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Autore: Lachiaretta    23/01/2015    22 recensioni
Amelia River, dopo quattro lunghi anni torna a New York per frequentare la Columbia University. Era scappata da un passato che non riusciva ad affrontare, ma soprattutto dimenticare. Nonostante tutti i suoi sforzi però questo passato tornerà a bussare alla sua porta, inghiottendola completamente.
Cattivi ragazzi, corse illegali, auto illegali, scommesse, sesso, droga e alcol.. ma soprattutto lui, Jake Haiden.
QUESTA STORIA PRENDE SPUNTO DALLA TRAMA DI GOSSIP GIRL, IN PARTICOLARE I PRIMI EPISODI, E DA FAST AND FURIOS. LEGGETE L'AVVISO IN APPENDICE AL PRIMO CAPITOLO PER TUTTE LE INFORMAZIONI AL RIGUARDO.
PRIMI CAPITOLI IN REVISIONE.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutti… questo capitolo merita una premessa in più.. Infatti a differenza di tutti gli altri, ha un titolo:
Pensieri Svelati.
Inoltre in questo capitolo per la prima volta è presente un cambio di POV. Ho cominciato riportandovi un piccolo e insignificante Jake’s POV ambientato nel capitolo precedentemente, esattamente poco prima che Mia e Josh raggiungessero lui e Robert in mensa (uno dei miei Jake’s Moment che ogni tanto pubblico sulla mia pagina di FB).
Subito dopo la storia riprende normalmente esattamente da dove ci eravamo lasciati e quindi da quando Mia e Jake si salutano promettendosi di incontrarsi il giorno seguente per studiare biologia insieme.
La prima parte sarà, come consuetudine, scritta dal punto di vista di Mia, ma da poco più di metà invece si passerà a quello di Jake. Ho preso questa decisione perché credo che sia necessario arrivati ormai al culmine di questa storia chiarire anche i suoi pensieri (e già… ormai mancano pochi capitoli).
Ora finalmente saprete cosa frulla nella testa di Jake.
Grazie ancora a tutte voi che instancabili leggete la mia storia e anche a tutte coloro che continuano a recensire…
Buona lettura.


 
 
 
 
 
 
 
CAPITOLO 21 – PENSIERI SVELATI
 
 




 
JAKE’S POV
 
 
Seduto al tavolo della mensa addento l'omelette al formaggio che Robert mi ha costretto a comprare , puzza di piedi e ha la consistenza di una suola di scarpa.
Ora capisco perché Mia continua a dimagrire, con questo cibo non commestibile che le rifilano ogni giorno. Appena sistemerò tutto con lei la porterò a cena fuori.. tutte le sere.. Altro che i piatti di Ryan!
 
«Ha l'esame oggi!»  Interviene Robert destandomi dai miei pensieri.
 
«Cosa?»
 
«Mia! Ha l'esame di procedura oggi, non credo che verrà a pranzo!»
 
«E perché credi che io la stia aspettando?» Scrollo le spalle lasciando ricadere la forchetta nel piatto.
 
«Perché ogni volta che quella dannata porta si apre tu non riesci a fare a meno di guardarla deluso.» Comincia in tono saccente il moro al mio fianco. «E comunque mio caro Jake ti conosco talmente bene da aver capito che sei perdutamente innamorato di lei. Quando ti deciderai ad ammetterlo sarà meglio per tutti, compresa la povera Jessica!»
 
 
 
 
 
MIA’S POV
 
 
Quando torno alla Eaton House posso sentire chiaramente le urla di Micheal e Spencer fin dall’ingresso, il lato positivo è che almeno adesso, dopo quasi tre settimane, stanno parlando. Quindi evito accuratamente la mia stanza e mi dirigo immediatamente al piano superiore in quella di Megan, a metà del corridoio però altre parole dai toni non troppo leggeri giungono alle mie orecchie e non si tratta di Spencer.
 
«Perché non posso venire?» Silenzio. «Ma se sei stanco possiamo solo dormire, non dobbiamo necessariamente fare nulla.» Ancora silenzio, deve sicuramente trattarsi di una conversazione telefonica. All’altezza della camera da cui proviene la voce capisco immediatamente l’identità della proprietaria: Jessica.
«Ma che cavolo, Micheal è qui, è oltre mezz’ora che tutta la Eaton lo sente litigare con quell’altra, Josh vorrebbe stare con Greta, perché non posso venire da te. Stiamo insieme Jake, non dovrei nemmeno chiederti il permesso, o mi stai forse nascondendo qualcosa?»
A queste ultime parole la porta si spalanca e Josh e Greta escono veloci lasciando un po’ di privacy alla loro amica.
«Cosa vuol dire che l’ho voluto io? Tu hai accettato di stare con me, come una vera coppia! C’è per caso qualcuno lì con te?»
 
