Risposte
ai commenti:
@Chary: Grazie mille per l’elogio
(che non era affatto privo di discernimento), neanche fossi Italo Calvino! Spero
ti sia passata la febbre (sennò non mi commenti e io mi sparo...)
@stellysisley: Tutti hanno
oscuri segreti da nascondere... (Tipo: come faccio ad andare bene a scuola e
contemporaneamente a scrivere questa roba? Mistero...)
@Rakyr il Solitario: Eh,
già... originale per non dire pazzo o fatto! Riguardo alla parentela non so,
Legolas è imparentato più o meno con tutti gli elfi del mondo, ma non mi pare
con nessun kender...
@xxx_meggy: Bene, sono
contento che si aggiungano nuovi lettori, soprattutto tanto ardimentosi da
riuscire a leggere tutti i capitoli fino ad adesso! Che Alcarin sia un po’
strano è opinione diffusa, e quindi indiscutibilmente vera!!!
@Suikotsu: Ma no, non
preoccuparti! Io sono calmo, poi se non commenti mi trasformo in demone e vengo
a trovarti!
@gittypanda: Con la marea di
scuse che hai addotto per giustificare il ritardo ci si potrebbe fare una
fanfic comico-demenziale... e verrebbe anche bene! Comunque, sono contento che
hai occupato la scuola (l’ho fatto anch’io!), quindi sei scusata per impegni di
lotta di classe! Abbasso la Gelmini!
Ritorni, racconti e ricatti
I nostri eroi desideravano
moltissimo tornare a casa, cioè a Gran Burrone, da cui mancavano da quasi una
settimana. Lo volevano per motivi diversi, come passare un po’ di tempo con la
loro amata o mettere un riccio sul divano di Elrond, ma tutti lo volevano. È
sempre bello tornare a casa. Però ci possono essere momenti in cui lo si
desidera di più, ad esempio quando siete circondati dagli orsi polari a Capo
Nord immagino che desideriate moltissimo essere seduti comodi nel vostro
salotto. E invece state per diventare cibo per questi enormi plantigradi. Non è
facile da accettare, ma, a meno che non passi un elicottero e vi salvi
tirandovi su con una corda, non c’è alternativa. Certo, se poi sull’elicottero
scoprite che ci sono i vostri peggiori nemici che vi odiano così tanto da
volervi uccidere di persona, credo che preferireste gli orsi. Ma sto divagando,
meglio tornare alla nostra storia.
Dopo che ebbe dato il
biglietto a Faramir, lo stregone uscì di casa e invitò tutti a seguirlo.
Fuori ora si vedeva tutto alla
perfezione: vicino alla casa c’era il pentolone che aveva contenuto quella
strana sostanza assai diversa dal minestrone ed era tutto pieno di buchi
causati da quel liquido corrosivo, poi si vedeva un tavolino con delle sedie,
un braciere spento (“Serve per fare magie?” chiese Faramir. “No, per cuocere la
carne d’estate.” rispose Alcarin.), un orto pieno di strani frutti tra cui i
fiori di Loto, che Boromir prese di nascosto mentre lo stregone era girato, una
catasta di legna e un pozzo.
Il tutto era circondato da
pareti rocciose molto ripide e Legolas si immaginò che capitombolo dovessero
aver fatto Elrond e Haldir.
Lo stregone si fermò in uno
spiazzio tra il tavolino e il braciere e disse:“Naturalmente mi dovete pagare per questo
servizio... 1000 monete d’oro ciascuno!”
“Ma prima costava 500!”
esclamò Gimli.
“Sono
passati 870 anni e adesso c’è l’inflazione! Perciò anch’io devo ritoccare i
miei prezzi.” rispose Alcarin.
“Va bene... ti pagheremo
quando ci sarai riuscito.” propose Legolas.
“Ma non li abbiamo tutti questi soldi!” bisbigliò Aragorn all’elfo.
“Lascia fare a me...”
rispose Legolas e continuò “Allora va bene?”
“Certo
che va bene! Farò la magia e poi mi pagherete!” e cominciò a recitare la stessa litania che aveva pronunciato 870 anni
prima.
Con qualche fatica, perchè
erano sei e non due, riuscì a compiere l’incantesimo e i giovani sparirono.
“E adesso
pagatem... Corpo di mille ghiacciai! Me l’hanno fatta anche questi! Ma mi
vendicherò e senza aspettare 870 anni!”
urlò lo stregone e tornò dentro la sua casa per tessere chissà quali piani di
vendetta.
