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Autore: Kveykva    22/01/2015    2 recensioni
Cara Wilson è l'incarnazione della brava ragazza: ottimi voti a scuola, amata dai professori, mai uno sgarro: riesce ad essere se' stessa solo con le sue migliori amiche, Amber e Autumn.
Per questo, il preside decide di farle organizzare il concerto dei 5Seconds of Summer nella loro scuola: peró Luke, dal momento che l'ha conosciuta all'ultimo prima di salire sul palco, la cercherà, andando contro a tutti i problemi che la sua popolarità potrebbe portare.
Lui è un cattivo ragazzo.
E lei una brava ragazza.
Ma ne siamo sicuri?
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-Non ci vengo.- dissi incrociando le mani al petto.
-Sono scappato dell'hotel rischiando di farmi ammazzare dalle fan lì sotto, sono aggrappato ad un albero davanti a casa tua e tu non vuoi uscire?- fece lui guardandomi fisso.
-Sicuro di farcela a stare aggrappato a quell'albero senza farti male?- chiesi. Figuriamoci se il mio lato super altruista e educato non veniva fuori proprio in quel momento.
-Se tu uscissi forse starei meglio.- disse sistemandosi meglio sopra il ramo.
-E se non volessi uscire con te?- lo provocai.
-Non c'è nessuna che non vorrebbe uscire con me.- disse con un sorriso che gli si allargó sul viso.
-Scometti?-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bussai delicatamente alla porta di legno scuro che avevo davanti.
"Mai bussare forte ad una porta, potrebbe dar fastidio a chi si trova dentro". Mi sembrava quasi di sentire la voce della mia matrigna nella testa.
Mi venne voglia di picchiare i pugni e prendere a testate quella maledetta porta del preside, soltanto per poter disubbidire una volta, una sola volta alle regole. 
Era normale riuscire a farsi i nervi da sola? Probabilmente no.
-Avanti.- 
Strinsi la maniglia ed entrai: l'ufficio era ampio e spazioso, illuminato dalla luce che filtrava da una finestra sulla parte in fondo.
La protagonista della stanza era l'enorme scrivania di legno, sulla quale erano riposte ordinatamente fogli e cartellette.
Volsi lo sguardo al preside: sembrava tranquillo, per quanto un uomo di quarant'anni possa essere trovandosi a dirigere una scuola così grande e difficoltosa. 
-Salve, Cara.- 
-Buongiorno Signor Murry.- risposi.
-Vieni, accomodati.- mi invitó con un sorriso stanco, facendo un gesto col braccio ad indicarmi la sedia dalla parte opposta della scrivania.
Presi posto, silenziosamente.
-So che probabilmente ora mi odierai, oppure no: di certo hai una bella responsabilità.- fece una pausa e mi guardó, in attesa di una qualche tipo di reazione. 
Rimasi impassibile.
-Non nego che è una situazione di massima importanza, visto che tutta la faccenda è nelle tue mani, ma sono convinto che tu lo sappia già.
Ti starai chiedendo perchè non me ne occupo io, o qualche insegnante.-
Neanche in quel momento tradii alcuna emozione.
Lui continuó: sembrava che ogni parola pronunciata lo prosciugasse di un altro briciolo di energia.
-Non ce la faccio. Non dovrei ammetterlo, e soprattutto davanti ad un mio studente, ma non ho tempo materiale per star dietro a tutto. E gli insegnanti, puoi immaginare...nessuno ha tempo e soprattutto voglia di farlo.-
-Puoi rifiutare, Cara. Qui non si obbliga niente e nessuno: se deciderai di non accettare andremo avanti a chiedere ad altri studenti se sono disponibili. Sappi che tu sei stata la nostra primissima scelta, a te poi tocca la decisione.- 
Rimasi un attimo interdetta: decisione? Pensavo fosse già tutto stabilito. Pensavo che io dovessi fare quello per forza, come un compito a casa: non si puó decidere di non farlo.
-Non te lo aspettavi, vero?- mi rivolse un sorriso tranquillo, ma capii.
-Pensavo fosse obbligatorio.- 
Lui scosse il capo.
-No, assolutamente. Non diamo ordini così ferrei e obbligatori.- 
-Ho ricevuto ordini per metà della mia vita, uno in più non cambia nulla, mi creda.- 
Appena dissi quelle parole avrei voluto rimangiarmele: era stato così, erano uscite senza volerlo. 
Lui non mi compatì, ne' fece nulla del genere e lo apprezzai.
-Accetto.- dissi infine.
Un minuscolo movimento delle spalle mi fece capire che era stato in tensione per tutto quel tempo.
-Grazie Cara, mi raccomando. Devi pensare a tutto. Si sposteranno in aereo il quale è già stato prenotato dal loro manager, ma appena mettono piede qui il trasporto, l'alloggio e tutto ció che gira attorno ad essi sarà compito tuo.
Ricorda che si fermeranno per un po', visto che il loro tour parte da qui.- 
-Ti posso dare solamente una scaletta guida delle cose che dovrai sbrigare ma potrebbe sempre accadere qualcosa per cui dovrai risolvere all'ultimo.- 
Forse non era sua intenzione caricarmi di responsabilità, ma era esattamente ció che stava facendo.
