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Autore: Ormhaxan    23/01/2015    6 recensioni
Inghilterra, 2013. Dexter Freeman è uno scrittore da cinquanta milioni di copie, o almeno lo era prima dell'uscita del suo ultimo romanzo, - quello che è stato definito un "Fiasco" da pubblico e critica - prima del divorzio e prima dell'alcool. Disilluso e oppresso da quella grande metropoli che è Londra, Dexter decide di rimettere insieme i pezzi della sua vita e tornare a Richmond, nello Yorkshire, dove tutto ha avuto inizio. Qui, in una città apparentemente ostile, cerca di liberarsi dai propri demoni, primo tra tutti l'alcool, e ritrova una vecchia amicizia - la sorella di quello che un tempo è stato il suo migliore amico - che gli stravolgerà la vita e, forse, gli farà ritrovare quella passione per la scrittura e la poesia che sembra aver perso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Cole Monaghan stava lavando l’ultimo pezzo di pavimento del negozio, accompagnato dalle note di un canzone dei Radiohead che stava canticchiando sottovoce, quando la porta della pasticceria si aprì e qualcuno entrò ignorando il cartello attaccato poco prima sui vetri della suddetta porta che avvisava la chiusura del negozio.
Si sporse all’indietro, quel tanto che bastò per affacciarsi verso la sala e il bancone, e si accigliò nel ritrovarsi davanti niente di meno che Dexter Freeman, lo scrittore, il caro e indimenticato amico di Charlotte, la sua Charlotte.  La sua reputazione lo precedeva, sebbene non fosse un segreto la poca simpatica che Cole provava per lo scrittore, e con ancora il mocio dal manico rosso che stava utilizzando per lavare a terra in mano si avvicinò a passo felpato e, facendo perno su di esso, si sporse verso di lui e con un sorriso algido lo salutò dicendo:
“Sei Dexter, vero? Lo scrittore.”
“Tu, invece, – rispose, indicandolo con l’indice e assottigliando lo sguardo – devi essere Cole, l’amico di Charlotte.”
“Il suo ragazzo. – precisò, piccato, allungando una mano – Tanto piacere.”
“Piacere mio. Sto cercando…”
“So chi stai cercando, – lo interruppe lui, ghignando – ma mi duole informarti che lei non è qui. E’ uscita prima… impegni.”
“Capisco… - Dexter si guardò attorno, la penombra di quella stanza rendeva quell’ambiente solitamente accogliente un luogo ostile e freddo – In questo caso proverò a passare domani. A meno che tu non voglia darle un messaggio da parte mia e il mio numero di cellulare…”
Cole tentennò, indeciso su cosa rispondergli, ma alla fine scrollò le spalle e, con disinvoltura, disse: “Certo, nessun problema. Lasciami prendere un pezzo di carta e una penna.”
“Non hai l’accento di Richmond: - fece notare Dexter, ancora fermo al centro della stanza, mentre Cole armeggiava vicino la cassa nella ricerca di carta – Di dove sei?”
“Redmire. – rispose Cole, senza guardarlo – Non è molto lontano, nella Contea di Richmond, vicino la Valle di Dales.”
“Conosco la valle, ma non sono mai stata a Redmire: bella città?”
“Dio, no! – esclamò il moro, scuotendo la testa e ridendo – Una città di seimila anime, nessuna prospettiva per il futuro. Sono scappato a York appena compiuti diciotto anni, poi sono ritornato a Richmond e ho conosciuto Matthew…”
“Matt, certo… - Dexter sorrise algido, ricordò la conversazione avuta con Charlotte qualche settimana prima – Avete aperto insieme la pasticceria, giusto?”
“Giusto. Matt aveva un fiuto eccezionale per gli affari, mentre io ho sempre avuto un talento particolare per l’arte, la pasticceria: lui era la mente ed io il braccio, e per quei pochi mesi passati insieme in questo negozio gli affari sono andati alla grande. – un sorriso malinconico comparve sul suo viso, durò solo un istante – Poi è successo l’incidente che ha cambiato tutto e Charlotte è subentrata: è una ragazza in gamba, sprecata per questa città, ma lei si dice soddisfatta, abbastanza felice, e chi sono io per dire il contrario?”
“Charlie è sempre stata una ragazza intelligente, speciale: quando ho saputo della sua borsa di studio in Francia, dello stage e tutto il resto sono stato felice per lei, sinceramente felice.”
“Anche lei lo è stata, inizialmente, ma poi… - Cole lasciò la frase in sospeso, non si addentrò oltre: non voleva rischiare di dire troppo, non se si parlava di Charlotte e del suo doloroso passato. Dopo tutto non sapeva cosa lei gli avesse confidato in quelle settimane, e una sola parola di troppo avrebbe potuto svegliare nello scrittore una curiosità malsana per la ragazza – Sai, la vita: tutto inizia, tutto finisce.”
“Un giorno sei all’apice, l’altro giorno hai toccato il fondo: sì, ne so decisamente qualcosa. – una smorfia comparve sul viso del moro, il suo sguardo si abbassò, divenne assente – E’ stato un piacere conoscerti, Cole. Dai il mio messaggio a Charlotte, quando la vedi, e passa una buona serata.”
“Una buona serata anche a te, Dexter. Alla prossima.”



