Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Kveykva    22/01/2015    1 recensioni

A quel punto scattai indietro.
Ma cosa stavo facendo?
Cosa diavolo stavo per fare?
Scesi dal divano, presi la mia borsa e mi diressi verso la porta.
-Em. Em!- mi chiamó Dave.
Aprii la porta ma lui mi prese per un braccio e mi costrinse a girarmi.
-Cosa stai facendo?-
-Me ne sto andando.- gli risposi.
-E perchè te ne stai andando, maledizione!?- mi chiese lui sconvolto.
Non avevo una vera risposta da dargli. Sapevo solo che quello che era quasi successo non sarebbe dovuto succedere mai più.
Lui mi fissó, e mi sorpresi ancora una volta di quanto fosse bello, anche da arrabbiato com'era.
Era dannatamente bello.
-Non sei tu, Dave, ma...-
-Vuoi sapere una cosa, Emma Bennet? - mi interruppe. -Sei una maledetta stronza.-
Aprii la bocca e rimasi così, scioccata.
L'aveva detto davvero?
-Tu hai bisogno di me.- mi disse.
Riuscii solo a fissarlo.
-Sai che è vero.-
Non seppi dire nulla, mi limitai a stringere i pugni tanto che si sbiancarono le nocche.
Se c'era una cosa che mi mandava in bestia era dare ragione a Dave.
E purtroppo, anche se non ero ancora completamente consapevole, aveva ragione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~Dave~
 