Mi porse un foglio stampato, estraendolo da una busta di plastica trasparente: 'Cara Wilson' era scritto in maiuscolo ad inizio testo.
Sorrisi amara.
-Sapevate già che non avrei rifiutato.- mormorai.
Lui questa volta non ribatté: era ovvio che avessero pensato così con una persona scontata come me.
-Arrivederci.- salutai, più fredda di prima ma comunque senza mancare di rispetto. 
-Grazie ancora.- mi salutó il preside.
Stavolta, uscii e basta.
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-OH MIO DIO. STAI SCHERZANDO?- 
-No, ma se continui ad urlare così giuro che vado dal preside e gli dico che puó farsela da solo, quella scaletta del cavolo.-
Quasi non mi avesse sentita, Amber cominció a saltare di qua e di la' nella mia stanza, mentre io e Autumn ci guardavamo del tipo 'Per Dio, è matta."
-Tu non ti rendi conto, Cara. Li conoscerai. Dal vivo. Gesù, ce li farai conoscere e magari diventeremo amici e poi faremo le uscite a..-
-Ehi, frena frena frena! Probabilmente non li conosceró neanche, io devo solo fare in modo che mettano piede in questa città.-
-E che abbiano un posto dove fare il concerto.- aggiunse Autumn.
-Esattamente.- confermai.
-Devi cercare di conoscerli Cara, ma non hai un po' di entusiasmo in quelle vene?- 
-Ehm...- 
-Ok, va bene, ho capito. Vorrà dire che ci andremo a parlare dopo il concerto; questo è possibile o no, uccellaccio del malaugurio?- chiese guardandomi storta.
-Suppongo di sì.- concessi con una risatina, mentre prendevo un cuscino e me lo poggiavo sotto il mento dalla parte opposta del letto.
Autumn che stava girando sulla sedia stava canticchiando una delle loro canzoni.
Amber, invece, si bloccó di colpo, con gli occhi sbarrati.
-Amber? Ehi? Stai bene?- le chiesi.
Lei non diede segno di muoversi.
Anche Autumn la guardó preoccupata.
-Amber?!- continuai.
Finalmente aprì bocca.
-Non so ancora cosa mettermi e mancano solo sette giorni!- squittì.
-Mi prendi in giro?- gridai e le tirai il cuscino che avevo in mano, in faccia.
-Vaffanculo ci hai fatto morire di spavento! Pensavo stessi avendo un qualche crollo isterico.- ridacchió Autumn, rimettendosi a roteare sulla sedia girevole.
-Oh ma io STO avendo un crollo isterico, e voi non aiutate.- continuó, passandosi una mano fra i capelli.
-Cielo, sei proprio bionda.- ridacchiai.
-E tu cosa sei allora?- replicó.
-Io non sono bionda.- dissi con fermezza.
-Tu SEI bionda, ma anche castana chiara. Sei un mix bella mia, quindi hai anche una percentuale bionda, che ti piaccia o no.- sentenzió.
Roteai gli occhi al cielo.
-Sei pazza.- 
-Che ore sono? Devo già cominciare a lavorare sul concerto.- dissi.
-Sono le cinque.- mi informó Autumn.
-Io resto qui con te!- esclamó contenta Amber.
-Oh no, ma proprio no: non voglio elementi biondi o zoccoleggianti vicino a me quando lavoro.- 
Autumn si mise a ridere.
-Sei proprio una stronza.- mi disse Amber.
-Sparisci, cafona, prima che rientri la strega.- 
-La tua matrigna intendi?- 
-Quella.- 
-Anche se è con voi da dieci anni non riesco ancora a definirla 'tua madre'.- mormoró Autumn.
-Figurati io.- risposi.
-Va ancora così male con lei?- mi chiese Amber, stavolta seria.
-Peggio.- risposi senza spendere molte parole.
-Guarda che puoi venire da me quando vuoi.- mi ricordó lei.
-Anche da me! Anche a dormire!-
-Sì, e anche a vivere!- risi non molto convinta, soltanto per non farmi trasportare giù ogni volta che nominavo Victoria.
-Magari.- rispose lei.
Passarono un paio di istanti di silenzio.
-Dai andiamo Amber, Cara deve lavorare.- riprese in mano il discorso Autumn, col suo tono adulto e serio.
-Mm, va bene.- acconsentì lei, come quando ad un bambino non viene data subito la caramella.
-Tanto lo sai che ritorneró all'agguato prima o poi.- mi avvertì minacciosamente mentre prendevano i cappotti e le accompagnavo alla porta.
-Motivo in più per non vederti.- scherzai dandole un bacio sulla guancia.
-Ci vediamo domani, facci sapere come procede il lavoro poi.- mi salutó Autumn.
-Certo: vi apro il cancello.- 
Un ultimo sorriso e chiusi la porta, mentre premevo un pulsante sul muro.
Ritornai in camera e mi buttai sul letto, mentre guardavo dall'enorme vetrata della mia stanza  le mie amiche uscire.
"Okay, pensai, mettiamoci sotto.-
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