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Autore: SusanTheGentle    24/01/2015    6 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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IN FONDO LA MAPPA DI NARNIA


Capitolo 31. Mondodisotto e Mondodisopra
 
Questo mondo ci divide
Ma siamo ancora insieme nel mio cuore
Voglio che il mondo ascolti il mio grido…
 
 
 
Quella stessa notte, poco dopo essere tornato nelle stanze che occupava alla corte dei Giganti, Rabadash ricevette una lettera da Lord Erton.
La missiva – scritta e firmata di fretta, sembrava – era costituita da poche righe:
 
 
     Altezza Serenissima,
 
perdonate la mia improvvisa irreperibilità al cospetto di Vostra Altezza, ma mi è stato prevenuto un sì urgente richiamo alla corte di Cair Paravel. Voci quasi del tutto certe proferiscono la presenza del Liberatore e della Dolce nei pressi della città.
Avrei voluto avvertirvi immediatamente di tale faccenda, ma sapevo eravate in compagnia della principessa Myra in quel momento, e ho ritenuto opportuno non disturbarvi.
Vostra Altezza è esortata a raggiungermi quanto prima al castello di Narnia, per il quale partirò non appena terminata questa lettera.
 
 
Lord Erton, Duca di Beruna
 
 
Rabadash non ci pensò due volte. Subito chiamò i suoi servitori e fece preparare i bagagli e la carrozza. Non si preoccupò nemmeno di avvertire Jadis della sua decisone, scoprendo solo più tardi che anch’ella se n’era andata da Harfang con i gemelli qualche ora prima di lui.
In un’altra circostanza, Rabadash si sarebbe preoccupato di quella partenza improvvisa da parte della Strega, ma al momento, tutto ciò che non riguardava la Dolce e il Liberatore era superfluo.
Susan aveva visto giusto: la sua ossessione nei loro confronti non si era mai estinta.
A Rabadash non importava nemmeno dove fosse adesso il resto della compagnia di Narnia, se fossero sopravvissuti o meno ai Giganti. Quasi trascurava il fatto che fossero in viaggio alla ricerca dei principi e che Aslan li avesse istruiti in questa ricerca.
Meno che mai gli importava ora che stava per rivedere Susan...la sua bella Susan...
Non aveva mai rinunciato all’idea di poterla avere.
In quanto a Caspian, era sempre stato combattuto sul se mettere fine o meno alla sua vita. Il cacciatore e Ravenlock non erano ancora tornati dai Monti del Nord …forse avrebbe dovuto ritirare l’ordine di uccidere il lupo, dopotutto…
Voleva rivederli entrambi, il Re e la Regina, per assaporare coi suoi occhi quello che erano diventati. Purtroppo, non aveva ancora avuto modo di godere appieno di tale visione.
Un nuovo piano diabolico iniziò a costruirsi nella sua mente contorta: rinchiudere di nuovo Susan in cima alla Grande Torre, magari costruire un’altra gabbia lassù anche per Caspian; costringerli a vedersi per pochi secondi all’alba e la tramonto, e poi lasciarli in preda all’agonia fino alla fine dei loro giorni.
Peccato per lui che quel piano non sarebbe mai stato portato a compimento.
Rabadash lasciò Harfang quella notte stessa. In pochi giorni sarebbe stato di ritorno a Narnia, dove diverse novità lo attendevano, non tutte piacevoli.
 
 
 
~˖~
 
 
 
