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Autore: Nymeria90    21/01/2015    2 recensioni
Tutti conosciamo la storia del comandante Shepard, ma della persona che era prima di diventare il paladino della galassia e dell’umanità sappiamo ben poco. La mia storia si propone di ricostruire le origini di Shepard prima che diventasse comandante, dalla nascita fino al suo arrivo sulla Normandy SR1.
“ La notte calò sul pianeta Akuze. Una notte senza stelle, illuminata solo dalla flebile luce di una piccola luna, lontana e stanca. Nel silenzio assoluto di un pianeta senza vita giacevano i corpi di chi, quella vita, aveva tentato di portarcela.
Cinquanta uomini e donne erano arrivati sul pianeta alla ricerca di gloria e conquista, di loro non rimanevano che i corpi spezzati sparsi per il deserto.
[...]. Erano morti tutti. Tranne uno.”
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Akuze, 2177
 
Non era stato difficile trovare il rudimentale insediamento allestito dai pionieri scomparsi; per una volta le indicazione fornite dall’Intelligence erano risultate abbastanza precise. Avevano dovuto percorre solo pochi chilometri prima di giungere all’obiettivo.
La base, naturalmente, era deserta; gli squallidi prefabbricati avevano già accumulato la polvere del deserto e nessun piede umano, o alieno, aveva disturbato la sabbia da parecchio tempo.
Gli sembrava di rivivere l’esperienze di Dumat, quando avevano raggiunto lo scavo archeologico Asari solo per trovarlo completamente abbandonato. Ma questa volta non c’erano registrazioni che spiegavano l’accaduto o navi pirata all’orizzonte. C’era solo l’oscurità, che avanzava rapida, nel deserto di un pianeta che non era stato creato per gli esseri umani.
Il comandante della missione, tale Capitano Rahn, aveva ordinato ai marines di occupare il sito, stabilirsi per la notte e fare il punto della situazione. Ovunque fossero le persone che dovevano salvare avrebbero aspettato fino al mattino successivo.
La riunione dei cinque Comandanti di plotone si era svolta nella tenda del Capitano, tra riproduzioni olografiche del pianeta e coordinate più o meno accurate.
Stando ai dati dell’Intelligence la base nemica distava una decina di chilometri, ma una pattuglia di ricognitori aveva captato strani segnali, decisamente più vicini. Il Capitano Rahn aveva definito “paranoico” il rapporto stilato dalla pattuglia; Shepard era stato l’unico a protestare, un po’ troppo vivamente, definendo il Capitano un “cazzone coi paraocchi”. Per questo motivo era stato cortesemente invitato ad andare a prendersi una boccata d’aria e ora si aggirava per la base silenziosa, chiedendosi cosa l’alba avrebbe avuto in serbo per loro.
Osservò il limite dell’accampamento, dove Tiger e Jin montavano la guardia, addossati alla fiaccola artificiale che forniva loro luce e calore; un’altra delle meravigliose caratteristiche di Akuze era lo sbalzo termico: 40° centigradi di giorno, 10° centigradi di notte.
- Novità?- domandò una voce morbida alle sue spalle; non dovette girarsi per riconoscere il timbro di Nadine.
- Sì: Rahn è un coglione.-
La sentì avvicinarsi, i passi attutiti dalla sabbia del deserto – Non mi sembra una grande novità.- constatò, sarcastica.
