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Autore: coldfingergurl    23/01/2015    5 recensioni
Non ricordava il volto di quello schiavo, ricordava solamente i suoi occhi e tutta la paura che quel tipo aveva provato nello stare fermo in mezzo a una stanza piena. Non aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia per bene, per memorizzare le sue fattezze, mentre sperava che il padre non lo costringesse davvero a fargli del male.
Quel mondo non aveva mai rappresentato una persona come Minho, lui non si era mai sentito parte integrante di quella società malata e immorale e non aveva mai considerato un’altra persona indegna di rispetto.
[OnHo]
Genere: Angst, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Minho, Onew
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era una delle giornate più fredde che Minho avesse mai vissuto. Il vento gli scompigliava i capelli con forza, il gelo gli penetrava nelle ossa e i suoi stupidi vestiti non lo proteggevano dagli spifferi. Si trovava al mercato in quel momento alla ricerca di qualche coperta pesante e di qualche vestito in grado di riscaldare se stesso e Jonghyun.
In casa non avevano niente con cui scaldarsi, la piccola stufa che avevano usato l'inverno precedente era andata in corto circuito e nessuno dei due aveva abbastanza soldi per prenderne un'altra. Jonghyun aveva tentato in tutti i modi di chiedere al padrone di casa una mano, lo aveva supplicato e supplicato, ma quell'uomo lo aveva ignorato dicendogli che per lo meno non dormiva più per strada; era a quel modo che Minho aveva saputo un altro pezzo del passato del coinquilino.

"Per un po' ho vissuto per strada, non  è stato così male come sembra, l'inverno mi intrufolavo in casa di Kibum e vivevo da lui."

"Perché non ti ha ospitato per tutto l'anno?"

"Perché è contro la legge del quartiere, aveva già un coinquilino."


Non gli era sfuggito il tono geloso che aveva usato nel pensare a Kibum in compagnia di un altro ragazzo, si vedeva che non gli andava per niente bene come cosa ma che ci poteva fare? Nulla, ovviamente, nessuno di loro decideva con chi finire.
Tra lui e Jonghyun il rapporto era migliorato, non riusciva ancora a spiegarsi come fosse stato possibile, ma da quando avevano parlato di Kibum e chiarito che Minho non aveva nessuna mira verso di lui, Jonghyun si era mostrato più gentile e decisamente meno odioso.
Non erano certamente amici per la pelle, ma almeno riuscivano ad avere una conversazione e a collaborare (ecco perché si trovava al mercato per cercare qualcosa di pesante anche per il coinquilino)

Per un istante portò gli occhi verso il centro della città, verso il luogo in cui era nato e cresciuto: il Nucleo.
Mi manca il calore del Nucleo...
Le luci attorno alle abitazioni del Nucleo erano di un arancione acceso, con spennellate di giallo, segno che anche per i ricconi l'inverno stava arrivando. 
Ricordava che da piccolo, quando cominciava a fare davvero freddo, uno dei servitori gli portava sempre la sua coperta preferita, gliel'appoggiava sul letto e poi gli sorrideva dolcemente dicendogli di stare al caldo perché ammalarsi gli avrebbe impedito di giocare; Minho non avrebbe mai saputo quanta sincerità ci fosse nella preoccupazione dei suoi servitori oppure no, suo padre gli aveva tolto qualsiasi cosa... Anche quella stupida coperta.
Più cercava di non pensare a casa sua, più finiva per farlo e la cosa stava iniziando a irritarlo: non aveva più niente là dentro, quindi perché continuava a pensarci?
Era meglio scostare gli occhi dal Nucleo e concentrarsi sulle bancarelle davanti a sé, sì, aveva cose più importanti da fare.