 

**
 


Aveva iniziato a piovere, una pioggerella fine ma fastidiosa che arrivava fin nelle ossa, quando Cole, mani in tasca e un berretto di lana a coprirgli i capelli neri e ricci, arrivò all’appartamento di Charlotte situato in un palazzo di quattro piani non molto lontano dalla pasticceria.
Alzò lo sguardo fino al terzo piano, fino alla finestra da cui filtrava attraverso le bianche tende che la coprivano la luce di un lampadario, segno inconfondibile della presenza della ragazza nell’appartamento, e senza indugiare e senza preoccuparsi della reazione che la sua visita inaspettata avrebbe potuto avere su Charlie salì i tre gradini che collegavano il marciapiede con il piccolo portoncino e pigiò il tasto collegato con il citofono del suddetto appartamento.
“Sono Cole, posso salire?” chiese, quando la voce metallica della ragazza riempì il silenzio della strada, ottenendo in risposta l’apertura del portone.
Salì velocemente le rampe di scale, superando i primi due pianerottoli e cercando di non maledire come spesso capitava la sua ragazza per aver scelto di vivere in un palazzo privo di ascensore, e arrivato al terzo piano sorrise sghembo in direzione della porta sul cui stipite era ferma Charlotte, – capelli raccolti disordinatamente in una coda e pantaloni del pigiama e felpa della Duff indosso – la quale lo guardò con curiosità.