- Una pattuglia di ricognizione ha individuato un’anomalia, a pochi chilometri di distanza, ma lui non vuole inviare nessuno a controllare perché il soldato che ha rilevato il segnale è “un paranoico compulsivo”. – scosse il capo, esasperato – Mi domando se Rahn ha mai partecipato ad una vera missione o se si sia limitato al simulatore.-
Con la coda dell’occhio vide il guizzo di un accendino, poi il fumo acre di una sigaretta gli pizzicò le narici; Nadine aspirò una lunga boccata – E tu cos’hai intenzione di fare?-
Alex si strinse nelle spalle, lo sguardo perso nell’aliena oscurità che li circondava – Cosa dovrei fare? È il mio superiore: prende lui le decisioni.-
La brace della sigaretta sfrigolò – Chissà perché questa risposta non mi sorprende …-
- Che cosa vorresti dire?-
Nadine gli lanciò un’occhiata di sottecchi, la sigaretta stretta tra le lunghe dita da pianista – Perché siamo qui, Shepard?-
Incrociò le braccia al petto, deciso a restituirle un po’ di sarcasmo – Io sono qui perché ho insultato un mio superiore; tu probabilmente perché non avevi niente di meglio da fare.-
Le labbra morbide di Nadine si piegarono nell’accenno di un sorriso – Non fare giochetti con me: sai benissimo cosa intendevo.-
- No, non lo so.-
Lei sospirò, facendo vagare i grandi occhi azzurri sull’oscurità priva di stelle che li circondava – Perché siamo venuti su questo pianeta deprimente? Perché hai accettato questa missione assurda? Onestamente non ci capisco più niente: nessuno ci capisce più niente.- lanciò la sigaretta nel buio, un piccolo arco di luce che si perse nella notte. – Meno di un anno fa dovevi sposarti, lasciare l’Alleanza e cominciare una nuova vita. E ora eccoti qui: a prendere ordini da un coglione per una missione che non ha senso. Quindi te lo chiederò di nuovo, amico mio: perché siamo qui?-
Aveva sperato che nessuno glielo chiedesse, perché la risposta a quella domanda era estremamente umiliante.
- Che cosa ti aspetti che ti risponda, Nadine?- sibilò, a denti stretti – Che vi ho portati qui per lei? Che sto rischiando le vostre vite solo perché Sasha me lo ha chiesto?- abbassò lo sguardo – Sì: è così.-
Sentì Nadine sospirare, poi percepì la sua mano leggera avvolgersi intorno al suo braccio – A volte mi domando come un uomo intelligente come te possa essere così stupido.- mormorò appoggiando la testa sulla sua spalla.
Sorrise, suo malgrado – Non sei l’unica che se lo domanda, fidati.-
- Ma tu che cosa vuoi, Alex? Te lo sei mai chiesto?-
- Me lo chiedo sempre, e ogni volta la risposta è diversa. – scosse il capo – Ho sempre lasciato che fossero altri a decidere che cosa volessi.-
- E non sei stanco di vivere la vita che altri hanno scelto per te?- domandò Nadine contro la sua spalla, gli occhi sollevati su di lui.
Lasciò che lo sguardo si perdesse tra le tenebre di quel pianeta ostile alla vita – Lo faccio da così tanto tempo che credo di esserci abituato. Mi sono arruolato nell’Alleanza perché lo voleva mia madre, vedermi in divisa era la cosa che desiderava di più al mondo e non volevo altro che farla felice; poi ho conosciuto Sasha e ho iniziato a vedere l’Alleanza attraverso i suoi occhi. Non desiderava altro che abbandonare la divisa, tornare sulla Terra, essere felice … e io non volevo altro che vederla felice.- fece una smorfia – Ora siamo qui … perché nonostante tutti i miei sforzi ho deluso entrambe e perché non riesco a realizzare l’unica cosa che m’importi veramente: rendere felici le persone che amo. -
Nadine sospirò – Ti preoccupi troppo degli altri, Shepard, è questo il tuo problema.-
- E che cosa dovrei fare, secondo te? Fregarmene degli altri come fai tu?-
Nadine lasciò la presa sul suo bracco, si posizionò di fronte a lui, prendendogli il viso tra le mani – Sì, dovresti farlo.- aveva le dita fredde ma il suo tocco lo confortò: era tanto tempo che qualcuno non si prendeva cura di lui – Non conosco tua madre abbastanza per giudicarla, ma conosco Sasha e ho capito una cosa su di lei: Sasha non ha idea di che cosa possa renderla felice. E come potrebbe? Non ha conosciuto altro che odio o disprezzo per tutta la vita. - gli accarezzò piano la fronte – Tu non hai agito, Shepard. Hai semplicemente lasciato che gli eventi ti fluissero attorno senza cercare in alcun modo di deviarne il corso. Le avevi promesso che avreste lasciato l’Alleanza, che l’avresti sposata e invece? Che cos’hai fatto?-
Alex si morse l’interno della guancia, sfuggendo lo sguardo inesorabile di Nadine: niente, non aveva fatto niente.
