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Autore: Mark_JSmith    22/01/2015    1 recensioni
Siamo in Italia, dopo gli avvenimenti trattati in Città del Fuoco Celeste.
Tra i personaggi ritroviamo nomi conosciuti (Herondale, Blackthorn, Lightwood..) e altri invece nuovi, che hanno lo scopo di rendere il tutto più distante dalla serie originale.
Italia.
Il paese della corruzione e dell'infedeltà.
Ne sono la prova proprio i due giovani Parabatai dell'istituto, nei quali scorre sangue "sporcato" dalle molteplici infedeltà all'interno del loro albero genialogico.
Italia.
Il paese del menefreghismo, nessuno infatti è stato coinvolto durante la guerra fra Nephilim ed Ottenebrati, nessuno è stato chiamato ad andare a combattere. Va bene che la concentrazione di Shadowhunters in Italia è la più bassa in tutto il mondo, ma sono stati completamente ignorati.
Non che la cosa abbia dato troppo fastidio a Mark Herondale e Fredrick Blackthor, i due giovani parabatai, che hanno potuto continuare a vivere la loro vita idilliaca basata su feste, ragazze (di ogni categoria), film, alcool e.. DEMONI.
Genere: Azione, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
Capitoli:
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-Si sposa!?- ulrò Gin afferrando una fetta di pane dal tavolo
-Shhhh- la zittì Noah portandosi un dito alle labbra -Potrebbe sentirti- aggiunse
Gin non capiva perchè la sorella fosse così preoccupata, il matrimonio non era una brutta notizia, anzi! Era un occasione in più per conoscere altre persone, e magari avrebbe incontrato finalmente il ragazzo dei suoi sogni.
-Com'è?- chiese a Noah
-Non lo sa- rispose secca lei guardandosi le spalle. Qualcosa nel comportamento di Noah le faceva capire che quella notizia non era di dominio pubblico.
-Non lo sa?- domandò nuovamente avvicinandosi la tazza di te alle labbra e sorseggiandolo
-Già, deve essere uno di quei matrimoni combinati che fanno le famiglie ricche- spiegò alla sorella.
-Chissà quando arriva- disse fra sè e sè Gin.
Ormai erano le nove, lei e sua sorella erano le uniche che si erano fermate a far colazione. Lexia non si era ancora vista, non era in camera sua, Cassie era passata a prendere qualcosa da portare a Fred e a Mark, nel caso in cui si fosse svegliato, mentre Daniela e Sergio erano andati subito nello studio, mormorando qualcosa riguardo "Idris" e "Riunione".
-Oggi la porto in giro- rivelò Noah alla sorella 
-Voglio esserci- ribattè lei -Come voglio essere presente nel momento in cui arriverà suo marito- aggiunse
-Futuro marito- la corresse Noah
-Stessa roba, tanto non può tirarsi indietro ormai- disse ridendo, Noah le lanciò contro un biscotto -Sei solo gelosa perchè non sei fidanzata- le disse
-A se per questo nemmeno tu- ribattè
-Io sto bene con me stessa-
-E con le altre ragazze- aggiunse ridendo Gin
-E' successo solo una volta!- urlò Noah.
Nella stanza improvvisamente entrò Daniela, con un espressione addolorata in volto -Avete visto Lexia?-
-No- risposero in coro le ragazze 
Daniela le osservò per un secondo -Immagino abbiate saputo..- le sorelle annuirono.
-Tu invece?- chiese Gin 
-Cosa?- rispose Daniela
-Come hai fatto a saperlo?-
-Diciamo che la famiglia è molto importante qua in Italia e si possono permettere i servigi di una persona altrettanto conosciuta-
-Chi?- chiesero curiosamente le due ragazze
-Si possono permettere di ingaggiare Magnus Bane- rispose loro la donna prima di uscire dalla stanza in cerca di Lexia.

Non sapeva perchè, ma la sera prima non era voluta tornare nella sua stanza, e si era infilata nella prima che aveva trovato, scoprendo poi essere quella di Mark.
La sera prima, quando si era chiusa la porta alle spalle asciugandosi le lacrime si era ritrovata nel caos. Vestiti e libri erano sparsi ovunque in modo disordinato, alcuni libri erano aperti sul pavimento, accanto a vestiti, molti dei quali erano laceri e sporchi di sangue o icore demoniaca. Il letto però era fatto e in ordine, stonando con il casino nel resto della stanza. La ragazza da terra raccolse un libro e lo voltò in cerca del titolo. Era "Amleto". Lo aprì, e sulla prima pagina trovò un nome scritto a penna. "Mark Herondale". Doveva essere la sua stanza quella. Lexia pensò che in fondo le era andata bene, Mark era privo di sensi e sicuramente non avrebbe avuto nulla da ridire se lei si fosse fermata lì a dormire. Dopo aver appoggiato il libro su una scrivania lì vicino (ricoperta di spade e frecce) si era buttata sul letto, addormentandosi subito.
Lexia osservò l'orologio, erano le nove e ormai era in ritardo per colazione. Si alzò dal letto, schiacciando involontariamente una copia dell'Inferno di Dante con la scarpa, la sera precedente non si era tolta nemmeno quello. Dopo essere andata in bagno ed essersi sistemata un attimo uscì dalla stanza di Mark, voltandosi un ultima volta prima di chiudersi la porta alle spalle. Non avrebbe mai immaginato così la stanza del ragazzo, certo le armi se le aspettava, ma non avrebbe mai creduto di trovarci dentro così tanti libri.
Si diresse verso la cucina, ma sulla rampa di scale dell'Istituto incontrò Gin.