Sorrido imbarazzata alla coppia essendo stata beccata ad origliare la telefonata. «Sto andando da Megan, non mi sembra il caso di entrare in camera mia.» Ammetto alla fine scrollando le spalle e a malincuore, non potendo più sentire la telefonata tanto interessante, proseguo lungo il corridoio verso la lavagnetta con il nome di Megan e di una certa Tina della quale per il momento conosco solo la voce.
I due ragazzi non mi rispondono ma mentre Greta abbozza un sorriso di rimando, gli occhi di Josh, fissi su di me, sono tremendamente seri e pensierosi.
Infatti, quando la bionda apre la porta, prima ancora che io riesca a fare un solo passo all’interno della stanza, le mani del ragazzo mi circondano le spalle e mi spingono verso la mia amica, richiudendo la porta alle nostre spalle.
 
«Vorrei parlarti.» Annuncia serio voltandosi verso di me.
 
«Devo uscire?» Gli domanda Megan, entrambe le sopracciglia alzate.
 
«No, lo verrai a sapere comunque, tanto vale che ascolti e dici la tua.»
 
Scruto l’interno della stanza alla ricerca di orecchie indiscrete ma della sconosciuta Tina non sembra esservi traccia. «Cosa ti prende Josh?»
 
«Vi ho sentiti prima, e vi ho visti. Che intenzioni avete? Vorrei ricordarti che lui è fidanzato e anche tu lo sei.»
 
«Scusate ma io non ho né visto né sentito nessuno. Cosa mi sono persa?» Domanda Megan spiazzata dalle improvvise domande e affermazioni del castano.
 
«Ma niente, Jake si è solo offerto di darmi una mano a studiare biologia. Tutto qui.» Le spiego sbuffando e alzando gli occhi al cielo. Da quando Josh è stato eletto custode di Jessica e Ryan?
 
«Perché non succederà niente? Proprio come a capodanno?»
 
«A capodanno? Cosa è successo a capodanno?» Ripete Megan che ormai sembra non capire più nulla.
 
«Li ho trovati in cucina mentre stavano per baciarsi. E non scaricare come sempre la colpa su Jake, eri consenziente. Quella sera ho fatto finta di non avervi visti, ma domani non ci sarò io a fermarvi. Siete entrambi fidanzati, che cavolo.»
 
«Tu e Jake?» Megan mi guarda saltellando da un piede all’altro e battendo le mani emozionata. «Perché non mi hai detto niente?»
 
La sua reazione e lo sguardo di rimprovero che le rivolge Josh mi fanno scoppiare a ridere. «Josh, non succederà nulla, tranquillo. Studieremo e basta. Adesso la situazione è diversa, il rapporto tra me e Ryan è molto più solido e non voglio rovinare tutto.»
 
«Dannazione Mia, apri gli occhi!» Alza il tono di voce, sicuramente infastidito dalle mie risate. «Ho visto prima la tua faccia mentre sentivi Jessica litigare con Jake, tu provi qualcosa per lui. Ryan mi piace e non ho intenzione di coprirti ancora.»
 
Alle sue parole il mio sorriso svanisce. «Josh… Non vorrai… non vorrai dire a Ryan che mi devo incontrare con Jake? Lui non capirebbe…»
 
«No Mia, non glielo dirò, ma devi chiarire i tuoi sentimenti. Non puoi stare con Ryan se provi qualcosa per un altro.»
 
Josh ha ragione e io non posso negarlo, quindi chino il capo e annuisco desolata sedendomi sul letto accanto a Megan. Nonostante tutto lui è un buon amico e lo capisco nell’istante in cui si siede al mio fianco e mi cinge le spalle con il braccio. «Io lo dico per te, perché ti voglio bene. Lo so che non è facile perché senti qualcosa per entrambi, devi solo capire con chi dei due vuoi stare veramente e non puoi rimanere con Ryan solo perché Jake sta con Jessica.» Sussurra al mio orecchio dimostrandomi ancora una volta che come sempre riesce a leggere i miei pensieri come se fossero un libro aperto. «E smettila di far intendere a Jake che sia successo o mai succederà qualcosa tra noi… Prima o poi nel dubbio mi metterà le mani addosso.» Conclude ridendo.
«Adesso torno a salutare Greta, sapendo che Micheal era qui speravo di mandare Jessica da Jake e passare qualche ora da solo con lei, ma a quanto pare Jake non sembra d’accordo.»
 