“Cosa ci fai qui?” chiese lei, rimanendo ferma sullo stipite della porta, una mano appoggiata ai cardini e l’altra placidamente posata sul fianco.
“Sorpresa! – esclamò in risposta il moro, sporgendosi in avanti per baciarla sulle labbra – Volevo vederti.”
“Ma se ci siamo visti tre ore fa?” fece notare lei, sorridendo e permettendogli di entrare nel modesto appartamentino.
“Lo so, lo so, ma volevo sapere com’era andata la seduta e poi… - rovistò tra le tasche del cappotto color verde militare e ne estrasse un bigliettino – Dovevo darti questo: un messaggio da Dexter Freeman, lo scrittore.”
“So bene chi è Dexter Freeman, mio caro. – fece notare Charlie, leggendo le poche righe scritte sul foglio, il numero di telefono – Ti ha detto cosa voleva?”
“No, ha detto solo di darti il numero, e così ho fatto. Dimmi, sono o non sono un perfetto postino?”
“Capisco… - Charlotte sospirò, si rigirò il foglietto tra le mani sottili – Presumo sia per l’appartamento al quarto piano: sai, quello che si è liberato il mese scorso.”
“Non avrai intenzione di farlo trasferire al piano di sopra? – Cole strabuzzò gli occhi – Dio, Charlie, anche la Dottoressa Barnes ti ha consigliato di stare alla larga da lui, ti ha messo in guardia su di un vostro possibile riavvicinamento, e tu cosa fai?, gli proponi di diventare il tuo vicino di casa! A questo punto perchè non farlo diventare tuo coinquilino?”
“Ascolta, so cosa pensi di Dexter, so che non ti piace, ma non per questo lo taglierò fuori dalla mia vita: ha passato un periodo orrendo, è solo e io sono l’unica che lo capisce davvero, che sa cosa sta passando. Ci sono passata anche io sei mesi fa, ricordi?”
“Come dimenticare… - Cole sfiorò la mano di lei con la sua, e di rimando Charlotte l’allontanò – Non fare la bambina, ascoltami: io mi preoccupo per te, so quello che hai passato, quanto fragile possa essere un equilibrio mentale e fisico in queste circostanze. Ne siamo usciti insieme, tu ed io, e non importa se ti incazzerai o se inizierai a sbraitare: non ti lascerò mandare a ‘fanculo tutto per colpa di quello scrittore da strapazzo, mettere in pericolo tutti i progressi fatti, non ora.”
“Stai dicendo che mi consideri ancora un’alcolista, che non hai fiducia in me? – Charlotte lo guardò basita, delusa – Pensi che potrei fare qualche cazzata, che una di queste sere potresti ritrovarmi in salotto, stesa sul divano con una bottiglia di whiskey scozzese in mano?”
“Non è di te che non mi fido ma di lui: non mi fido, non lo voglio vedere ronzare attorno alla pasticceria, attorno a te. Non sopporto il modo borioso con cui parla di te, come se fossi una sua proprietà, tantomeno mi piace il modo in cui ti guarda, come se fossi…”
“Sei geloso! Da quando ti ho raccontato della mia infanzia trascorsa con lui e Matt sei diventato geloso, credi che lui abbia ancora un forte ascendente su di me, sui miei pensieri e desideri. – Charlotte scosse la testa, represse una risata – Cole, mio caro…” lasciò la frase in sospeso, posò il palmo della mano destra sulla sua guancia appena ispida e in punta di piedi lo baciò.
“Dexter è solo un vecchio, caro amico. Quando sto con lui sto bene, lo ammetto, e riesco a ripensare a Matt senza soffrire troppo. Lui era il suo migliore amico, e quando parliamo e scherziamo, ricordiamo mi sembra di sentirlo, di sentire la sua voce, aspetto il momento di vederlo arrivare e abbracciarlo. – abbassò lo sguardo e sospirò – Non essere geloso, te ne prego, e soprattutto fidati di me: ti fidi di me?”
“Ma certo che mi fido di te. – le permise di prende il suo viso tra le mani e si lasciò baciare ancora una volta – Perdonami, non volevo sembrare un fidanzato geloso e petulante, e solo che ci tengo così tanto a te…”
“Ed io tengo a te: è solo grazie a te se non sono ricaduta nella dipendenza, se sono riuscita a superare la perdita, la depressione… - lo abbracciò, forte – Tu sei stato la mia salvezza, Cole Monaghan, e qualsiasi cosa accada non smetterò mai di essere in debito con te.”
“Mi rendi così felice, Charlotte, così felice… - la baciò, questa volta con più ardore, la strinse forte  - Ti amo.”
Lei sorrise, non rispose, e lo baciò ancora una volta, zittendo la vocina fastidiosa nella sua testa che le sussurrava sensi di colpa: sapeva che lui si era accorto del suo evitare di proposito  qualsiasi tipo di risposta al “ti amo” appena pronunciato, sapeva che lei non l’amava nello stesso modo in cui lui amava lei, ma sapeva anche che non avrebbe fatto nulla, che le avrebbe dato tempo. Tempo, certo, ma quanto? Quanto tempo necessita l’amore per sbocciare, e chi dice che sboccerà mai? Cosa avrebbe fatto tra uno, due, dieci anni, se questo amore non si fosse manifestato come lei sperava?
Non aveva risposte, nessuna.
Continuò a baciarlo, affondò le mani nelle onde color dell’ebano dei suoi capelli sempre più lunghi e poi gli sfilò la giacca e lo prese per mano.
“Vieni, andiamo a letto.” Sussurrò, iniziando a camminare verso la stanza da letto poco lontano, sorridendogli sorniona.
“Letto? Vuoi andare già a dormire? – lanciò un’occhiata all’orologio da parete appeso nell’ingresso – Non sono neanche le dieci e mezza.”
“Dormire? – chiese retoricamente, rise scuotendo la testa – E chi ha mai parlato di dormire?”
“Oh…. Capisco. In questo caso…”
Lasciò la frese in sospeso, l’abbracciò da dietro, le baciò il collo e barcollando a causa dei loro corpi malamente intrecciati e ridendo come due bambini entrarono nella stanza da letto di lei e si chiusero la porta alle spalle.


