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Autore: Ily18    25/11/2008    1 recensioni
Michael e Sara si ritrovano a vivere nello stesso quartiere e non solo, Michael scopre che Sara è la sua nuova vicina di casa di cui tanto aveva sentito parlare in giro.
Come andrà a finire?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Michael Scofield, Sara Tancredi | Coppie: Michael/Sara
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Ciao a tutti! Sono riuscita a scrivere il capitolo 13 senza che nessuna delle mie amiche mi minacciasse di picchiarmi se non avessi cotinuato, è un bel traguardo!! eheheh
Alura... In questo capitolo leggerete.... Naaaaah, non vi dico nulla, eheheh.
Okey Dokey gente! Buona lettura e grazie 1000 per i vostri commenti!



Sara dondolava pigramente su una delle vecchie altalene lì nel parco già da qualche minuto.
Era arrivata un po’ prima del previsto all’appuntamento che lei e Michael si erano dati qualche ora prima, perché la sola idea di continuare a rimanere chiusa in casa a pensare a tutto quello che le avrebbe potuto dire quella sera, la stava facendo impazzire.

Per cui eccola lì, una donna adulta che cercava di liberare la mente da ogni possibile pensiero negativo, dondolando su una vecchia altalena arrugginita.

‘Non sei così ingenua vero?’ Chiese la vocina nella sua testa, quasi volesse provocarla. ‘Sai che questo non sarà mai abbastanza da farti pensare ad altro…’ Continuò, quasi volesse sottolineare il fatto che uno come Michael Scofield –o anche solo un pensiero che lo riguardasse- era terribilmente difficile da ignorare o dimenticare…

“Ovvio che no…” Le rispose Sara, concedendosi il lusso di dare voce ai suoi pensieri, visto che nel parco non c’era nessun’altro a parte lei. “In più tu sei così gentile da lasciarmi pensare a lui ogni singolo secondo…” Sbuffò, dando un calcetto ad una pietra vicino al suo piede destro e continuando a fissare la terra rossa ai suoi piedi.

‘Il punto è che ti sei lasciata andare troppo in fretta con lui,’ la rimproverò la vocina, ‘quando sapevi benissimo che sarebbe finita così!’

“Così come?” Chiese Sara quasi con tono ingenuo. “Con me che dondolavo su una vecchia altalena che potrebbe crollare da un momento all’altro?” Chiese a sua volta provocatoria, sperando di stizzire la sua noiosa vocina.

‘No, ma ora che me l’hai fatto notare, grazie per aver messo a rischio trauma cranico tutt’e due!’ Disse la vocina irritata, forse infastidita e impaurita dal poco rassicurante cigolio delle catene arrugginite.

Sarà alzò lo sguardo per osservare i bulloni arrugginiti che collegavano le catene dell’altalena alla vecchia struttura in metallo che la reggeva. “Cosa sarà mai!!” Esclamò con una noncuranza che non era da lei, ridendo tra sé e pensando che sarebbe potuta realmente cadere da un momento all’altro. “Sono un dottore, penso di sapere uno o due trucchetti per farmi passare un trauma cranico.” Aggiunse sempre ridendo tra sé.

‘Già.’ Concluse la vocina. ‘Ma che mi dici a proposito del cuore spezzato che avrai tra qualche minuto?’ Ed ecco le parole che fecero tornare Sara allo stato catatonico di qualche minuto prima, quando l’unica cosa che faceva era fissare la terra ai suoi piedi e pensare a Michael.

E così, la conversazione nella testa di Sara si concluse, con la noiosa vocina che, come sempre, trovava qualche argomento che la portava dalla parte della ragione.