 
 
***
 
 
 
«Ciao.» Lo saluto togliendo il cappotto, sedendomi al suo fianco e porgendogli uno dei caffè da passeggio che ho preso per noi. Appena sveglia ho trovato un messaggio con cui mi avvisava che mi avrebbe aspettata direttamente in biblioteca. «Non conosco i tuoi gusti, quindi ho optato per un semplice caffè!» In effetti ci sono ancora tante cose che non conosco di lui, vivere separati così a lungo ci ha cambiati molto.
 
«Ciao.» Ricambia lui sfoderando il suo meraviglioso sorriso. «Grazie, è proprio come lo preferisco. Pronta a cominciare?»
 
«Si dai…» Rispondo poco convinta. «Hai sentito Micheal?» Domando più per temporeggiare che per curiosità, anche se in verità sono proprio curiosa di sapere se sono riusciti a sistemare tra loro oppure no. Non volendoli disturbare ho preso in prestito alcuni vestiti di Megan evitando di passare per la mia stanza.
 
«No, ma non è tornato in camera stanotte e ho preferito non disturbare. Tu dove hai passato la notte?» Alle ultime parole il suo sorriso svanisce e al suo posto compare un’espressione tremendamente seria.
 
«Da Megan.» Lo rassicuro scoppiando a ridere. «Te l’avevo detto che avrei dormito da lei.»
 
Lui in risposta torna nuovamente a sorridere. «Volevo esserne sicuro.»
 
So a cosa sta pensando, teme che io abbia dormito da Ryan, come io temo che lui abbia dormito con Jessica. «E tu? Hai dormito da solo?»
 
«Certo! Volevo essere riposato per oggi.»
 
Voleva essere riposato per me…
 
Non ha ceduto a Jessica alla fine, non le ha permesso di andare a dormire da lui. Ci fissiamo ancora per qualche secondo negli occhi senza smettere di sorriderci a vicenda e alla fine, quando ormai mi sento del tutto persa in quell’azzurro cielo ora nitido come non mai, sono costretta a distogliere lo sguardo riportando alla mente le parole di Josh.
 
Siete entrambi fidanzati.
 
«Cominciamo?» Mi domanda infine rendendosi conto del mio improvviso imbarazzo e io annuisco in silenzio senza proferire più parola. Spengo il telefono e mi concentro sul libro abbandonato davanti a me e sulla voce cristallina di Jake che mi spiega con parole semplici ma efficaci i vari componenti delle cellule vegetali e animali, cosciente di non poterlo guardare nemmeno per una frazione di secondo senza perdere il filo del discorso.
Dopo un paio d’ore abbondanti abbiamo ultimato già metà del programma d’esame e devo ammettere che come insegnante è molto più bravi di quanto immaginassi, infatti quando mi chiede di ripetere quanto visto fino a quel momento le parole mi escono di bocca naturali e comprendo di aver capito e memorizzato quasi tutto senza alcuna riserva.
 
«Cosa ne dici se facciamo una pausa?» Gli domando stiracchiandomi sulla sedia e sgranchendomi i muscoli del collo.
 
«Certo.» Mi risponde serio guardando alle mie spalle. «Si, e dopo ripetiamo di nuovo questa prima parte del..» Lascia ancora una volta il discorso in sospeso guardando nuovamente nella stessa direzione. La tentazione di voltarmi è tanta ma non voglio rischiare di scoprirlo a fissare una bellissima ragazza, o forse due.
 
«Ci sei?» Sbuffo all’ennesima volta in cui lo vedo distrarsi fissando sempre lo stesso punto.
 
«Si, scusami Mia. Ci sono.» Si giustifica facendo nuovamente incontrare i nostri occhi. «Cosa dicevo? Si, facciamo una pausa, magari pranziamo, e dopo passiamo alla seconda parte.»
 
Rimango stupita dalle sue parole, solo pochi secondi prima stava per dire l’esatto opposto e adesso ha cambiato idea. Chissà che cosa o meglio chi lo sta distraendo così tanto. Chiudo il manuale e lo ripongo nella borsa e nell’esatto istante in cui torno a guardarlo lo scopro nuovamente a fissare lo stesso identico punto e la cosa mi infastidisce tremendamente. «Senti Jake se preferisci vado via e continuiamo un’altra volta?»
 
Alle mie parole riporta immediatamente la sua attenzione su di me. «Co - cosa? Per –chè?» Balbetta stupito.
 
«Non so, forse senza di me potrai concentrarti meglio su chi ti distrae.» Sbuffo prendendo dal tavolo il resto della mia cancelleria e riponendo il tutto all’interno della mia borsa con estrema non curanza.
 
