25.
Importanza
Non riusciva a
credere di aver pianto davanti ad Eric, di essersi dimostrata tanto debole
mentre lui continuava per la sua strada con la sua determinazione. Ma non era
riuscita a non crollare, non con il siero delle allucinazioni ancora nel sangue
e il ricordo troppo vivido delle sue paure.
Era troppo sconvolta
e, con quel turbamento emotivo, aveva capito ogni cosa.
Si era ricordata
degli Eruditi e dei loro piani per togliere il potere governativo agli Abneganti,
di Jeanine che riteneva che gli Eruditi avrebbero presto governato e che gli
Intrepidi sarebbero stati usati come mezzo per raggiungere il loro scopo.
Ed era crollata.
E, quando tutti gli
iniziati erano stati sottoposti al test finale, Eric era sbucato fuori dal
nulla e l’aveva trascinata in un corridoio appartato, impedendole di seguire i
suoi compagni per i festeggiamenti.
Le aveva ordinato di
andare nella sua stanza e di rimanerci, rammentandole la sua promessa senza
lasciarle alcuna scelta. Aria avrebbe voluto convincerlo a dirle la verità, ma
aveva capito ugualmente la gravità di ciò che stava per accadere, e così aveva
accettato.
Era riuscita ad
ottenere la promessa di avere delle risposte, quando sarebbe arrivato il
momento opportuno, e poi aveva tentato di raggiungere la camera del capofazione.
Ma aveva fallito.
Finn, che si era
trasformato nel loro nemico principale, aveva intercettato la sua fuga. L’aveva
derisa, aveva fatto allusioni sul suo rapporto con Eric e poi, insieme al suo
fedele braccio destro, l’aveva presa e trascinata indietro.
L’avrebbe riportata
da Eric e messa insieme agli altri iniziati, vanificando tutti i loro sforzi
per evitarlo.
Ripensò a quanto
debole si era sentita contro Eric, e contro la sua richiesta incontrastabile, e
si chiese cosa avrebbe fatto e come si sarebbe sentita quando sarebbe arrivata
da lui.
Forse il senso di
sconfitta sarebbe stato troppo insopportabile e si sarebbe nuovamente ritrovata
a piangere.
Ma no, non poteva,
doveva essere forte e trovare una soluzione.
La mano di Finn si
serrò attorno al suo braccio rubandole un lamento, quando la trascinò a forza
lungo l’ultimo corridoio e, in fine, nella sala di passaggio in cui sembrava
essersi radunata tutta la fazione.
Residui di quattro
file erano ancora davanti a loro e quattro uomini, uno ad ogni capo fila,
iniettavano qualcosa agli altri che gli scorrevano davanti uno per volta.
Erano rimasti in
pochi, e tutti in fondo alla sala, Aria era impegnata a guardare gli Intrepidi
a cui veniva fatta l’iniezione andare via senza scomporsi.
Ma rabbrividiva al pensiero
di cosa potesse esserci all’interno di quelle siringhe.
Quando incrociò due
occhi chiari e sconvolti fissarla, il suo cuore le andò in pezzi e sentì la
terra cederle sotto i piedi.
Il viso di Eric era
avvolto dalla paura e dalla delusione.
Si scambiarono uno
sguardo intenso, per interminabili secondi. La ragazza gli concesse un’
espressione desolata e scosse piano la testa, come a volergli dire che avevano
fallito.
A quel segnale, gli
occhi di Eric si serrarono per un istante e, quando si riaprivano, mostravano
la sua sofferenza.
Ma lo sconforto si
trasformò in rabbia.
Avanzò a grandi
passi, spinse via un suo collaboratore e raggiunse lei e Finn in un attimo,
impedendogli di avanzare. Si piazzò proprio davanti al capofazione con i
capelli bianchi e lo fermò con il suo corpo.
Sentendolo
trattenere un ringhio cupo nel petto, Aria ebbe quasi paura.
Più di quanta ne
aveva già.
-Toglile le mani di
dosso!- sbraitò Eric contro Finn, pur cercando di mantenere un tono di voce
basso per non farsi sentire dagli uomini radunati poco dietro di lui.
Finn rise.