Avrebbe dovuto andarci piano da subito con Michael. Avrebbe dovuto dar retta a quella stupida, noiosa vocina, che però sapeva il fatto suo. Sapeva com’era fatta Sara e aveva intuito fin da subito che non avrebbe dovuto buttarsi così facilmente tra le braccia di uno sconosciuto.
Avrebbe dovuto ascoltare la vocina e ignorare quello stupido e inutile muscolo che le batteva in petto e che le aveva suggerito sin dal primo momento che l’aveva visto, che Michael Scofield era la persona giusta con cui lasciarsi andare completamente.
Ora quello stupido muscolo avrebbe subito l’ennesima ferita e, Sara ne era certa, c’erano tutti i presupposti perche questa volta risultasse fatale e incurabile.
Questa volta la ferita sarebbe rimasta aperta in eterno, perché dopotutto, uno come Michael Scofield capitava ogni 100 anni.

“Sai,” la sua voce, bassa e calda come sempre, la colpì alle spalle all’improvviso e per un momento pensò di aver immaginato tutto. Girando improvvisamente di scatto la testa per guardarlo, notò che, sì, Michael era effettivamente lì. Nel giro di qualche secondo lo vide sedersi sull’altalena alla sua sinistra. “Questa era la mia altalena preferita quando mia madre portava me e Linc qui.” Continuò Michael, indicando l’altalena dov’era seduta Sara.

Il sorriso di Michael che seguì quella semplice frase, fece sì che tutte le farfalle saldamente rinchiuse nello stomaco di Sara prendessero il volo, scatenando varie emozioni in ogni singola parte del suo corpo.
E il modo in cui lui aveva leggermente socchiuso gli occhi -un movimento quasi impercettibile che a Sara sembrava sempre così lampante-; quei suoi occhi blu-verde che Sara adorava e che ogni volta la facevano volare con la fantasia al mare limpido e cristallino di milioni di luoghi esotici che avrebbe tanto voluto visitare con lui.
‘Perché diavolo Michael Scofield riusciva ad avere un effetto così devastante su Sara Tancredi?’ Si chiese tra sé. ‘Credo c’entri la fisica… O la chimica…’ Le suggerì la vocina nella sua testa, che Sara rinchiuse immediatamente in quella parte di cervello che le riusciva sorprendentemente facile ignorare.

Questa era una conversazione a due. Solo lei e Michael.

“Sapevo che era la tua preferita.” gli rispose finalmente, cercando di suonare seria e con uno strano sorriso sulle labbra. In teoria quello sarebbe dovuto assomigliare al sorriso che lui le faceva sempre quando stava per farle una battuta, ma Sara era sicura che quello che le era uscito non poteva nemmeno lontanamente assomigliare al sorriso perfetto di Michael. “Mi son seduta apposta su questa, così non avresti potuto farlo tu.” Alzò un sopracciglio cercando di risultare intrigante, ma si sentiva quasi stupida a sprecare tempo prezioso in quel modo, quando c’erano mille cose che gli avrebbe voluto chiedere, mille domande di cui voleva sapere la risposta.

Bastò vedere il sorriso aprirsi sui lineamenti perfetti delle labbra di Michael per farle dimenticare che non erano lì per farsi delle battutine, ma per parlare di roba seria.
Se la vocina nella sua testa avesse avuto libero accesso ai pensieri che le ronzavano in testa in questo momento, di sicuro non avrebbe perso occasione per prenderla in giro su quello che pensava del sorriso di Michael.

“Wow Tancredi,” Sara adorava sentirsi chiamare in quel modo da lui. Odiava il suo cognome e tutto quello che significava essere la figlia del Governatore, ma in bocca a Michael tutto suonava così dolce e melodioso, che avrebbe sopportato in eterno il suono del suo cognome pronunciato da lui. “telepatica e dispettosa…” Lo vide girare leggermente il viso alla sua destra, di modo che i suoi occhi color del mare si incrociassero con i suoi color nocciola.
Rimase pietrificata nel registrare il gesto seguente di Michael, che la lasciò letteralmente senza aria nei polmoni.
Lentamente, quasi come se volesse che l’attesa risultasse una dolce tortura per lei, alzò la mano destra per portarla vicino al viso di Sara e sempre più lentamente e con dolcezza infinita, le spostò dal viso una ciocca di capelli, sistemandola dietro l’orecchio sinistro di Sara. “C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare su di te…” Aggiunse, non distogliendo lo sguardo dal viso di Sara.

