Con questo capitolo si conclude la
storia della mia personalissima versione di come John abbia superato il
“suicidio” di Sherlock e si sia innamorato di Mary.
So che questa parte sembra essere
composta da piccoli episodi quotidiani slegati fra loro perché, in effetti, è
così. Del resto, si tratta di raccontare cosa succeda a John nei due anni che il
più giovane degli Holmes passa in giro per il mondo a smantellare
l’organizzazione di Moriarty. Come dirà Sherlock (scusate: cattivo Sherlock!!)
al ritorno: quale vita può mai avere John se lui non c’è? Quindi questa è la
narrazione di eventi quotidiani e normali che riportano la vita di John Watson
sui binari dell’esistenza dei comuni mortali, fino al ritorno del vento
dell’est.
Buona lettura.
Greg Lestade entrò nel bar e fece
scorrere lo sguardo fra gli avventori presenti per trovare il viso conosciuto
di John Watson, con cui aveva appuntamento. La prima cosa che notò, furono i
capelli biondo cenere di una testa che si girava verso la porta. Poi vide gli
occhi illuminarsi e la bocca piegarsi in un sorriso. John alzò una mano e gli
fece un cenno di saluto. Lestrade lo raggiunse al tavolo:
“Ciao John! Ti trovo in forma.”
“Grazie. – sorrise John – Anche
io ti trovo in forma. Cosa prendi?”
“Una birra, grazie.”
John fece un cenno alla cameriera
e le ordinò due birre.
“Come vanno le cose?” chiese
Lestrade.
“Bene.” Fu la risposta lapidaria
di John.
Greg lo studiò un po’ e non poté
fare a meno di notare un certo nervosismo da parte del dottore, che non alzava
gli occhi dal bicchiere, rigirandolo fra le dite. Sospirò:
“Hai ripreso a bere?”
John alzò la testa di scatto:
“No! – esclamò – Nononono.
Tranquillo, non ho ripreso a bere.”
Lestrade era disorientato:
“Allora perché sei così nervoso?”
John inspirò ed espirò, poi
guardò negli occhi Greg, leggermente imbarazzato:
“Da quando Sherlock … uhm … da
quando Sherlock …”
“Se ne è andato …” proseguì la
frase Lestrade per facilitare John.
“Sì, ecco … grazie … ti considero
uno dei miei migliori amici.”
Lestrade sorrise:
“Grazie, mi fa piacere. Anche per
me tu sei uno dei miei migliori amici.”
“Così, vorrei presentarti una
persona.”
Lestrade si raddrizzò sulla
sedia, fissando John con stupore:
“Hai una ragazza!”
“Bhè, diciamo che esco con
qualcuno.”
“Da quanto? Quanto è seria la
cosa? Come si chiama? Dove la hai conosciuta? Cosa sa di Sherlock? …”
John scoppiò a ridere
sommessamente, alzando le mani come se dovesse arrendersi:
“Calma calma! Sei proprio un
poliziotto. Risponderò a tutte le tue domande ad una condizione.”
“Spara.”
“Come stavo tentando di dirti,
vorrei presentartela. Usciresti a cena con noi?”
“Quando?”
“Domani sera?”
“Andata. Ed ora racconta. Come si
chiama?”
“Mary Morstan.”
L’amore è una cosa meravigliosa
Quando Mycroft Holmes entrò nel
suo ufficio, la sua assistente lo raggiunse porgendogli un fascicolo:
“Il dottor Watson esce con una
donna.”
“Davvero? – chiese piacevolmente
sorpreso – Da quanto tempo?”
“Da circa quattro mesi.”
Mycroft si sedette. Notando che
la donna non stava sorridendo, si preoccupò:
“Qualcosa non va nella nuova
ragazza di John?”
“Si fa chiamare Mary Morstan.”
Mycroft aprì il fascicolo che gli
aveva porto:
“Un’ex agente della CIA?! – alzò
lo sguardo – Spia e killer?! Perché lo sappiamo solo ora?”
La ragazza non si scompose:
“All’inizio sembrava una storia
come tante altre ed abbiamo proceduto a fare un controllo standard. Era tutto a
posto. Poi, ci siamo resi conto che la relazione aveva preso una svolta
decisamente molto seria, così abbiamo pensato che fosse il caso di indagare più
approfonditamente sulla donna e sono iniziate ad emergere delle discrepanze.
Questi sono i risultati delle ultime indagini.”