-Scusami?- chiesi.
Lei si giró a guardarmi.
-Ci hanno chiusi dentro Dave.- ripetè.
La fissai ancora qualche istante e poi andai a provare anche io la porta: era chiusa. 
-Merda.- imprecai. -Aspettiamo.- 
-Cosa? Sono le sei di pomeriggio, e riapriranno domani mattina: vuoi rimanere qua tutto questo tempo?- mi guardó lei come fossi impazzito.
-Hai un'idea migliore?- 
I suoi occhi si mossero velocemente, tremando un poco.
Non rispose.
-Non hai qui il cellulare?- 
-Ci ho già pensato. È nella borsa, di là.- 
Cazzo. Io lo avevo lasciato direttamente in albergo.
-Allora restiamo qui, aspettiamo domani mattina.- 
Mi avvicinai al divano e mi ci buttai sopra di peso, mentre Emma mi guardava.
-Ma che fai?- 
-Mi rilasso?- 
-Come fai a rilassarti? Siamo chiusi dentro!- squittì lei.
-Dio mio, calmati Yankee. Non riusciresti ad aprire quella porta in nessun caso.- 
-Potrei usare la tua testa come ariete.
Si spalancherebbe in un attimo.- 
-Lo sai che mi stai dicendo che ho un cervello enorme?-
-Pensavo più al fatto che hai la testa dura ma puó andare anche quello.- 
Mi lasciai scappare un sorriso: quelle frecciatine erano all'ordine del giorno fra noi.
Noi. 
Cos'eravamo noi, in verità? Non riuscivo a rispondermi, e soprattutto non gliel'avrei mai chiesto visto che anche io ero confuso quanto lei.
Mi voltai per guardarla: era così bella che ripensando a cosa volevo dirle quella mattina mi sentii morire.
Aveva raccolto i capelli in una coda disordinata, e si stringeva nella sua felpa nera quasi fosse un'azione vitale.
Avrei voluto dirle che non potevamo più vederci, perchè io le stavo nascondendo tutto, e anche lei.
Per iniziare qualcosa, qualunque cosa, ci sarebbe stato bisogno di molta fiducia, soprattutto con due tipi come noi. Ma se neanche io ero pronto a confessarmi, come potevo pretendere che lo facesse lei?
-Hai intenzione di occupare il divano ancora per molto?- mi arrivó la sua voce da lontano.
-Che intendi?- 
Fece una faccia spazientita e se non fosse per il fatto di essere chiusi dentro un museo, avrei ridacchiato.
-Sono stanca anche io!- 
Roteai gli occhi al cielo.
-Secondo me c'è spazio per tutti e due.- ammiccai, guardandola.
Arrossì, come suo solito.
-Non penso.- replicó con voce timida.
Gesù, quella ragazza era così audace certi momenti e in altri sembrava aver paura anche solo di parlare!
-Io sì, e grazie al mio 'enorme cervello'..-
-..testa dura..- mi corresse lei con un sorriso
-..so di per certo che ci staremmo tutti e due.- conclusi, accorgendomi di avere anche io un sorriso stampato sulle labbra.
Stavolta fu lei ad alzare gli occhi al cielo e mi si avvicinó, e quando mi si accoccolò vicina sentii il cuore uscire dal petto. 
Era ancora troppo lontana.
Le misi un braccio attorno alle spalle, che in quel momento erano l'unica cosa che vedevo, e la sentii rabbridividire.
Sorrisi.
-Lo sai che è scortesia dare le spalle alle persone?- 
Sospiró leggermente e si giró lentamente.
Non avevo calcolato, stavolta, che i nostri visi sarebbero stati così vicini l'uno dall'altro. Probabilmente non ci passava nemmeno un dito.
Sentii l'enorme impulso di lanciarmi sulle sua labbra da tanto era bella.
-È scortesia anche cominciare un discorso e poi non finirlo.- disse lei in soffio veloce, il suo respiro che sapeva di menta.
Inarcai un sopracciglio. 
-Cosa?- 
Scosse piano la testa, poi mi fissó di nuovo, incatenandomi letteralmente coi suoi occhi color miele.
-Prima mi hai fermata e mi hai detto che dovevi parlarmi ma per la serie di...eventi- fece una smorfia disgustata ripensando a ció che era appena successo quel pomeriggio -non mi hai più detto nulla.- 
Merda. Se lo ricordava.
-Non era niente.- replicai, con poca convinzione.
-Sì, invece, era qualcosa.- replicó duramente.
Riuscii solo a fissarla: lei non sbattè nemmeno le palpebre.
Sospirai, sentendomi d'un tratto stanco.
-Era una cazzata, Yankee: una cazzata che, pensandoci ora, non ho per nulla voglia di ripetere. Per piacere, fai che non abbia mai cominciato nulla.-
Per un attimo pensai che avrebbe insistito ancora, ma alzó le spalle e chiuse gli occhi.
-Non voglio dover sempre tirare a indovinare con te, Dave.-
-Non dovresti farlo.- 
-Ma lo faccio!-
Sembrava spazientita e stanca.
-Ogni volta che ti parlo non so mai davvero con chi sto avendo una conversazione...io..non penso di poter andare avanti così, Dave.- 
-No, no, che cazzo stai dicendo Yankee? No.-
-Davvero Dave, io..-
-Senti, lo so che siamo incasinati. Io non so mai come prenderti, sembra che tu mi voglia prendere a calci un momento sì e uno no ma non voglio che tu mi lasci. Per piacere.-
Quelle parole furono così difficili da dire: nessuno, nessuno mi aveva mai costretto a supplicare.
Lei mi aveva messo in ginocchio.
-Come faccio a lasciarti se non stiamo insieme?- chiese lei abbassando la voce, spiattellando mi la verità mostruosamente chiara.
-Proviamoci, d'accordo?- 
-A fare cosa?- 
-Proviamoci e basta.- 
In un attimo, non pensai neanche a cosa fare, la presi per la nuca e le lasciai un bacio sulle labbra.
Appena mi allontanai temetti che adesso si sarebbe alzata e avrebbe cominciato a urlarmi contro.
Aveva gli occhi spalancati, la bocca schiusa in una 'o' perfetta.
-Non ti baciavo da troppo tempo.- soffiai.
Lei mi fissó senza dire nulla: ora mi ammazza.
Si slanció, premendo la bocca sulla mia, giocando con i miei capelli.
Dato che già eravamo stretti su quel divanetto minuscolo, la sollevai di peso, cosa che non mi riuscì difficile visto i muscoli allenati, e si mise cavalcioni su di me.
In tutto quel tempo non avevo mai staccato le labbra dalle sue.
Mi sembrava un sogno, immaginavo quella scena da non sapevo quanto e quel bacio rubato in corridoio non era niente rispetto a quello.
Esattamente mentre mi stava sfilando la maglietta sentimmo delle voci, fuori.
Riconobbi quella di Mike e di Robin, è un altra voce maschile che non conoscevo, profonda e adulta.
-Li stiamo cercando da almeno tre ore, in albergo non ci sono, al cellulare non rispondono e questo cazzo di museo è enorme!- sentii esclamare Jay.
Emma sbattè le palpebre.
-Stanno cercando noi!- trilló, e non sapevo se essere dispiaciuto o contento.
Io e lei non riuscivamo mai ad arrivare a nulla senza essere interrotti.
-Robin!- esclamó Emma.
Le voci di là si interruppero.
-Mike?- ripetè lei.
-Emma?!-
-Oh santo Dio, siamo qui dentro!- gridó, sgusciandomi via e mi trattenni dal riprenderla per i fianchi e tenerla stretta.
-Ma che caz..-
Scattó la serratura e lo vedemmo tutti lì fuori, assieme ad un uomo che immaginai forse il custode.
-Gesù, ma siete impazziti?- 
-Vi cerchiamo da tre ore!- 
Robin, Mike e Jay entrarono nella stanza.
-Volete spiegarci cosa stavate facendo?- 
-Ehm..- cominció Emma.
-Eravamo venuti qui a parlare e non ci siamo accorti che ci avevano chiusi dentro. Tutto qui.- spiegai con un alzata di spalle, sistemandomi la maglietta meglio sulle spalle.
-Va bene.- disse Robin -Torniamo in albergo.- 
-Sì.- rispose un po' scombussolata Emma.
Io le passai accanto, e quando mi fu vicina dissi tranquillamente:
-Non finisce qui.- 
Pensai di averla stesa finchè non indossó il suo sorriso più impertinente che aveva.
-Questo è certo.- rispose con tono cantilenante, passandomi davanti.
_________________________________
 
 
 
 
 
 
Angolo:
Capitolo breve ma intenso!
Non sono riuscita a scrivere molto, anche perchè ho aggiornato l'altra storia, ma spero comunque di avervi mostrato un altro lato della storia, sempre da parte di Dave.
Aaaaanyway, sono così stanca che potrei addormentarmi in questo istante quindi chiudo prima di farlo davvero.
Un abbraccio
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Kveykva