Caspian si svegliò con un dolore acuto al fianco destro. Era sdraiato sulla dura superficie dell’interno di un carro.
Come ci era finito?
Si chiese per un momento se non l’avessero catturato, ma la mancanza di funi a legargli mani e piedi dimostrarono che non era così.
Seppe che era giorno perché era umano. Attorno a lui, solo silenzio e oscurità.
Scostò la coperta nel quale era avvolto e si alzò a sedere, cercando di infilarsi i vestiti. Il movimento gli provocò un’altra fitta.  Mettersi i calzoni risultò abbastanza facile, ma quando dovette alzare le braccia per indossare la camicia, si rese conto di non potercela fare da solo.
“Sei sveglio finalmente” disse una voce, leggera nel buio. “Posso?”
Caspian incontrò lo sguardo di Lucy, la quale, a un suo cenno affermativo, si issò sul carro e gli si mise accanto. In una mano reggeva la torcia di Edmund, sotto l’altro braccio portava una ciotola piena di cibo. Con lei, c’era Susan.
Il falco volò dal Re, il quale l’accolse tra le braccia.
“Che fai già in piedi, Lu? Dove siamo?”
“Una domanda alla volta. Prima bevi questo”. Lucy posò la torica e la ciotola, passandogli l’ampolla del cordiale miracoloso.
“Non funzionerà” le ricordò Caspian.
“Susan ha insistito perché lo prendessi. Tutti ne abbiamo preso un po’, e lo faremo ancora se sarà necessario: dobbiamo riprendere le forze prima di iniziare il nuovo viaggio”
“Nuovo viaggio?”
Lucy sospirò. “Ieri sera è successo di tutto…Facciamo così: prima fammi vedere la ferita; poi, mentre mangerai, ti racconterò”
Caspian non protestò, non per altro ma perché gli faceva troppo male persino respirare.
Lucy avvicinò la luce al costato del Re, svelando un orribile livido color porpora con tracce nero-giallastre. Un taglio diagonale, non troppo profondo e già quasi richiusosi del tutto,  attraversava la parte alta delle costole di destra.
Un’altra cicatrice da aggiungere alle altre, pensò Caspian.
“Ha fatto infezione?” chiese.
“No. Susan te l’ha pulito ieri notte. Ma credo tu abbia qualche costola rotta. Il cordiale ti aiuterà a sopportare il dolore, però non devi muoverti troppo, intesi?”
“D’accordo” Caspian le fece una carezza fraterna sui capelli. “Sei diventata proprio brava, Lu”
“Volevo studiare medicina nel mio mondo, fare l’infermiera” ammise lei, non senza una piccola nota d’orgoglio. “Credo di essere portata per certe cose”.
Lucy lo aiutò ad indossare la camicia, poi gli mise davanti la ciotola di cibo, quasi con la paura che lo rifiutasse.
Ma Caspian era decisamente affamato. Dividendo il suo pasto con il falco, accoccolatasi nel suo grembo, mangiò in religioso silenzio mentre Lucy raccontava tutto quello che era successo la notte precedente: dei Giganti che volevano far di loro il piatto forte della Festa d’Autunno, della fuga forzata da Harfang, dell’aiuto insperato di Titania, e del resto…
I ricordi di Caspian si fermavano all’arrivo di Shira nella stalla. Non rammentava nulla della battaglia con Lord Ravenlock, né del dopo, di quando aveva visto Rilian.
Aveva visto suo figlio e non se lo ricordava..il destino voleva proprio prendersi gioco di lui.
Arrivata a quel punto, Lucy fece una pausa, osservando preoccupata il viso privo d’espressione del Re. Lui teneva gli occhi chiusi, le labbra serrate, il respiro leggermente accelerato. Per il resto, nessuna reazione.
Lucy, come tutti, ancora non si capacitava di quanto Caspian fosse cambiato, di quando duro fosse divenuto il suo cuore. Ma quando lui riaprì gli occhi, la Valorosa rivide l’amico di una volta nascosto nelle loro profondità.
Le emozioni represse per troppo tempo, l’amore che nutriva per i suoi figli, per sua moglie, per tutti loro, esplosero tutte in una volta. Caspian posò una mano sul dorso del falco, per darle conforto e prenderne da lei: la sua Susan, il suo sostegno, sempre e comunque. Abbassò il capo, i capelli davanti al viso, a nascondere ciò che provava realmente.
Lucy lo vide serrare i pugni, lo sentì sospirare in modo strano.
Poi, il Liberatore risollevò la testa, passandosi velocemente una mano sugli occhi umidi.
“Va avanti. Cosa è accaduto dopo?”
Lucy riprese il racconto, certa che le nuove gli sarebbero piaciute ancora meno.