Nuovamente il suo bellissimo sorriso torna a fare capolino. «Perché chi credi che io stia guardando?» Domanda divertito fissandomi così intensamente da farmi arrossire immediatamente. Dannazione, sono riuscita nuovamente a fargli capire che sono gelosa di lui.
 
«Eccovi qui.» La voce di Micheal ci costringe a distogliere la nostra attenzione l’uno dall’altra. «Finalmente vi ho trovati.»
 
«Ciao!» Lo saluta Jake allungando la mano a palmo aperto verso l’amico. «Come fai a sapere che eravamo qui?» Gli domanda curioso, per evitare possibili sorprese da parte di Jessica abbiamo evitato accuratamente di svelare il luogo del nostro incontro.
 
«Jake, lo sai che la maggior parte le ragazze dell’NYU sanno sempre esattamente dove sei all’interno del campus. Mi è bastato fermarne un paio e subito mi han riferito di averti visto qui insieme ad una moretta “col culo cadente”.» Ridendo mima le virgolette con le dita a mezz’aria. «Non avrei mai immaginato che si trattasse di te.» Ghigna indicandomi con l’indice della mano destra.          
 
Le ragazzo sanno sempre dove sei all’interno del campus.
 
So che Jake è un ragazzo molto popolare e ambito, ma non fino a questo punto, ed ancora una volta mi scopro gelosa di queste sconosciute che possono vederlo e seguirlo ogni volta che vogliono.
 
«Su Mia, non fare quella faccia!» Ride sonoramente Jake. «Il tuo sedere è perfetto e te lo confermo io che l’ho tastato con mano!» Continua alzando entrambe le mani e stringendo le dita.
Non avevo nemmeno fatto caso alla loro offesa. «Cretino.» Indignata gli colpisco la spalla con il pugno chiuso cercando di trattenere l’imbarazzo. Ricordo alla perfezione il nostro bacio sui divanetti dell’Extra e le sue mani ingorde e curiose che esaminavano il mio fondo schiena. 
 
«Potrei non ricordare bene però, che ne dici di ripetere?» Ghigna allungando una mano verso il mio fianco senza però sfiorarmi con un solo dito.
 
«Va bene ragazzi, e su queste parole io me ne vado. Volevo solo chiederti la macchina, la mia serve a mio fratello e io vorrei tornare da Spencer, vorrei battere il ferro finché è ancora caldo. L’ho quasi convinta a tornare insieme.»
 
«Certo.» Gli risponde allungando le chiavi della sua Audi. «Riportamela intera e per un’ora decente che vorrei riportare Mia al campus.»
 
 
 
Micheal ci lascia da soli assicurandoci che sarebbe tornato prima di cena e implorandoci di augurargli buona fortuna, noi invece decidiamo di prenderci una pausa e pranzare.
 
«Allora? Cosa vuoi mangiare?»
 
Mi porto il dito indice al mento e fingo di riflettere sulla sua domanda. In realtà a me va bene tutto e non ho nemmeno così tanta fame, vorrei solo allontanarmi da qui e da tutte le sue spasimanti. «Quello che vuoi, però uscirei dal campus se ti va bene..»
 
«Ok piccola.» Sussurra al mio orecchio aiutandomi ad infilare il cappotto. «Lascia fare a me.» Le sue dita sfiorano delicate la base del mio collo facendomi rabbrividire come non mi succedeva da tempo. «Dobbiamo camminare un po’ però..»
 
Annuisco affondando il capo all’interno della sciarpa per proteggermi dal freddo pungente che ci accoglie all’esterno. «Non c’è problema.»
 
Camminiamo per quasi mezz’ora da Brooklyn a Coney Island e io mentalmente ringrazio di aver messo gli stivali senza tacco. Per tutto il tempo parliamo degli anni che abbiamo trascorso distanti e Jake mi tormenta di domande, curioso di scoprire tutto della mia vita in Kentucky non accontentandosi di risposte vaghe e generiche. Raggiungiamo la spiaggia e ci fermiamo da Nathan’s ad ordinare due hot dog, una birra e una diet coke.
 
«E tu mi hai portato fin qui per mangiare un panino.» Lo derido addentando il mio wurstel.
 
«Signorina, non è un semplice panino, questo è uno dei migliori hot dog di New York.» Improvvisamente mi prende sottobraccio e mi obbliga a seguirlo verso la distesa di acqua piatta e insolitamente calma per il mese di gennaio. «E vuoi mettere a mangiarlo in riva al mare?»
 
Sorrido emozionata per la sua inaspettata vicinanza e mi lascio guidare verso il pontile di fronte a noi, dove ci accomodiamo fianco a fianco con le gambe a penzoloni e lasciandoci cullare dal rumore del mare. «In effetti.»             
 