La battuta di Michael fu seguita da un silenzio che sembrò durare ore, ma che a nessuno dei due sembrava pesare. Rimasero semplicemente lì a guardarsi, persi l’uno negli occhi dell’altro, senza bisogno di aggiungere una singola parola a quel discorso che ormai a Sara sembrava molto chiaro e cristallino.

Sara notò lo sguardo di Michael cambiare, come se avesse appena intuito, semplicemente guardandola negli occhi, quanto lei in quel momento si sentisse perduta e confusa.
Lo vide allontanarsi leggermente, ricreando quella distanza tra i loro corpi e non solo.
Ancora una volta le era sembrato che l’uomo che le sedeva a fianco, solo a qualche centimetro di distanza, non fosse lo stesso uomo di cui lei era perdutamente…

“Sai…” Sara dovette interrompere la sua linea di pensieri per iniziare ad ascoltare Michael che improvvisamente aveva iniziato a parlare. Ma ne era più che certa, quelle che stava per sentire non sarebbero state le parole che Michael avrebbe già dovuto dirle qualche ora prima. “Una volta -avrò avuto forse 7 anni- sono caduto in quello stagno.” Inizialmente Sara si limitò a corrugare le sopracciglia e a piegare leggermente la testa di lato, come ad enfatizzare il fatto che ogni parola che pronunciava Michael, la confondeva sempre di più. Poi, seguì con lo sguardo il gesto che Michael aveva fatto con la testa, per indicare lo stagno che si trovava di fronte a loro, a qualche metro di distanza.
Se c’era una cosa che Sara non capiva in questo momento, era perché Michael si ostinasse a rimandare oltre quello che aveva realmente intenzione di dirle.

“I bambini a quell’età sanno essere perfidi, sai?” Lo sentì riprendere a raccontare quel suo ricordo, occhi fissi sempre sul lago e il suo prezioso sorriso rivolto al vuoto di fronte a lui. E riprese a parlare, come se fosse completamente sicuro che Sara mai e poi mai l’avrebbe interrotto finché non fosse arrivato al punto. “Avevano deciso che il mio modellino del Taj-Mahal era molto più interessante dei loro camion dei pompieri e si diedero da fare per prendermelo.”

Sara avrebbe tanto voluto alzarsi da quella stupida altalena e urlargli di smettere di girare intorno al problema e semplicemente di arrivare al punto, di modo che l’angoscia che provava sarebbe svanita, ma… Ma come poteva anche solo pensare di interromperlo e negarsi l’egoistico lusso di sentirlo parlare di lui? Di rivivere con lui periodi della sua vita di cui altrimenti non avrebbe mai sentito parlare? Di notare come i suoi occhi si illuminassero al solo nominare quel modellino che di sicuro tanto adorava?
No, non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Per cui optò per la via più facile ed egoisticamente perfetta. Sarebbe rimasta seduta su quell’altalena ad ascoltarlo parlare per sempre, se questo avesse voluto dire stare insieme a lui. Certo, non risolveva il problema, ma aiutava a renderlo meno pesante. ‘Cavolo se aiutava!’ Pensò Sara.

“Sai, ci tenevo tantissimo a quel modellino, perché era un regalo…” Sara riprese ad ascoltarlo rapita. “Il mio patrigno me l’aveva portato da uno dei suoi tanti viaggi intorno al mondo, per cui aveva un significato particolare per me.” Notò il sorriso di Michael ammorbidirsi al solo menzionare il suo patrigno, di cui tra l’altro Sara non aveva mai sentito parlare prima. In quel momento, milioni di parole da dire le passarono per la mente, ma nessuna di quelle sembrava del tutto sensata e adatta alla situazione, per cui decise di restare in silenzio e, per fortuna, nessuno dei due sembrò risentirsi per quella sua decisione. “Ho provato in tutti i modi a riprenderlo, ma non sono mai stato bravo quando si trattava di usare le mani,” Sara notò un altro sorriso sulle labbra di Michael e il suo cuore fece qualche capriola più che scontata nel suo petto, “e l’unica cosa che ottenni fu un bagno fuori stagione.” Sara si unì alla risata breve e leggera di Michael, che però sembrava non intenzionato a guardarla negli occhi, quasi fosse ipnotizzato da un punto invisibile di fronte a lui, pensò Sara.