–Assolutamente no, le regole stabilivano che anche a questa ragazzina sarebbe
stato iniettato il localizzatore. Come
mai l’ho trovata diretta verso gli alloggi preferenziali? Non sarà mica stata
opera tua, Eric?...-
Eric impallidì, ma
serrò la mascella tanto forte che Aria temette che se la rompesse.
–Ti ho detto di
lasciarla!- scandì il ragazzo.
-Se no?- A quella
domanda, con il suo tono più arrogante, Finn serrò la presa attorno al braccio
della sua vittima.
Aria gemette.
Gli occhi di Eric
scattarono su di lei, inferociti.
E fu allora che la
ragazza capì, quando le parole di Finn le risuonarono alla mente come un
campanello d’allarme.
Il pericolo a cui
Eric voleva sottrarla era proprio quell’iniezione misteriosa a cui venivano
sottoposti tutti gli altri. Finn lo aveva definito un localizzatore, ma quelle
parole per lei non avevano alcun significato, la portavano invece a pensare ad
un altro tipo di localizzatori, quelli usati per i trasmettitori.
E lei conosceva i
trasmettitori di comando a distanza, inseriti nel siero di simulazione a lunga
azione che gli Eruditi cercavano di mettere a punto.
Lo stesso siero a
cui lei e sua sorella avevano lavorato, prima che cambiasse fazione.
Eric era in contatto
con gli Eruditi, con Jeanine in particolare, e quella donna aveva portato con
sé al quartier generale degli Intrepidi
sua sorella Amber.
Amber, che risultava
essere colei che aveva messo a punto il siero.
Un siero. Come
quello che iniettavano a tutti gli Intrepidi.
C’era una sola cosa
che poteva accomunare gli Eruditi agli Intrepidi, e quel qualcosa poteva essere
il potere governativo in mano alla fazione degli Abneganti.
Le parole di
Jeanine, udite in passato, sembravano un sussurro nella sua memoria.
Presto gli Eruditi prenderanno il governo, e gli
Intrepidi saranno solo il mezzo che ci permetterà di raggiungere il nostro
scopo.
Gli Intrepidi
avevano armi e forza, ma non sarebbero scesi in campo consapevolmente, poiché avrebbero
agito contro la loro volontà.
Sarebbe stato un
computer a decidere le loro azioni.
Ogni segreto era
stato scoperto, ogni pezzo del puzzle messo al suo posto.
L’unico dubbio che
aveva era il quando, poiché sapere il momento esatto in cui tutto sarebbe
avvenuto sembrava impossibile.
Ma ormai aveva
chiara la situazione, e il sangue le ribolliva nelle vene in un misto di
terrore e rabbia. Era tanto sconvolta da non essere più in grado di provare
nulla.
-Perché mai a questa
ragazza non dovrebbe essere iniettato il localizzatore, Eric?- Chiese Finn,
maligno. –Perché lo hai deciso tu?-
-Perché Jeanine non ne
sarebbe contenta!-
Quando quelle parole
uscirono dalla bocca di Aria, fu lei per prima a stupirsi del coraggio con cui
aveva parlato e di ciò che aveva detto.
Gli occhi di Finn
scesero su di lei carici d’ira, per poi spostarsi su Eric e incenerirlo.
Eric, invece, la
guardò allibito.
-Come fa a sapere di
Jeanine? Hai disobbedito ancora alle regole, rivelando il nostro piano a questa
ragazzina?- sbraitò Finn contro Eric, senza preoccuparsi di essere sentito, e
continuando a strattonare Aria dal braccio per cui la teneva.
-Non aveva bisogno
di dirmi niente, sapevo già tutto prima di voi!- precisò Aria, guadagnandosi
gli sguardi dei due capifazione. –È stata proprio Jeanine, insieme a mio padre
e a mia sorella, a dirmi del piano contro gli Abneganti!-
Sentendo quella
frase, Finn spalancò gli occhi e la strattonò più forte per avvicinarla a sé.
–Di che cosa stai parlando?- la sua voce non era più minacciosa, stava
diventando spaventata.
Aria lo guardò negli
occhi senza timore. –Sono la figlia di Richard Grey!-
Il fedele braccio
destro di Finn, il ragazzino dalla testa rasata che si portava sempre dietro,
riemerse dal buio e dal silenzio in cui si era nascosto, avvicinandosi
all’orecchio del suo capo.