«Allora, non mi hai ancora detto quanti fidanzati hai abbandonato ad Union.» Continua il suo interrogatorio bevendo un lungo sorso di birra.
 
«Ah ah.» Rido mandando giù un altro boccone del mio hot dog. «Nessuno!»
 
«Non ci credo, devo aspettarmi qualche altro ragazzo che rivendica dei diritti su di te?» Ride a sua volta colpendomi con la spalla e facendomi traballare.
 
«Assolutamente no. Nessun ragazzi in Kentucky.» Lo rassicuro portando alla bocca la lattina e mandando giù un generoso sorso della mia bevanda.
     
«E con Ryan?» Domanda senza nemmeno sforzarsi di continuare a sorridere.
 
 
 
 
 
 
JAKE’S POV
 
 
Mia ha gli occhi fissi sull’oceano e non accenna a pronunciare una sola parola. Una parte di me vorrebbe evitare accuratamente l’argomento, anzi vorrebbe cancellarlo definitivamente, ma abbiamo ancora una conversazione in sospeso. «Quella cosa che mi hai detto la sera dell’ultimo dell’anno…»
 
Affonda i denti nel labbro inferiore, continuando a guardare la distesa d’acqua di fronte a se. «Jake…» Dice dopo aver inspirato profondamente.
 
Allungo la mano verso di lei e le accarezzo delicatamente la guancia con il palmo, costringendola a voltarsi e per un istante mi perdo in quegli occhi marroni tanto grandi quanto dolci. «Mia, devi dirmelo se ti ha fatto del male.» Il solo pensiero mi fa rabbrividire e semmai dovessi scoprire che quell’idiota ha osato sfiorarla con un solo dito sarei pronto a rischiare la galera pur di fargliela pagare. Lei, così dolce e così indifesa, ha già sofferto troppo, devo proteggerla a qualunque costo.   
 
«Ti prego Jake, l’ultima cosa che voglio fare adesso è parlare di Ryan… o di Jessica.»
 
Per l’ennesima volta vuole far cadere il discorso e forse ha ragione, non è questo il momento più adatto per parlare del suo… fidanzato.
Ah Mia, perché sono stato così idiota? Perchè non ho saputo aspettarti? Perché mi sono lasciato andare con Jessica credendo che la gelosia ti avrebbe fatta tornare da me.
 
«In realtà a proposito di Jessica vorrei dirti che…»
 
Prima che possa finire di parlare lei allunga l’indice della mano destra e lo preme sulle mie labbra costringendomi a lasciare in sospeso la frase. «Shhh.» Mi zittisce mettendo da parte quello che ha avanzato del suo panino e la bibita quasi vuota. Alzo la mano e stringo la sua morbida e decisamente troppo fredda e scossa da brividi.
 
«Ma stai tremando.» 
 
«Non fa proprio caldo qui.» Mi risponde timidamente stringendosi ancora una volta all’interno del leggero cappotto giallo.
 
«Se indossassi un piumino come tutte le persone normali invece di questi cappottini troppo leggeri.» La rimprovero scuotendo la testa a destra e sinistra e cercando di scaldarla con le mani.
 
«Beh ma sono più carini e non mi fanno sembrare grassa.» Ribatte sbuffando e sfoggiando quel bellissimo broncio che tanto adoro.  
Senza pensarci mi porto alle sue spalle, circondando il suo corpo minuto con le braccia e le gambe e la abbraccio cercando di scaldarla con il contatto fisico. Affondo il volto nei suoi bellissimi capelli e inspiro profondamente riempiendomi i polmoni del suo profumo di cui ho tanto sentito la mancanza nell’ultimo lunghissimo mese, vaniglia. Quante volte ho immaginato di stringere il suo morbido corpo al mio come sto facendo in questo momento, quante volte ho cercato il suo profumo sulla pelle di altre ragazze realizzando che nessuna di loro era la mia Mia. «Saresti bellissima anche con addosso un sacco dell’immondizia.»
 
Le ci vogliono una manciata di secondi per rilassare i muscoli della schiena e adagiarsi contro il mio torace, e io la stringo ancora di più a me per godermi fino in fondo questo momento che vorrei potesse durare per l’eternità. Lascio scivolare le mani lungo le sue braccia fino ad incontrare le sue e le nostre dita si intrecciano in un gesto semplice e naturale, quasi abitudinario.
 
