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Autore: spud    25/11/2008    0 recensioni
Piccola ff senza pretese, nata qualche tempo fa come un racconto. Sheba è una ragazza intelligenteche vive in pace nell'Arcipelago insieme a suo nonno. Ma una serie di strani avvenimenti porteranno all'immediato cambiamento della sua vita. Recensione ben'accette, belle e brutte.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo: L’isola

Haworf era un piccolo villaggio sull’isola di Piuma,collocata nell’Arcipelago. L’Arcipelago, contava undici isole, un numero molto elevato considerando il mare su cui era situata. Piuma era una piccola isoletta, la più piccola, piuttosto lontana ed esclusa rispetto alle altre. Infatti Piuma, veniva spesso dimenticata e la maggior parte degli abitanti dell’arcipelago ignorava l’esistenza di Haworf. Ma agli abitanti di questo piccolo villaggio, questa reclusione non dispiaceva, erano in maggior numero persone bigotte e ottuse, che pensavano solo al loro orto e al loro gregge. Avvolte credevo di essere l’unica ad ammirare lo splendido paesaggio su cui vivevamo. Non ero una ragazza molto socievole, preferivo passare il mio tempo ad osservare le bellissime collinette verdi e marroni, stagliate contro il cielo grigio, che sfumavano in spiagge sabbiose e paradisiache. Forse è per questo che al villaggio mi credevano stupida. Ma poco importa.

Ad Haworf, Abram Hunt, mio nonno, gestiva una piccola biblioteca. Devo molto a mio nonno: oltre a fatto che mi ha accolta “amandomi dal primo istante in cui mi ha vista” nella sua casa dopo essere rimasta orfana quando avevo due anni, era grazie a lui che potevo considerarmi una delle poche ragazze veramente istruite di Piuma. Tutto grazie alle sue lezioni, didattiche e morali, e hai libri che mi consigliava. Vivevo con lui nell’appartamento sovrastante alla biblioteca, era un piccolo locale, appena una stanza da letto, un catino e una cucino con tavolo per i pasti. Io dormivo in un minuscolo soppalco sopra la camera di Abram. Era una stanzetta microscopica, c’era spazio solo per il letto e un comodino. Ma la adoravo lo stesso. Purtroppo però, la nostra felicità era compromessa da inutili e stupidi motivi economici. La biblioteca e l’appartamento non erano nostri, era stata affittata a mio nonno per duecento rami d’oro l’anno, che non era neanche la metà delle nostre entrate. Ma cercavamo lo stesso di essere felice, perché, come ripeteva spesso mio nonno, “Non bisogna mai disperare per ciò che non si ha, ma ringraziare per ciò che già si possiede.”.

  
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