Quando arrivò il momento di dirgli dei sospetti che aveva su Rabadash e Myra, e sulla strana figura della Signora dalla Veste Verde, Caspian scattò in piedi, tenendosi il fianco e ignorando il dolore.
“La mia Myra? Il mio tesoro, la mia bambina, fidanzata con quel cane?!”
“Molto probabilmente sì” rispose Lucy con una vocina piccola.
Il falco, sulla spalla del Re, agitò le ali, piegando il corpo in avanti, aprendo il becco come in procinto di abbattersi in picchiata sul nemico.
“Dobbiamo ripartire immediatamente” disse Caspian, calmandola.
“Lo faremo appena Pozzanghera e Ombroso torneranno” rispose Lucy.
“Dove sono andati?”
“Poco prima dell’alba sono usciti in superficie, per trovare qualcosa di commestibile per i cavalli e un po’ d’acqua. Caspian, aspetta un attimo…”
Il Liberatore, con movimenti misurati, stava scendendo dal carro.
Lucy lo superò e saltò giù per prima, bloccandogli la strada. “Devo dirti ancora una cosa, l’ultima, e non credo che ti piacerà. Ma tu devi promettere che non fari gesti inconsulti”
“Che vuoi dire?”
“Caspian!” fece la voce di Edmund. “Come va? Stai bene?”
“Sì, più o meno bene”
Il Liberatore osservò gli amici appena svegli rivolgergli grandi sorrisi. Lui ricambiò, felice di vederli sani e salvi dopo l’avventura della notte scorsa. C’era solo una nota stonata in tutto ciò…una persona che non avrebbe dovuto esserci: un vecchio dalle vesti scure scompigliate, i capelli bianchi ricadenti sulla fronte rugosa.
Uno dei rari sorrisi che il Liberatore aveva sfoderato durante il viaggio, scemò all’istante alla vista di Lord Erton.
Peter e Edmund lo fermarono in tempo prima che potesse saltargli addosso.
Susan, invece, poté liberamente lanciarsi verso il Duca. Fu Miriel a impedirle di cavargli gli occhi.
Susan diventava decisamente pericolosa in forma di falco.
“Lasciatemi!” gridò Caspian, lottando con Peter e Edmund che lo tenevano ben saldo per le braccia.
I due amici e una nuova fitta alle costole, costrinsero il Liberatore a fermarsi.
“Ti lasceremo solo se prometti di ascoltare e di non ammazzarlo” disse Peter.
“Non hai il diritto di dirmi cosa fare!”
“Sa dove sono i tuoi figli!” aggiunse in fretta Edmund.
Caspian distese i muscoli. Dopo alcuni secondi, lo lasciarono.
“E’ stata Susan a volere che venisse con noi. Ci serve per dirci dove andare” riprese il Giusto.
Aslan ci ha già detto dove andare” ribatté il Liberatore, la voce dura come pietra. Guardò Jill.
Lei si stropicciò le mani, nervosa. “S-sì, è vero: l’iscrizione del mio sogno diceva ‘sotto di me’, ovvero, sotto l’Antica Città dei Giganti, ed è dove ci troviamo ora. Però, se ci pensi bene, Aslan non ha specificato come arrivare da Rilian e Myra, ha detto solo che li avremmo trovati. Per cui, io credo - noi crediamo - sia possibile che la presenza di Lord Erton faccia parte del disegno di Aslan”
Caspian inarcò un sopracciglio, puntando un dito contro Lord Erton. “Questo schifoso ammasso di  membra sarebbe parte del disegno di Aslan?!”
“Moderate le parole!” scattò il Duca.
Gli altri avevano sperato non parlasse.
“State zitto” sibilò il Liberatore tra i denti.
Il suono di quella voce tanto detestata provocò nel Re di Narnia un’ondata di odio violento. Gli partì dal centro del petto, si espanse, aumentò fino a concretizzarsi in respiri quasi affannosi, spasmi di nervi che gli fecero chiudere e aprire i pugni più volte. Se avesse avuto la spada a portata di mano gliel’avrebbe scagliata contro, passandolo da parte a parte.
“Non lo voglio intorno”
“E’ necessario, Caspian” insisté Lucy.
“Vi ha già indicato la strada per raggiungere Rilian e Myra?”
Gli altri si scambiarono sguardi incerti.
Lucy si morse il labbro inferiore. “Ecco…no. Susan ha tentato di farlo parlare, ma né lei né nessuno di noi è riuscito a cavargli una parola di bocca”
“Lo sospettavo”. Il Liberatore scosse il capo. “Non parlerà. Non contateci”
“Noi pensavamo tu potessi avere più successo” disse Eustace, avvicinandosi con cautela. Quando Caspian era così arrabbiato gli faceva paura. “Con un po’ di persuasione da parte tua, magari…”
“Non ho alcuna intenzione di dirvi dove sono nascosti i gemelli” borbottò Erton.
Caspian fissò il Duca, facendo qualche passo verso di lui.
Miriel trattenne il falco.
Peter e Edmund furono di nuovo pronti a intervenire, ma non ce ne fu bisogno.
Caspian si impose di parlare con calma, reprimendo la rabbia che gli ribolliva in corpo.