Si avvicinò velocemente a un banco pieno di coperte pesanti, almeno cosi pareva, e iniziò a toccarle per capire quanto potessero fare al caso suo.
Il negoziante lo guardava con aria superiore, i suoi bei vestiti nuovi e lucenti, il suo pellicciotto in bella mostra... Lui sì che non aveva problemi di freddo. Minho rischiava il congelamento ad ogni passo che compieva!
Mentre stava scegliendo le coperte meno puzzolenti e più pulite, un lungo mantello rosso attirò la sua attenzione. Era addosso a una persona, lo avvolgeva completamente nascondendo gli abiti pesanti e gli stivali pelosi che indossava.  Aveva delle rifiniture cucite a mano, lo sapeva perché persino lui indossava cose del genere e ne aveva visti parecchi di mantelli. 
Non capiva come mai uno con quei vestiti sfarzosi era andato fino al mercato, con tutto quel vento poi!
Stava già dando dell'idiota a quel riccone troppo tirchio per prendersi una coperta costosa quando lo vide: Jinki lo schiavo.
Era lui il proprietario di quel mantello rosso, lui che vagava per le bancarelle del mercato come se niente fosse; pareva a proprio agio in quella miseria, se non avesse saputo la verità, Minho, lo avrebbe scambiato per uno di loro - un poveraccio -.
Jinki aveva i capelli tirati all'indietro quel giorno, forse per evitare che il vento glieli rovinasse, sistemati con tanto di quel gel da sembrare la testa di una bambola (era la sua invidia che stava parlando in quel momento, avrebbe pagato qualsiasi prezzo per potersi sistemare i capelli per bene).
Doveva ammettere di trovarlo bello quel giorno, nonostante l’invidia per il mantello che indossava e per gli stivali pelosi che aveva ai piedi.
L'altro ragazzo aveva un portamento elegante, il modo in cui muoveva le mani mentre sceglieva della stoffa o come si rapportava con le persone attorno a sé... Sembrava un nobile, non uno schiavo. Purtroppo il bracciale che indossava, e il fatto che stesse sorridendo educatamente e gentilmente, svelavano a chiunque la sua natura; nessun ricco si sarebbe messo a sorridere a un povero mercante, nessun ricco avrebbe camminato tra quelle bancarelle con uno sguardo emozionato, non era semplicemente da loro.

"Con cosa posso pagare questa stoffa?"

"Non saprei... Il tuo culo?"

Minho roteò gli occhi alla risposta del mercante di stoffa, era il classico idiota che si metteva in ridicolo facendo battute sulla condizione di schiavi e prostitute. Aveva notato l'espressione di Jinki quando il tizio gli aveva risposto a quel modo, nonostante fosse abituato a certe frasi doveva comunque fargli male.
Scuotendo la testa, chiese alla ragazza davanti a sé di tenergli le coperte, erano perfette per lui e Jonghyun, dicendole che avrebbe finito di fare un giro ( e sarebbe finito, per puro caso, a salvare Jinki da quella situazione). Non era giusto prendersi gioco di uno schiavo a quel modo, il poveretto non conosceva niente dei quartieri poveri e la sua domanda era legittima data la differenza tra loro e quelli del Nucleo.

"Sono trecento monete d'argento per metro, vero Cool?"

"Come al solito."

Gli occhi di Jinki si allargarono quando si accorse dell'intervento di Minho e del fatto che stesse pagando per la sua stoffa. Aveva fissato lo sguardo su di lui come a cercare di capire perché lo stesse aiutando e per un attimo, il giovane Choi, ritornò con la mente al giorno del suo compleanno. Gli occhi di Jinki erano spaventati quel giorno di cinque anni prima, ricordava il terrore dentro di essi e ricordava quel corpo che tremava con forza sotto la morsa delle mani di suo padre e dei suoi compari. Ma poi qualcosa era cambiato, dalla paura era passato alla sorpresa, alla pura sorpresa, quando Minho aveva rinunciato a tutta la sua vita per risparmiargli un'umiliazione pubblica. Stava succedendo anche in quel momento, per della semplice stoffa.

"Non eri costret-"

"Non preoccuparti, rovinare la festa a quell'idiota è stato divertente."

Non appena si erano allontanati da Cool e la sua stoffa, Jinki aveva provato a dirgli che non avrebbe dovuto e bla bla bla, le solite cose che si dicono quando ti tirano fuori dai guai.
Non gli piacevano sul serio le persone come Cool, erano troppo irrispettose e arroganti, per questo vedere la sua faccia sconvolta quando lo aveva pagato gli stava dando così tanta soddisfazione, non lo aveva fatto solamente per aiutare lo schiavo.

"A che ti serve tutta quella stoffa? Non sembra qualcosa che la mia famiglia userebbe."

