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Autore: Tarisha    22/01/2015    1 recensioni
Serie: Cuore di Draco.
N° 6
inserita nello svolgersi della storia narrata nel libro "Harry Potter e il Principe Mezzosangue"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'CUORE DI DRACO'
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UNA LUCE NELL'OMBRA

 

 

Il volto della luna.

 

Questo vedeva dalla alta finestra che aveva di fronte al letto.

 

E di rare e dure stelle in un cielo silenzioso.

 

Era ancora vivo.

 

Maledetto Potter! Perché non hai fatto meglio il tuo lavoro?

 

Sprofondato nel letto dell'infermeria galleggiava nella notte su di una zattera di paura, esausto nel corpo e nell'anima.

 

Ci eri quasi riuscito! Dovevi solo colpirmi ancora e tutto avrebbe avuto termine.

Sarei stato liberato. Sarei fuggito dagli artigli neri che si sono conficcati dentro di me e Lui non avrebbe più potuto fare nulla.

 

Scomparso il complice che dimorava come un'ombra oscura ad Hogwarts i piani sarebbero stati sconvolti. Tutto avrebbe seguito un altro corso.

 

Ma Potter si era fermato.

 

E lui che aveva sentito scivolare la vita dal suo corpo come un fiume di luce che straripava da una diga in rovina, era ritornato a respirare.

 

Maledetto Piton!

 

Se veramente avesse voluto aiutarlo avrebbe dovuto lasciarlo morire!

 

Aveva annusato per un tempo che non sapeva una pace di una bellezza struggente. Aveva visto qualcosa di luminoso, il silenzio lo aveva invaso zittendo tutti i suoi logori ed affaticati pensieri, un peso insostenibile gli era stato tolto dalle spalle.

Aveva mandato un sospiro violento di libertà.

Quiete.

Silenzio.

 

Ma lo avevano strappato da quel luogo meraviglioso e il mondo feroce ed affilato era ritornato a ferirlo facendogli provare un dolore terribile.

 

Maledetto Piton!

 

Eppure doveva aver sentito le accuse di Potter. Doveva sapere che lui stava architettando qualcosa di mostruoso.

Progettava la morte.

Perché Piton non lo ascoltava?

 

Piton dalla doppia faccia.

 

Avvertì il sussurro della sua anima stanca.

 

- Seguimi. – diceva - Tu non appartieni alla Tenebra in cui sei cresciuto. Accettalo, Draco. Sei diverso da coloro che ami. Sei un paladino della luce in un mondo che ti ha allevato nell'odio. -

 

Chiuse gli occhi per non vedere più quel frammento di notte.

Era così stanco.

 

Maledetto Potter. Stavi per aiutarmi per la prima volta in tutta la tua stupida vita. E fallisci! Questa non riesco a perdonartela. Non ci riesco.

 

Cosa era diventata la sua vita? Tutto ciò che amava si era perduto nel terrore. Aveva dimenticato cosa era un sorriso, aveva dimenticato l'allegria. Stava dimenticando l'amore.

 

La sua vita era niente.

 

Sprofondava nel letto e precipitava in una voragine buia, e solo il volto della luna continuava a scintillare in qualche punto, lontano, laddove vi era vita.

 

Il suo corpo non era morto. No.

Era la sua anima che stava morendo.

Per lui non c'era più scampo.

 

Buio.

 

Solo buio.

 

Percepì un lieve rumore e i suoi occhi saettarono attenti.

Forse era Potter che era venuto a concludere il suo lavoro. Forse aveva ancora una speranza!

 

La tenda che lo separava dal mondo si sollevò e lui trasalì quando un sentore di dolcezza gli investì le narici.

Il suo cuore batté colpi stanchi.

Non era possibile!

Lei era lì!

 

Il suo profilo era disegnato dalla luce della luna e lui sfiorò la bacchetta che riposava sotto la sua mano.

 

«Lumos.»

 

Una luce soffice la illuminò rivelando il suo viso preoccupato.

 

«Sei venuta a completare il lavoro di Potter?» sibilò con un sarcasmo che non provava. Ma come poteva rinunciare a se stesso?

Lei non sembrò offesa.

Si avvicinò al letto.

«Come stai?»

 

Ecco. Questo non se lo aspettava.

Una mano di luce si profilava e si tendeva verso di lui che giaceva come cosa morta nel fondo del pozzo buio.

Si aggrappò a quella mano nel terrore che potesse abbandonarlo.

«Sono vivo.» mormorò ritornando a guardare il volto della luna.

«Sono contenta.» disse lei inaspettatamente.

 

Il cuore batteva in modo irregolare.

Pulsava qualcosa dentro di lui.

Lo riscaldava.

Lo salvava.

 

«Perché sei qui?» chiese nel silenzio che si dilatava di tante cose non dette.

«Volevo sapere come stavi.»

Una smorfia gli contrasse le labbra gelide.

«Ti ha mandato Potter. Ha rimorsi di coscienza. Povero piccolino.» sibilò distogliendo lo sguardo.

«E' stata una mia decisione. Harry non lo sa.»

«Beh, mi hai visto. Tranquillizzatevi tutti. Draco Malfoy è ancora vivo.»

Lei non ribatté.

 

La guardava e si sentiva perdere nei suoi occhi.

Ripensava alle sciocchezze che aveva compiuto a causa sua.

Come ad esempio imbucarsi alla festa di Lumacorno.

Oh, molte potevano essere le ragioni che dovevano giustificare il suo comportamento ma nessuna sarebbe stata veritiera.

Non era stata l'invidia o la rabbia ad averlo spinto a quel gesto. Era stata la gelosia. Niente altro che la gelosia.

Perché lei vi era andata con Cormac.

C'erano troppi maschi in quella maledetta scuola! Era questa la verità!

 

Sentì le viscere aggrovigliarsi. Era ancora arrabbiato. Inaudito!

Un madore gelido lo ricoprì. Si sentiva spossato. L'incantesimo che aveva usato Potter era stato di grande potenza.

 

Doveva accettare la cosa. Era un mago migliore di lui.

 

Maledetto Potter!

 

Afferrato dai suoi pensieri sgangherati avvertì appena una carezza fresca sulla fronte.

Hermione aveva preso una benda e lo stava asciugando.

«Che fai?» sbottò scostando il volto di scatto, incredulo.

«Stai fermo.» gli ordinò lei con gentilezza.

 

La lasciò fare.

Il cuore cantava piano.

 

«Lo sai, vero? che sono io.»

«Si, Malfoy, lo so.»

Lei posò la benda sul comodino e lo guardò in modo enigmatico.

«Cerca di riposare.» disse con dolcezza.

Poi si mosse per andarsene.

Lui le afferrò la mano di scatto e lei si voltò.

 

Non sapeva neanche lui cosa stesse accadendo. Stringeva quella mano con disperazione.

- Resta! Resta ancora un po'! Non lasciarmi solo! - avrebbe voluto dirle.

«Grazie.» sussurrò.

La mano si sfilò piano. Svanì dal cerchio di luce della bacchetta.

Si udì il tonfo leggero della porta.

 

Sfiorò la bacchetta e la luce si spense.

Permaneva il dolce calore di lei sulla sua mano.

Qualcosa era accaduto. Qualcosa a cui non sapeva dare nome.

Il peso che aveva dentro si era alleggerito.

La sua anima sembrava respirare.

 

Il cuore batteva nel suo petto.

Il volto della luna gli rivolgeva un sorriso nascosto.

 

Forse...

 

Forse...

 

Forse.

 

Si addormentò dolcemente senza che se ne accorgesse.

   
 
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