“Voi siete uno dei diretti responsabili del rapimento dei miei figli, di questo non ho mai dubitato. Sono tornato a Narnia anche per avere la vostra testa, Duca, oltre che per reclamare quella di tutti coloro che sono coinvolti in questa storia. Susan ha preso quella di Ravenlock; avrebbe potuto prendere anche la vostra, ma se non l’ha fatto, se non vi ha ucciso ieri notte, significa che c’è una ragione. Per quanto vorrei pareggiare con lei e ammazzarvi subito, ho piena fiducia in mia moglie: se è convinta che in qualche oscura maniera potete esserci utile, allora non vi taglierò la gola, non subito. Ma dovete dimostrare che questa ragione esiste, e dovete farlo adesso, o lascerò il vostro corpo in pasto a qualche belva selvatica che vive quaggiù”
“Se vostra moglie mi crede e voi vi fidate ciecamente di lei, non vi devo spiegazioni”
“Voglio sentirlo uscire dalle vostre putride, ingiuriose labbra, milord: ditemi tutto quello che sapete sul rapimento dei miei figli, ditemi dove sono, e giurate su ciò che vi è più caro – se l’avete – che dite il vero”
Caspian era una tempesta in procinto di scoppiare, ma ancora no. Doveva trattenersi.
Eppure, quella calma, agli occhi dei compagni, fu decisamente più preoccupante della furia mostrata poco prima.
Lord Erton, legato così stretto che non era quasi in grado di respirare, fissò il volto dell’uomo senza fiatare.
Rifletté in fretta, cercando di capire cosa era meglio fare per lui.
Non c’erano vie di scampo.
Rivelare il nascondiglio dei bambini, anche se costretto, voleva dire tradire la Strega Bianca alias Signora dalla Veste Verde, ed ella – ne era certo – si sarebbe vendicata nel peggiore dei modi.
Ma se non avesse aiuto Caspian e i suoi, sarebbe comunque stata morte. Il Liberatore non era più il ragazzino insicuro che aveva conosciuto. Nei due anni passati al bando, era divenuto un uomo capace di tutto: se non l’avesse aiutato a trovare i suoi figli, gli avrebbe davvero tagliato la testa.
Dovendo scegliere, Lord Erton preferiva forse quella morte, rapida e indolore. Però…chissà se una possibilità di cavarsela c’era?
Poteva giocare bene le poche carte rimastegli nel mazzo: restare vivo guidando Caspian su una via fasulla e, nel frattempo, pensare a un modo per fuggire. Sarebbe potuto tornare dai Giganti di Harfang, farsi aiutare da loro a tornare a Narnia, dove avrebbe chiesto a Rabadash e Tisroc di invocare i loro stregoni per proteggerlo dalla Strega. Dopotutto, lui e Tisroc erano amici di vecchia data...
Sì, poteva riuscirci.
“Allora?” incalzò Caspian dopo un lungo silenzio. “Cosa avete deciso?”
Erton emise un sospiro grave. “E’ ovvio: voglio che la mia testa resti dov’è!”
“Peccato, speravo il contrario…”
“Non fate lo spiritoso! Voglio la vostra parola che non tenterete di uccidermi nel sonno”
Caspian sembrò rifletterci. “Resisterò alla tentazione. Dove sono i miei bambini?”
“Prima datemi da mangiare”
Caspian strinse le palpebre. “Non siete nella posizione di negoziare”
“La vostra amatissima, dolcissima moglie, mi ha lasciato a digiuno ieri sera!”
“Probabilmente avrei fatto lo stesso, e potrei ancora se non parlate subito. Ve lo ripeterò: dove sono i miei bambini?”
Erton fece un verso esasperato. “Per tutti i numi! Va bene! Sono chiusi in un castello, vicino al centro della terra. Non ho idea se questa sia la strada giusta per arrivarci, di passaggi per il Mondodisotto ce ne sono a decine, sparsi per tutta Narnia”
“Siete stato molte volte in quel castello?”
“Abbastanza”
“Da che parte dobbiamo andare?”
“Io ero solito imbucare una via sotterranea nei pressi della Collina dell’Uomo Morto. Da lì andavo sempre più giù, verso il luogo in cui sono rinchiusi i marmoc…volevo dire, i bambini”
“Non mi interessa che strada percorrevate voi” disse Caspian, facendo uno sforzo terribile per non strangolarlo. “Voglio sapere qual'è quella giusta”
“Siamo troppo a nord, tanto per cominciare; dobbiamo spostarci verso sud-est. A questo proposito, suggerirei di risalire in superficie e vedere se...”
“Non fate il furbo!” scattò Emeth. “Non torneremo in superficie, non vi permetteremo di tentare di scappare”
Lord Erton abbandonò la schiena curva contro la parete della galleria. Il primo tentativo di fuga era andato male.