-Lexia!- urlò lei -Ti stiamo cercando da mezz'ora-
-Scusami- rispose
-Preparati, c'è un emergenza in centro paese, dobbiamo andare-
-Emergenza?- chiese Lexia
-Demoni, ora andiamo in armeria- disse afferrando Lexia per il braccio e trascinandola di peso -Dobbiamo prepararci al meglio-

Lexia si meravigliò del fatto che in un Istituto piccolo come quello di Ispra avessero così tante tenute da battaglia. C'erano di ogni misura, e non ci mise molto a trovare la sua taglia. Poi afferrò una spada angelica, l'unica arma con la quale si allenava quando ancora viveva a casa sua, mentre Gin e Noah selezionarono con cura le loro armi. Gin scelse una lama leggermente più corta del suo braccio leggermente ricurva, mentre Noah prese diversi coltelli da lancio assieme ad una spada angelica. Dopo essersi armate le ragazze uscirono dall'Istituto, tracciandosi una runa dell'invisibilità sull'avambraccio, assieme ad altre che sarebbero servite durante il combattimento.
-Qualche idiota- disse Gin correndo seguita dalle altre due -Ha provato ad evocare un demone, ma la cosa gli è sfuggita di mano-
-Che tipo di demone?- chiese Lexia
-Eidolon- le rispose
Lexia passò in rassegna nella mente tutto la parte di demonologia del Codice, fino a quando non ricordò che Eidolon rappresentava tutta la categoria di demoni mutaforma.
-Fantastico- commentò lei -Come facciamo a capire se sono Mondani o Demoni trasformati?- chiese.
Noah si voltò continuando a correre e sorrise -I demoni sono stupidi, sarà facile scovarli- poi accelerò il passo.
Lexia stette loro molto vicino, sentiva l'adrenalina circolarle nel corpo. 
Nonostante tutto lei era una Shadowhunter, una cacciatrice di demoni, era nel suo DNA il fatto di essere eccitata prima di una battaglia.

Mark si era svegliato, a fatica si era alzato dal letto, ma non ci aveva messo molto a capire di trovarsi ancora negli incubi della sua testa. In effetti si era svegliato in una stanza completamente bianca, dove le pareti si fondevano col soffitto e il pavimento, sempre che ci fossero. Il letto era scomparso dietro di lui non appena si era alzato, e al suo posto era comparsa una katana.
-Orientale- disse afferrandola da terra. 
Quando sollevò la spada da terra dal bianco si staccarono sette figure, erano nuovamente sette suoi riflessi, ognuno vestito di un colore diverso.
Rosso, blu, oro, verde, viola, azzurro e turchese.
Mark sbuffò -Quante altre volte dovremo fare questa scenetta?- chiese rivolto alle sue copie 
-Fino a quando non ti sveglierai- rispose pacato Blu
-Secondo me dovremmo provocarlo- aggiunse Oro saltellando eccitato
-Provocare me?- Mark rise -Voi forse non capite chi comanda- aggiunse muovendo la katana a destra e a sinistra
-Basterebbe toglierti quella spada dalle mani e mozzarti la testa per cambiare le cose- disse Rosso facendosi scrocchiare le dita.
-Ignoralo- lo interruppe Azzurro rivolto a Mark, parlando come se la cosa non lo riguardasse del tutto.
Mark cominciò a ridere e si piegò su sè stesso.
-Ora ho capito!- urlò indicandoli col dito -Sapete- aggiunse cominciando a camminare avanti e indietro, come un professore che spiega una lezione ad una classe -All'inizio, devo essere sincero, mi chiedevo il perchè del vostro modo di vestire- si fermò davanti  Viola -Non mi vestirei mai di viola io- il suo riflesso vestito di viola abbassò lo sguardo e fece un passo indietro.
-Come immaginavo- disse Mark -Imbarazzo, viola- si avvicinò poi a quello vestito di verde. Il suo riflesso continuava a lanciare occhiate alla katana che Mark teneva in mano -Ti piace?- gli chiese mostrandogliela, Verde rispose annuendo -Sai che sulla lama c'è una scritta in ideogrammi?- aggiunse Mark, Verde spalancò gli occhi incuriosito. Mark abbassò la lama -curiosità, verde- disse proseguendo. In ordine avrebbe incrociato Rosso e Oro.
Mark sbuffò -Rosso, rabbia e Oro, eccitazione. A voi vi conosco fin troppo bene- disse passando oltre, ritrovandosi di fronte a Blu, lo guardò un secondo -Cazzo- disse senza scatenare nessuna reazione nella copia -Ho sempre creduto che il blu mi donasse- passò oltre anche a quella copia e raggiunse Azzurro -tranquillità, blu. Tu invece?- chiese direttamente ad Azzurro -Non penso ti importi veramente ciò che penso- gli rispose. Mark fece un inchino -La ringrazio. Freddezza, azzurro.- disse, poi si alzò e aggiunse sottovoce alla copia -Più che azzurro comunque sembra color ghiaccio, è un po' diverso dall'azzurro normale.-
Rimaneva solo Turchese.
-Voi tutti siete me- disse ignorando apposta Turchese -I vostri occhi sono dello stesso colore dei vostri vestiti, e dello stesso colore dei miei occhi quando provo le emozioni che voi state manifestando separatamente ora- concluse con un applauso -Carino questa volta Superio-
Tutte le sue copie scomparvero, tutte tranne una e Mark se l'era immaginato.
Si voltò verso Turchese con la katana ben salda in mano.
-Devi smetterla di ignorarmi- disse rivolto a Mark
-Tu non esisti- gli rispose
-Anche se sono arrivato da poco non significa che io non esisto in realtà- fece un passo verso Mark.
-Fermati- urlò a Turchese puntandogli la punta della katana alla gola -O giuro che ti ammazzo-
Turchese lo guardò, Mark rivide gli occhi di Lexia in quello sguardo, e fece un passo in direzione di Mark, lasciando che gli trapassasse la gola. Dalla ferita sgorgò tantissimo sangue che si riversò sul pavimento candido, macchiandolo di rosso. La mano di Mark tremava, lui non capiva perchè. Aveva ucciso così tanti esseri, Turchese era solo un frutto della sua immaginazione. 
