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Autore: kuma_g    23/01/2015    1 recensioni
TRAMA: Un ragazzo malato e una ragazza che sorride sulla spiaggia. Non posso dire di più se no tolgo il bello alla storia. ispirata alla canzone "losing your memory" di ryan star,anche se ho modificato alcune parole del testo. Vi consiglio di ascoltarla PRIMA di leggere perché le frasi prese dalla canzone sono integrate con frasi di mio pugno e vi potrebbe risultare difficile individuarle. Probabilmente scriverò un piccolo seguito in cui scriverò come è andata a finire tra la ragazza e la polizia. Sono alle prime armi e mi farebbe piacere qualche recensione, anche le negative-costruttive sono ben accette. Vi lascio alla lettura
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cellulare squilla. Risponde alla chiamata con un "pronto" con un tono che cerca di coprire la tensione. Cerca di far finta di nulla, ma so perfettamente chi è. Mia madre. Ascolta per un po'. Sento la voce di mia madre trasparire a malapena dal cellulare. E' agitata. Julie interrompe la sua sfuriata con "Non tornerò indietro" e riattacca. Spegne il cellulare così non potranno rintracciarci. Mi sorride; sa che il capolinea è vicino, ma sta cercando di comportarsi come se non lo sapesse. Ormai è fatta. Tra poco la polizia inizierà a cercarci e non ci vorrà molto perché ci trovi, ma non così poco da fermarci. La metropolitana si ferma. Spinge la mia sedia a rotelle sulla banchina. Mi chiedo dove andremo. Prima siamo andar in uno zoo e ci siamo mangiati un gelato, non importandocene che sia inverno. Saliamo in superficie e mi conduce in una chiesa. Spinge la mia sedia vicino all'altare, esce dalla borsa uno straccio bianco e se lo mette in testa. Mi guarda teneramente e invoca Dio, perché"quando due o più di voi si riuniscono nel mio nome io sono con loro", mi aveva insegnato lei questo espediente per rendere legale, almeno religiosamente, quello che stava per fare. Pronuncia i voti matrimoniali. La ascolto e ho paura di non avere la forza sufficiente a pronunciare i miei. Scandisce bene parola per parola, anche quando dice "finché morte non ci separi", e per un attimo ci credo anch'io, che la morte sia davvero lontana. Finisce e aspetta che io inizi. Maledette labbra che non vi muovete. Sposarmi e' sempre stato un mio desiderio e avevo detto quel giuramento tra me e me un sacco di volte. Riesco a fatica a pronunciare metà del voto mentre una cornamusa che qualcuno suona fuori copre le mie parole. Lei si china e mi bacia. La mia mente viene invasa dal ricordo di quando le dissi di essere malato e che sarei morto. #Le dissi che avrei capito se se ne fosse andata, non era piacevole stare con qualcuno che stava morendo. Julie mi aveva preso le mani e mi aveva detto "anche io sto morendo. Giorno dopo giorno mi avvicino alla mia morte. La differenza e' che tu sai quanto manca. Ma la vita è imprevedibile. Potrei morire prima di te e tu mi ami comunque, perché io dovrei smettere?" e mi aveva baciato.# Riprendo coscienza che non sono più in chiesa, ma disteso sulla spiaggia del Montauk, vedo il faro che si staglia sulla collinetta. E' inverno e la sabbia la sento fredda, anche se non riesco più a percepirne la consistenza. Dove sei andata Julie? Un altro ricordo mi era apparso in mente. #Julie che viene a farmi compagnia a casa. I miei devono sbrigare non so quali commissioni. Mi porge una tazza della mia amata cioccolata calda, ma mi cade. Non ho più forza. Lei ha sul viso uno sguardo preoccupato ma poi si riprende e mi fa un sorriso; so che vorrebbe piangere ma davanti a me non lo fa; la mia Julie e' una piagnucolona e so che sta dando il meglio di sé. Eppure con lei e' l'unico momento della giornata in cui riesco a vivere con spensieratezza, come se fossi sano, perché lei non piange ogni volta che mi guarda, come la mamma. Perché doveva succedere ora? Tutti e due sappiamo che una tazza rotta non è solo un incidente. Julie mi prepara e usciamo. Io non oppongo resistenza perché ho sempre odiato quella stanza.# Quando torno di nuovo in me lei è accanto a me. Sono seduto con la testa poggiata sulla sua spalla e la sua testa appoggiata sulla mia; guardiamo verso il mare, anche se io non vedo più niente. Deve essere il tramonto perché sento l'aria fresca della sera. Ho freddo. Sento, anche se ovattata, la sua voce. Sento che sorride anche se il suo corpo è teso nel tentativo di non piangere. Chissà da quanto parla da sola. ".....voglio ricordare questo giorno, perché secondo me i sogni dovrebbero essere così". Vorrei solo restare, vorrei tenere questo sogno sempre dentro di me. Nella mia testa inizia a scorrere tutta la mia vita e man mano che i ricordi si presentano alla mente svaniscono. Ricordo la mia infanzia, la prima volta che ho visto Julie, il primo bacio, tutte le uscite e le cene, i compleanni, le feste, le volte che l'ho fatta piangere e quelle in cui l'ho fatta ridere, tutte le volte che mi ha salvato dalla disperazione con la sua vitalità e il suo sorriso; ricordo la tazza, lo zoo, il gelato, il matrimonio, lei bellissima anche con un velo gatto con uno straccio da cucina, la cornamusa, il nostro bacio. Vorrei asciugare le lacrime che verserà per un indegno come me, vorrei vivere anche un solo secondo di più per bearmi ancora del suo sorriso, vorrei dirle che la amo, ma questo corpo ormai non mi risponde più. E' ora di svegliarti dal sogno, piccola mia. La sento chiedermi di svegliarmi una prima volta. Non le rispondo. Mi fa girare e continua a chiedermi di svegliarmi, ma non ho più le orecchie né sento i leggeri scossoni che mi sta dando continuando a ripetere il mio nome mentre gli occhi si riempiono di lacrime, anche se cerca di trattenersi. All'ennesimo silenzio capisce che non le risponderò più. Piange e grida il mio nome e mi stringe mentre continua a piangere senza sosta sul mio collo. Sussurrando il mio nome fra i capelli del corpo ormai freddo che stringe tra le braccia.
   
 
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