“Fortuna Linc era una testa calda anche da bambino.” Sorrise ancora una volta al ricordo del fratello e Sara notò che aveva preso a dondolare leggermente, mentre continuava a raccontare. “Grazie a lui riuscì a recuperare il mio modellino, ad uscire dal lago e penso anche che convinse ‘pacificamente’ quei bambini a lasciarmi in pace.” Le risate che quella sua battuta avrebbe dovuto scatenare, erano state invece rimpiazzate da un semplice silenzio, quasi la tensione tra loro due fosse troppa per essere cancellata con una semplice risata.

La mano di Sara era salita fino al braccio destro di Michael, che si era immediatamente girato di scatto per fissarla negli occhi.
Il gesto di Sara era stato efficace al suo scopo: richiamare l’attenzione di Michael e convincerlo ad arrivare al sodo.

Michael smise di darsi la spinta coi piedi e nel giro di qualche secondo l’altalena smise di muoversi, lasciandolo immobile di fronte a Sara, quasi stesse aspettando che fosse lei a parlare ora.

“Michael…” Iniziò lei, perdendo improvvisamente tutta la sicurezza che era riuscita a racimolare nei pochi secondi che avevano preceduto la sua scelta di richiamare la sua attenzione. ‘Incredibile come in pochi secondi le cose possano cambiare.’ Si disse, ripensando alla determinazione che aveva avuto qualche secondo prima. Si concesse il lusso di abbassare per qualche secondo lo sguardo dagli occhi ipnotizzanti di Michael alla terra rossa ai suoi piedi, e quando lo rialzò, Michael era sempre lì di fronte a lei, stesso sguardo fisso sui suoi occhi e stessa espressione tirata, nervosa e quasi terrorizzata da quello che sarebbe successo qualche minuto dopo.
Sara rimase quasi shockata nel notare come Michael fosse immobile. Ogni sua singola parte del corpo sembrava trovarsi nello stesso posto di qualche secondo prima, quasi non gli servisse nemmeno respirare, quasi fosse una statua. ‘Una statua che sta per dirti qualcosa di terribile.’ Suggerì, senza cattiveria, la vocina.

E quasi come se Michael fosse il vero telepatico tra i due, quasi avesse sentito la vocina nella testa di Sara, iniziò a parlare, pietrificandola come nessuno era mai riuscito a fare prima.

“Qualche giorno fa ho ricevuto una lettera…” Iniziò Michael e Sara era quasi felice che finalmente avesse iniziato a fare sul serio, smettendo di girare intorno al problema. Ovviamente non aveva idea che le cose sarebbero cambiate di lì a poco. Oh se sarebbero cambiate…

“Una lettera da parte del mio patrigno,” proseguì Michael, “che dirige un’azienda abbastanza importante.” Sara seguiva attentamente e in silenzio, ogni minimo movimento delle labbra di Michael, quasi come se questo suo comportamento l’avrebbe aiutata a non perdersi nemmeno una singola sillaba che usciva da quelle labbra perfette, o a non fraintendere niente di quello che diceva. “Abbiamo parlato parecchie volte di un mio possibile ruolo di rilievo all’interno dell’azienda: come vice direttore; come suo braccio destro. Ma io ho sempre rifiutato quell’incarico per parecchi anni di seguito.” Sara continuava ad ascoltarlo rapita, col timore perenne che le prossime parole che sarebbero uscite da quelle labbra, sarebbero state quelle che le avrebbero spezzato il cuore per sempre. ‘Per ora tutto bene, no?’ Si disse, quasi incoraggiandosi a non perdere la speranza che tutto si sarebbe risolto per il meglio.