Ora però non vedeva più Turchese, vedeva Lexia.
Lexia che teneva una katana dall'elsa, Mark si portò subito le mani alla gola, solo per sentire il freddo metallo nel punto esatto in cui gli perforava la carne.
-Questo vuol dire amare- disse la finta Lexia mentre estraeva la lama dalla gola di Mark -Morire per qualcuno-
Gli occhi di Mark si rovesciarono all'indietro e svenne nuovamente, sempre che si possa svenire in un sogno.

I demoni erano veramente stupidi, pensò Lexia mentre tranciava di netto la testa di un Eidolon mentre aveva ancora sembianze umane. Appena erano entrati nella villa dei presunti Mondani si sono presentati ad accoglierli, Gin e Noah erano subito partite all'attacco. Lexia capì solo dopo come avessero fatto a scoprirli in così poco tempo. Loro si erano fatte delle rune di invisibilità, quindi i Mondani non potevano vederli, ma i demoni sì. 
Ammazzato il primo i seguenti non ci misero molto a comparire. Avevano di base la struttura fisica degli umani, tranne il fatto che sembravano fatti di gelatina e riuscivano a mutare forma troppo velocemente.
Una mano sfiorò il viso di Lexia, e lei la tagliò di netto, scatenando una cascata di icore nero che cadde sul pavimento. Da dietro Noah lanciò un coltello che colpì in pieno la fronte del demone, uccidendolo e facendolo scomparire. Ce ne erano veramente tanti appena arrivati, ma ora ne rimanevano solo due che Gin stava tenendo a bada. Lexia corse in suo aiuto, e appena la raggiunse colpì uno dei due demoni con l'elsa della spada, il demone barcollò ma riuscì a strapparle la spada di mano, Lexia colpì il demone su quello che le sembrava il volto. -Lexia!- urlò Noah lanciando un coltello nella sua direzione. Lexia capì al volo l'intenzione dell'amica e afferrò il coltello mentre questo volava, per farlo calare poi con forza in mezzo agli occhi del demone, il quale sparì con un urlo. Alle sue spalle anche Gin aveva liquidato il suo avversario, e ora loro erano le uniche presenti nella stanza.
-Perlustriamo il resto delle stanza disse Gin porgendo a Lexia la lama angelica che le era caduta -Fate attenzione, non sappiamo che sorprese si nascondono qui dentro-
Le tra ragazze quindi si divisero, Noah controllava il piano superiore, Gin quello inferiore e Lexia la cucina. 
Ora che lo scontro era finito Lexia aveva comunque i sensi sull'attenti, a ogni rumore si voltava, con la lucente spada angelica pronta all'attacco.
Entrò in cucina, stranamente sembrava tutto a posto, troppo a posto visto quanto era successo.
Le stoviglie erano riposte con cura dentro le vetrinette e sui mobili non era presente nemmeno un granello di polvere. La ragazza si muoveva silenziosamente sul pavimento, la cosa le avrebbe dato un vantaggio su chiunque si fosse trovato lì. Si stava avvicinando alla finestra, quando sentì qualcuno tirare su col naso, si voltò di scatto, la lama angelica ben salda nelle mani. Nella stanza non c'era nessuno se non lei, con occhio attento si mise ad osservare ogni angolo della stanza, fino a quando non trovò la cosa che cercava.
L'errore di chi si stava nascondendo lì.
Lungo il muro c'era un punto in cui la carta da parati era leggermente storta in basso, la stanza era così curata che quel particolare poteva significare solo una cosa.
Una porta nascosta.
Lexia si avvicino al punto il cui aveva notato l'errore, e tirò un calcio alla parete, sperando di non sbagliarsi, abbattendo il muro di cartongesso. Subito poi ritirò la gamba e allungò la lama angelica verso il buio.
-Ti prego n-non farmi del male- le disse l'uomo che era dentro il nascondiglio. Era piccolo, con gli occhiali ed i capelli scuri, in quelle condizioni poi (ranicchiato sulle sue ginocchia) sembrava ancora più misero.
-Scusa- rispose Lexia -Non trattiamo con i demoni-
-M-ma io non sono un d-demone- balbettò -Sono uno st-tregone-
-Dimostralo- la ragazza estrasse il coltello da lancio di Noah dalla tasca -Tagliati, se esce sangue vivi, se esce icore demoniaca muori- gli ordinò
Lo pseudo-stregone prese il coltello dalle mani della ragazza.
-Basta un taglietto- disse -Non devi mica morire dissanguato-
Lo stregone premette la punta del coltello sul braccio, la lama creò un piccolo solco sulla pelle che si riempì subito di un liquido rosso cremisi.
-Va bene ti credo- lo rassicurò abbassando la spada ma tenendola comunque in mano -Come ti chiami stregone?- chiese la ragazza mentre lui usciva dal suo nascondiglio.
-Lester Boulton- rispose facendo un inchino, la ragazza notò in quel momento che Lester non aveva le orecchie. Ogni stregone aveva una caratteristica fisica che lo faceva riconoscere, ma questa risultava schifosa a Lexia, facevano sembrare la testa dell'uomo troppo.. Tonda.
-Cosa ci facevi qui?- gli chiese
Lo stregone si tirò su, coprendosi la fronte e il punto in cui ci sarebbero dovute essere le orecchie con una bandana -D-dovevo f-fare una cosa p-per dei Mondani-
-Sei stato tu?- chiese Lexia allungando la spada verso lo stregone, ma questo le si buttò ai piedi, la testa bassa e le mani giunte verso di lei -T-ti prego! Ho fatto s-solo quello c-che mi avevano chiesto-
Lexia non ce la faceva a punire chiunque in quelle condizioni, solo una persona priva di ogni briciolo di umanità avrebbe giustiziato così una persona.
