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Autore: Illidan    25/11/2008    7 recensioni
Di come il principe Legolas fosse la disperazione di suo padre e come conobbe Aragorn, Gimli, Eomer, Faramir e Boromir dopo essere stato costretto ad andare a scuola da Elrond, e quel che ne seguì.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Aragorn, Gimli, Legolas, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ritorni, racconti e ricatti

Risposte ai commenti:      

 

@Chary: Grazie mille per l’elogio (che non era affatto privo di discernimento), neanche fossi Italo Calvino! Spero ti sia passata la febbre (sennò non mi commenti e io mi sparo...)

 

@stellysisley: Tutti hanno oscuri segreti da nascondere... (Tipo: come faccio ad andare bene a scuola e contemporaneamente a scrivere questa roba? Mistero...)

 

@Rakyr il Solitario: Eh, già... originale per non dire pazzo o fatto! Riguardo alla parentela non so, Legolas è imparentato più o meno con tutti gli elfi del mondo, ma non mi pare con nessun kender...

 

@xxx_meggy: Bene, sono contento che si aggiungano nuovi lettori, soprattutto tanto ardimentosi da riuscire a leggere tutti i capitoli fino ad adesso! Che Alcarin sia un po’ strano è opinione diffusa, e quindi indiscutibilmente vera!!!

 

@Suikotsu: Ma no, non preoccuparti! Io sono calmo, poi se non commenti mi trasformo in demone e vengo a trovarti!

 

@gittypanda: Con la marea di scuse che hai addotto per giustificare il ritardo ci si potrebbe fare una fanfic comico-demenziale... e verrebbe anche bene! Comunque, sono contento che hai occupato la scuola (l’ho fatto anch’io!), quindi sei scusata per impegni di lotta di classe! Abbasso la Gelmini!  

 

 

                                                                            Ritorni, racconti e ricatti

 

I nostri eroi desideravano moltissimo tornare a casa, cioè a Gran Burrone, da cui mancavano da quasi una settimana. Lo volevano per motivi diversi, come passare un po’ di tempo con la loro amata o mettere un riccio sul divano di Elrond, ma tutti lo volevano. È sempre bello tornare a casa. Però ci possono essere momenti in cui lo si desidera di più, ad esempio quando siete circondati dagli orsi polari a Capo Nord immagino che desideriate moltissimo essere seduti comodi nel vostro salotto. E invece state per diventare cibo per questi enormi plantigradi. Non è facile da accettare, ma, a meno che non passi un elicottero e vi salvi tirandovi su con una corda, non c’è alternativa. Certo, se poi sull’elicottero scoprite che ci sono i vostri peggiori nemici che vi odiano così tanto da volervi uccidere di persona, credo che preferireste gli orsi. Ma sto divagando, meglio tornare alla nostra storia.

Dopo che ebbe dato il biglietto a Faramir, lo stregone uscì di casa e invitò tutti a seguirlo.

Fuori ora si vedeva tutto alla perfezione: vicino alla casa c’era il pentolone che aveva contenuto quella strana sostanza assai diversa dal minestrone ed era tutto pieno di buchi causati da quel liquido corrosivo, poi si vedeva un tavolino con delle sedie, un braciere spento (“Serve per fare magie?” chiese Faramir. “No, per cuocere la carne d’estate.” rispose Alcarin.), un orto pieno di strani frutti tra cui i fiori di Loto, che Boromir prese di nascosto mentre lo stregone era girato, una catasta di legna e un pozzo.

Il tutto era circondato da pareti rocciose molto ripide e Legolas si immaginò che capitombolo dovessero aver fatto Elrond e Haldir.

Lo stregone si fermò in uno spiazzio tra il tavolino e il braciere e disse:“Naturalmente mi dovete pagare per questo servizio... 1000 monete d’oro ciascuno!”

“Ma prima costava 500!” esclamò Gimli.

“Sono passati 870 anni e adesso c’è l’inflazione! Perciò anch’io devo ritoccare i miei prezzi.” rispose Alcarin.

“Va bene... ti pagheremo quando ci sarai riuscito.” propose Legolas.

Ma non li abbiamo tutti questi soldi!” bisbigliò Aragorn all’elfo.

Lascia fare a me...” rispose Legolas e continuò “Allora va bene?”

“Certo che va bene! Farò la magia e poi mi pagherete!” e cominciò a recitare la stessa litania che aveva pronunciato 870 anni prima.

Con qualche fatica, perchè erano sei e non due, riuscì a compiere l’incantesimo e i giovani sparirono.

“E adesso pagatem... Corpo di mille ghiacciai! Me l’hanno fatta anche questi! Ma mi vendicherò e senza aspettare 870 anni!” urlò lo stregone e tornò dentro la sua casa per tessere chissà quali piani di vendetta.