“Mmmh … vedo che ha lavorato
anche per noi.”
“Sì. Operazione Olympus. Nome in
codice Selene.1”
“Ed ora per chi lavora?” chiese
Mycroft chiudendo il fascicolo.
“Sembrerebbe che si sia ritirata
e che non abbia un ingaggio.”
“Oh, davvero? – ribatté scettico
– Una killer e spia professionista, in pensione, avrebbe casualmente incrociato
la propria strada con quella di John Watson, subito dopo la morte di Sherlock?
Cosa ha quell’uomo? Una calamita per psicopatici e sociopatici?”
“Non saprei. – rispose
l’assistente – Dire che si tratti di una coincidenza sembrerebbe riduttivo.”
“L’universo non è così pigro e
raramente le coincidenze esistono2. – convenne Mycroft appoggiando
le braccia sulla scrivania – Voglio una ulteriore indagine su questa donna:
dovete assolutamente scoprire chi l’abbia assunta e perché. Voglio che il
livello di sorveglianza su John Watson sia aumentato. Se vi accorgete che sia
in pericolo, eliminate Mary Morstan.”
“Solo se vediamo che rappresenti
una minaccia per il dottore?”
“Sì. Le coincidenze, dopotutto, potrebbero
anche esistere e lei potrebbe essere un nuovo inizio per John. Dopo quello che
gli ha fatto passare Sherlock, come possiamo togliergli la felicità ritrovata?
Perché quella donna rende Watson felice, vero?”
“Sembrerebbe di sì, signore.”
Mycroft osservò una foto che
ritraeva un sorridente John che passeggiava con una donna bionda.
“Dobbiamo informare suo fratello
dei nuovi sviluppi nella vita del dottor Watson?”
Holmes distolse l’attenzione dalla
fotografia:
“Assolutamente no. Sherlock si
farebbe distrarre. Non manca molto al completamento della missione. Gli diremo
tutto quando rientrerà a Londra.”
La donna fece un cenno di assenso
con il capo ed uscì, lasciando Mycroft Holmes a riflettere sui casi della vita
e su chi potesse aver fatto incrociare le strade di John Watson e Mary Morstan.
La signora Patricia Porter-Potter
entrò nell’ambulatorio per la solita visita di controllo. L’anziana signora era
vedova da diversi anni, senza figli e viveva in una vecchia casa con due cani e
quattro gatti. Da giovane doveva essere stata una donna molto bella. Tutt’ora,
oltre a candidi capelli corti, sempre perfettamente pettinati, aveva lineamenti
del viso delicati e dolci, era alta e magra, con un portamento aggraziato ed
elegante e due brillanti occhi nocciola che mostravano una intelligenza ancora
ben presente, nonostante l’età avanzata. John aveva sempre nutrito un affetto
particolare per la signora che si divertiva a raccontargli le avventure degli
animali con cui divideva la casa e la vita oppure aneddoti di quando era
giovane. Anche nei momenti più bui, dopo la morte di Sherlock, la donna
riusciva sempre a strappargli un sorriso, che gli illuminava, anche se solo per
pochi secondi, i tristi occhi azzurri. Negli ultimi mesi, i racconti
dell’anziana signora non si limitavano a fare emergere un sorriso stentato, ma
suscitavano vere e proprie risate.
“E così Fanny ha abbandonato la
caccia al topo per dedicarsi alla più sicura attività di poltrire sul divano.”
La signora concluse la sua storia,
mentre John e Mary ridevano:
“Fanny dovrebbe lasciare che ad
occuparsi dei topi siano i gatti di casa. – commentò John – Forse, a forza di
convivere con loro, crede di essere un gatto anche lei.”
“Cielo! Potrebbe essere proprio
così! – ribatté la signora Porter-Potter – Direi, però, che abbia imparato la
lezione … o almeno lo spero!”
John riprese fiato e si
ricompose. Lesse gli esiti degli esami che aveva davanti e disse:
“Signora Porter-Potter, non
voglio che si preoccupi, ma ci sono alcuni dati che non mi convincono. Vorrei
che la visitasse anche il dottor Grey. Se lei è d’accordo, andrei da lui per
fissare un appuntamento.”
“Oh, caro, alla mia età non
tradirei mai il mio dottore con un altro, ma se lei lo reputa necessario,
seguirò tutte le sue istruzioni.”