“Poi quest’anno, qualche mese prima che io e te c’incontrassimo, gli dissi che l’idea di lavorare con lui in fondo non era poi così male e che forse avrei ripensato alla sua proposta di essere il vice direttore, se mai me l’avesse richiesto.” Sara rimase a fissarlo, notando che l’espressione di Michael s’induriva sempre di più man mano che il suo racconto proseguiva. Ogni parola che usciva dalla sua bocca, faceva sì che il suo sguardo blu-verde si abbassasse sempre di più, fino a costringerlo a fissare le pietrine ai suoi piedi, piuttosto che il marrone negli occhi di Sara. E più Michael si comportava in modo così strano, più Sara non capiva che male ci fosse nel voler accettare una richiesta così conveniente per lui.

“Per questo, qualche giorno fa, mi ha spedito nuovamente una lettera dove mi chiedeva di entrare a far parte ufficialmente della sua azienda.” Sara trattenne il respiro per qualche secondo, ma non perché preoccupata da quelle parole, ma perché contenta di quello che aveva appena sentito. La persona che in questo momento della sua vita forse le era più vicino, aveva ricevuto un’opportunità non indifferente per realizzare uno dei suoi sogni più grandi e lei di certo lo avrebbe aiutato nel realizzarlo.

Sara notò che finalmente Michael alzò nuovamente lo sguardo per incrociarlo col suo, ma il sorriso che Sara si aspettava di vedere, era oscurato da un’espressione più dura di quella che aveva visto qualche secondo prima.
Michael aveva l’occasione di cambiare la sua vita in meglio, cosa aspettava a saltellare di gioia e gridare a tutta Chicago che sarebbe diventato un pezzo importante di una famosa azienda?
E più guardava i lineamenti di Michael indurirsi a causa di –cos’era quella, rabbia?-, più non capiva cosa lo avesse spinto a rimandare questo discorso come aveva fatto.

Sara notò Michael alzarsi improvvisamente dall’altalena, buttando fuori rumorosamente dell’aria dai polmoni e infilandosi le mani in tasca, quasi volesse farle notare quanto quella situazione lo innervosisse.
Lei si alzò a sua volta, portandosi a qualche centimetro da Michael, notando come la sua mascella pulsasse nervosa, la sua fronte fosse corrugata dalla rabbia e i suoi solitamente luminosi occhi blu, fossero quasi più scuri a causa della velata tristezza che gli si leggeva in viso.
C’era una sola cosa che Sara poteva fare, non era molto, ma doveva provarci. Tutto pur di rivedere quel sorriso che la faceva impazzire; quel sorriso che solo Michael Scofield sapeva fare.

Gli si avvicinò un po’ di più, una camminata a metà tra il provocante e il rassicurante, e prima di gettargli le braccia al collo, gli sorrise dolcemente.
Lo strinse a sé e senti le mani di Michael salire lentamente sulla sua schiena, quasi insicure, quasi come se stesse cercando di combattere con tutte le sue forze il disperato bisogno di stringerla a sé. Lo stesso bruciante bisogno che sentiva lei e che non immaginava nemmeno lontanamente di negarsi.
Ma nonostante le mani di Michael sembrassero così insicure e impaurite, il solo sentirne il calore sulla sua schiena, le fece nuovamente lo stesso effetto di sempre. Brividi in ogni singola parte del corpo; pensieri che iniziavano ad annebbiarsi, lasciando spazio solo ad immagini di lei e Michael; bocca che velocemente si asciugava portando la salivazione a zero; stomaco che si chiudeva e battito cardiaco che accelerava improvvisamente.

Apparentemente demoralizzata dallo strano comportamento di Michael, Sara allentò leggermente l’abbraccio, sentendo le mani di Michael che dalla sua schiena, scendevano lentamente fino alla sua vita, tirandola leggermente un po’ più a lui.
Quasi incoraggiata da questo suo gesto, gli prese il viso tra le mani e dopo averlo guardato negli occhi per qualche secondo ed avergli sorriso dolcemente, lo avvicinò leggermente al suo, per baciare finalmente quelle labbra che aveva fissato per tutto quel tempo.

