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Autore: SylviettaMyss    23/01/2015    1 recensioni
... se nuovamente un pazzo creasse un gioco dove le persone muoiono veramente?
... se la figlia di Kirito si trovasse in quel gioco?
... se incontrasse niente-popò-di meno che Kai Hiwatari, finito anche lui lì per caso?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Asuna Yuuki, Kazuto Kirigaya, Un po' tutti, Yui
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Episodio 9: Nella realtà

You could be my someone 
you could be my sea 
you know that I'll protect you 
from all of the obscene 
I wonder what your doing 
imagine where you are 
there's oceans in between us 
but that's not very far 

BLURRY - PUDDLE OF MUDD

Nulla avrebbe potuto scostarlo da lì. Da quando Ayame aveva indossato il suo vecchio Nervegear ed era entrata nel gioco non l’aveva più lasciata. Si era fatto portare i propri strumenti nella stanza dov’era ricoverata la ragazza. Non si sarebbe mai perdonato di perderla in quel modo.

Così Kazuto Kirigaya, Kirito come ancora lo chiamava qualche volta Asuna, aveva passato quegli ultimi due anni: attaccato ad un computer, cercando di modificare il gioco. Ma era inutile, i codici che quell’organizzazione aveva usato erano incomprensibili. Ancora si chiedeva come fosse stato possibile addentrarsi in un gioco on-line e cambiare tutte le impostazioni e il linguaggio cifrato che solo il creatore poteva conoscere.

Lavorava giorno e notte, si distraeva solo per controllare che la figlia stesse bene. Lei era immobile, distesa nel letto dell’ospedale, proprio come quando l’avevano trovata nella sua vecchia stanza. Sugu era in lacrime e tentava in tutti i modi di scusarsi, mentre Asuna si era gettata sulla figlia, in un pianto disperato. Lui, invece, era rimasto immobile, sulla soglia della camera e non riusciva a capacitarsi di quello che era successo.

In quel momento il mondo gli cadde addosso e temette per la prima volta di perdere tutto quello che di più caro aveva al mondo. Perciò aveva deciso che avrebbe lavorato giorno e notte per liberarla. Sembrava tutto inutile e temeva che l’unico modo per uscire dal gioco sarebbe stato finirlo.

Si girò con la poltroncina e fissò la figlia. Poi si alzò in piedi e le si avvicinò, controllando che gli strumenti funzionassero e che le flebo fossero cambiate. Tutto a posto, almeno dal punto di vista medico. Era come in uno stato di coma, in vita, ma chissà la mente dov’era. Chissà quali avventure stava vivendo… Chissà se si fosse trovata in difficolta, se avesse avuto qualcuno su cui contare…

In quel momento entrò Asuna. “Dovresti fare una pausa…” Disse, sapendo che avrebbe avuto una risposta negativa. Infatti, Kirito si limitò a muovere la testa a destra e a sinistra. “Vatti a prendere qualcosa, sto io qui con Ayame…” Continuò la donna. “… lei è la dentro per colpa mia … “ Sussurrò poi. “… non è stata colpa …” Venne interrotta bruscamente. “Invece si! Sono tutti rinchiusi la dentro a rischiare la pelle per un mio sogno egoistico!” Gridò lui.

Asuna non insistette, lo conosceva molto bene e sapeva quanto stesse soffrendo. Si sentiva responsabile dell’accaduto, anche se il gioco era stato violato. La sua idea iniziale era quella di creare un mondo dove ogni emozione e ogni sensazione fosse reale, proprio come vivere, ma in una realtà virtuale. Per lei, invece, era stato diverso. Aveva deciso che avrebbe aiutato il prossimo, così era diventata prima medico, poi pediatra. Infondo, aveva sempre amato i bambini, l’aveva scoperto con Yui.

Si sentiva una donna a metà e le mancavano quelle emozioni che aveva provato con quella bambina. Così aveva deciso che ne avrebbe avuta una tutta sua, nella realtà. Dopo mille difficoltà e alcuni aborti, era arrivata Ayame. Era una bella giornata di primavera, quando la sua piccolina era nata. Inizialmente voleva chiamarla proprio Yui, ma a Kirito non parve giusto. Sarebbe stato come dimenticare la bimba conosciuta in Sao, sostituita da una reale. Era stato lui a decidere di chiamarla Ayame, “Iris” come i fiori sbocciati la mattina della sua nascita, nel parco accanto all’ospedale.