John sorrise:
“Vado a parlare con lui e torno
subito.”
Uscito John dalla stanza,
l’anziana signora si rivolse a Mary:
“Decisamente un uomo notevole,
non trova mia cara?”
“Concordo con lei.” Rispose Mary.
“E ha notato la luce che gli
illumina gli occhi da alcuni mesi a questa parte? – chiese la signora
Porter-Potter sorridendo – Non direbbe che qualcosa sia cambiato nella sua
vita?”
Mary ricambiò il sorriso:
“Potremmo quasi dire che
sembrerebbe innamorato, vero?”
“Oh, sì, cara, potremmo dirlo.
Quasi quanto lei lo è di lui.”
Mary arrossì:
“Si vede così tanto?”
“Oh, solo ad un occhio esperto. –
replicò la signora – Se fossi più giovane, gli farei una corte sfacciata pure
io!”
“E sarebbe una rivale temibile!”
“Sono felice per lui. – riprese
l’anziana donna – Ha passato un periodo orribile e merita di ritrovare la
serenità e l’amore che lei gli ha portato.”
Mary fissò un punto indefinito
nella stanza e, con voce improvvisamente seria, disse:
“Farei qualsiasi cosa per lui,
per tenerlo vicino a me e vederlo felice. Qualunque cosa.”
**********
Non si erano visti per alcuni
giorni. Mary era andata a trovare una vecchia amica a cui era nato un bambino e
John era rimasto a Londra da solo. Quando si presentò alla stazione a prendere
Mary, lei notò subito che c’era qualcosa di nuovo: un paio di baffi faceva
bella mostra di sé sul labbro superiore di John. Lei studiò il viso dell’uomo
per alcuni secondi: i capelli biondo cenere, che nascondevano qualche filo
bianco; le piccole rughe che si formavano intorno agli occhi e sulla fronte,
che davano al volto di John una tale capacità di manifestare emozioni e
pensieri che non avevano mai bisogno di parole; le labbra sottili, ora nascoste
da quella peluria biondiccia; gli occhi, quegli occhi azzurri così chiari ed
intensi, che si illuminavano quando le sorrideva, facendole mancare il respiro.
Lo baciò e i baffi le fecero il solletico. Allontanandosi da lui, domandò:
“Baffi?”
“Baffi! – esclamò John sorridendo
felice – In tuo onore.”
“Davvero?” chiese Mary sorpresa.
“Tu mi hai cambiato la vita. Mi
hai donato la gioia di vivere. Così ho pensato che sarebbe stato giusto anche
un cambiamento fisico. Dato che non posso diventare più alto né credo che ti
piacerei con troppi muscoli, ho deciso di farmi crescere i baffi. Inoltre, mi
danno un aspetto da serio, affidabile e responsabile dottore, allontanandosi
completamente dallo sbarazzino e spregiudicato John Watson che seguiva Sherlock
Holmes in ogni sua folle impresa. Un taglio netto rispetto alla mia vita
passata. Cosa ne dici? Ti piaccio lo stesso?”
Mary non amava quei baffi, che
facevano sembrare John più vecchio, ma capì che per lui erano un altro passo
verso il recupero da ciò che era accaduto e decise di mentire per renderlo
felice:
“Mmmmm … sei proprio
affascinante. Dovrò stare ancora più attenta che nessuna donna ti gironzoli
troppo vicino. Potrei anche uccidere chi tenti di allontanarti da me.”
John rise, arrossendo:
“Non ti preoccupare: nessuno mi
porterà via da te. Per me esisti solo tu.”
**********
Quella mattina John fu svegliato
da un incubo. Aveva rivissuto il giorno del suicidio di Sherlock. Era da
qualche tempo che non succedeva, ma non si sorprese dal momento che quello era
il secondo anniversario della morte del suo migliore amico. Però era anche
l’anniversario del suo primo anno con Mary. Morte e vita, dolore e felicità,
tutti rappresentati dallo stesso giorno. L’universo aveva davvero un bizzarro
senso dell’umorismo nel gestire la legge della compensazione.
Era ancora troppo presto per
alzarsi, quindi rimase sdraiato a letto, fissando il soffitto e rivivendo gli
ultimi minuti di Sherlock nella propria mente, come un film al rallentatore. Si
chiese, per l’ennesima volta, cosa avrebbe potuto dire o fare per fermarlo.