Aveva avuto paura, una banale, stupida paura del futuro, e si era aggrappato alla prima scusa che la vita gli aveva offerto per rimandare un passo troppo grande per i suoi ventitre anni.
- Io non lo so cosa sia accaduto tra di voi, cosa vi abbia allontanati così tanto di impedirvi persino di guardarvi, ma so come sei fatto tu e come è fatta lei. – proseguì Nadine costringendolo a guardarlo – Sasha non cambierà mai, Shepard, non può cambiare, ma tu sì.-
- Perché dovrei? Perché cambiare per lei?-
- Non ti sto dicendo di cambiare per lei, ma per te.- la sua espressione s’indurì, mentre la pressione delle sue mani sul suo viso aumentava – Prendi una decisione: scegli. Devi scoprire cosa vuoi e fare di tutto per ottenerlo. Vuoi Sasha? Allora fai di tutto per riaverla. Non la vuoi? Allora lasciala andare per la sua strada, dimenticala. Se non lo farai passerai il resto della tua vita intrappolato in posti come questo, a cercare di rendere felice qualcuno che non sa essere felice.-
Scosse il capo – Tu la fai facile Nadine.-
- È facile, Alex.- tolse le mani dal suo viso e gliele posò sulle spalle – Segui l’istinto: fai quello che ti va di fare quando lo vuoi fare. Nulla è più semplice di questo.-
- Le nostre azioni hanno delle conseguenze, Nadine …-
Per tutta risposta lei si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò; nulla di più di un contatto di labbra ma abbastanza da scatenare l’apocalissi se qualcuno li avesse visti. Eppure, nonostante tutto, non fece niente per impedirglielo: era bello baciarla.
- Perché lo hai fatto?- le disse quando si separò da lui.
- Per lo stesso motivo per cui tu non mi hai respinto: avevo voglia di baciarti e l’ho fatto.- gli sorrise e si accorse che quel bacio non aveva significato niente per nessuno dei due, eppure aveva cambiato tutto. Non tra di loro, ma dentro di lui. Se Sasha li avesse visti ne sarebbe rimasta ferita: si accorse che non gli interessava affatto. A prescindere da quello che facesse, da quanto si sforzasse, lei non era felice lo stesso: tanto valeva che facesse quello che gli andava di fare senza curarsi delle conseguenza.
- Lo capisci adesso, Shepard?- mormorò Nadine – Vivi, rischia … scegli. Se il modo in cui vanno le cose non ti piace fa in modo che cambino.-
Shepard respirò a pieni polmoni, trovando l’aria secca e polverosa di Akuze stranamente piacevole – Sai Nadine, credo che sia il primo consiglio decente che tu mi abbia mai dato.-
Lei ridacchiò – Forse perché è la prima volta che mi ascolti.-
Sorrise a sua volta mentre cominciava a formulare la sua prossima mossa; si accorse, non senza sorpresa, che nulla di quello che stava pensando riguardava lui e Sasha come coppia. Lei aveva fatto una scelta e lui, finalmente, faceva la sua.
- Vai a dare il cambio a Jin e manda nella mia tenda Sasha, Jake e Habib. Devo discutere con loro di una cosa.-
- Agli ordini, Comandante.- rispose lei, non senza una punta d’ironia.
- Nadine …- la richiamò mentre si allontanava, nel buio scorse la sua sagoma arrestarsi – Non mi baciare più.-
La sentì ridere – Non ho nessuna intenzione di rifarlo, Comandante.-
 

Sasha entrò nella tenda di Shepard con fare circospetto, chiedendosi cosa volesse da lei. Si rilassò appena quando si accorse che assieme a Shepard c’erano anche Jake e Habib.
Dunque si tratta di lavoro … constatò, non senza una punta di delusione sotto l’iniziale sollievo.