Pozzanghera e Ombroso furono di ritorno di lì a pochi minuti, con grandi fasci di erba per i cavalli, radici e due otri pieni d’acqua. Portavano anche lunghi rami che servirono per fabbricare delle torce: vi attorcigliarono un panno, imbevuto in un olio apposito fornito loro da Titania.
Fecero colazione, ricapitolando il da farsi, lasciando Lord Erton nel suo angolino.
“E la mia colazione? L’avevate promessa!”
Caspian chiuse gli occhi e sospirò, imponendosi la calma.
“Dategli qualcosa e fatelo star zitto”
Pazienza, si disse, devi avere pazienza…
 
 
Viaggiarono tutta la mattina in un’andatura regolare, avanzando nella galleria da cui erano entrati.
In un primo momento, pensarono che Erton li stesse prendendo in giro: l’aspetto del luogo non cambiò, la strada era un’unica curva serpeggiante, non c’era traccia di un bivio che li portasse a scoprire una nuova parte di quel mondo sotterraneo.
In tutti quanti c’era un senso di urgenza maggiore, la sensazione che il tempo scivolasse loro tra le dita.
Ricominciarono a parlare del solstizio d’inverno. Peter aveva sempre sostenuto che Aslan avrebbe fatto in modo che tutto si sarebbe compiuto al tempo stabilito, ma per quanto gli altri fossero concordi con lui, l’ombra del dubbio e la paura del fallimento restavano vive sotto la speranza.
A metà pomeriggio, la strada prese a scendere. La discesa si fece sempre più ripida, tanto che il carro rischiò di scivolare pericolosamente per quella che divenne una vera e propria scarpata. Tutti, Lord Erton compreso (il quale fu ovviamente costretto), si prodigarono per trascinare il mezzo in fondo al pendio scosceso. Gli unici che non poterono dare una mano furono Miriel – per ovvie ragioni – Shira, Susan e Caspian, che era ferito.
Erton, mani e piedi liberi, sperò vivamente di potersela dare a gambe. Ma prima di poter tentare, fu di nuovo legato e rimesso sul carro. In questo modo, il suo secondo esperimento di fuga fallì.
Piano piano, le nude rocce e il terreno accidentato scomparvero, cedendo il posto a strati di muschio profumato e un’aria leggermente più tiepida.
“Guardate che cosa strana” disse Ombroso a un tratto, indicando con l’ala fasciata gli strani luccichii che si intravedevano in fondo alla galleria che stavano percorrendo. “Cosa saranno? Lucciole? Mi viene l’acquolina!”
“Mangi lucciole?” chiese Pozzanghera.
“Sì, a volte”
Le ragazze proruppero in lamenti di dissenso.
“Lo so, lo so, sono carine, ma io sono un pipistrello, che posso farci? Mangio zanzare, vermi, mosche, farfalle, falene e lucciole”
“Disgustoso” commentò Lord Erton. “Comunque non posso essere lucciole, stupida bestiaccia parlante: fa troppo freddo”
Ombroso agitò le ali, indignato. “Ma come vi permettete di chiamarmi così! Brutto ammasso di ossa rachitiche!”
Nessuno voleva avere a che fare con Lord Erton. Lucy, Miriel e Shanna, le uniche tre che viaggiavo sempre sul carro, se ne stavano tutte e tre su un lato, il Duca dall’altro, solo. Edmund e Pozzanghera, alla guida del mezzo, erano leggermente più fortunati di loro: non dovevano sorbirsi i suoi sguardi arcigni, ma non erano esenti da battutine e lamentele.
Il Duca non aveva più il bavaglio, Caspian gli aveva concesso almeno questo, ma solo perché doveva indicare loro la strada.
“Silenzio” disse il Liberatore, ponendo fine alla lite tra Ombroso ed Erton.
Ora, tutti erano intenti ad ascoltare lo strano fruscio che giungeva dal punto in cui brillavano le piccole luci fluorescenti.
La galleria si allargò sempre più, il soffitto divenne altissimo. La compagnia di Narnia si ritrovò in quello che sembrava un prato immenso, fatto di sottili ciuffetti d’erba di un colore blu scuro; c’erano bassi alberelli dalle fronde verde-azzurro, le quali pendevano come svenute fino a terra, simili a bizzarri salici piangenti; cespugli di quelle che potevano esser eriche, crescevano qua e là. Ed era da questi ultimi che proveniva il fruscio, e lo stesso valeva per i puntini luminosi che avevano scambiato per lucciole.