Intanto a Gran Burrone, Elrond stava meditando sul fatto che Legolas e gli altri non tornavano e, dopo aver festeggiato, si chiedeva se fosse una buona idea avvisare i loro genitori oppure far finta di niente e far credere che si erano persi mentre tornavano a casa. Proprio mentre stava passando vicino a un muro decorato da un affresco in cui Elrond più giovane infilzava un troll, successero innumerevoli cose. Quando il re elfico si ricordò il terribile peso della carcassa del troll che gli era caduta addosso, contemporaneamente a Isengard un vecchio con le meche vestito di bianco cominciava a pensare di poter diventare immensamente potente, nel frattempo a Gondor il sovrintendente si lamentava del dolce disgustoso e incolpava di ciò il suo secondogenito (anche se non ne aveva colpa perchè si trovava sugli Erembrulli), intanto sulle rive del fiume Anduin una creaturina strisciante che blaterava cose senza senso su un certo ladro si dirigeva a Sud e nello stesso momento aveva effetto l’incantesimo dello stregone Alcarin.

E infatti i nostri eroi comparvero a Gran Burrone, ma a tre metri da terra.

Tuttavia non si fecero molto male perchè caddero proprio addosso a Elrond, al quale sembrò di venire di nuovo schiacciato dal troll. Il baccano fu tale che lo sentirono tutti gli abitanti dell’ultima casa accogliente (così definita da coloro che viaggiavano da ovest verso est), compreso Beorn che si trovava in una radura molto distante per allenare i cuccioli di castoro. Appena lo udì, corse subito nel punto da cui era partito il rumore nella speranza di poter partecipare a una rissa, ma quando arrivò fu deluso.

“Ma sono già tutti svenuti! Che peccato!” esclamò e poi si accorse che quelle persone svenute erano... “Legolas! Gimli! Aragorn! Faramir! Boromir! Eomer! Ragazzi, ero così preoccupato! Non tornavate più! Stavo per venire io a cercarvi! Mancate da una settimana!” E li abbracciò tutti insieme piangendo di gioia e bagnandoli con le sue enormi lacrime da orso. Beorn infatti, per quanto possa sembrare strano, era un tenerone e si preoccupava moltissimo delle persone che gli venivano affidate. Però era molto manesco e non aveva una chiara idea della sua forza, perciò i ragazzi furono lieti quando li lasciò andare perchè li stava quasi stritolando nell’abbraccio.

“Poi mi racconterete cosa vi è successo e... Oh, santo cielo!” esclamò vedendo Elrond a terra “State bene signor... ehm, ragazzi com’è che si chiama?” chiese mentre si chinava a guardare come stesse.

“Berlond!” rispose Legolas e si allontanò insieme agli altri verso le loro celle, ehm, volevo dire camere, per dormire, anche se erano le tre del pomeriggio. Non appena Beorn chiamò Elrond in quel modo, l’elfo si svegliò subito e urlò il suo nome giusto così forte che lo sentirono tutti nell’arco di dieci miglia.

Prima di entrare nelle sua camera, Legolas fu fermato da Aragorn che gli tirò un ceffone molto forte, nonostante la stanchezza.

“Ma che cavolo...” cominciò l’elfo stupefatto.

“Ridammi l’anello appartenuto al mio antenato Barahir e riconquistato dal mio progenitore Beren e perduto dal mio trisavolo Arvedui e riscattato dal mio bis-bis-bis-bis-bis-bis-bis-bis-bisnonno, brutto ladruncolo di quarta categoria!” disse Aragorn con fare minaccioso.

“Eh?” disse Legolas perchè si era perso in mezzo alle parentele e agli insulti.

“Insomma ridammi l’anello che mi hai rubato prima dell’incontro con lo stregone!”

“Aah, quell’anello con quattro smeraldi! Va bene.” e restituì l’anello ad Aragorn “E già che ci siamo...” e ridiede ad Aragorn il portafogli, un pugnale, la faretra con le frecce e la spada. Poi andò a dormire lasciando Aragorn stupefatto.

Il giorno dopo, dieci dicembre, non c’era lezione perchè era il giorno prima delle vacanze per la Festa del Ringraziamento. Era la festa che gli elfi celebravano a metà dell’inverno e consisteva nel ringraziare i Valar di essere arrivati sani e salvi in quelle terre migliaia di anni prima. Naturalmente questa festività non riguardava uomini, nani e hobbit (questi ultimi però festeggiavano lo stesso perchè era un buon modo per abbuffarsi), ma siccome per Elrond era sacra, faceva tornare a casa tutti gli allievi.

Durante la mattina, tutti, eccetto Faramir, passarono il tempo a raccontare spacconate su quello che gli era successo. Aragorn raccontò ad Arwen, mentre Elrond era impegnato a scoprire chi gli avesse messo un riccio sul divano, che si erano persi sulle montagne a causa dell’inesperienza degli altri, ma che lui li aveva salvati sterminando migliaia di goblin e convincendo le aquile a riportarli a Gran Burrone. Gimli e Legolas facevano a gara a chi la sparava più grossa, l’elfo per impressionare le dame di Imladris, il nano per mostrarsi migliore dell’elfo.

“Quando finii la frecce, strappai un ramo da un albero e solo con quello affrontai migliaia di orchi...” disse Legolas.