«Mia..» Sussurro al suo orecchio prima di nascondere il volto nell’incavo del suo collo cercando di resistere alla tentazione di baciarle quella porzione di carne morbida e calda. Cosa darei per leggere nella sua mente, per sapere cosa prova per me. Le parole di Robert continuano a rimbombarmi nella mente: “ti conosco talmente bene da aver capito che sei perdutamente innamorato di lei. Quando ti deciderai ad ammetterlo sarà meglio per tutti…!" Perché quel nano rompiscatole deve avere sempre ragione? Chissà se anche lei se ne è accorta? «Un penny per i tuoi pensieri.» Le domando dopo interminabili minuti di silenzio solleticandole il collo con il mio respiro caldo.
 
Lei scioglie le nostre mani e stringe le mie braccia ancora di più al suo corpo, come se fosse possibile. «Chi stavi guardando prima?»
 
Non capisco immediatamente a cosa si riferisca. «Quando?»
 
«In biblioteca, fissavi con insistenza qualcuno alle mie spalle.» Sorrido istintivamente proprio come la prima volta che mi ha posto questa stessa domanda.
 
«Sei gelosa?» Le sussurro all’orecchio e sorrido ancora sentendola rabbrividire.
 
«Rispondi e basta.» Sbuffa cercando di slacciarsi dalla mia presa e io stringo ancora di più le braccia, non sono pronto a lasciarla andare.
 
«Dei ragazzi..» Le rispondo ripensando alle facce di quegli idioti che continuavano a girare intorno al nostro tavolo solo per guardarla. «Non la smettevano di fissarti.»
 
Mia soffoca una risata tendendo i muscoli della schiena e schiacciandosi ulteriormente al mio torace. Pagherei per vedere il suo bellissimo volto.
 
«Sei geloso?» Mi scimmiotta riproponendomi la stessa domanda che le avevo rivolto io pochi istanti prima.
 
Vorrei negare, vorrei fare come sempre il duro ma non voglio rovinare questo momento perfetto, con lei sento di poter essere me stesso fino in fondo. «Sempre.» Le rispondo semplicemente stringendola affinché non tenti di girarsi verso di me e guardarmi con quei bellissimi occhi nocciola. «E di chiunque..»
 
«Jake io…»
 
«Shh.» La zittisco imbarazzato dalla mia improvvisa sincerità e impaurito dalla sua possibile reazione. «Non dire niente per favore.»
 
Inaspettatamente le sue mano tornano sulle mie e le nostre dita si intrecciano ancora una volta, palmo contro palmo. «Anch’io.» Sussurra dopo quella che mi sembra un’eternità facendomi perdere un battito.
 
Rimaniamo in silenzio stretti l’una tra le braccia dell’altro a guardare il mare e lasciarci cullare dal rumore delle onde che si infrangono contro i pali del pontile. Nessuno dei due dice più solo una parola dopo la nostra rivelazione totalmente inaspettata e io non riesco a non bearmi dell’improvvisa e piacevole scoperta, non muoviamo un solo muscolo per non rovinare il momento, il nostro attimo di felicità. 
Quando ormai il sole inizia a calare oltre la linea dell’orizzonte e l’aria gelida diventa insopportabile per la sua pelle delicata e, anche se controvoglia, mi alzo dal legno umido e la aiuto a tirarsi in piedi. Sempre in silenzio ci incamminiamo verso il mio campus, il mio cuore perde l’ennesimo battito quando la sua mano si allaccia nuovamente alla mia e le nostra dita si intrecciano ancora una volta, e tutto ciò che riesco a pensare è che vorrei non dovermi separare da lei, vorrei poterla tenere al mio fianco almeno per stanotte. E sono sicuro che lo stesso vale per lei, anche se non ha il coraggio di dirmelo, lo capisco dal modo in cui il suo pollice accarezza il dorso della mia mano, dal modo in cui le sue dita si stringono alle mie.
 
«Vuoi salire?» Le domando titubante, non voglio che fraintenda le mie intenzioni. «Così chiamiamo Micheal e sentiamo tra quanto arriva.» Mi affretto a chiarire. Darei tutto ciò che ho per passare anche una sola notte con lei ma non voglio che creda di essere una delle tante.
 
Mia annuisce lasciando ondeggiare i suoi splendidi capelli e io vengo colpito dall’ennesima ondata di vaniglia e senza lasciare la sua morbida mano la trascino lungo i corridoio del dormitorio fino alla stanza numero trecentoquarantadue, la mia.
 
«Che ordinati che siete.» Mi schernisce appena messo piede oltre la porta.
 
«Io sì.» E le indico il mio lato di camera, ho passato l’intera notte a metterlo a posto e pulirlo nel dubbio che vi sarebbe entrata. «Quella è la parte di Micheal.» Termino orgoglioso.
 