Peter scese da cavallo per esaminarli da vicino.
“Non sono insetti, sono petali e foglie” Ne prese una manciata dal cespuglio più vicino e quello si agitò tutto come se gli avesse fatto il solletico. “Miriel, che ne pensi?”
La Driade tese la mani, dove il Magnifico posò piccolissimi boccioli di fiori verdi chiari e foglioline blu scuro, i quali, non appena furono lasciati liberi, ripresero a svolazzare a mezz’aria in un minuscolo vortice, frusciando allegramente.
“Non ne ho mai visti così, nemmeno dalle mie parti” disse Miriel. “Non so a quale specie appartengano”
“Fori che si illuminano…” commentò Jill, estasiata.
“Lord Erton” chiamò Caspian. “Riconoscete questo luogo?”
“No” rispose il Duca, rimasto sul carro.
Il falco, che faceva la guardia al Duca, gli becco la mano.
“Ahi! Dico la verità, non ho mai visto questa radura! Da uccello siete ancora più odiosa, Regina!”
“Insultate ancora Susan e vi rimetterò il bavaglio” lo avvertì Caspian, fermando Destriero e scendendo a terra con cautela, tenendosi le costole.
“Le piante sembrano malate” disse Emeth. “Pensate che la malattia che ha colpito Narnia sia giunta anche qui sotto?”
“Quale malattia?” chiese Lord Erton, rimasto sul carro.
Nessuno gli rispose.
Miriel posò il palmo di una mano sul tronco di un albero. “Le piante non sono malate. Sento la linfa scorrere, sembrano sane. Però sono strane, non so come spiegare”
Ombroso prese una manciata di petali da un altro cespuglio e se la ficcò in bocca.
“Mmm… no, non fanno per me. Peccato non siano lucciole…”
“Aahh! Che cosa fai?!” gridò Pozzanghera. “Non mangiare quella roba! Finirai avvelenato, o come minimo intossicato!”
“Oh, smettila, vecchia rana! Piuttosto, guarda Destriero e gli altri cavalli: hanno risolto il problema ‘razione pomeridiana’ ”
Era vero: i cavalli sembrarono gradire quell’erba blu, e lo stesso fecero con l’acqua di un ruscello che scorreva poco più avanti.
“Come fa ad esserci un ruscello sotto terra?”
“Jill, non hai ancora imparato che a Narnia tutto è possibile?” le ricordò Eustace, che una volta avrebbe pensato la stessa cosa.
“Questo posto mi ricorda Prato Ballerino” disse Lucy, stuzzicando un cespuglio, facendolo sussultare. “A Susan piacerebbe molto, così tranquillo… però è anche molto triste”
Era vero. Il luogo, per quanto avvolto da quella luce tenue che conferiva un che di fatato, metteva nostalgia.
Lasciarono la Radura Luminosa (così la ribattezzarono), ripiombando nell’oscurità di una nuova galleria, dove incontrarono il primo bivio. Le torce riflettevano ombre sulle pareti ma non sul soffitto, divenuto ancora più alto.
Si imbatterono in un’altra discesa, meno ripida della precedente ma ugualmente difficoltosa da percorrere. A seguire, ecco un’altra radura simile alla prima, poi un’altra discesa e un’altra radura ancora. Fu in una di queste che si fermarono per la notte.
Non potevano sapere che ore fossero di preciso, non c’erano spiragli da cui la luce del sole potesse filtrare. Solo grazie a Caspian e a Susan - i quali avvertivano il passaggio tra giorno e notte - capivano quando era ora di mangiare, di dormire o di svegliarsi.
Come aveva predetto Lucy, a Susan la Radura Luminosa piacque molto.
“Anche a Myra piacerebbe tanto” commentò la Dolce, “e Rilian andrebbe in cerca di qualche specie di insetto che ancora non conosce”
Susan si perse nei ricordi di quel giorno in cui lei, Caspian e i bambini, si erano recati a Bosco Gufo per un pic-nic. Il giorno in cui la loro vita si era fermata, e con essa quella di tutta Narnia.
Spostò gli occhi celesti su Lord Erton, guardandolo come si guarda un insetto disgustoso.
“Sta collaborando?”
“Più o meno” sussurrò Lucy a bassa voce. “Sapessi che rissa, stamani, con Caspian…”
Sul volto di Susan si dipinse un sorriso. “Raccontami”
 
