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Autore: suni    25/11/2008    8 recensioni
“Bene, allora ti lascio fare,” continua Konohamaru. Intanto Sasuke sposta la mano, abbassandola vicino al viso. “Io vado a…”
E Sasuke si stira, allungando le gambe e le braccia fino a tendere i muscoli e storcendo voluttuosamente la schiena. Sbadiglia leggermente, mentre lo fa, strizzando un po’ gli occhi e piegando indietro il collo. La sua maglia si arrotola sotto le spalle scoprendo il fianco e Naruto si dimentica completamente di ascoltare Konohamaru, di non spalancare la bocca e anche di respirare.
[Legata a Konoha, mattina]
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Konohamaru, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, mattina'
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Sto raggiungendo la deficienza perfetta, e ne sono piuttosto fiera preoccupata.

Questa flash totalmente inutile, improbabile e senza senso è qui esattamente per la ragione suddetta. Mi è venuta in mente a notte fonda mentre mi mettevo a dormire e non ho saputo impedire a me stessa di scriverla, al mattino.

Non so quanti di voi conoscano le strip di Calvin and Hobbes, quel capolavoro di fumetto del geniale Bill Watterson; di fatto l’immagine topica di questa fic è nata facendo un parallelo tra Sasuke e Hobbes (non chiedetemene la ragione…) ed è alle movenze del tigrotto quando si stiracchia che mi sono ispirata. Sì, Hobbes è una tigre, quindi perché intitolare la storia “Gatto”..? Beh, perché è una tigre gattesca e si stiracchia come un micio.

 

Questa storia è, ancora una volta, collegata all’universo di Konoha, mattina e Mimizu. Idealmente i nostri sono un po’ più giovanini, intorno ai vent’anni.

È tutto.

Hasta pronto.

suni

 

Gatto

(Come Calvin e Hobbes)

 

 

 

“Ottimo lavoro, Naruto.”

Il giovane sogghigna orgoglioso, con quel ceffo malandrino e preoccupante che lo caratterizza dall’infanzia, passandosi una mano dietro la nuca bionda mentre l’altra stringe ancora la maschera da ANBU.

“Grazie, Hokage-sama,” risponde soddisfatto.

“Puoi consegnarmi il rapporto domani,” continua Tsunade, riportando lo sguardo ai documenti impilati sulla sua scrivania. “Vai pure.”

“Sì, Hokage-sama,” risponde il jinchuuriki, con un accenno d’inchino che sembra più il passo di un balletto che una manifestazione di omaggio. Tsunade lo ricambia con un cenno del capo e uno sguardo tra il divertito e il rassegnato, quindi Naruto le volta le spalle e marcia fuori di lena.

Nel lasciare il palazzo ne percorre i corridoi con andatura spedita e svagata, fischiettando tra sé e facendo roteare distrattamente la maschera intorno al perno del dito teso; incrocia uno Shikamaru straordinariamente frettoloso che saluta con un ampio cenno del braccio.

“Ehilà, Nara!” esclama allegro.

Yo, Naruto,” risponde lo shinobi senza rallentare il passo. “Scusami, devo correre a consegnare un messaggio a Tsunade. Una seccatura.”

Ovviamente. Naruto ridacchia scrollando la testa mentre l’altro lo oltrepassa con un sbuffo d’intesa, quindi si scaraventa fuori. Il sole pieno del primo pomeriggio estivo lo accoglie caldo facendogli socchiudere gli occhi, feriti dalla luce abbagliante; la temperatura è alta ma per fortuna Konoha, immersa nella foresta, è quasi sempre omaggiata da una leggerissima brezza fresca.

Naruto avanza verso la cintura esterna del villaggio, aumentando il passo. Sasuke stamattina gli ha detto che voleva provare una cosa – un jutsu nuovo, presumibilmente – e che avrebbe passato la giornata nei dintorni della lapide ai caduti, ed è lì che si sta dirigendo anche lui, per scoprire cosa il genio abbia in mente. E per vederlo, in generale.

“Ehi, Naruto!” lo raggiunge la voce squillante di Konohamaru, mentre si affretta ad allontanarsi dalle case. Volta il capo con un sorriso, agitando la mano in saluto.

“Buongiorno,” inizia, rallentando il passo per permettergli di raggiungerlo. “Che fai in giro a bighellonare?”

Konohamaru ridacchia cospiratorio, affiancandolo.

“Pomeriggio libero,” risponde, mentre riprendono a camminare. “E tu?”

Naruto annuisce, stringendosi nelle spalle.

“Ho appena concluso una missione,” risponde vago. “Dove stai andando?”

Konohamaru storce le labbra ma non si rabbuia, guardando soltanto vagamente verso il cielo.

“A trovare il nonno e lo zio Asuma,” risponde schietto. “Tu vai da Sas’ke-kun nel bosco?” aggiunge con innocenza, essendo del tutto ignaro della vera natura della loro amicizia.

“Sì. Come fai a saperlo?” chiede Naruto stupito, spalancando gli occhi.

Konohamaru si stringe nelle spalle, spiccio.

“Stamattina è arrivato al quartier generale accompagnando due messaggeri di Suna che lo avrebbero incontrato – e disturbato, ha detto lui – mentre si allenava sul limitare della foresta. Poi se n’è andato via di nuovo in tutta fretta e ho pensato che tornasse lì, e ora ci stai andando anche tu, così mi sono detto…” conclude, vago.