-Farò finta di non averti mai visto- disse cercando di nascondere la dolcezza nella sua voce -Ma ora vattene-
Lester si alzò di scatto e si mise a correre verso la finestra -C-come ti chiami?- chiese voltandosi verso la ragazza.
-Lexia, Lexia Heartash- rispose
Gli occhi dello stregone si illuminarono per un secondo "Heartash..."
-Incantato- rispose lanciandosi fuori dalla finestra. Lexia non potè vedere il sorriso malizioso che si era creato sulle labbra dello stregone.
Ignara di ciò si voltò e uscì dalla cucina, diretta verso il salone, dove doveva incontrarsi con Gin e Noah.
Dopo aver svoltato un paio di volte percorrendo a ritroso il corridoio che l'aveva portata in cucina, giunse al punto di incontro.
-Per me è morto- sentì dire da Gin
-No no! E' vivo ma vuole solo delle attenzioni, così fa finta ancora di star male- ribattè Noah
-Chi?- chiese Lexia avvicinandosi
-Mark- rispose Gin -Noah dice che sta bene, mentre secondo me è morto-
Lexia si mise a ridere, ma quando si accorse della serietà delle due sorelle smise subito -Non state scherzando?- chiese Lexia senza ottenere risposta.
-5 euro- disse Gin a Noah porgendole la mano 
-10 euro- ribattè lei
-Andata!- rispose la sorella stringendo con vigore la mano di Noah.
-Scoperto qualcosa?- chiese Lexia alle due che ancora si tenevano la mano
-Deve essere stata opera di uno stregone dilettante- rispose Gin 
-C'erano delle rune di evocazione all'interno di un cerchio alchemico, l'imbranato che l'ha fatto deve essere morto sbranato dal primo demone che è uscito. Tu?- chiese a Lexia
-Nulla, a parte che chi abitava qui doveva essere un maniaco dell'ordine- rispose
-Già-aggiunse Noah -Ho notato la stessa cosa anche io, ora torniamo a casa- urlò -Devo vedere se ho vinto la scommessa.- La ragazza uscì dalla casa senza aspettare le altre due, che però la seguirono a ruota. Prima di chiudersi la porta alle spalle Lexia si voltò, per osservare la casa mezza devastata dall'attacco. Con la coda dell'occhio le sembrò di vedere un movimento al piano di sopra, ma i rilevatori di energia demoniaca erano muti da tempo, così la ragazza si convinse di esserselo immaginato.

Mark non si era mosso di un centimetro, a volte il suo corpo aveva delle contrazioni muscolari, e quelli erano gli unici momenti in cui Fredrick riusciva a percepire qualche straccio dei pensieri di Mark, per il resto era il buio.
La cosa disturbava talmente tanto Fredrick, abituato ormai alla continua presenza dei pensieri del parabatai, che pur di avere un contatto con Mark stringeva il suo telefono in una mano.
Nella stanza entrò Cassie, si chiuse la porta alle spalle e diede un delicato bacio sulle labbra a Fred, mentre con l'altra mano toccava la spalla di Mark con affetto.
-Come sta?- chiese a Fred
-Meglio, ma ora non so cosa sta succedendo-
-Non lo senti ancora-
Fred scosse la testa -Non sempre-
-Cosa senti quando c'è?- domando nuovamente Cass
-Emozioni, un casino di emozioni tutte fuse insieme, come se.. non lo so.. come se stesse litigando con sè stesso- Fred avvicinò le mani agli occhi, colpendosi la tempia con il telefono del parabatai.
Cassie glielo sfilò dalle mani -Perchè l'hai tu?- chiese più per curiosità che per rimprovero
-Mi manca sentire i suoi pensieri, e l'unico modo per non sentirne la mancanza è leggere ciò che scrive- rivelò
-Mark scrive?- domando sorridendo Cass
-Si- rispose ridendo a sua volta -E' da qualche mese che gli è venuta questa mania di prendere nota dei suoi sogni, nel caso dovesse diventare famoso dice che sarà la sua psico-grafia-
-Psico-grafia?- Lexia sbloccò il telefono grazie al codice che Fred le aveva rivelato tempo prima.
24 come le ore del giorno
7 come i giorni della settimana
1 come le volte che vite che abbiamo
-Già, è un termine che si è inventato, la sua biografia della psiche, come vuole giustificarla lui- spiegò.
Cassie aprì le note del telefono, e si stupì quando si trovò davanti a diversi titoli, ognuno composto solo da due numeri.
Il giorno ed il mese.
Ne aprì una a caso, ma si ritrovò davanti solo a due parole, ripetute molte volte.
"Non correre"
Cassie non ne capiva il senso.
-Tranquilla- le disse Fred avvicinandosi -E' scritto tutto così, parole che soltanto per lui hanno significato, tutte tranne..- Fred fece scivolare il dito sullo schermo scorrendo fra i titoli delle note -..questa- disse aprendo una nota.
-Lexia- sussurrò lei, leggendo il contenuto della nota.
Mark si alzò di scatto dal letto, si staccò le flebo dal braccio e corse fuori dalla stanza, Fred lo inseguì chiamandolo, quando lo raggiunse gli afferrò un braccio, costringendo Mark a voltarsi.
-Mark ma che diavolo...- il resto della frase gli si strozzò in gola, Mark lo stava guardando dritto negli occhi.
Fred non aveva mai visto una cosa del genere, l'iride di un occhio era colorata di rosso, mentre l'altra era color turchese.
Ma la cosa che più stupì Fredrick fu che entrambi gli occhi erano lucidi, e le lacrime avevano cominciato a scendere lungo il mento di Mark.
-Devo trovarla..- sussurro a Fred lottando per far uscire quelle parole -..è in pericolo, lo sento-
I muscoli di Mark erano tesi sotto la maglietta, e si stava trattenendo dal liberarsi con fora dalla presa di Fred.
Fred lasciò l'amico, e nello stesso istante si sentirono delle grida di aiuto provenienti dal piano superiore, i due ragazzi corsero subito  vedere di cosa si trattava.