Sperava … non sapeva nemmeno lei cosa sperasse. Forse che lui non si arrendesse; che lottasse, in tutti i modi, per riaverla al suo fianco. Era un pensiero stupido, lo sapeva: era stata lei ad allontanarlo eppure, malgrado tutto, aveva sperato che si battesse per lei.
Invece Shepard non aveva fatto niente, se non assecondarla in ogni sua scelta.
L’aveva lasciata libera ma non l’aveva lasciata andare e ogni giorno doveva combattere il desiderio di lasciar perdere la sua ambizione e tornare da lui. Si disse che dopo quella missione le cose sarebbero state più semplici. Avrebbero preso strade diverse che probabilmente non si sarebbero più incrociate.
- Ti stavamo aspettando.- la accolse freddamente Shepard facendole cenno di avvicinarsi all’interfaccia olografica proiettata al centro della tenda.
- Perché mi hai fatto chiamare?- domandò, avvicinandosi. Gli altri stavano studiando attentamente la proiezione davanti a loro e Sasha notò che si trattava di una mappa, probabilmente della zona che avrebbero esplorato il giorno seguente.
- Ero in riunione prima ed è arrivata una strana segnalazione che il Capitano ha deciso d’ignorare.- spiegò brevemente Shepard – Io non sono d’accordo.- Sasha alzò lo sguardo su di lui, sorpresa; solo una volta lo aveva visto così risoluto, così fermamente deciso a disobbedire ad un suo superiore: su Dumat, quando era accorso in suo aiuto trasgredendo gli ordini di Cross.
- Il rapporto dei ricognitori segnalava attività anomale in questa zona.- la mappa s’ingrandì mostrando un piccolo complesso collinare più a nord, probabilmente le stesse alture che si scorgevano di giorno dal campo base – La cosa interessante è che il segnale, quello che l’Intelligence attribuisce alla base mercenaria, è posizionato esattamente nella conca sotto le colline dove i ricognitori hanno rilevato l’anomalia.-
Habib annuì, concentrato – Potrebbe trattarsi di un’altra postazione, forse una torretta di guardia. Se è così ci avvisteranno non appena entreremo nella piana sotto le colline.-
- Esatto.- concordò Shepard – Perderemmo l’effetto sorpresa e da quella postazione potrebbero farci molto male.-
Sasha si accigliò – Perché il Capitano non ha preso provvedimenti?-
- Qualunque cosa fosse l’anomalia che i ricognitori hanno rilevato è stato un semplice bip di pochi secondi dove non avrebbe dovuto esserci niente, poi il silenzio. Secondo il Capitano si è trattato di un semplice malfunzionamento.- Shepard si passò una mano sul viso – È l’ipotesi più plausibile, certo; ma se non è così sarebbe la catastrofe.-
- Che cosa vuoi fare, Comandante?- domandò timidamente Jake.
- Mandarvi ad indagare.- rispose – Siete i miei esploratori migliori e mi fido totalmente delle vostre capacità. Ecco …- digitò qualcosa sul factotum e una parte della mappa si illuminò – Ho già studiato il percorso. Sarete in cima in meno di sei ore, date un’occhiata in giro e fate rapporto: anche se ci sono dei mercenari lassù se farete bene il vostro dovere non sarete in pericolo.-
Sasha si umettò le labbra – Ti rendi conto che stai disobbedendo a un ordine? Potresti essere condotto davanti alla corte marziale per questo.-
Lui non la guardò nemmeno – Ho un nome che mi protegge, ricordi?-
Sasha si sentì arrossire, umiliata, e persino gli altri parvero imbarazzati.
Shepard sospirò – Siete i miei uomini, la mia squadra.- alzò lo sguardo su di loro e, di nuovo, i quegli occhi azzurri Sasha vide la cieca abnegazione che li aveva animati su Dumat – Non m’importa delle conseguenze. Non lascerò che un coglione senza cervello metta a repentaglio le vostre vite perché non vuole fare la figura dello stupido. Sono il vostro comandante, adesso, e vi devo proteggere. Anche dai miei superiori.-
Habib ghignò – Quando partiamo, comandante?-
- Non appena sorge il sole.-
In quel momento l’ingresso della tenda si scostò e fece il suo ingresso un tipo mai visto prima, con indosso l’armatura dell’Alleanza, un’espressione risoluta sul viso sgraziato.
