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Autore: Butler    24/11/2008    10 recensioni
Chi doveva mancare?
Doveva per forza mancare qualcuno di loro… era l’unica possibilità.
Questo dicevano gli occhi della folla.
Poi il vecchio si voltò verso di loro e videro quello che teneva in alto sopra la testa.
Stretto nella sua mano rugosa e pallida, spiccava un fazzoletto nero come la notte.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Roronoa Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DIsclaimer: purtroppo One Piece e tutti, ma proprio tutti, i suoi personaggi non mi appartengono. Altrimenti sarei ricca. Se scrivo fanfiction non è a scopo di lucro. Altrimenti potrei essere ricca XD

°°

Althea… Nami aveva letto qualcosa su quell’isola, in uno dei suoi tanti libri.

Niente di notevole, a parte la calma che vi regnava sovrana.

Un posto perfetto per passarvi qualche giorno di relax, fare rifornimenti e, perché no, darsi anche a un po’ di sano shopping.

Robin aveva anche insistito per poter visitare i due templi che si trovavano ai capi opposti della piccola isola, dedicati alle divinità gemelle che proteggevano quel paese.

Tutta quella pace straordinaria era imputata proprio a quelle due divinità che con la loro reciproca presenza mantenevano l’equilibrio.

La dea della pace.

Il dio della guerra.

Una regnava di giorno.

L’altro vegliava di notte.

La leggenda includeva anche un fantomatico “protettore”, che sembrava combattere per la sicurezza dell’isola, senza chiedere nulla in cambio.

Ogni progetto era stato però rimandato al giorno seguente: l’ora di cena si avvicinava e lo stomaco di Rufy brontolava già.

Metterlo a tacere occupava il posto di priorità assoluta, quindi si misero alla ricerca di un ristorante dove placare la fame del loro capitano.

La città non era molto grande e l’unico posto che trovarono fu un ristorantino che dava sulla piazza principale, nel cui mezzo spiccava un monumento dedicato alle divinità. Sul suo piedistallo era incisa una serie di nomi, probabilmente erano i mitici “protettori” di cui parlava la leggenda.

All’interno dell’ampia sala del ristorante, tutta la ciurma sembrava godersi la cena, urlando e dando spettacolo come al solito.

Nonostante il baccano e il fatto che tutti ormai avessero collegato la foto nell’avviso di taglia con la faccia sporca di cibo di Rufy, nessuno degli abitanti sembrò minimamente preoccupato dalla loro presenza, anzi, tutti erano stati gentilissimi.

Dapprima la cosa aveva destato qualche sospetto, ma poi era diventato lampante che tutta quella tranquillità era semplicemente dovuta a una cieca fiducia nella protezione divina.

L’unico che sembrava non divertirsi affatto era Zoro.

Lo spadaccino continuava a guardarsi intorno, nervoso, gettando ogni tanto un’occhiata fugace alle spade appoggiate alla sedia affianco alla sua.

Nami si avvicinò al bancone dove lo spadaccino sedeva, davanti a lui il boccale di birra era ancora intatto, cosa che fece preoccupare la giovane cartografa.

- Sembri seduto sui chiodi, c’è qualcosa che non va? – nonostante la cartografa avesse parlato con calma e un in tono ben al di sotto della norma, lo spadaccino era trasalito. – Risposta più che esauriente direi… si può sapere perché sei così agitato?

- C’è qualcosa di strano in questo posto… - rispose lui, incrociando le braccia con fare corrucciato.

- Gli abitanti sembrano brave persone – disse Nami, agitando una mano come per dissipare la preoccupazione del compagno, - non credo che abbiano in mente qualcosa di losco.

Se l’esperienza a Wisky Peack poteva avere una morale, probabilmente era una cosa del tipo: “se sei un pirata e la gente ti organizza feste di benvenuto sapendo bene quanto vale la tua testa, è perché vuole staccartela.”

Ma gli abitanti di Peacewar avevano semplicemente “accettato” la loro presenza senza scomporsi troppo.

Convinti che se davvero si fossero rivelati una minaccia, il dio sarebbe intervenuto in loro difesa.

- Non si tratta degli abitanti… - rispose Zoro quasi riluttante a parlare – non lo so, il mio sesto senso pizzica.

- Se è quello dell’orientamento siamo veramente nei guai… - scherzò Nami, guadagnandosi così un’occhiata di fuoco.

Lo spadaccino si strinse nelle spalle e si voltò verso i suoi compagni.

Chopper aveva iniziato la sua rituale danza con le bacchette nel naso, incitato da un euforico Rufy e da un quasi altrettanto su di giri Usopp, scatenando l’ilarità degli altri clienti e dei camerieri.

Sanji era già partito all’attacco, il suo obiettivo era la giovane cuoca dai capelli mori.

Tutto stava andando esattamente nel modo in cui doveva andare.

Tutti ridevano come al solito.

Cosa stonava?

Scrollò le spalle, cercando di cacciare quell’opprimente preoccupazione.

Sarebbe andato tutto bene, era solo una stupida isola.

E quelle della statua erano solo due stupide divinità inesistenti.

Lui non credeva in quelle cose…

Prese la sua birra e sbuffò, la schiuma era sparita quasi del tutto.

Provò a berne un sorso, ma finì per riappoggiare il bicchiere sul bancone.

Si alzò e borbottò un poco convinto “vado a prendere una boccata d’aria.”

Robin si avvicinò alla cartografa silenziosa come un gatto.

- Che ha il nostro spadaccino? – chiese con fare cospiratore.

- Vallo a capire… - Nami si strinse nelle spalle. – avrà dormito meno del solito, sai che queste cose le patisce. Uno po’ come i bambini, che quando sono stanchi fanno i capricci.