-Richard Grey è
l’inventore di tutti i sieri della città, anche di quello che usiamo per
l’addestramento degli iniziati…-
Ma Finn non si
scompose per quelle parole, aveva gli occhi puntati su Aria e la fissava dall’ alto
con sospetto. Sicuramente aveva capito subito chi era suo padre anche senza la
precisazione del ragazzo, altrimenti non si sarebbe messo in allerta.
-Qual è il tuo nome
completo?- Le chiese, con un tono di voce più composto e meno alterato.
Aria abbassò gli
occhi sulla mano che ancora l’uomo teneva attorno al suo braccio.
–Ariana Grey.-
Passarono diversi
secondi, Finn continuava a studiarla in silenzio e poi, senza preavviso, le
liberò il braccio.
Indietreggiando, la
ragazza si ritrovò con la schiena contro il petto di Eric. Non si mosse.
-Quindi abbiamo
un’altra Erudita infiltrata fra gli Intrepidi per i progetti di Jeanine?-
Chiese Finn tranquillamente, con il mento sollevato.
Eric non rispose, ma
Aria lo sentì irrigidirsi.
-Potevi dircelo
subito, Eric.- Continuò Finn, posando una mano sulla spalla del ragazzino che
era sempre con lui. –Ci avresti evitato spiacevoli inconvenienti…-
Vedendo il sorrisino
tirato con cui il capofazione anziano guardò Eric, ad Aria parve di capire che
tirare fuori il nome di suo padre aveva scatenato in quell’uomo una certa
ansia.
Forse lo aveva
terrorizzato, oppure infastidito.
Era come se sapesse
che mettersi contro Jeanine e suoi fedeli collaboratori fosse una mossa
sbagliata e, forse, a lui la cosa non andava a genio.
Il giovane rasato
guardò Aria in modo strano.
-Ora capisco perché
eravate così amici…- sogghignò Finn, guardo prima lei e poi Eric.
Aria non gradì l’allusione
e storse il naso, il loro legame non era certo nato grazie agli Eruditi, tanto
meno grazie ai piani di Jeanine.
-Sappiamo tutti che
compito aveva Eric, mi domando quale sia il tuo…- volle sapere l’uomo.
A causa della
tensione, Aria sentì le proprie mani intorpidirsi.
Dalle parole di Finn,
aveva capito che Eric agiva per Jeanine anche fra gli Intrepidi con un ruolo
ben preciso. Ma quale poteva essere il suo?
-Mia sorella, Amber,
si occupa del controllo dei trasmettitori…-
Dal modo in cui disse l’ultima parola, face capire che sapeva benissimo che si
trattava di altro, in realtà. –Il mio compito è quello di assicurarmi che non
le accada nulla.-
Finn analizzò la sua
risposta, e parve convincersi. –Ma certo, una guardia del corpo! Non potevano
certo affidare la protezione di una persona così importate ad un idiota
qualunque…-
Aria colse
perfettamente il significato delle sue parole, ovvero che non gradiva che gli
Eruditi inviassero scorte personali per i loro uomini, invece che fidarsi degli
Intrepidi.
Ma lei era veramente
un’ Intrepida, non aveva niente a che fare con Jeanine e i suoi interessi.
Ma doveva fingere.
-Bene allora, ci
rivedremo quando sarà il momento!- E, con quelle parole, Finn si congedò.
Il ragazzino che era
con lui lo seguì, dopo aver lanciato ancora una strana occhiata ad Aria.
Quando furono soli,
la ragazza sentì la mano di Eric afferrarla da un polso e si lasciò trascinare
via, mentre le emozioni e la paura che aveva cercato di nascondere fino a quel
momento, esplodevano dentro di lei.
Non seppe come
c’erano arrivati, dato che aveva smesso di ragionare, ma Aria si ritrovò nella
camera di Eric mentre il ragazzo chiudeva a chiave la porta dietro di loro.
-Che cosa ti è
saltato in mente?-
La voce profonda di
Eric la risvegliò, erano ancora in piedi, l’uno di fronte all’altra.
