Come se non fosse mai esistito.

Anche quel primo meraviglioso bacio.

 

E la tenebra soddisfatta lo aveva di nuovo avuto tutto per se'.

 

Le ore scorrevano lente ma lui continuava a riassaporare quel bacio, a rivedere il volto di lei... non se ne stancava.

 

Era rimasta immobile fra le sue braccia.

Non era fuggita una seconda volta.

 

Ma a che valeva pensarci e pensarci ancora? Lui aveva fermato se stesso. Gli aveva impedito di seguire la lezione di Pozioni e di iniziare quella catena di eventi che avevano portato ad uno stato di guerra fra le Case.

Era curioso. Nessuno avrebbe sopportato vederli allacciare una relazione.

 

Imbecilli! Presto avrebbe fatto vedere a tutti di cosa era capace!

 

Il sorriso indomabile gli segnò le labbra gelide.

Lui ed Hermione, insieme, avevano la capacità di scatenare il caos!

 

Si sollevò ed uscì dal tronco cavo.

Era ormai tempo di ritornare al castello.

Con cautela si addentrò nei corridoi, in mezzo agli studenti che non gli rivolsero che qualche saluto.

 

I Grifondoro non tentavano di farlo fuori. Il che voleva dire che ci era riuscito.

 

Non gli restava che dirigersi verso il dormitorio dei Serpeverde. La Giratempo sarebbe rimasta nelle sue mani.

 

Ma una voce dolce si fece sentire alle sue spalle.

«Sei giunto, finalmente.»

Si voltò di scatto e socchiuse le labbra alla vista di Silente che lo guardava con l'ombra di un sorriso negli occhi.

«Credo che quell'oggetto che hai nella tasca non ti appartenga. Vorresti avere la gentilezza di restituirlo, Draco?»

 

Continuava a guardarlo.

Lo evitava accuratamente da quando era ritornato ad Hogwarts.

Trovarselo davanti gli aveva serrato le viscere in quella morsa schifosa che ormai conosceva troppo bene.

Perchè non smetteva di rivolgergli quella espressione benevola?

 

Gli porse la Giratempo.

«Come faceva... »

«A sapere? Sembrate tutti convinti che io ormai sia un rimbambito, il che poi non è così lontano dalla verità.»

Lui si mosse nervosamente non riuscendo a ribattere.

Silente fece per avviarsi quando si fermò ritornando a guardarlo.

«Dimmi, Draco, sei riuscito nella tua impresa?»

«Si... professore.»

«Dimenticavo! Temo di doverti punire. Sei rimasto assente dalla scuola per quasi due giorni, e vedi, ci sono delle regole ad Hogwarts. Parlerò con il professor Piton e lui deciderà quale punizione farti scontare.» detto questo gli sorrise e se ne andò.

 

Rimase solo.

 

Arrabbiato. Confuso. Angosciato. E solo.

 

«Perfetto!» sibilò.

E diede un calcio ad una armatura che rovinò a terra con sua grande soddisfazione.

 

 

 

 

   
 
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