Improvvisamente un rombo proveniente dal centro della piazza, seguito da un lampo accecante, gelò tutti al loro posto.

Sanji sentì la cuoca dai capelli mori sussurrare:

- Il cambio della guardia…

Appena i suoi occhi si furono riabituati alla luce soffusa del ristorante, il cuoco chiese:

- Il cambio della guardia? – la sensazione che gli aveva dato quell’improvviso susseguirsi di eventi era tutto meno che buona.

E l’espressione allo stesso tempo eccitata e spaventata della ragazza gliene diede una ancora peggiore.

- Ogni quarant’anni circa, la divinità della guerra sceglie un nuovo protettore… - rispose la ragazza agitata – mia nonna mi raccontava sempre che quando ciò avviene, anche se il cielo è sereno, un fulmine colpisce la statua degli dei…  – poi si affrettò ad uscire dal bancone, per recarsi nella piazza, dove si stava già ammassando una gran quantità di gente.

Anche Rufy e i suoi compagni si erano precipitati fuori, incuriositi dallo strano fenomeno, ma erano del tutto impreparati alla visione che gli si sarebbe parata davanti.

Appoggiato alla statua, accasciato come una bambola, si trovava il corpo di un uomo sulla trentina.

I capelli neri gli ricadevano lunghi sulle spalle della camicia strappata in più punti.

La luce dei lampioni lo colpiva da ogni angolazione, facendolo sembrare il protagonista di una grottesca opera teatrale.

Benché non presentasse il minimo segno di ferite, nessuno avrebbe osato avanzare l’ipotesi che fosse vivo.

A guardarlo bene, pareva che vivo non lo fosse da un sacco di tempo.

Dava un senso di… vuoto.

Vuoto e abbandono.

Nami si guardò intorno scandalizzata, non solo nessuno sembrava aver riconosciuto il corpo, ma i cittadini non sembravano nemmeno troppo agitati per l’improvvisa apparizione di un cadavere nel bel mezzo della piazza principale.

Cosa stava succedendo in quel posto?

Senza alcun rumore, la folla si aprì per far passare un vecchio che poteva avere come minimo una settantina d’anni.

Camminando lentamente per via dell’età, l’uomo si avvicinò al corpo e, dopo averlo guardato a lungo, scoppiò in lacrime.

Tutti gli uomini presenti si tolsero il cappello, in segno di rispetto, mentre le donne abbassarono il capo.

- Che sta succedendo? – chiese Rufy un po’ agitato, senza ottenere però alcuna risposta.

Dopo qualche minuto in cui fu possibile udire solo qualche sporadico singhiozzo, il vecchio lasciò che due uomini portassero via il corpo su una barella poi guardò la folla che lo circondava in assoluto silenzio.

- Chi manca? – disse improvvisamente, infrangendo il silenzio come se fosse stato uno specchio.

I cittadini cominciarono a guardarsi intorno, con panico via via crescente.

Non mancava nessuno? Come poteva essere?

Che il dio avesse improvvisamente deciso di abbandonarli?

Come poteva lasciarli senza una protezione?

I pirati erano sempre più confusi, si guardavano tra di loro, alla ricerca di risposte, ma, ovviamente, non ne avevano.

Chi doveva mancare?

Il vecchio in mezzo alla piazza alzò una mano e fu subito silenzio.

Si chinò, raccogliendo qualcosa da terra e, tenendolo in alto perché tutti potessero vederlo, chiese:

- Qualcuno riconosce questo oggetto? – un brusio preoccupato attraversò la folla.

Poi tutti spostarono l’attenzione sui giovani pirati che si erano tenuti in disparte.

Sanji notò che nei loro sguardi c’era un miscuglio di paura, dispiacere e speranza.

Follia.

Chi doveva mancare?

Doveva per forza mancare qualcuno di loro… era l’unica possibilità.

Questo dicevano gli occhi della folla.

Poi il vecchio si voltò verso di loro e videro quello che teneva in alto sopra la testa.

Stretto nella sua mano rugosa e pallida, spiccava un fazzoletto nero come la notte.

Rufy lo riconobbe subito, lo aveva visto troppe volte perché gli fosse possibile scambiarlo per un qualsiasi pezzo di stoffa.

Anche se non aveva ben capito cosa stesse succedendo, il suo cuore ebbe un tuffo.

Zoro.

Ecco chi mancava.

Si guardò intorno in preda all’agitazione, ma non lo vide da nessuna parte.

Eppure, dannazione, non era uno che passava inosservato.

- Zoro?! Ragazzi, qualcuno ha visto Zoro? – la voce di Chopper tradiva un certo panico.

Un sospiro di sollievo si levò dalla folla, cosa che fece sul capitano lo stesso effetto di un lenzuolo rosso sventolato davanti a un toro.

Usopp intervenne a calmarlo, un attimo prima che il vecchietto si dirigesse verso di loro.

- Questo appartiene ad un vostro compagno? – disse, porgendo a Rufy il fazzoletto.

- Vecchio, dimmi cosa sta succedendo… cosa avete fatto a Zoro? – la voce del ragazzo di gomma era seria, cosa che solitamente accadeva solo in situazioni disperate.

L’uomo gli fece segno di seguirlo.

La sua espressione era triste, e il tono che usò era quello che di solito si usa per dare brutte notizie a persone che non sembrano in grado di riceverne.

- Venite, sediamoci nel ristorante, vi spiegherò ogni cosa.

 

 

 

TO BE CONTINUED

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Beh... questa storia è già finita... quindi dovrei riuscire a pubblicarla tutta in breve tempo, naturalmente se voi volete che io lo faccia O_O se no me la tengo XD

Ditemi che ne pensate...

 

See you!

 

Butler

  
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