Intanto a Gran Burrone,
Elrond stava meditando sul fatto che Legolas e gli altri non tornavano e, dopo
aver festeggiato, si chiedeva se fosse una buona idea avvisare i loro genitori
oppure far finta di niente e far credere che si erano persi mentre tornavano a
casa. Proprio mentre stava passando vicino a un muro decorato da un affresco in
cui Elrond più giovane infilzava un troll, successero innumerevoli cose. Quando
il re elfico si ricordò il terribile peso della carcassa del troll che gli era
caduta addosso, contemporaneamente a Isengard un vecchio con le meche vestito
di bianco cominciava a pensare di poter diventare immensamente potente, nel
frattempo a Gondor il sovrintendente si lamentava del dolce disgustoso e
incolpava di ciò il suo secondogenito (anche se non ne aveva colpa perchè si
trovava sugli Erembrulli), intanto sulle rive del fiume Anduin una creaturina
strisciante che blaterava cose senza senso su un certo ladro si dirigeva a Sud
e nello stesso momento aveva effetto l’incantesimo dello stregone Alcarin.
E infatti i nostri eroi
comparvero a Gran Burrone, ma a tre metri da terra.
Tuttavia non si fecero molto
male perchè caddero proprio addosso a Elrond, al quale sembrò di venire di
nuovo schiacciato dal troll. Il baccano fu tale che lo sentirono tutti gli
abitanti dell’ultima casa accogliente (così definita da coloro che viaggiavano
da ovest verso est), compreso Beorn che si trovava in una radura molto distante
per allenare i cuccioli di castoro. Appena lo udì, corse subito nel punto da
cui era partito il rumore nella speranza di poter partecipare a una rissa, ma
quando arrivò fu deluso.
“Ma sono già tutti svenuti!
Che peccato!” esclamò e poi si accorse che quelle persone svenute erano... “Legolas!
Gimli! Aragorn! Faramir! Boromir! Eomer! Ragazzi, ero così preoccupato! Non
tornavate più! Stavo per venire io a cercarvi! Mancate da una settimana!” E li
abbracciò tutti insieme piangendo di gioia e bagnandoli con le sue enormi
lacrime da orso. Beorn infatti, per quanto possa sembrare strano, era un
tenerone e si preoccupava moltissimo delle persone che gli venivano affidate.
Però era molto manesco e non aveva una chiara idea della sua forza, perciò i
ragazzi furono lieti quando li lasciò andare perchè li stava quasi stritolando
nell’abbraccio.
“Poi mi racconterete cosa vi
è successo e... Oh, santo cielo!” esclamò vedendo Elrond a terra “State bene
signor... ehm, ragazzi com’è che si chiama?” chiese mentre si chinava a
guardare come stesse.
“Berlond!” rispose Legolas e
si allontanò insieme agli altri verso le loro celle, ehm, volevo dire camere,
per dormire, anche se erano le tre del pomeriggio. Non appena Beorn chiamò
Elrond in quel modo, l’elfo si svegliò subito e urlò il suo nome giusto così
forte che lo sentirono tutti nell’arco di dieci miglia.
Prima di entrare nelle sua
camera, Legolas fu fermato da Aragorn che gli tirò un ceffone molto forte,
nonostante la stanchezza.
“Ma che cavolo...” cominciò
l’elfo stupefatto.
“Ridammi l’anello appartenuto
al mio antenato Barahir e riconquistato dal mio progenitore Beren e perduto dal
mio trisavolo Arvedui e riscattato dal mio
bis-bis-bis-bis-bis-bis-bis-bis-bisnonno, brutto ladruncolo di quarta
categoria!” disse Aragorn con fare minaccioso.
“Eh?” disse Legolas perchè si
era perso in mezzo alle parentele e agli insulti.
“Insomma ridammi l’anello che
mi hai rubato prima dell’incontro con lo stregone!”
“Aah, quell’anello con
quattro smeraldi! Va bene.” e restituì l’anello ad Aragorn “E già che ci
siamo...” e ridiede ad Aragorn il portafogli, un pugnale, la faretra con le
frecce e la spada. Poi andò a dormire lasciando Aragorn stupefatto.
Il giorno dopo, dieci
dicembre, non c’era lezione perchè era il giorno prima delle vacanze per la
Festa del Ringraziamento. Era la festa che gli elfi celebravano a metà
dell’inverno e consisteva nel ringraziare i Valar di essere arrivati sani e
salvi in quelle terre migliaia di anni prima. Naturalmente questa festività non
riguardava uomini, nani e hobbit (questi ultimi però festeggiavano lo stesso
perchè era un buon modo per abbuffarsi), ma siccome per Elrond era sacra,
faceva tornare a casa tutti gli allievi.
Durante la mattina, tutti,
eccetto Faramir, passarono il tempo a raccontare spacconate su quello che gli
era successo. Aragorn raccontò ad Arwen, mentre Elrond era impegnato a scoprire
chi gli avesse messo un riccio sul divano, che si erano persi sulle montagne a
causa dell’inesperienza degli altri, ma che lui li aveva salvati sterminando
migliaia di goblin e convincendo le aquile a riportarli a Gran Burrone. Gimli e
Legolas facevano a gara a chi la sparava più grossa, l’elfo per impressionare
le dame di Imladris, il nano per mostrarsi migliore dell’elfo.
“Quando finii la frecce,
strappai un ramo da un albero e solo con quello affrontai migliaia di orchi...”
disse Legolas.
“Ma sugli Erembrulli non ci
sono alberi!” esclamò Gimli.