Estraggo il telefono dalla tasca dei Jeans e scorro la rubrica alla ricerca del nome del mio compagno di stanza. Ci sono molte chiamate senza risposta e alcuni messaggi, la maggior parte di Jessica, avevo tolto tutti i toni già in biblioteca e non avevo più controllato il telefono. Credevo di essere stato abbastanza chiaro con lei, eppure sembra non voler lasciare la presa.
 
“Hei amico, cosa c’è?” Mi risponde Micheal con il fiato grosso, spero che non significhi ciò che penso.
 
“Dove sei? Ti avevo detto di tornare per cena. Devo riaccompagnare Mia alla Eaton.”
 
“Ah! è già così tardi? Ascolta non può fermarsi da noi? Così continuate a studiare. Tanto qui in camera sua ci sono io..” Sogghigna divertito e sento la voce di Spencer, vicina all’apparecchio, lamentarsi e chiedere della sua amica. “Spencer vuole parlare con Mia, passagliela.”    
 
Mi volto verso la ragazza seduta a gambe incrociate sul mio letto e le allungo il telefono. «Spencer vuole parlare con te.»
 
Lei sbatte un paio di volte le lunghissime ciglia e prende il cellulare portandoselo all’orecchio.
«Ciao Spencer. Dimmi tutto? …..  No, dai ne parliamo dopo. ….. Come Micheal vuole dormire anche stanotte da noi? ….. Ho capito che state facendo pace ma  ……  Ah! Quel tipo di pace. Va bene ragazzi, buona serata.»
 
Chiude la conversazione e dalla sua espressione so già cosa sta per dirmi. «Fammi indovinare… Micheal non viene!»
 
«Esatto!» Sorride scuotendo la testa.
 
Inspiro profondamente sentendo le guance avvampare, eppure è una frase che ho ripetuto molte volte prima di oggi a moltissime ragazze. «Puoi fermati qui se vuoi...»
 
Mia si guarda intorno titubante. «Magari posso usare il letto di Micheal..»
 
«Io se fossi in te non lo farei, non credo che abbia mai cambiato le lenzuola dall’inizio dell’anno… universitario intendo.» Mia arriccia il naso nella sua solita smorfia di disappunto e io non riesco a trattenermi dal ridere. «Puoi dormire con me, prometto che sarò bravo.»
 
Senza rifletterci annuisce e sfoggiandomi il suo fantastico sorriso ma dal rossore delle sue guance intuisco facilmente che anche lei è imbarazzata.
Ordino una pizza alle verdure mentre lascio a lei la scelta del film da vedere, pregando che non scelga nulla di noioso o romantico in stile Twilight. Se fosse per me sceglierei un bel film dell’orrore per poterla stringere ancora una volta tra le mie braccia in tutte le scene di maggior terrore, infondo fino a qualche anno fa era lei a scegliere questo genere di film e poi urlando per la paura cercava di abbracciarmi per trovare conforto.
Mia invece mi stupisce piacevolmente e realizza i miei desideri sfoggiandomi la custodia dell’Evocazione, che abbia le mie stesse intenzioni?
 
«Possiamo vedere questo? Non sono riuscita a vederlo al cinema?»
 
«Ne sei sicura? Tu e i film di paura non siete mai andati molto d’accordo.» Le faccio notate ammiccando. 
 
«Jake, non sono più una bambina! I film non mi spaventano più!» Le classiche ultime parole famose.
 
Intanto che aspettiamo la pizza prendo dal comò un paio di pantaloni di tuta scuri e una t-shirt bianca per mettermi comodo, e le porgo la mia maglietta preferita di Spiderman affinché lei faccia lo stesso. Mia la prende tra le mani e imbarazzata la stropiccia indecisa sul da farsi. «Forse dovrei rimanere vestita..»  
 
«Non ti ho chiesto di spogliarti. Sei talmente piccola che sarà più larga e lunga della maggior parte dei vestiti che sfoggi quasi ogni sera la Victrola.» Vorrei ricordarle anche di quando l’ho vista con indosso la sola biancheria intima ma non appena quell’immagine torna alla mia mente sento il respiro accelerarsi e preferisco tacere.
 
Le mie parole sembrano comunque averla convinta, infatti si alza dal letto e si dirige in bagno dal quale torna pochi minuti dopo con indosso solo la mia maglietta effettivamente più grande di un paio di taglie e i calzini bianchi alla caviglia. Se fosse un’altra la troverei ridicola, ma lei no, Mia è bellissima e tremendamente sensuale anche così.
Fortunatamente il ragazzo delle pizze bussa alla mia porta prima che io possa dire o fare qualcosa di sbagliato, di nuovo.
 
Non voglio più sbagliare con lei.
 
«Posso prendere una felpa? Ho un po’ freddo.» Domanda mentre io prendo il portafoglio ed estraggo le banconote necessarie a pagare il garzone.
 