 

**



La prima volta che Cole incontrò Charlotte era tarda sera, fuori pioveva e Matt era furioso come mai prima; l’amico non l’aveva mai visto così sconvolto, arrabbiato e deluso, eppure quella precisa sera stentò a riconoscere il sempre socievole e allegro Matthew, il ragazzo conosciuto in un pub per puro caso e con cui da un anno aveva aperto una pasticceria.
Dietro di lui, timida e bagnata come un pulcino, c’era Charlotte, valige dall’aspetto pesante strette in mano e sguardo basso e colpevole dipinto sul viso pallido incorniciato da capelli biondo-ramati dello stesso colore del fratello maggiore. Matt parlava spesso di Charlotte, non perdeva mai occasione di elogiare davanti a Cole e agli amici le straordinarie doti della sorella minore, il suo talento, la sua caparbietà, il successo meritato che l’aveva portata lontano, a Parigi, ad essere l’assistente di uno dei più lodati e rispettati professori della Paris-Sorbonne, Gaspard Dubois, ma mai prima di quella sera Cole aveva incontrato Charlotte, ammirato il suo viso.
La ragazza dagli occhi tristi, pensò Cole non appena la vide, aveva un fascino tutto suo, una bellezza di altri tempi che gli ricordò uno di quei quadri di Raffaello che aveva visto durante un suo viaggio in Italia, tanti anni prima.
Si chiese cosa avesse fatto quella bella ragazza dagli occhi tristi per adirare in quel modo il tranquillo Matt, avrebbe voluto chiederglielo, invece non disse una sola parola e si precipitò ad aiutare la ragazza, a farla entrare nella pasticceria e offrirsi di prendere il suo cappotto color lilla zuppo di pioggia.

“Stai bene? – le chiese, rivolgendole la parola per la prima volta, ma lei non rispose – Ragazza, sei davvero fradicia: lascia che ti prepari una tazza di buon tea caldo. Abbiamo dell’ottimo tea, sai?”
“Non voglio niente, grazie.” Disse lei, sussurrando e rimanendo ferma al centro della stanza, dietro di lei le orme liquide dai contorni più scuri lasciate dai suoi stivaletti.
“Insisto, e poi se ti venisse un raffreddore Matt se la prenderebbe tantissimo. – sorrise educatamente e le porse una mano – Sono Cole, suo amico e socio. Tu devi essere Charlotte, sua sorella.”
“Sì, sono io. – rispose freddamente, senza stringergli la mano, scegliendo invece di sedersi ad un tavolino poco lontano – E se proprio insisti, allora accetto questo tuo mirabolante tea.”
“Non te ne pentirai, credimi. – le riservò un sorriso, cercò senza successo di incontrare il suo sguardo – Torno subito.”