“Sai che con gli anni sei diventato molto meno stupido, Konohamaru?” ribatte Naruto, sogghignando con scherno e palesando una derisoria ammirazione.

“Molto meno di te, in ogni caso! Lo vedremo, quanto ti strapperò il posto di Hokage!” sbraita l’altro, stando al gioco. “A proposito, ho creato un nuovo jutsu speciale della nostra serie,” annuncia sussiegoso, gonfiando il petto.

Dattebayo!“ fa Naruto con entusiasmo.

“Sì, beh, non solo quello,” prosegue l’altro, con fierezza meno esibita, rallentando fino a fermarsi. Naruto gli dedica la sua attenzione ed è in quel momento che lo vede, proprio una decina di metri alle spalle di Konohamaru.

Oltre gli alberi che costeggiano il sentiero c’è una radura, sul cui lato, accanto ad uno steccato, vede un mucchio di foraggio tagliato di fresco. Lì, parzialmente immerso nell’erba ancora morbida, con le braccia appoggiate verso l’alto oltre la testa e le gambe allungate, è appisolato Sasuke. Naruto fa un cenno rapido a Konohamaru, che si zittisce stupito e poi segue la direzione indicata dal suo dito, trattenendo a stento una risata nell’individuare il genio addormentato nello spazio ritagliato tra i rami. Si avvicinano entrambi di qualche passo, cauti e silenziosi.

“Meno male che si stava allenando,” sussurra il più giovane, con un riso muto. Naruto si tappa la bocca con la mano per non mettersi a sghignazzare annuendo freneticamente, estasiato. Questo è materiale di scherno che gli sarà estremamente utile per almeno un paio di settimane: Uchiha Sasuke, il grande erede dello sharingan, addormentato nel fieno come un contadino. Lo punzecchierà ininterrottamente con questa storia e faranno un sacco di sesso. Perfetto.

In realtà Sasuke dorme spesso in pieno giorno. Sembra giudicare di aver esaurito tra i tredici e i sedici anni la quantità di azione frenetica che la natura aveva previsto per lui e che quindi può trascorrere il rimanente della sua esistenza nell’inedia, certo di aver dato quel che doveva dare in fatto di ambizione e ostinazione a tempo debito. Si lascia vivere dolcemente, senza più fare rumore.

Ma questa scena è impareggiabile.

Naruto non ce la fa del tutto a non ridere, si piega di scatto per soffocare la sghignazzata.

“Si muove,” sussurra allora Konohamaru, facendogli rialzare lo sguardo.

Sasuke ha girato la testa, allungando un piede oltre il suo giaciglio d’erba lentamente, con morbidezza. Ha slacciato la casacca da jonin sulla maglia nera e il suo coprifronte si è storto obliquamente, quasi a ricordare la sua affiliazione al sensei Kakashi.

Naruto si lecca involontariamente le labbra, lieto che Konohamaru stia guardando Sasuke e non lui: altrimenti la sua espressione adorante lascerebbe ben pochi dubbi all’amico sul suo piccolo segreto con il genio. Si riscuote, ritornando con i piedi per terra.

“Credo…credo che lo sveglierò, adesso,” osserva, con un ghigno inquietante. Konohamaru sbuffa un’altra risata tra i denti ed annuisce entusiasta.

“Hai già un piano?” mormora incuriosito.

Naruto annuisce coraggiosamente, sistemando il nodo del coprifronte. Ha un’idea eccome.

“Bene, allora ti lascio fare,” continua Konohamaru. Intanto Sasuke sposta la mano, abbassandola vicino al viso. “Io vado a…”

E Sasuke si stira, allungando le gambe e le braccia fino a tendere i muscoli e storcendo voluttuosamente la schiena. Sbadiglia leggermente, mentre lo fa, strizzando un po’ gli occhi e piegando indietro il collo. La sua maglia si arrotola sotto le spalle scoprendo il fianco e Naruto si dimentica completamente di ascoltare Konohamaru, di non spalancare la bocca e anche di respirare.

“Sì, sì,” mormora, del tutto a corto di ossigeno, tutto pervaso da un brivido di calore che gli avviluppa lo stomaco. “A domani.”

Konohamaru si allontana e lui emette un lungo respiro, prima di sorridere tra sé quasi biecamente mentre il suo battito cardiaco torna alla normalità.  Si acquatta leggermente, prende fiato e scatta in avanti di corsa, lanciato verso Sasuke e il mucchio di fieno e già quasi ridendo. Raggiungendoli, si tuffa con slancio, atterrando violentemente su Sasuke.

Il genio ha giusto il tempo di lanciare un urlo di sorpresa – e di dolore – sprofondando nel suo letto erboso, quindi precipitano entrambi a terra e rotolano sul terreno, allacciati.

“Che…idiota!” ruggisce Sasuke con la sua voce irata e rauca. “Dobe! Io ti uccido!”

Il jinchuuriki ride, freneticamente. Sghignazza ancor più incontrollatamente quando il primo pugno lo centra in testa e si limita a stringere la presa sul torace del genio ancora ridendo al secondo cazzotto. Dato con una debolezza finta che è quasi imbarazzante.

“Idiota,” ripete Sasuke sottovoce, stizzito.

E Naruto ride.

   
 
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