L'ingresso era deserto, la luce del sole entrava dalla porta aperta alle spalle di Gin e Noah.
-Dov'è Lexia?- chiese Mark avvicinandosi alle due
-E' successo in un secondo- si scusò Gin -Quando siamo uscite dalla casa siamo state attaccate da altri demoni, Lexia era dietro di noi, ma quando li abbiamo sconfitti non c'era più-
-Cazzo- commentò Fred -Mark avevi..- aggiunse girandosi, ma l'amico non c'era più.
-Non fare stronzate- sussurrò.
"Porca puttana di una Lilith" sentì rimbombare nella sua testa, era la voce di Mark, finalmente era tornato il contatto, pensò espirando l'aria e sorridendo. Si sentiva più tranquillo ora.

Il ragazzo aveva avuto il tempo solo di recuperare una katana e una felpa da camera sua prima di fiondarsi in camera di Lexia per prendere qualcosa di suo. Mark ora era in piedi sul tetto dell'istituto, la katana attaccata al fianco, in una mano aveva un reggiseno di Lexia (era la prima cosa che gli era capitata a tiro) mentre con l'altra si disegnava una runa sul dorso della mano, una runa localizzatrice.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, cercando di localizzare la ragazza. Era..
..in comune.
Aprì gli occhi, si infilò il reggiseno nella tasca posteriore dei pantaloni e si lanciò giù dal tetto, atterrando con un tonfo su una macchina parcheggiata lì sotto, cominciando poi a correre il più velocemente possibile verso il comune. 
Mentre stava dormendo aveva avuto una strana sensazione, uno strano istinto. Era qualcosa che accadeva solo quando lui era in pericolo, perchè funzionava solo con lui, funzionava solo per salvare la sua vita.
Ma stavolta era stato diverso, aveva avvertito chiaramente come era in pericolo Lexia.
In soli due minuti Mark si trovava fuori dal comune, estrasse la spada dal fodero, sulla lama c'era una scritta in greco.
"ισχύς"
Mark non sapeva leggere il greco, ma sapeva che ogni spada aveva un nome, quello era il nome della katana -iocsuc- disse Mark storpiando il nome di quella spada.
Mark era fradicio, nella foga del momento non si era nemmeno accorto del fatto che aveva cominciato a piovere copiosamente.
Con un calcio sfondò la porta del municipio, facendola finire contro il muro di fronte, ed entrò con passi sicuri nella home dell'edificio.
Le nuvole in cielo avevano fatto sparire la luce del sole, facendo cadere tutto in una penombra insolita per quell'ora.
Il municipio era completamente privo di ogni luce, ogni lampada era spenta. Mark fece due passi e si abbassò di colpo, evitando di un soffio gli artigli di un demone. Con un fendente rapidissimo mozzò l'arto all'essere e con un colpo ancor più veloce lo decapitò.
L'unica cosa che si vide in quello scambio di colpi fu la lama della katana, la quale si era illuminata durante lo scontro.
-Lex!- urlò Mark, aspettando una risposta.
Sentì un rumore dal piano superiore e Mark cominciò a correre, due altri demoni gli bloccarono la strada. Erano grossi e pelosi come scimmie, ma al posto delle mani avevano degli artigli seghettati, gli occhi erano rossi e brillavano al buio.
Mark rise -Vi levate dalla mia strada se vi do una banana?- mentre parlava una goccia di icore demoniaca cadde dalla punta della spada macchiando il terreno.
Le due scimmie demoni urlarono nella sue direzione.
Mark chiuse gli occhi, aveva bisogno di forza, la runa della forza non bastava.
Aveva bisogno di adrenalina.
L'adrenalina si otteneva solo in due modi, con la rabbia e col dolore.
Afferrò la lama della katana con un mano e strinse sul filo, sentendo il freddo metallo a contatto col palmo. Di scatto fece scivolare la spada, tagliandosi.
Con la mente Mark vagò nei ricordi, fino a ricordare quando i vampiri stavano per stuprare Lexia. Era il ricordo più nitido che aveva, era il momento in cui non era riuscito a contenere nemmeno un po' i suoi sentimenti.
Quando Mark riaprì gli occhi erano cremisi, le due scimmie se ne accorsero e smisero di urlare.
Un ghigno malefico storpiava il volto di Mark. Con una rapidità degna solo di un Nephilim si lanciò contro i demoni, colpì il primo al petto con un calcio, mentre con la katana provava a tagliare a metà l'altro, che però schivò il colpo. Il Nephilim schivò il colpo che il primo demone aveva sferrato e si vendicò conficcandogli la katana nel cranio fino all'impugnatura. Il demone provò a liberarsi, ma dopo qualche secondo cadde a terra privo di vita. Mark estrasse la katana dal cadavere e la pulì sui jeans.
Il secondo demone, che aveva visto tutta la scena, si colpì il petto con i pugni urlando.
Mark si scrocchiò le dita -Balliamo- disse a denti stretti.
Il demone, anche se probabilmente non aveva capito nulla di quanto gli aveva detto, si lanciò addosso al ragazzo. Ma per quanto provasse a colpirlo schivava ogni colpo, da ogni direzione arrivasse,il demone non riusciva a colpirlo. Arrabbiato il demone si lanciò sul ragazzo con l'intenzione di schiacciarlo, ma prima che toccasse terra Mark gli aveva già infilato la katana sotto il mento, bloccandogli la bocca e decapitandolo con un colpo netto.
In mano al Nephilim rimase la pesante testa, piena di denti, che per qualche secondo continuò a muoversi, come se fosse attaccata ancora al corpo, i denti che provavano invano a mordere la mano del ragazzo.
Mark lanciò lontano la testa dell'essere, e, correndo, prese le scale per arrivare al secondo piano, dove immaginava tenessero Lexia.
-Perchè proprio qui- chiese ad alta voce mentre faceva i gradini a due a due.