Cole tornò dieci minuti dopo con un vassoio rosso su cui erano state adagiate due tazze di tea fumante, e con attenzione le posò sul tavolo, una davanti a Charlotte e l’altra davanti alla sedia vuota su cui si sedette successivamente.
Nei dieci minuti trascorsi, il moro aveva cercato di far parlare Matt, capire cosa fosse successo tra i due fratelli, ma il maggiore come la minore sembrava essersi chiuso in uno strano mutismo e non essere incline al dialogo.
“Allora, Charlotte, potrei sapere cosa sta succedendo? Tuo fratello si è ammutolito, e ad essere sinceri questa situazione mi sta preoccupando.”
“Non preoccupartene, non sono affari tuoi! – esclamò piccata lei, forse troppo bruscamente – E poi Matt ha tutte le ragioni di essere arrabbiato con me: sono un totale disastro, l’ho deluso e…”
Sospirò, sopprimendo malamente un singhiozzo e scosse la testa: “Se solo non avessi fatto determinate scelte, se solo non fossi stata così stupida adesso non sarei in questa situazione, in questo pasticcio…”
“Qualsiasi cosa sia successa sono certo che si sistemerà e che Matt ti perdonerà. – posò una mano su quella di lei, azzardando un gesto che molti avrebbero considerato sfacciato – Lui ti adora, non fa altro che parlare di te, elogiarti e non potrebbe mai, mai portarti rancore.”
“Lo dici perché non sai cosa ho fatto. – si morse un labbro, fece scivolare la mano da sotto a quella di lui e tornò a posarla attorno alla tazza calda di tea – I frutti marci delle mie azioni mi perseguiteranno per sempre, non posso più sfuggire… è solo questione di tempo prima che lo vengano a sapere tutti.”
“Senti, non so cosa ti sia successo, non voglio sapero ma sono certo di una cosa: fino a quando avrai Matt tutto andrà bene. Lui c’è sempre, per tutti, e ci sarà anche per te… sei la sua sorellina, la sua famiglia, e la famiglia non si abbandona, mai. Lascialo sfogare, adesso, e domani, quando la pioggia sarà cessata e la notte avrà portato consiglio vai da lui e parlagli. – cercò ancora una volta lo sguardo chiaro della ragazza, ancora una volta sorrise e quella volta giurò di aver visto sulle sue labbra un’ombra di un sorriso – Tutto andrà bene, vedrai. Le cose tra te e Matt si sistemeranno, te lo prometto.”



 
**



“Non permetterò a nessuno di farti soffrire ancora, piccola. – sussurrò Cole, osservando Charlotte dormire abbracciata al suo corpo nudo – Ti terrò al sicuro, ti proteggerò e farò in modo che tu non debba più soffrire la perdita di nessun caro. Non dopo aver perso Matt, non dopo…”
Sospirò, la strinse più forte e le baciò il capo: “Ti amo, Charlotte, e so che un giorno, spero tra non troppo, anche tu mi amerai come ti amo io.”



 
*



NDA: Salve, gente! Nuovo capitolo, capitolo in cui lasciamo un attimo da parte Dexter e Charlotte per conoscere meglio Cole, questo ragazzo che tanti di voi non riuscivano ad inquadrare. Spero vi siate fatti un'opinione più chiara di lui e, soprattutto, che il capitolo vi sia piaciuto.
La foto animata-banner dovrebbe rappresentare il momento del primo incontro tra lui e Charlotte, il sorriso che lui le regala nel tentativo di farla parlare e stare meglio.
Grazie, come sempre, a tutti voi che seguite la storia e recensite. Continuate a lasciarmi i vostri preziosi pareri e a chi ancora non lo ha fatto invito a lasciarmene uno! :3
Alla prossima,
V.
 
  
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