Anche stavolta non trovò una risposta. Notò, però, che la fitta al cuore, che
sentiva ogni volta che ripensava a quel giorno, era stata meno dolorosa. Non di
tanto, certo, ma un po’ meno. Probabilmente quel dolore profondo non sarebbe
mai scomparso del tutto, ma per la prima volta, dopo tanto tempo, pensò che
potesse essere più sopportabile.
Girò la testa verso la donna che
dormiva al suo fianco. Ne studiò i lineamenti dolci e sereni. Sorrise pensando
a quanto fosse stato fortunato ad incontrarla.
“Non dovresti fissarmi prima che
mi sia restaurata. – disse Mary senza aprire gli occhi – Dovrebbe esserci una
legge che impedisca agli uomini di svegliarsi prima delle donne e di vederle
senza trucco.”
John sussultò, poi rise e le
accarezzò il viso con un dito:
“Tu sei sempre bellissima.”
“Adulatore. – ribatté Mary
aprendo gli occhi e appoggiando la testa ad una mano – Hai avuto un incubo?”
“Sì. – rispose lui – Sai che
giorno è oggi.”
“Già.” Lei non aggiunse altro,
limitandosi a studiare il volto e gli occhi tristi dell’uomo che amava.
“Vorrei chiederti una cosa. –
riprese John – Ecco … so che può sembrare stupido … però … per me sarebbe
importante. Vedi tu … come dire … Mary tu mi rendi felice, capisci?”
“Lo spero bene. – lo interruppe
lei – Altrimenti non sarei qui!”
“Ehm … sì … vero …”
“Scusa, John, non volevo
interromperti.”
“Sì, grazie. Allora … dicevo … so
che può sembrare stupido, ma tu e Sherlock siete le due persone più importanti
della mia vita e vorrei che vi conosceste.”
Mary lo fissò perplessa:
“Vuoi che facciamo una seduta
spiritica per evocare il fantasma di Sherlock?”
John incrociò le braccia sul
petto e corrugò la fronte creando un paio di rughe ai lati del naso. Sospirò:
“Mary! Non sto scherzando!”
Lei sorrise, avvicinò le labbra
alla punta del naso di John e vi depositò un lieve bacio:
“Scusa, hai ragione. È solo che
vorrei sempre vederti felice.”
La fronte di John si distese
mentre le labbra si piegavano in un sorriso:
“Vorrei che venissi al cimitero
con me.”
Mary ricambiò il sorriso:
“Non ti avrei permesso di andarci
da solo nemmeno se non me lo avessi chiesto. – poi aggiunse – Io verrò con te
al cimitero, ma stasera è anche il nostro anniversario ed ho intenzione di
festeggiarlo facendoti un regalo.”
“Cosa?”
Mary era uscita dal letto e stava
andando in bagno. Sulla porta si girò, sorridendogli maliziosa:
“Posso solo dirti che è nero.”
Sussurrò con voce suadente, poi chiuse la porta dietro di sé.
John deglutì a vuoto, già immaginandosi
cosa potesse aspettarlo quella sera.
Mycroft Holmes entrò nel suo
studio e la sua assistente lo raggiunse subito.
“Buongiorno, signore. – esordì la
ragazza – Hanno trovato il corpo di Alan Forbes: è stato ucciso due giorni fa.
Prima di non dare più proprie notizie, aveva fatto in tempo ad informarci del fatto
che una rete sotterranea sta preparando un attentato terroristico a Londra.”
“Ha detto che cosa stiano
preparando e chi siano?”
“No, signore. Lo hanno ucciso
prima che potesse trasmettere più dettagli sull’attentato.”
“Peccato per Forbes, era un ottimo
agente. Comunque, il tempismo è perfetto: è arrivato il momento che Sherlock rientri
dalla sua vacanza. Ha finito di sgominare l’organizzazione di Moriarty ed è ora
di riportarlo a casa. Lo metterò subito ad indagare su questo caso.”
“Forse suo fratello non sarà
contento delle novità riguardo al dottor Watson. – interloquì l’assistente – Ho
ricevuto i risultati delle ultime indagini su Mary Morstan.”
“Allora?”
“Pulita. Non lavora per nessuno.
Sembra proprio che si sia ritirata.”
Mycroft le lanciò uno sguardo
scettico:
“Sarà. Se la vedrà Sherlock anche
per questa faccenda. Intanto vado a recuperarlo.”
“Lo va a riprendere lei stesso?”
chiese un po’ sorpresa l’assistente.
