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Autore: comeunagiornatadineve    21/01/2015    2 recensioni
Erano diciotto autunni che passava in quella caotica città che era Seoul e mai un secondo si era fermata ad osservare, quei piccoli e magari insignificanti particolari, che la rendevano qualcosa di unico, qualcosa di speciale.
Genere: Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Pioggia

Ferma, sotto quella flebile pioggia, che le baciava le guance arrossate dal freddo. Guardava davanti a sè come se intorno nulla esistesse, niente stesse mutando. Come se la signora dagli stivali giallo canarino, seduta sulla panchina a pochi metri da lei, non fossi lì e lo stesso, il fotografo alla sua destra, intento a catturare lo scorrere e l'infrangersi dell'acqua sotto di lui.
I rumori si erano assottigliati fino a diventare un bisbiglio. C'erano solo lei e i suoi pensieri. Quei pensieri che non l'avevano fatta dormire per tutta la notte. Costantemente nella sua mente, quasi come se non sarebbe mai riuscita a mandarli via.
Le braccia dritte lungo i fianchi, e le mani ferme, immobili, dalla pelle ruvida e le nocche rosse.
Quante volte era passata su quel ponte, quante volte non aveva donato la minima attenzione a quel fiume, ai colori del tramonto riflessi sull'acqua, alle luci notturne dei palazzi che lo costeggiavano, a quel sottile suono che faceva il vento baciando quel metallo freddo.
Erano diciotto autunni che passava in quella caotica città che era Seoul e mai un secondo si era fermata ad osservare, quei piccoli e magari insignificanti particolari, che la rendevano qualcosa di unico, qualcosa di speciale.
Quella mattina alle sette una volta preso l'ascensore e scesi i 21 piani dell'edificio dove si trovava il suo piccolo appartamento, era uscita dalla porta dalle grandi vetrate con un sorriso stampato sulle labbra.
Il cielo era azzurro, come se fosse una giornata di maggio e un leggero vento soffiava da est.
La signora kim Sang Woo passeggiava con il suo cocker, come ogni mattina, avvolta nella sua pelliccia nera. Il rossetto rosa sulle labbra voluminose, regalate del marito per il suo sessantesimo compleanno e gli occhi neri dalle sfumature mogano vicino all'iride.
Alla sua sinistra il negozio di kimchi biologico che aveva appena aperto le serrande e di fronte a lei quell'immensa massa di gente, che indaffarata, percorreva i grigi marciapiedi a passo spedito.
La strada per la scuola non era poi così lunga, le piaceva camminare di mattina, era un ottimo rimedio per svegliarsi ed iniziare col piede giusto. Dopo tutto le aspettava una giornata impegnativa.
Il rombo del motore di una moto la fece tornare alla realtà, e i pensieri vennero coperti da tutti i rumori che la circondavano. Chiacchiericci, veicoli, sirene.
“sul serio, ti piace la pioggia?” in un secondo sulla panchina dove pochi minuti prima era seduta la signora con gli stivali c'era lei, con lui. Lui con i suoi occhi dalle ciglia lunghe e folte, lui con i suoi soliti capelli scompigliati e il suo fare eccentrico.
“si, mi piace la pioggia”“perchè?” un sorriso.
“perchè è poesia”.
Una folata di vento spazzò via quella immagine così limpida da davanti i suoi occhi.
Il fiume Han rifletteva in quell'istante un aereo che disegnava dietro di se una scia bianca.
A lui piaceva la pioggia perchè è poesia. A lei piaceva la pioggia perchè lui era la pioggia.


-Me
Eccomi con una piccola finestra su il mio mondo, la mia immaginazione sogna anche troppo a volte e ama percorrere le strade di Seoul come se fossero casa. (Per chi non ne fosse a conoscenza Seuol è la capitale della Corea del Sud).
Mi dispiace di essermi interotta con la mia precedente storia ma la mia vita è un terribile casino, ma siate certi  che presto il prossimo capitolo arriverà, ve lo assicuro.  Spero che questa che questo ritaglio di parole vi sia piaciuto. Mi farebbe molto piacere leggere i vostri pensieri a riguardo attraverso le recensioni. 
Un abbraccio.

-comeungiornatadineve

  
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