“Ti pare che in quel momento
potessi pensarci???” ribattè l’elfo.
Boromir parlava a una colonna
perchè aveva di nuovo mangiato i fiori di Loto. Infine anche Eomer si
pavoneggiava davanti al suo cavallo.
Invece Faramir andò a
salutare Beorn portandogli un regalo, perchè era stato comunque un buon
insegnante. Questo fu un gesto carino da parte del giovane che voleva perdonare
all’uomo orso il fatto che durante le sue lezioni ne avesse sempre prese un
sacco e una sporta.
Mentre Beorn si gustava il
miele, che era il regalo di Faramir, il giovane gli raccontò cosa era successo
veramente in quella settimana. Io non lo riscrivo perchè lo sapete già, ma
Beorn fu contento di sentirlo perchè gli piacevano molto i racconti di
avventura. Però poi Beorn raccontò ciò che Faramir gli aveva raccontato a
Elrond, durante il pranzo. Lo fece perchè gli piaceva anche raccontare le
storie che sentiva e anche perchè il miele lo aveva messo di buon umore.
Elrond fu felicissimo di
venire a conoscenza di un simile racconto e non perchè voleva scriverlo come
sto facendo io, ma perchè gli faceva venire in mente un’idea di un modo di
ricattare Legolas e i suoi amici.
Il pomeriggio li chiamò in
classe per dargli i compiti delle vacanze e disse:
“Ho saputo da fonte certa che
voi andate in giro a raccontare frottole circa il vostro viaggetto nel Nord.”
“E allora?” domandò Legolas
in tono di sfida.
“E allora avete due
possibilità: o passare per bugiardi di fronte a tutti o fare tutti i compiti
che vi darò senza lamentele.” rispose Elrond con un sorriso malvagio. Le
reazioni dei giovani furono diverse: Boromir aveva uno sguardo ebete per via
del Loto, Gimli esultava pensando alla figura che avrebbe fatto Legolas, senza
pensare a quella che avrebbe fatto lui, Eomer si preoccupava del fatto che il
suo cavallo pensasse che era un bugiardo, Faramir si sentiva in colpa perchè
aveva intutito come erano andate le cose, Aragorn era atterrito per il fatto
che Arwen sapesse che le aveva mentito e Legolas era del tutto tranquillo e
ricambiava lo sguardo di Elrond.
“Se vuoi ricattarci,
combattiamo ad armi pari, caro Elrond!” disse l’elfo tirando fuori da una tasca
un foglietto. Faramir esclamò:“Ma ce l’avevo in tasca io! Come hai fatto a
prenderlo?”
“Te l’ho sfilato prima che
venissimo teletrasportati. Tu non ne avresti mai fatto buon uso. Io invece sì!”
e si rivolse a Elrond “Se sai tutta la vera storia, saprai anche che noi
sappiamo che tu non hai mai pagato il conto allo stregone Alcarin.”
“Certo che so che voi lo
sapete, ma non ci sono prove che ciò che voi dite di sapere sia vero!” rispose
Elrond.
“E invece sì.” e gli diede il
foglietto dello stregone “Non affaticarti a strapparlo: lo stregone l’ha fatto
diventare indistruttibile.”
“Come lo sai?” chiese
Aragorn.
“Per sbaglio stamattina mi ci
è caduto sopra una coltello, ma non si è nemmeno segnato.” rispose l’elfo
mentre Elrond diventava bianco come un cencio.
“Avete vinto!” si arrese
l’elfo “Cos’è che volete per non dirlo a nessuno e lasciarmi questo foglietto?”
“Sono certo di sapere cosa
vogliono tutti i miei amici: nessun compito per le vacanze!” esclamò Legolas
mentre gli altri urlavano parole di approvazione (eccetto Boromir, ancora sotto
l’influsso dei fiori).
“E va bene!” disse Elrond
“Non vi darò nessun compito scritto nè dirò a nessuno la verità. Però posso
almeno darvi da leggere un libro?”
“Uno solo?” chiese Gimli con
fare sospettoso.
“Sì.” rispose Elrond.
“E nessun esercizio scritto?”
chiese Eomer.
“Lo giuro.” rispose
solennemente l’elfo, mentre Aragorn faceva dei cenni di diniego a Legolas e gli
altri.
“Allora va bene.” dissero
tutti tranne Boromir che si stava svegliando in quel momento e Aragorn che si
coprì la faccia con le mani, disperato.
Questo
capitolo magari è un po’ breve, ma serve da passaggio tra una vicenda e un’altra
mooolto lunga. Continuate a seguirmi e avrete le risposte a queste annose
domande:
1)Perchè
Aragorn era disperato?
2)Cosa
farà Alcarin per vendicarsi?
3)Come
saranno accolti i nostri eroi dai genitori al loro ritorno a casa?
4)Riuscirò
a rispondere a queste domande?
5)Se
non ci riuscirò, dove mi nasconderò per evitare l’ira di voi lettori infuriati
e insoddisfatti?
Prossimamente
su questi schermi!