“Sì. – rispose con tono annoiato
Mycroft – Ogni tanto andare sul campo non fa male.”
John era davanti alla lapide nera con la
scritta Sherlock Holmes e la fissava con sguardo triste:
“Sherlock. – sussurrò – Non hai
idea di quanto mi manchi. Anche se sono trascorsi due anni, mi sembra ieri che
ti sei buttato dal tetto del Bart. Hai lasciato un vuoto immenso nella mia vita
e non saprò mai nemmeno perché. Oggi, però, non sono qui solo per ricordare il
tuo anniversario, ma vorrei presentarti una persona. Penso che ti sarebbe
piaciuta, sai? Lei ha reso la mia esistenza più facile da vivere. Si chiama
Mary Morstan. Ed io la amo.”
Mary raggiunse John vicino alla
lapide e gli prese la mano. Le loro dita si intrecciarono.
“Piacere di conoscerti Sherlock.
Anche io amo John e ti prometto che mi prenderò cura di lui. Per sempre.”
Rimasero lì, le loro immagini
riflesse nella lapide nera e lucida, mano nella mano.3
**********
John continuava a rigirare la
piccola custodia rossa fra le dita, nervosamente. Non si accorse nemmeno che
Greg Lestrade si era seduto al tavolo:
“Ciao, John. Bella scatolina. È
un regalo per me?”
John incrociò lo sguardo
dell’ispettore e fece un sorriso tirato:
“Ciao Greg, ben arrivato. Birra?”
“Birra.”
Ordinarono e rimasero in
silenzio. Lestrade decise di mettervi fine:
“John sei strano. Qualcosa non
va?”
“No, davvero Greg, sto bene. – aspettò
un po’, sorseggiando la birra – VogliochiedereaMarydisposarmi.” Tutto d’un
fiato.
Lestrade sorrise:
“Grande! John è fantastico! Il
grande passo. Sono davvero felice per te. Ero veramente preoccupato che quello
che era successo con Sherlock ti avesse rovinato la vita, invece sei riuscito
ad andare avanti. – gli appoggiò una mano sulla spalla – Sono orgoglioso di
te!”
John aveva un sorriso imbarazzato
dipinto sul volto:
“In effetti, questi ultimi due
anni non sono stati facili. Se sono riuscito a superare la morte di Sherlock lo
devo soprattutto a Mary. È stata fantastica con me: paziente, dolce,
comprensiva. Mi sono confidato con lei come non ho mai fatto con altri. La amo
tantissimo. Non so cosa io abbia fatto per meritarla.”
“Quando è il grande giorno?”
“Stasera. Ho prenotato il
ristorante e le darò l’anello che mi ha lasciato mia madre. – sospirò – Spero
solo che mi dica di sì.”
“Lo farà, vedrai. – Lestrade alzò
il bicchiere – Un brindisi al nuovo Watson ed alla futura signora Watson.”
John sorrideva felice:
“Alla signora Watson!”
Quel pomeriggio John era tornato
a Baker Street ed aveva informato anche la signora Hudson dei suoi piani di
accasarsi.4 Era stato difficile rimettere piede nell’appartamento
che aveva condiviso con Sherlock. Si era quasi aspettato di sentirlo suonare il
violino o sparare al muro o di vederlo in cucina intento ad eseguire uno dei
suoi strampalati esperimenti o seduto sulla poltrona con le gambe rannicchiate
e le mani congiunte immerso nel mind palace o saltare impaziente da una parte
all’altra della stanza straparlando di qualcosa. La vista del salotto vuoto e
pieno di polvere gli aveva provocato una fitta al cuore così forte da fargli
mancare il fiato. In quel momento di malinconia, si era chiesto se a Sherlock
sarebbe piaciuta Mary. Aveva cacciato via velocemente quel pensiero: il suo
miglior amico era morto da due anni e la sua vita doveva andare avanti.
Sherlock era il passato: un meraviglioso, travolgente ed indimenticabile
passato, che non sarebbe più tornato. Mary era il futuro: un tranquillo,
normale e rassicurante futuro. Inoltre, preferiva non ricordare che a Sherlock
non fosse stata simpatica nessuna delle ragazze con cui era uscito, quando
convivevano a Baker Street.