-Perchè è dove vivo- rispose una voce proveniente dalle mura stesse del municipio
-In quanto Nephilim dell'Istituto di Ispra- si fermò sul pianerottolo -Io, Mark Herondale, ti ordino, appoggiandomi agli Accordi sanciti fra Nephilim e Nascosti, di rilasciare subito la ragazza che avete rapito-
In quel momento tutto tacque.
L'unico rumore che si sentiva proveniva dalle gocce d'acqua che cadendo battevano sul tetto, accompagnate dal respiro lento e regolare del Nephilim.
-No- risposero i muri
-Peggio per te allora- sussurrò ricominciando a correre su per le scale.
Dopo la terza rampa si trovò finalmente al piano più alto del municipio, quello dove abitava il sindaco di Ispra, casualmente un Nascosto.
Mark scardinò la porta con una spallata e si ritrovò al centro di un'enorme stanza circolare, una grossa vetrata permetteva di vedere tutto il paese sotto di lui.
-Mark- urlò una voce.
Il Nephilim si voltò, e vide Lexia legata per le mani e per i piedi ad una sedia, davanti ad una scrivania.
-Lex?- chiese avvicinandosi.
-Ti hanno fatto del male?- chiese una volta raggiunta la ragazza. Lexia scosse il capo. 
-Te ne farò io allora- poi con un fendente della katana colpì la gola della ragazza, che cominciò a sanguinare vistosamente.
-M-Mark- ripetè lei con gli occhi sgranati per lo spavento.
Il Nephilim colpì la sedia, facendo cadere Lexia sul pavimento, nel suo stesso sangue. 
Mentre gli occhi di lei si rovesciarono accompagnati da un ultimo e lento respiro.

-Sono pronto- disse Enrico avvicinandosi a Magnus con una borsa.
-Viaggi leggero- commentò lo stregone, che per l'occasione si era messo un elegantissimo smoking viola.
-Non ho bisogno di molto- rispose sorridendo, era veramente un bel ragazzo pensò osservando gli occhi castani -Poi va bhe- aggiunse Enrico -Quello che mi manca posso sempre comprarmelo-
Eccola, ecco quella cosa che Magnus odiava delle famiglie importanti. Continuavano a sbatterti in faccia la loro ricchezza, vantandosene in un modo che a Magnus infastidiva.
-L'auto è pronta- disse uno dei maggiordomi di cui Magnus non aveva imparato il nome.
-La Maserati spero- rispose acido il padrone
-Ovviamente, la GranTurismo MC Stradale- rispose l'uomo, Magnus notò la risposta priva di ogni rabbia, con gli anni doveva essersi abituato alla gentilezza inesistente della famiglia.
-Guidi tu- disse toccando la spalla a Magnus -Io devo dormire un po', non vorrei che la mia futura moglie possa considerarmi un pezzente.-
Magnus non rispose, si limitò ad annuire mentre il maggiordomo gli passava le chiavi sussurrando "buonafortuna" in modo che soltanto lo stregone potesse sentirlo.
Il ragazzo uscì dalla casa, portando la sua borsa. Lo stregone lo seguì, e sul vialetto davanti alla fontana ad aspettarlo era uno dei veicoli più belli che Magnus avesse mai visto.
Lo stregone adorava ogni cosa che lo facesse finire al centro dell'attenzione, ed era più che certo che la Maserati rosso fuoco sulla quale stava salendo avrebbe aiutato molti ad accorgersi del suo passaggio.
Enrico chiuse il bagagliaio con un po' troppo vigore secondo i parametri di Magnus, e si sedette sul sedile del passeggero, senza più voltarsi verso casa sua. A differenza sua Magnus salutò con un gesto della mano il maggiordomo alla porta, il quale non ricambiò , prima di sedersi al posto di guida dell'auto di lusso.
Appena inserì le chiavi il cruscotto si illuminò, e quando l'accese il motore fece le fusa, non come un gatto ma come una tigre selvatica pronta a mostrare le zanne.
Magnus non riuscì a trattenere un sorriso mentre faceva partire il veicolo sollevando un polverone di sabbia e sassi dietro sè. Il ragazzo con cui viaggiava parve gradire la cosa, ma non espresse nulla.
Sarebbe stato un viaggio molto noioso, pensò Magnus, ma almeno lo avrebbero fatto velocemente. Schiacciò il pedale dell'acceleratore, percorrendo le strade strette ad una velocità decisamente superiore a quella consentita.
Sarebbero arrivati all'Istituto per le 11 di sera, o meglio questo era quanto riferiva il navigatore, secondo Magnus avrebbero fatto prima.
Il ragazzo accanto a lui chiuse gli occhi, cullato dalle leggere vibrazioni causate dall'asfalto irregolare, lo stregone notò che anche mentre dormiva aveva un fascino naturale. 
Il modo in cui i riccioli li cadevano disordinati sugli occhi chiusi creando un groviglio ipnotico, distrassero Magnus il quale rischiò di investire un cane al guinzaglio di un vecchio, che gli urlò contro in un dialetto che lo stregone non conosceva.
Si ripromise di non guardare mai più il giovane mentre guidava.

Era così frustrante non fare nulla, pensò Fred masticando una cicca che aveva in bocca da troppo tempo. Sergio e Daniela erano accorsi alle grida di aiuto delle ragazze e avevano costretto tutti a rimanere nell'Istituto. 
Per evitare che qualcuno uscisse li tenevano rinchiusi in cucina, senza perderli di vista un momento.
-Perchè non andiamo anche noi!?- chiese Noah 
-Possiamo aiutarlo!- aggiunse Gin
-Assolutamente no!- rispose Sergio zittendole -Sono nel municipio, sapete anche voi che noi non possiamo andarci!- aggiunse.