Sapeva che Jinki era rimasto al servizio di Minseok da quando lui era stato cacciato, la cosa non lo sorprendeva considerando che il fratello maggiore collezionava schiavi e li sostituiva quando uno di questi "spariva" in situazioni strane e sospette. Se lo avesse saputo, lo avrebbe tenuto lui; tutto sarebbe stato meglio che finire tra le mani di Minseok.

"Voglio cucire un vestito per una mia amica, a breve verrà venduta e voglio che si senta bella... Almeno prima di essere rovinata per sempre."

"Un'amica, eh? O la tua ragazza?"

"Un'amica."

Perché tutti negavano di essere innamorati o di avere un interesse per qualcuno? Anche Jonghyun continuava a farlo nonostante Minho sapesse di quello che lo legava a Kibum. Era stupido, non c'era niente di male ad avere una cotta, anzi, doveva essere piuttosto bello.
A lui sarebbe piaciuto provare quelle sensazioni, quell’essere confusi e avere sempre la testa tra le nuvole, non gli era mai successo di innamorarsi e nemmeno di prendersi una cotta, la sua vita nel Nucleo era sempre stata molto piatta e superficiale, aveva vissuto nel lusso sfrenato e non era mai contato altro (persino i matrimoni continuavano ad essere combinati, tanto poi i ricchi se la spassavano con gli schiavi se volevano godere dei piaceri della carne fine a se stessa, la moglie o il marito servivano solo a procreare).
Forse i poveri avevano un’idea diversa dell’amore, non lo sapeva bene: che credessero che tutti quei sentimenti fossero di troppo?

“Devo prendere una cosa, aspettami qua.”

Doveva recuperare le sue coperte prima che qualcuno gliele rubasse, la ragazza del banco gliele aveva messe da parte certo, ma uno con più soldi se le sarebbe potute accaparrare lo stesso.
Jinki si limitò ad annuire, la busta con la stoffa stretta tra le mani e uno sguardo sempre più curioso per tutte quelle persone che si trovavano attorno a lui; era la prima volta che passava dal mercato e si vedeva, non aveva la più pallida idea di come muoversi e nemmeno di quanto costasse la roba e di come dovesse pagarla (non certo col suo corpo!).

“Ehi, le tue coperte sono ancora qua!”

“Fortunatamente. Minah, mi hai salvato la vita con queste coperte.”

La ragazza gli sorrise passandogli il suo acquisto, aveva visto come Minho era corso a salvare quello schiavo e si era divertita nell’assistere alla reazione esasperata di Cool poco dopo che quei due avevano abbandonato il suo banco.
Tornato da Jinki, il giovane Choi gli tirò un lato del mantello per attirare la sua attenzione e dirgli che avrebbero proseguito il giro del mercato se voleva; lo schiavo era così preso dalle bancarelle che gli sembrava brutto dirgli di andare a fare un giro da solo, oltretutto si sarebbe potuto mettere nei guai.

“Usi due coperte?”

“Una, l’altra verde è per Jonghyun, non abbiamo il riscaldamento e, uhm, casa nostra è davvero fredda.”

“Il tuo ragazzo?”

“NO! E’ il mio coinquilino, viviamo insieme da cinque anni ma non c’è mai stato niente tra noi.”

Jinki aveva annuito poco convinto, come poteva credere che lui e Jonghyun stessero insieme? Erano solamente coinquilini, il fatto che gli avesse comprato una coperta non significava niente… Era solo un gesto di gentilezza, ecco, qualcosa per ripagare il più grande dei pasti che aveva iniziato a preparargli – e anche del fatto che avesse iniziato a legare Roo la notte -.

“Che ha che non va questo Jonghyun? E’ brutto?”

La prima volta che si era incontrati, Jinki non aveva fatto altro che lamentarsi e fare battute ciniche sulla vita nel Nucleo, sulla vita al servizio di suo fratello Minseok, mentre adesso si stava interessando a Minho e a quello che poteva esserci con Jonghyun.
Cosa aveva fatto di male per meritarsi quel terzo grado? 
Come poteva spiegare il rapporto appena nato con il coinquilino?
Non credeva che a Jinki interessasse davvero sapere della sua vita, probabilmente cercava solo di essere gentile a causa del fatto che lo aveva aiutato a comprare la stoffa.