La serata al ristorante era trascorsa
tranquilla e piacevole, come sempre, quando usciva con Mary. John sperava che
lei non avesse notato il suo nervosismo, anche se era quasi sicuro che gli
avesse lanciato qualche occhiata leggermente perplessa. Watson, però, stava
aspettando il momento giusto per farle il discorso che stava preparando da
settimane. Lo aveva persino provato qualche volta davanti allo specchio,
sentendosi sempre un perfetto idiota. Quando, verso la fine della cena, Mary si
era alzata per andare in bagno, John aveva deciso che fosse arrivato il momento
di fare la grande domanda, quella che avrebbe dato una svolta decisiva alla sua
vita. Seduto al tavolo, da solo, aveva chiesto la lista dei vini per scegliere
quello adatto a festeggiare la risposta affermativa, almeno lo sperava, di Mary
alla sua proposta di matrimonio.
Quello che il dottore non poteva nemmeno
lontanamente immaginare, era che Sherlock Holmes stesse facendo il suo
trionfale ed impertinente ingresso nel ristorante, avvicinandosi a lui sotto le
bizzarre spoglie di un cameriere in occhiali e finti baffetti neri, con un
improbabile accento francese, pronto a travolgere e sconvolgere i piani fatti
per il futuro, riportando scompiglio e disordine nella vita di John Watson.5
Note
1 Scusate l’autoreferenza e
l’autocitazione. Nel mio precedente racconto (“Pure questo è amore”) Mycroft e
Mary hanno un confronto durante il quale lui la chiama Selene. Giustamente mi è
stato fatto notare (ancora grazie) che in realtà Mary Morstan dà una chiavetta
a John (episodio 3x03 “His Last Vow”) dicendogli che lì c’è tutta la verità su
di lei e le iniziali scritte sopra sono A.G.R.A. Quando ho iniziato a scrivere
questa parte, ho pensato che, dal momento che Mary sembra essere una libera
professionista, possa aver lavorato anche per il governo inglese utilizzando il
nome in codice Selene, giustificando, in questo modo, quello che le dice
Mycroft nel mio precedente racconto. Insomma, sarebbe un modo per salvarmi in
calcio d’angolo. Siate clementi. J
2 Mycroft dice qualcosa di molto
simile nel mind palace di Sherlock nell’episodio 3x02 “The Sign of Three”.
3 È una rivisitazione della scena
del cimitero nella puntata 3x01 “The Empty Hearse”.
4 Sempre la 3x01 “The Empy
Hearse” con la fantastica signora Hudson che pensa che John si voglia sposare
con un uomo!
5 Ancora nella 3x01 “The Empy
Hearse”, Sherlock Holmes è tornato e decide di ricontattare John Watson senza
tenere troppo conto di cosa possa essere accaduto al suo amico nei due anni in
cui lui non c’è stato. E, decisamente, Sherlock si merita tutte le botte che
John gli rifila (e forse se ne meriterebbe anche qualcuna in più).
Nota dell’autrice
Il racconto finisce qui,
riallacciandosi all’ingresso di Sherlock nel ristorante. Per sapere cosa
succeda in seguito, basta godersi la terza stagione di “Sherlock”. J
Se qualcuno dovesse pensare che
Mycroft abbia seguito un po’ troppo la vita di John nei due anni di assenza di
Sherlock, a mia difesa posso dire che non mi sembra così OOC: in fin dei conti
Watson è una delle persone più importanti nella vita del suo fratellino e penso
che sia proprio da Mycroft accertarsi che stia “bene”. Anche il fatto che decida
di non dire nulla a Sherlock di come stia cambiando la vita di John dalla sua
“morte”, riprende proprio l’inizio della terza stagione, quando Mycroft dice al
fratello dove possa il dottore, ma non quello che stia per accadere quella
sera. E alzi la mano chi pensa veramente che Mycroft non sappia niente della
proposta di matrimonio e del passato di Mary. J
Ringrazio calorosamente tutti
quelli che abbiano dedicato parte del loro tempo a seguire questa storia.
Un ringraziamento davvero
particolarissimo a Little_Cricket che ha lasciato una recensione in ogni
capitolo e che ha sempre scritto cose bellissime, che spero di meritare.
Naturalmente, a questo punto, non puoi esimerti dal lasciare un commento anche
a questa parte. ;-)
Per tutti gli altri, sentitevi
liberi di scrivere qualcosa, ma attenzione a cosa scrivete, perché potreste
incentivare la nascita di altri racconti!! Donna/uomo avvisata/o … J