Era per questi motivi che Fred odiava Ispra, durante le elezioni di tre anni prima era riuscito a farsi eleggere Lester Boulton, uno stregone troppo legato al mondo dei demoni per essere considerato un alleato dei Nephilim.
In tre anni era riuscito a migliorare molte cose per il paese, bastava ignorare i demoni che comparivano dal nulla sempre più frequentemente. Quando hai dalla tua parte la magia non hai bisogno di soldi per corrompere le persone.
Lester aveva trasformato il municipio in un ricovero per demoni mandati sulla terra, in qualche modo sconosciuto era riuscito anche a proteggere quel posto dagli attacchi dei Nephilim, definendolo un luogo politico. Ogni attacco da parte dei Nephilim sarebbe stato visto dai Nascosti come un tentativo di sabotaggio verso la carica politica Mondana che lui si era guadagnato. Il Conclave aveva chiuso un occhio, rispettando quanto aveva detto, e in risposta aveva avvisato gli Istituti della zona. 
Ma fino a quel giorno non avevano mai fatto nulla di così azzardato. Rapire un Nephilim.
Non si era mai sentita una cosa del genere.
-E Mark?- chiese Cass -E' andato lì da solo, potrebbe essergli successo di tutto! Non era ancora nel pieno delle forze-
Fred notò Gin che passava una banconota da 10 euro alla sorella, ma decise di non indagare a riguardo.
-Fred- disse Daniela -Come sta?-
-Bene- rispose -In questo momento starà combattendo, perchè le uniche cosa che pensa sono gli attacchi che deve fare e come piazzarli-
Fred non era preoccupato per il parabatai, lui era il migliore e si fidava ciecamente di Mark, quando aveva visto le sue lacrime poi..
..non aveva mai visto Mark piangere, se avesse provato a fermarlo con la forza sarebbe stato inutile.
-Tranquilli- disse Fred sovrastando le voci degli altri -Non farà cazzate, lo conosco-
I presenti nella sala si calmarono e guardarono tutti Fred, l'unico modo per sapere in diretta ogni cosa era lui.
-Torneranno insieme- riprese a parlare Fred -Non succederà nulla, nè a lui..-
Fred appoggiò entrambi i piedi sul tavolo -..nè, tanto meno, a Lexia-

Il sangue di Lexia ormai ricopriva gran parte del pavimento di marmo.
-Non è stato un gesto carino da parte tua- disse la voce dello stregone -Lei si fidava di te-
Mark si abbassò, e con un dito tocco la sostanza che ricopriva il pavimento.
-Non bisogna fidarsi delle persone. Le persone ti deludono..- rispose
Lexia, sdraiata a terra riaprì gli occhi di scatto -Ma tu non mi hai deluso- disse con la stessa voce dello stregone.
-Solo perchè non mi conosci abbastanza- e con la katana tranciò di netto la testa dal resto del corpo, facendolo sparire assieme al sangue sul pavimento.
-Manipolare un demone mutaforma per farlo diventare come Lexia per potermi attaccare. Davvero pensavi fossi così idiota!- urlò Mark colpendo con il pugno il muro dietro alla scrivania trapassandolo.
Oltre il cartongesso Mark finalmente vide la vera Lexia legata ad una sedia, mentre in piedi davanti a lei stava lo stregone, delle scintille rosse si muovevano lungo i suoi polpastrelli.
-Bravo- disse Mark battendo le mani -Un trucchetto davvero credibile, ho visto bambini fare molto di meglio sindaco- sputò queste parole con così tanto odio che quasi le urlò.
Lo stregone si voltò lentamente, accompagnato dal ticchettio che faceva la spada di Mark toccando terra.
Lester guardò il ragazzo dritto negli occhi scarlatti -La rivuoi?- chiese -Allora paga il riscatto- aggiunse lanciando un foglio di carta verso Mark.
-Non tratto con i Nascosti- rispose tagliando a metà il foglio prima che toccasse terra.
Mark coprì in un istante la distanza che lo separava dallo stregone e lo colpì con un calcio, spedendolo lontano da Lexia, poi liberò la bocca della ragazza dallo scotch.
-Mark- disse subito lei respirando a pieni polmoni, il ragazzo era però troppo impegnato con le corde che le bloccavano le gambe per risponderle.
-Herondale!!- urlò di rabbia lo stregone, raggiunto ora dai un demone per lato, come una scorta.
Mark alzò la testa e li vide, proprio mentre uno provava a colpire Lexia.
-Morirete entrambi! E il suo sangue ricadrà sulle tue mani!- urlò ridendo Lester.
Mark doveva riuscire ad andarsene, subito, prima che arrivassero altri demoni.
Usando tutta la forza che aveva in corpo, sollevò la sedia con sopra Lexia, evitando di un soffio i denti seghettati del demone.
La ragazza strillo quando la sedia cadde a terra con un tonfo. Mark recuperò la katana e deviò un colpo diretto verso di lui. Voltatosi di scatto tagliò una corda che teneva prigioniera Lexia alla sedia.
-Finisci te io ho da fare- le urlò mentre con schivava la coda artigliata del mostro con un salto.
Appena i piedi toccarono terra Mark tranciò la coda dell'aggressore, ma questa mutò. Sei paia di zampe uscirono da due lati, e il punto dove la spada aveva tagliato si riempì di denti.
-Merda- urlò Mark mentre allontanava quella cosa con un calcio.
-Fatto- disse da dietro di lui Lexia.
-Fantastico- rispose correndo verso di lei.
Quando la raggiunse la abbracciò, e per un istante Lexia pensò si trattasse di un gesto d'affetto, poi Mark la sollevò e cominciò a correre verso la finestra.
Saltò all'improvviso voltandosi e rompendo i vetri con la schiena, poi cominciarono a cadere verso terra. Lexia si aggrappò con forza alla schiena del ragazzo, conficcando le unghie nella carne di lui, mentre Mark la circondò con le braccia, proteggendola dalle schegge di vetro che cadevano assieme a lui.