“Non direi, fa paura ma non mi sembra brutto. Non è il mio tipo però, troppo basso.”

E troppo pieno di tatuaggi.
Senza considerare il suo essere un criminale.
Se Jonghyun fosse nato nel Nucleo, probabilmente lo avrebbe trovato interessante - anche con quel carattere odioso - e avrebbe provato ad uscirci, ma in quella realtà non se ne parlava proprio!

"Credevo che non ci andassi d'accordo, ti ha minacciato per caso?"

Oggi fa decisamente troppe domande.
Alla domanda di Jinki, l'ennesima, scrollò le spalle iniziando a spiegargli del rapporto complesso che aveva con Jonghyun. Gli raccontò dei dispetti di Roo, degli insulti che erano soliti lanciarsi prima di qualche giorno fa, e gli disse di Kibum, di come il coinquilino si era confidato con lui e si era lasciato andare.
Da quel giorno Minho lo aveva riconsiderato, lo aveva visto come una persona con dei sentimenti e delle preoccupazioni, non era più il solito delinquente che spacciava per vivere (quel lato della vita di Jonghyun continuava a temerlo se proprio doveva essere sincero),

"Per questo gli ho preso una coperta, non sarà molto ma meglio di niente."

Quando aveva lasciato il Nucleo non aveva potuto portare niente dietro, suo padre lo aveva praticamente cacciato subito di casa tirandogli addosso un solo maglione, che aveva addosso quel giorno, prima di ordinargli di non avvicinarsi mai più a quel posto. Se solo avesse avuto l'opportunità di portare con sé qualcosa di suo, avrebbe sicuramente preso la sua coperta preferita.

"Ricordo che tuo padre ti ha cacciato subito, gente prima di te ha avuto l'occasione di rubare qualcosa... Gioielli, vestiti, cibo, qualcosa di utile."

"Uhm, presumo di non essere stato troppo fortunato, eh? Scommetto che in camera  c’è ancora il mio piumone di lana preferito, quello basterebbe a scaldarmi per tutto l'inverno e quelli a venire"

Aveva sospirato nel pensare a quel piumone pesante: ogni anno i servitori lo tiravano fuori e lo appoggiavano sul suo letto. Minho poteva sentirne ancora il calore addosso, aveva memorizzato quella sensazione di benessere.
Jinki lo stava studiando, poteva sentire il suo sguardo su di sé, e si voltò incollando gli occhi su quelli dello schiavo. Il silenzio calò su di loro, un silenzio imbarazzante che metteva entrambi a disagio; fortunatamente il bracciale dell'altro iniziò a suonare interrompendo quel momento.

"D-devo andare, tuo fratello ha attivato il Rintracciatore... Se mi trovasse al mercato mi ammazzerebbe. G-grazie per la stoffa."

"E' stato un piacere."

Avrebbe voluto aggiungere un "Ci vediamo" ma gli era parso fuori luogo e fin troppo confidenziale. Lui e Jinki si erano incontrati solo due volte, avevano parlato, certo, ma la maggior parte dei loro discorsi erano stati attacchi o battute sarcastiche da parte dello schiavo e, cosa più importante, quante possibilità c'erano di rivedersi sul serio?
Qualcosa gli diceva che quel ragazzo scappava di nascosto, gli schiavi non avevano il permesso di uscire dal Nucleo e lui aveva visto due volte Jinki in quella parte della città, era ovvio che stesse infrangendo le regole (sperava che suo fratello Minseok non lo facesse punire per due capatine tra i poveracci).
Magari Jonghyun ha qualche aggancio al Nucleo e riesce a farmi avere il mio piumone.
Non sarebbe morto assiderato in quel caso.

Arrivò a casa qualche minuto più tardi, il freddo era aumentato e il vento gli tagliava il volto come lame affilate, era una situazione fastidiosa e non vedeva l'ora di prepararsi qualcosa di caldo e di avvolgersi in quella coperta pidocchiosa che si era comprato.

"Jonghyun, sono a casa!"

"E-ehi.."