- Comandante Shepard?-
Sasha si mosse in fretta, frapponendosi tra il nuovo arrivato e l’interfaccia olografica che Jake si affrettò a spegnere – Che cosa vuoi?-
- Caporale Toombs.- si presentò l’uomo – Del 3°Plotone. Non c’è bisogno di spegnere la mappa: so bene cosa stavate guardando.-
Shepard si avvicinò a loro – Ti è stata fatta una domanda, Caporale: rispondi.-
- Ho rilevato io l’anomalia, Signore.- rispose l’uomo, senza esitare – Mi hanno detto che il Comandante Shepard si è opposto all’ordine del Capitano di ignorare il nostro rapporto: per questo sono qui.-
- Continua a non essermi chiara la tua presenza qui, Caporale.- sibilò Sasha.
Lui si schiarì la voce – Volevo chiedere al Comandante l’autorizzazione per proseguire l’indagine.- fece vagare lo sguardo su Jake e Habib in piedi dietro di loro – E qualcosa mi dice che sono nel posto giusto.-
- Shepard non può autorizzare la tua squadra e lo sai.- intervenne Habib.
- Se vado là fuori di mia iniziativa verrei accusato di diserzione.- rispose prontamente l’uomo – Ma se Shepard mi autorizzasse allora starei eseguendo un ordine.-
- E nella merda ci finirebbe Shepard.- ribatté Habib, sprezzante.
Toombs fece una smorfia – Meglio un’accusa d’insubordinazione che di diserzione. Per come la vedo io, il gioco vale la candela …- azzardò un sorrisetto - … ma credo che questo l’abbiate già capito da soli.-
- Perché dovremmo far andare te e i tuoi uomini?- domandò Shepard.
Toombs si rilassò, probabilmente pensava che la parte più difficile fosse stata superata – Perché siamo già stati là fuori, sappiamo cos’aspettarci e, soprattutto, sappiamo riconoscere il segnale. Siamo la vostra opzione migliore e lo sapete.-
Osservò Shepard esitare, vide il dubbio dipingersi sul suo viso unito alla paura di prendere la decisione sbagliata.
Lo afferrò per un braccio, il loro primo contatto volontario da mesi, e lo spinse verso il fondo della tenda – Ha ragione lui, lo sai.- gli sussurrò.
- Sì.- ammise.
- Ma non lo conosci, non sai se è affidabile, se è un valido soldato.-
Shepard si morse il labbro – Credi che voi avreste più possibilità? Non conoscete il terreno …-
- Nemmeno lui! É stato fuori una volta sola.-
Lui sospirò – Meglio che nessuna.-
Dall’altra parte della tenda Jake si schiarì la voce, intervenendo per la prima volta – Perché sei venuto da Shepard, Caporale? Perché non rivolgerti al tuo Comandante?-
Un sorriso sarcastico si dipinse sulle labbra sottili dell’uomo – È il Capitano Rahn a comandare il mio Plotone. Non potevo certo rivolgermi a lui …-
Sasha e Shepard si scambiarono un’occhiata, giungendo alla stessa conclusione: se Toombs avesse scoperto qualcosa e salvato la missione, Rahn avrebbe comunque potuto prendersene il merito e questo, forse, lo avrebbe reso meno incline a spedire Shepard davanti alla corte marziale.
- Se non scopre niente sei fregato, Shepard.- gli sibilò a mezza bocca.
- Sì, ma almeno voi non finirete nei guai. Un’accusa di insubordinazione non gioverà né alla tua carriera né a quella degli altri.-
Sasha abbassò lo sguardo, combattuta. Shepard aveva ragione ma non le piaceva l’idea di mettere la loro vita nelle mani di un uomo che non conoscevano.