 
Il giorno seguente, l’ago della bussola segnava ancora il nord, e così il giorno dopo ancora.
Per diverse volte rifecero una strada che avevano già percorso.
Shanna cercò di vedere oltre con la sua magia, ma non ci riuscì. Consigliò allora di usare le Spade come ulteriori bussole.
Funzionò.
La solita scia azzurra scaturì lieve da ogni lama. L’aria si colorò dell’azzurro della loro magia, mischiandosi al rosso delle fiamme delle torce.
“Accipicchia!” commentò Pozzanghera ammirato. “Certo che queste armi sono proprio singolari”
“Vedrai quando le useremo in battaglia” disse Edmund, fiero, girandosi il suo talismano tra le mani.  “Inoltre, la mia Shanna le ha rese ancora più potenti di com’erano quando le trovammo”
La Stella, seduta tra il Giusto e il Paludrone, sorrise timidamente.
“Grazie, Ed” mormorò imbarazzata, stringendosi al suo braccio.
Lui si svoltò a guardarla. “Sei straordinaria, sai che lo penso”
Lei cosse i bei capelli biondi. “No, non ti ho ringraziato per aver decantato la mia magia, ma perché hai detto che sono tua”
Edmund arrossì. “Sì, bè…”
Pozzanghera ridacchiò. Il Giusto gli lanciò un’occhiataccia.
“Spiegami un po’, Shanna” riprese il Paludrone. “Com’è che funzionano queste Spade?”
“Dentro di esse risiede la vera essenza della Grande Magia” iniziò la Stella. “Se cadessero in mani sbagliate, potrebbero anche distruggere il mondo. Unite sono portentose, ed essendo state forgiate per difendere Narnia, la loro potenza si mostra maggiormente durante un’azione offensiva; ma anche da sole sono molto utili. Singolarmente, agiscono e seconda della volontà del loro proprietario e delle circostanze. Ora ci stanno aiutando indicandoci la strada; sul lago ghiacciato, invece, ricorderai come salvarono la vita a Edmund, Susan, Caspian e Eustace”
Pozzanghera annuì.
“I talismani capiscono ciò di cui hanno bisogno i Sette Amici di Narnia e glielo danno” concluse Shanna.
“Quindi è come se fossero…vive” 
“In un certo senso”
“Allora” azzardò Eustace, “se io ora avessi una fame da lupi e chiedessi al talismano di Octesian di far comparire del cibo?”
Tutti si concessero una risata.
“No, non credo che funzionerebbe”
“Perché no?”
“Perché il tuo stomaco è senza fondo, Eustace” disse Edmund. “Nemmeno la tua Spada potrebbe riempirtelo”
“Senti chi parla!”
“L’aiuto che chiediamo deve essere chiesto con discernimento” disse Peter.
“Ma il cibo è importantissimo, sarebbe una richiesta più che lecita!”
“Sì, ma in questo momento non ne hai veramente bisogno, cugino”
“Avremo bisogno di un giaciglio decente per dormire, altroché” bofonchiò Lord Erton.
“L’avete” rispose Caspian. “Dormite comodamente sul carro”
“Oh, ve ne sono grato” disse il Duca con sarcasmo. “Mi tenete legato quassù anche di notte solo perché avete paura che io fugga”
“Non è quello che avete intenzione di fare?”
Lord Erton mormorò qualcosa di incomprensibile.
“Che avete detto?”
“Niente”
“Attento con gli insulti, mi sto stancando. Piuttosto, siete certo che sia a direzione giusta? Sono tre giorni che giriamo in tondo, e la bussola segna costantemente il nord”
“Può capitare di perdersi, quaggiù” ghignò il Duca. “Scusatemi tanto Sire, sono vecchio e ho poca memoria, davvero non ricordo la strada”
Caspian rallentò l’andatura in modo da trovarsi al passo con il carro. “Ci state prendendo in giro?”