“Ma sugli Erembrulli non ci sono alberi!” esclamò Gimli.

“Ti pare che in quel momento potessi pensarci???” ribattè l’elfo.

Boromir parlava a una colonna perchè aveva di nuovo mangiato i fiori di Loto. Infine anche Eomer si pavoneggiava davanti al suo cavallo.

Invece Faramir andò a salutare Beorn portandogli un regalo, perchè era stato comunque un buon insegnante. Questo fu un gesto carino da parte del giovane che voleva perdonare all’uomo orso il fatto che durante le sue lezioni ne avesse sempre prese un sacco e una sporta.

Mentre Beorn si gustava il miele, che era il regalo di Faramir, il giovane gli raccontò cosa era successo veramente in quella settimana. Io non lo riscrivo perchè lo sapete già, ma Beorn fu contento di sentirlo perchè gli piacevano molto i racconti di avventura. Però poi Beorn raccontò ciò che Faramir gli aveva raccontato a Elrond, durante il pranzo. Lo fece perchè gli piaceva anche raccontare le storie che sentiva e anche perchè il miele lo aveva messo di buon umore.

Elrond fu felicissimo di venire a conoscenza di un simile racconto e non perchè voleva scriverlo come sto facendo io, ma perchè gli faceva venire in mente un’idea di un modo di ricattare Legolas e i suoi amici.

Il pomeriggio li chiamò in classe per dargli i compiti delle vacanze e disse:

“Ho saputo da fonte certa che voi andate in giro a raccontare frottole circa il vostro viaggetto nel Nord.”

“E allora?” domandò Legolas in tono di sfida.

“E allora avete due possibilità: o passare per bugiardi di fronte a tutti o fare tutti i compiti che vi darò senza lamentele.” rispose Elrond con un sorriso malvagio. Le reazioni dei giovani furono diverse: Boromir aveva uno sguardo ebete per via del Loto, Gimli esultava pensando alla figura che avrebbe fatto Legolas, senza pensare a quella che avrebbe fatto lui, Eomer si preoccupava del fatto che il suo cavallo pensasse che era un bugiardo, Faramir si sentiva in colpa perchè aveva intutito come erano andate le cose, Aragorn era atterrito per il fatto che Arwen sapesse che le aveva mentito e Legolas era del tutto tranquillo e ricambiava lo sguardo di Elrond.

“Se vuoi ricattarci, combattiamo ad armi pari, caro Elrond!” disse l’elfo tirando fuori da una tasca un foglietto. Faramir esclamò:“Ma ce l’avevo in tasca io! Come hai fatto a prenderlo?”

“Te l’ho sfilato prima che venissimo teletrasportati. Tu non ne avresti mai fatto buon uso. Io invece sì!” e si rivolse a Elrond “Se sai tutta la vera storia, saprai anche che noi sappiamo che tu non hai mai pagato il conto allo stregone Alcarin.”

“Certo che so che voi lo sapete, ma non ci sono prove che ciò che voi dite di sapere sia vero!” rispose Elrond.

“E invece sì.” e gli diede il foglietto dello stregone “Non affaticarti a strapparlo: lo stregone l’ha fatto diventare indistruttibile.”

“Come lo sai?” chiese Aragorn.

“Per sbaglio stamattina mi ci è caduto sopra una coltello, ma non si è nemmeno segnato.” rispose l’elfo mentre Elrond diventava bianco come un cencio.

“Avete vinto!” si arrese l’elfo “Cos’è che volete per non dirlo a nessuno e lasciarmi questo foglietto?”

“Sono certo di sapere cosa vogliono tutti i miei amici: nessun compito per le vacanze!” esclamò Legolas mentre gli altri urlavano parole di approvazione (eccetto Boromir, ancora sotto l’influsso dei fiori).

“E va bene!” disse Elrond “Non vi darò nessun compito scritto nè dirò a nessuno la verità. Però posso almeno darvi da leggere un libro?”

“Uno solo?” chiese Gimli con fare sospettoso.

“Sì.” rispose Elrond.

“E nessun esercizio scritto?” chiese Eomer.

“Lo giuro.” rispose solennemente l’elfo, mentre Aragorn faceva dei cenni di diniego a Legolas e gli altri.

“Allora va bene.” dissero tutti tranne Boromir che si stava svegliando in quel momento e Aragorn che si coprì la faccia con le mani, disperato.

 

 

Questo capitolo magari è un po’ breve, ma serve da passaggio tra una vicenda e un’altra mooolto lunga. Continuate a seguirmi e avrete le risposte a queste annose domande:

1)Perchè Aragorn era disperato?

2)Cosa farà Alcarin per vendicarsi?

3)Come saranno accolti i nostri eroi dai genitori al loro ritorno a casa?

4)Riuscirò a rispondere a queste domande?

5)Se non ci riuscirò, dove mi nasconderò per evitare l’ira di voi lettori infuriati e insoddisfatti?

 

Prossimamente su questi schermi!

 

   
 
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