Alzò gli occhi e
vide la sua l’espressione furiosa e le sue labbra serrate, sentendo così la
lava incandescente che le bruciava le vene serrarle la gola.
E quindi dovette
urlare.
-Cosa mi è salto in
mente? Di salvarmi la testa, ecco cosa mi è saltato in mente!-
Eric storse il naso
e la guardò con decisione, ancora arrabbiato. -E se non funzionava?-
-Se non funzionava
mi iniettavano il siero di simulazione a distanza, ecco cosa succedeva!-
Lo aveva detto di
getto ma, finito di parlare, sentì una fitta al petto.
La reazione di Eric
si manifestò con una smorfia che lo costrinse a piegare malamente la bocca,
come se avesse appena ingerito qualcosa di disgustoso.
Aria si mise le mani
ai lati della fronte e scosse la testa. -È questo che stavi nascondendo?
Manderai la tua fazione contro gli Abneganti, lasciando che siano gli Eruditi a
guidarli? È per questo che sei diventato un capofazione?-
Con uno scatto, Eric
la prese da una spalla. -E cosa avrei dovuto fare, allora? Rinunciare alla
possibilità di diventare il capo e finire anch’io come una pedina?-
Cogliendo lo sguardo
disperato di Aria, decise di lasciarla andare e di ricomporsi, cercando di
riprendere la calma.
-Non so in quale
mondo delle favole tu viva, ma nel mio avevo solo due scelte. O ero la vittima
oppure il carnefice. Ho scelto la seconda e non me ne pento!-
-Sapevi tutto fin
dall’inizio?- Chiese a voce alta.
-Sì, Jeanine mi ha
trovato quando ero ancora fra gli Eruditi e mi ha affidato un compito. In
cambio sarei diventato un capofazione e avrei preso parte a questa rivolta, da
comandante e non da pedina!-
-Che compito?-
-Non ha importanza.-
Sentenziò Eric, brusco.
-Si, invece!-
Replicò, sconvolta ed arrabbiata. -Ho ascoltato di nascosto, quella volta allo
strapiombo quanto hai incontrato Leah!-
Eric parve perde il
controllo come se qualcuno lo avesse aggredito senza preavviso, trasformandosi in
un animale minaccioso. - Come sai di Leah? E cosa hai sentito?-
La ragazza
indietreggiò di un passo, deglutì ma non perse la determinazione del suo
sguardo.
-Sapevo che stavi
con lei già da prima, è una lunga storia. Ho sentito che ha detto che avete
ucciso i Divergenti, è vero?-
La mascella del
ragazzo scatto ferocemente, i suoi occhi scintillarono crudeli, ma poco dopo
prese un profondo respiro e si passò una mano fra i capelli.
-Il mio compito era
quello di scovarli, dovevo analizzare le simulazioni del secondo modulo
d’addestramento, dove emergono solitamente le anomalie.- Decise di spiegarle
con calma. - Una volta consegnati i nomi dei sospettati, Max e gli altri capi
si occupavano di loro.-
Aria si morse il
labbro e guardò da un’altra parte. -Quindi tu non hai mai spinto nessuno oltre
la ringhiera?-
Le parole fin tropo
allusive al discorso di Leah fecero sollevare pericolosamente le spalle di
Eric, che le lanciò un’occhiataccia per poi guardare anche lui da un’altra
parte.
Si spostò verso la
finestra, rifiutandosi di incrociare lo sguardo con lei. –A volte ho
assistito!-
Scuotendo con forza
la testa, Aria gli urlò contro. - Ti ho fatto un’altra domanda!-
Sta volta gli occhi
della ragazza erano ostinatamente puntati in quelli di Eric, e lui vi lesse il
suo coraggio ma anche il suo dolore.
Decise di avvicinarla
con passo sicuro, a testa alta, stanco di sentirsi vinto e messo all’angolo.
Avanzò in tutta la
sua forza, i passi che si susseguivano l’uno dopo l’altro per assottigliare la
distanza fra di loro.
Si fermò ad un
soffio da lei e chinò gli occhi sul suo viso ancora arrabbiato.
-E dimmi,- Le disse
con voce crudele. -Arrivati a questo punto, ha veramente tanta importanza?-
Continua…