Ricordava ogni singolo attimo, passato con la figlia… quando le acconciava i capelli corvini, le preparava la colazione, la consolava per una caduta e le medicava i graffi, le fiabe prima di andare a dormire… persino momenti intimi, come quando era diventata donna… i suoi dubbi, le prime cotte…
Asuna iniziò ad intristirsi, e le lacrime non tardarono ad arrivare. A quella vista, Kirito stette ancora più male. Non riusciva a sopportare tutto quel dolore.
… Ma Ayame non era morta… e non sarebbe morta!
 
Si sedette nuovamente e, deciso più che mai, si rimetté subito al lavoro. Era sicuro che avrebbe trovato un modo per aiutarla.

Gli sembrò un sogno quando trovò quell’errore. “Asuna!” Esclamò. La donna gli si avvicinò, guardando il computer. “Ho trovato!” Esclamò ancora. Lei lo guardò dubbiosa, ma speranzosa. “C’è un errore… ricordi la nostra baita in Sao? Si trova ancora là, è un mucchio di macerie, ma posso modificare alcune specifiche e creare una stanza dove comunicare! Cercherò di fare in modo che Ayame arrivi là!” Continuò. “Puoi attirarla con una scusa… puoi dire che ci sono dei cristalli in grado di teletrasportare le persone, come avevamo in Sao…” Suggerì Asuna. “Ottima idea! Spero solo che il messaggio arrivi a lei e a nessun altro… “ Disse infine.

All’inizio si trovò solo davanti alla webcam. Non sapeva dove iniziare, voleva dirle così tante cose… ma il tempo stringeva e cercò di limitarsi alle cose più importanti…

 
Spero vivamente che tu sia riuscita ad arrivare qui! Sono riuscito a entrare in uno dei server del gioco e a lasciarti questo breve messaggio! … non so come, ma un’organizzazione segreta è entrata nei server del gioco e ha modificato il sistema… ogni giorno cercavo di cambiarli e di riportare tutti indietro… ma non ci riuscivo e non ci riesco tutt’ora ….temo che l’unico modo sia finire il gioco … sconfiggere l’ultimo boss … per fortuna sono riuscito a caricare le armi che usavamo io e tua madre… spero che ti siano utili in qualche modo …
 
Ma poi l’emozione fece capolino e si fece sfuggire qualcos’altro in più…
 
… mi dispiace di non esseri stato accanto in questi anni come avrei dovuto! Sai, io avevo un sogno, volevo che tutte le persone potessero vivere in un mondo sicuro, dove non muori mai per davvero, un luogo dove potessi sentire tutte le sensazioni che provi come nella realtà… ho iniziato a lavorare a questo progetto … ma poi se arrivata tu e il mio mondo era cambiato… ero poco più che un ragazzo e non sapevo cosa fare …
 
… avevo iniziato ad avere paura … volevo proteggerti … ma non avrei potuto farlo per molto … ad ogni compleanno ti allontanavi sempre più da me … come potevo scusarmi della realtà del mondo ... avrei voluto cambiarla per te ma non potevo farlo … ma sapevo che passo dopo passo saresti riuscita a cavartela anche senza di me …

… non posso più seguirti … sei abbastanza grande da sapere quello che vuoi … vorrei soltanto rivederti sorridere e vivere … ti voglio bene, bambina mia …

 
Chiuse il messaggio, ansimando. Lo mandò in quella stanza che aveva creato, insieme alle spade che aveva avuto l’accortezza di conservare. Click, poi crollò. Batté i pugni sulla scrivania e iniziò a piangere, maledendo prima se stesso per aver avuto quell’idea, poi l’organizzazione responsabile di tutto.

Un’organizzazione segreta e malvagia, che anni prima usava i ragazzini, con la scusa di un gioco, per accaparrarsi potentissimi mostri per poter conquistare il mondo…

...  una certa Borg … 
 
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Salve a tutti!
Per fortuna, sono riuscita a scrivere il capitolo abbastanza in fretta e vi avverto subito che anche quello che segue e in fase di scrittura...
... verrà tanta neve ...
Che dire di questo... TADADAN! MISTERO SVELATO!
Mi piace l'idea che arrivati alla fine alcuni di voi avranno esclamato "No! Lo sapevo!"... 
Piano piano, vi sto svelando tutto ... ma calma, cìè tempo prima della fine... 
... e dovranno ancora accaderne delle belle ...
Continuate a seguirmi e a commentare!
A presto!
SylviettaMyss
 
  
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