«Certo! Prendi quella che vuoi, guarda nell’anta di destra.» Le rispondo aprendo la porta e allungando i soldi comprensivi di una lauta mancia e ricevendo in cambio un cartone gigante di pizza, due lattine di birra e una diet coke. Quando mi giro la vedo riemergere dall’armadio con in mano non una semplice felpa ma quella felpa in particolare, quella dell’NYU. «No scusa Mia, potresti prenderne un’altra.» Mi affretto a lasciare la nostra cena sulla scrivania e a correre da lei togliendole il tessuto verde dalle mani.
 
Mia sbarra gli occhi per lo stupore ma le sue dita sottili non lasciano la presa. «E perché? Mi piace questa, e avevi anche detto che me l’avresti regalata.»
 
«Si, si. E te la posso regalare se vuoi ma non puoi metterla ora.» Mi affretto a risponderle sperando di cancellare quell’espressione delusa che si è dipinta sul suo volto.
 
«Ma perché non posso?» Insiste tirando con più forza il tessuto.
 
«… perché è sporca. Va bene?» Ammetto desolato, lasciando la presa affinchè non si strappi. Mia indietreggia di qualche passo guardando prima il capo di abbigliamento che stringe tra le mani e poi me, gli occhi stretti a fessura, la mascella tesa.
 
«Ma tu la roba sporca la tieni nell’armadio?» Ovviamente non mi crede, e ora cosa le dico?
 
«Sono sicuro che puzza, l’ho messa praticamente tutti i giorni ultimamente.»
 
«Tutti i giorni?» Trattiene a stento una risata e la blocco prima che l’avvicini al naso per annusarla. «E perché non l’hai lavata?»
 
Le volto le spalle passandomi le mani tra i capelli e cercando nei meandri della mia mente una possibile risposta che non mi faccia sembrare pazzo o dalla scarsa igiene personale.
 
«JAKE.» Mia alza la voce portandosi le mani sui fianchi. «Guardami e dimmi cosa c’è sotto!»
 
Ok, ok. Cosa avevo detto oggi? Basta bugie, devo essere me stesso fino in fondo. Mi giro di scatto non immaginando quanto lei sia vicina e rischiando di farla cadere a terra, fortunatamente sono pronto ad afferrarle le spalle e attirarla a me permettendomi di assaporare ancora una volta una buona dose del suo dolce profumo.
 
«Perché…» La paura che scappi a gambe levate accende ogni singolo campanello d’allarme del mio corpo. «Per la vaniglia.»
 
Mia scoppia a ridere incredula delle mie parole. «E adesso cosa c’entra la vaniglia?»
 
«Dopo che te ne sei andata a Natale, l’ho trovata sul letto e anche se l’hai indossata solo per qualche minuto era satura del tuo profumo. Da allora l’ho indossata quasi tutti i giorni e, anche se ormai sa solo di me, mi sembra di sentire ancora quel retrogusto di vaniglia. Se l’avessi lavata sarebbe svanito completamente.» Butto fuori tutte le parole d’un fiato, staccandomi da lei e voltando il capo incapace di guardare la sua faccia divertita o peggio, schifata dalla mia rivelazione. «Capirò se te ne vuoi andare.» Sussurro infine, pregando che non sia nelle sue intenzioni scappare da me.
 
Lei però non proferisce parole e grande è lo stupore quando le sue mani circondano le mie guance costringendomi a guardarla negli occhi. «Jake…» Sussurra prima di far incontrare le sue labbra con le mie. «Andarmene? È la cosa più dolce che mi abbiano mai detto...» E mi bacia ancora allacciando le braccia dietro il mio collo. Mi ci vuole ogni briciolo di determinazione che ho in corpo per allontanarla da me e per non saltarle addosso appena i miei occhi incrociano i suoi, stupiti e delusi per la mia reazione.
 
«Non guardarmi così Mia, non aspetto altro dal giorno di Natale, anzi da molto prima, ma non deve succedere ora e soprattutto non così. Se e quando succederà voglio che significhi qualcosa.» Le bacio la fronte e le accarezzo i morbidi capelli ispirando profondamente il suo dolce profumo. «Sono stanco di dividerti con Ryan.»
 
«E io sono stanca di dividerti con Jessica.» Sbuffà affondando il volto nel mio torace.
 
«Io Jessica l’ho lasciata ieri sera.» Le sussurro all’orecchio. «Non potevo continuare a stare con lei dal momento che il mio cuore appartiene ad un’altra.»  
 
Il mio cuore appartiene a te.      
 
       
 
              
 
 
 
 
 
        
   
 
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