- Comandante.- si fece avanti Toombs, forse intuendo il loro dubbi – Sono un ricognitore esperto, non ho mai fallito una missione, i miei uomini sono dei veterani.-
- Veterani pronti a tradire il loro Capitano.- lo punzecchiò Habib.
Toombs fece una smorfia – Non l’abbiamo scelto noi. Rahn ci è stato appioppato dopo la morte del nostro Comandante e …- esitò - … beh l’avrete notato anche voi: è un coglione.-
Shepard sospirò, scambiandosi di nuovo un’occhiata con Sasha – Non voglio atti di eroismo là fuori, Caporale, nessuna dimostrazione di coraggio: andate su, guardate e fate rapporto. Scordatevi le iniziative personali.-
Toombs si mise sull’attenti – Non la deluderemo, Signore.-
Shepard fece un cenno a Jake – Jake sintonizzerà il tuo Factotum col segnale radio della “33”: qualunque cosa tu scopra farai rapporto a noi prima che a chiunque altro, intesi?-
- Sissignore.-
Mentre Jake trafficava col Factotum di Toombs, Shepard gli si avvicinò, afferrandolo per il bordo dell’armatura; ciò che il Comandante sussurrò al Caporale fu ben udibile a tutti – Metto la vita della mia squadra nelle tue mano, Caporale: non fare cazzate o giuro che te ne farò pentire per il resto della tua vita.-
Sasha conosceva quel tono, quell’espressione: non aveva dimenticato la sua conversazione con Shepard su Dumat, quando aveva minacciato di spararle se avesse messo in pericolo i suoi uomini un’altra volta.
Questa volta, però, lei era dall’altra parte dello schieramento: faceva parte di quella squadra che Shepard avrebbe difeso con la sua stessa vita. Si sentì invadere da un’infinita gratitudine.
Se le parole di Shepard avevano turbato Toombs, questi non lo diede a vedere: - Non si pentirà di avermi affidato questo incarico, glielo assicuro.-
Shepard lo lasciò andare e annuì, mentre Jake si rialzava annunciando di aver finito – Buona fortuna, Caporale Toombs: spero di avere presto tue notizie.-
Toombs strinse la mano che gli veniva porta – Le avrà. Grazie per essersi fidato di me, Signore.-
Lo osservarono allontanarsi nella notte con una strana angoscia in corpo. Quando Toombs si fu allontanato Shepard congedò i suoi uomini ma Sasha si attardò nella tenda, aspettando che gli altri se ne andassero.
- Che cosa vuoi?- le domandò lui, brusco.
- Parlarti.-
- Di cosa?-
Sasha esitò – Di noi. Del modo in cui ci siamo lasciati.-
Lui nemmeno la guardò, impegnato a smontare il suo fucile – Non c’è niente da dire.-
- Invece credo che ci sia molto da dire. Io vorrei …-
- Non m’interessa quello che vuoi.- la interruppe alzando su di lei quegli occhi azzurri che sapevano diventare più freddi di un lago ghiacciato – Non più. Tu hai la tua vita e io la mia. E dopo questa missione ognuno se ne andrà per la propria strada.-
Si sentì vacillare – Dunque finisce così? Nemmeno provi a farmi cambiare idea?-
Lui scoppiò a ridere, una risata aspra, sgradevole – Tu cambierai sempre idea e io non ho nessuna intenzione di passare la mia vita appresso ai tuoi capricci.- si strinse nelle spalle, tornando serio – Ora vai a riposare: domani sarà una lunga giornata.-
Provò a protestare ma lui la zittì con un’occhiata – È un ordine, Specialista.-
Sasha abbassò il capo – Signor sì, Comandante.-
Uscì dalla tenda sentendosi amareggiata, ma anche sollevata: non stava più a lei decidere, non era più solo una sua scelta. Shepard l’aveva lasciata andare.
Osservò l’oscurità rischiararsi dietro le colline, preludio di un nuovo giorno e di un nuovo inizio.
Sospirò: le cose stavano per cambiare davvero ma ancora non sapeva se in bene o in male.
Qualcosa le diceva che, quel giorno, avrebbe avuto la sua risposta.
  
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