Ma come poté notare, anche il modo in cui Michael rispondeva al suo bacio non era lo stesso di sempre. Era come se si stesse trattenendo, come se non si volesse lasciare andare come avrebbe voluto. Le sue labbra di solito sempre così morbide e in sincrono con le sue, ora erano rigide e quasi costrette a quel bacio. Quasi come se quel gesto fosse per lui ripugnante, quasi come se lo facesse vergognare, quasi come se baciarla lo facesse stare male.

“Michael…” Disse Sara interrompendo il bacio e allontanandosi qualche centimetro da lui, tenendo sempre il suo viso tra le sue mani. “Questa è una grandissima occasione per te, sul serio, non capisco perché tu non ne sia più felice.” Il viso di Sara ora era pura euforia, una genuina felicità che avrebbe contagiato anche l’uomo più triste della terra.
Sapere che la persona a cui teneva di più in questo momento aveva un’opportunità del genere, e che soprattutto quella stessa persona aveva deciso di condividere quella notizia con lei, la rendeva raggiante, al settimo cielo.

Sara notò Michael distogliere lo sguardo dal suo per la milionesima volta quella serata, ma aveva bisogno che le sue prossime parole fossero ascoltate attentamente da lui.

Lo costrinse gentilmente a guardarla nuovamente negli occhi, prima di dirgli finalmente quelle parole.
Il problema della gola secca dall’emozione iniziava a farsi sentire e Sara deglutì a fatica prima di iniziare a parlare. “Michael… Questa è la tua occasione, saresti uno stupido a non accettare.” Iniziò a parlare lentamente, quasi fosse sicura che lui non si perdesse un singolo particolare del significato di quelle parole. In più, più tempo ci impiegava, più aveva la possibilità di soppesare le prossime parole che sarebbero uscite dalla sua bocca. “E io non posso permettere alla persona che amo di comportarsi da stupido.” C’era riuscita, aveva appena ammesso che era innamorata di Michael Scofield.

Nello stesso istante in cui quelle parole lasciarono la sua bocca, notò l’espressione dura di Michael sparire per qualche secondo, lasciando spazio ad un ‘mezzo sorriso per niente sorpreso’ , pensò Sara divertita. Purtroppo però, quell’illusione durò solo qualche secondo e la maschera di tristezza tornò a velare nuovamente il viso di Michael.

Sara non ci fece caso, o meglio, decise di ignorarla deliberatamente, concentrandosi e ripensando solo a quel bellissimo sorriso che era durato poco più di mezzo secondo, dopodiché aggiunse: “Michael, devi accettare!” E in uno slancio di quella che tutti avrebbero visto come contagiosa felicità, cercò di baciare nuovamente Michael, che questa volta si scostò bruscamente da lei, lasciandola impietrita e confusa a qualche centimetro da lui.

Ma non fu quel gesto che la distrusse.
Nemmeno la solita espressione dura e triste che quel giorno sembrava campeggiare perenne sul viso perfetto di Michael riuscì a buttarla giù.
Furono le seguenti parole, che le aprirono gli occhi sul perché Michael si fosse comportato così freddamente con lei, a distruggerla.

Lo vide fare qualche altro passo indietro rispetto a lei, prima di sentirgli dire la notizia sconvolgente: “Sara… Il lavoro è a New York.”

E l’ultima cosa che Sara sentì, fu il rumore del suo cuore rompersi in mille pezzi.



A/N: Oki... Ecco che Michael ha finalmente fatto il discorsetto a Sara...
Non il risultato che vi aspettavate, spero! eheheheh
Mah, vedremo come farla continuare... eheheh
Grazie 1000 per aver letto e se vi fermate anche per lasciare commentino, sappiate che mi fa piacere! ^^
Ciao, al prossimo capitolo!
   
 
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