La voce del più grande era flebile, gli era giunta tremante e, se non lo avesse visto sul divano completamente vestito, avrebbe pensato che stesse facendo sesso con Kibum, o qualcun altro.
Si avvicinò a lui per controllare che fosse sul serio solo e gli occhi caddero sulla chiazza più scura che macchiava la maglia che stava indossando.
L'amico era pallido, piccole gocce di sudore gli imperlinavano il volto e gli appiccicavano i capelli sulla fronte. Le sue labbra erano viola e le mani tremavano nel tentativo di afferrare il telecomando della tv.
Cosa gli era successo?
La prima volta che avevano cenato insieme, Jonghyun aveva fatto sfoggio di un'enorme fasciatura, che fosse quella ferita a sanguinare?

"Diavolo, ma tu scotti!"

Lo aveva gridato non appena posata la mano sulla fronte appiccicosa di Jonghyun, la sua temperatura corporea doveva essere superiore ai 40° il che indicava una febbre da cavallo. La sua ferita doveva essersi infettata, non aveva ricevuto le cure e la pulizia adatta e si era evoluta in un'infezione: doveva portarlo immediatamente all'ospedale o sarebbe morto.

"Dobbiamo andare in ospedale, Jonghyun."

"No, s-sto bene, è solo un po' di febbre..."

Scuotendo la testa, Minho alzò di prepotenza la maglia del più grande per dare un'occhiata al suo addome.
La fasciatura era piena di sangue, da essa arrivava un odore a dir poco nauseabondo e la pelle coperta dalle bende era di un colorito violaceo. C'era sicuramente del pus e del sangue secco, vedeva delle scie rosse scure e grumose nelle vicinanze dell'ombelico e sospettò che il più grande avesse tolto una crosta oppure non si fosse affatto lavato dopo essere rimasto ferito.
Riabbassando la maglia, cercò di tirare su l'amico per poterlo trascinare in ospedale ma nonostante la febbre, Jonghyun si dimostrava un osso duro.

"Sta' fermo Minho, ti ho detto che sto bene."

"Non è vero! Hai la febbre e un'infezione in circolo, devi farti visitare da una persona seria!"

Perché doveva sempre essere così  testardo? Era comprensibile per  la storia di Kibum, su quello poteva dargli ragione dato che rischiava un'amicizia e un cuore spezzato, ma il non curarsi lo avrebbe portato alla morte!
Non poteva permettersi di perdere anche Jonghyun, era stata la prima persona che aveva incontrato all'inizio della sua nuova vita, continuava ad essere l'unica a dire il vero, e non aveva nessuna intenzione di prendere parte a quel suicidio. Avevano appena iniziato a fare amicizia, ci erano voluto cinque anni per rivalutare quel dinosauro e lui cosa faceva? Gli diceva di non preoccuparsi. Certo, come se una ferita del genere e la febbre così alta fossero normali.
Jonghyun continuava ad opporre resistenza, si stava impuntando peggio dei bambini e stava iniziando a dargli suoi nervi con quel suo comportamento assurdo.
Perché diavolo non si lasciava aiutare?!

“Non capisci che rischi di morire?! Hai bisogno di aiuto!”

“NO! Non ci arrivi? Quelli come me li lasciano morire, credi che portandomi in ospedale riuscirai a farmi curare? Non hai niente con cui pagare… Senza soldi nessuno vorrà visitare un poveraccio.”

“Troverò un modo per pagare, qualcosa mi inventerò, ma non ti lascerò qua come se niente fosse.”

Il più grande era la cosa più vicina ad un amico che avesse, non lo avrebbe guardato morire per una stupida ferita (procurata chissà come) sapendo che avrebbe potuto aiutarlo escogitando qualcosa per pagare le cure mediche. Aveva qualche risparmio da parte, aveva una collana d’oro puro che gli era rimasta al collo quando suo padre lo aveva cacciato di casa e ancora non l’aveva venduta, aspettava un’emergenza seria per venderla e la salute di Jonghyun era un’emergenza.
Non avrebbe mai pensato di utilizzare qualcosa di così prezioso per qualcuno come Kim Jonghyun, ma aveva scoperto un altro lato di lui e Minho aveva sviluppato una sorta di affetto per l’altro ragazzo… In più non avrebbe mai lasciato morire nessuno, nemmeno la persona più odiosa che conosceva.

“Aspettami qua, vado a prendere qualcosa con cui coprirti e andiamo in ospedale.”

“Non demordi mai, eh? Saresti un’ottima recluta.”

“Raccomandami al tuo capo.”
   
 
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