I due caddero su una vecchia polo rossa parcheggiata sotto la finestra, incrinando il parabrezza e facendo partire l'allarme. Fortunatamente Lexia era caduta su Mark, quindi non aveva sentito il colpo come aveva fatto invece il ragazzo.
Mark si alzò subito dall'auto, prese Lexia per una mano, nell'altra teneva ancora stretta la katana, e cominciò a correre lungo la strada, ignorando la pioggia che gli cadeva addosso.
Dopo diversi minuti passati a correre Mark decise di fermarsi sotto un albero, sentendo il fiatone della ragazza. Si girò verso di lei.
I capelli bagnati dalla pioggia le cadevano sul petto, mentre piccole gocce d'acqua le scivolavano lungo il collo finendo nella sua scollatura, la maglietta nera ancora più attaccata al suo corpo.
Mark deglutì -Stai bene?- le chiese
-Sì- rispose lei -Tu?- chiese a sua volta
-Sto bene- rispose Mark voltandole le spalle
-Ma che diavolo..- sentì dire da Lexia mentre le sfilava qualcosa dalla tasca dei jeans.
"Merda" pensò Mark voltandosi.
Lexia era sconvolta, in mano aveva il suo reggiseno stropicciato e guardava il ragazzo con due occhi accusatori.
-Cosa ci facevi con questo!- gli urlò contro
-Avevo bisogno di qualcosa che ti appartenesse per rintracciarti- urlò in risposta
-E fra tutte le cose proprio questa!-
-Oh scusa se in questi giorni non ho fatto in tempo a chiederti quale fosse il tuo cimelio di famiglia preferito!- sbraitò lasciando cadere la spada a terra
-Il mio reggiseno..- Lexia sembrava sconvolta, e Mark non ne capiva il motivo. Le aveva appena salvato la vita per l'ennesima volta e lei si lamentava perchè aveva preso il suo reggiseno?
Quella non era una ragazza, era un essere stupido che tentava in ogni modo di farsi ammazzare.
-Ero di fretta, ti stava accadendo qualcosa di brutto ed ero nel panico..- riprese urlando
-Eri nel panico... per me?- chiese Lexia abbassando il reggiseno e osservando Mark dritto negli occhi, ora turchesi.
-Si cazzo!- urlò lui
-Perchè?- chiese lei
Mark la afferrò, la attirò a se e delicatamente poggiò le labbra su quelle di Lexia, baciandola. 
Lexia afferrò la schiena del ragazzo da sotto la maglietta, graffiando la pelle con le unghie. In risposta Mark la sollevò di peso, sbattendola contro l'albero. Le gambe di lei si chiusero attorno alla sua schiena, e lasciò che le labbra di Mark vagassero lungo il suo collo, per poi tornare sulle labbra di lei. Lexia gli morse scherzosamente il labbro, e la cosa sembrò piacere a Mark, il quale alzò Lexia facendo forza sul sedere di lei.
Poi si staccarono l'uno dall'altro, uniti però in quello strano abbraccio. Lexia rimise i piedi a terra, ma Mark non smise di abbracciarla, e nemmeno lei lo fece.
Il corpo di Mark aderì perfettamente a quello di lei, e lasciò che una sua mano vagasse lungo il fianco della ragazza, delicatamente, fino a raggiungere la stoffa del reggiseno.
Lexia sospirò piacevolmente, e si spinse ancor più contro il corpo di lui, cercando con le mani di scoprire ogni incurvatura e ogni cicatrice della sua schiena.
-Vedi un po' te..- disse Mark rompendo il silenzio e osservando la ragazza dagli occhi ipnotizzatori che aveva davanti -..se per baciarti dobbiamo rischiare la vita..- si interruppe per baciare nuovamente la ragazza -..sono disposto a rischiarla infinite volte.- 
Lexia lo osservò per un attimo -Non ce ne sarà bisogno- rispose baciando Mark.
I due rimasero così.
Fermi a baciarsi, mentre la pioggia cadeva attorno a loro ticchettando ogni volta che colpiva le foglie di un albero, accanto a loro una spada poggiata sopra un reggiseno.
Bellum et amor, guerra e amore.
Entrambi erano affamati di qualcosa che solo l'altro poteva dar loro.

Fredrick sorrise e colpì il tavolo con un pugno -Finalmente!- urlò alzandosi -Si sono baciati!- aggiunse aspettandosi un coro di grida felici.
Ciò che ottenne invece fu il silenzio.
I presenti in sala si osservarono uno ad uno, come domandandosi chi dovesse parlare per primo. La responsabilità alla fine ricadde su Cassie -Amore- disse -Lexia..-
Cass deglutì -Lexia è promessa ad un altro..-
-Cosa?- chiese Fred diventando bianco come uno spettro
-Arriverà domani- aggiunse
Fred cadde a terra, le mani che coprivano le orecchie.
Voleva fermare i pensieri dell'amico, non voleva sentire dentro di se la felicità del parabatai, consapevole del fatto che si sarebbe distrutta da lì a poche ore.
Una lacrima solitaria gli scese dall'occhio, rigando la guancia del Nephilim, mentre la mano di Cassie gli toccava la spalla dandogli conforto.

SPAZIO AUTORE:
Mi sono divertito così tanto a scrivere questo capitolo che è stato quasi brutto doverlo condividerlo con voi ahaha.
E' che, purtroppo, mi ritrovo troppo nella figura di Mark (essendo nato come mio alter ego mi sono trovato a scrivere di lui come se parlassi di me).
A differenza sua però certe cose accadono solo a lui.
Spero che vi sia piaciuto almeno quanto è piaciuto a me scriverlo, per il resto che dire, che Raziel vi accompagni e..
..in caso di dubbi, curiosità o altro lasciate una recensione e farò in modo di rispondere. 
Ringrazio di cuore i 30stm per il loro supporto musicale durante la stesura del capitolo
Mark
   
 
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