Un altro ghigno di Lord Erton tradì la verità. “Chissà cosa ne sarebbe dei vostri poveri figlioletti, se ci perdessimo sul serio…Povera, povera principessina Myra, costretta a sposare un uomo più vecchio di suo padre. Chissà quanti bambini avranno…”
Il Liberatore fece fermare la compagnia, smontando da Destriero.
“Caspian, cosa stai facendo? Caspian!” Edmund balzò in piedi quando il Liberatore trascinò giù dal carro Erton, afferrandolo per il colletto del mantello.
Il Re di Narnia lo sbatté contro la fiancata, premendogli l’avambraccio contro la giugulare, quasi soffocandolo. Contando il fatto che il giovane fosse molto più alto e più forte del Duca, costrinse questi ad alzarsi quasi in punta di piedi.
Erton rantolò. “E’ inutile, non li salverete mai e Rabadash avrà la sua rivincita su di voi e su Susan, sposando vostra figlia, dichiarando il suo primo erede imperatore di Narnia e di Calormen”
“Fate silenzio!” ruggì Caspian, sfoderando il pugnale di suo padre.
“Caspian, no!” gridò Peter. “Non fare l’idiota!”
“Zitto! Se stesse parlando di tua figlia lo lasceresti vivere?”
Peter rivolse il suo sguardo verso Miriel.
“Comunque, non è la maniera giusta. Riflettici: cosa penserebbe di te Myra e Rilian, se sapessero che hai ucciso un uomo disarmato a sangue freddo?”
Gli altri osservavano la scena senza sapere come agire, sperando che le parole del Re Supremo sortissero l’effetto sperato.
Il Re di Narnia strinse il pungo attorno all'elsa del pugnale. Erton mandò un colpo di tosse.  “Non vi servirà a nulla tenermi prigioniero perché non vi porterò mai dai principi”
“Preferite la morte?”
Negli occhi del Duca brillò una luce di cattiveria. “Non avete il coraggio di uccidermi, Caspian. La vostra mancanza di carattere è pari alla vostra capacità di governare: nulla”
Il Re sorrise inaspettatamente. “Mi conoscete davvero poco, allora”
Lord Erton mandò un urlo di pura paura quando il Liberatore gli premette la lama del pugnale contro il collo, facendolo sanguinare.
Gli altri proruppero in grida di stupore.
Lo sguardo di Caspian ardeva come fiamme. “Ora, avete dieci secondi per decidere se iniziare a dire la verità o meno. Dieci secondi prima che io vi recida l’arteria giugulare”
“Se tradisco la Dama Verde e Rabadash, morirò comunque”
“Ma loro non vi faranno soffrire come vi farò soffrire io, ve lo prometto. Sei secondi. Cinque”
Erton tremò. “No, no!”
“Tre”
“Siete un maledetto, Liberatore!”
“Uno”
“Il mondo Mondodisotto è speculare al Mondodisopra. Il castello della Signora dalla Veste Verde si trova in direzione ovest come quello di Narnia sorge a est”
Calò il silenzio.
Caspian lasciò andare Lord Erton, che cadde in ginocchio sul terreno.
“Siete pazzo!” gridò il Duca.
“Può darsi. Devo ringraziare voi e Rabadash per questo, e forse anche la vostra comune amica, dalla quale mi porterete” Il Re di Naria depose il pugnale nel fodero. “Ed, la mappa, per favore”
Edmund, ancora frastornato dalla scena, ci mise un secondo di più per capire cosa doveva fare.
“Ed?”
“Cosa? Oh, sì…eccola”
Lentamente, gli altri si mossero formando un cerchio attorno al Liberatore.
Lucy, ignorando le sue occhiate di disapprovazione, si occupò del taglio del Duca.
Caspian dispiegò la mappa di Narnia, esaminandola con cura. Poi fece una cosa che parve molto strana ma che in realtà non lo era: girò la cartina a testa in giù e la pose davanti a Erton.
“Avanti, fateci capire come la dobbiamo leggere”
 
 
 
~˖~
 
 
 
Rilian si svegliò dopo due giorni di sonno ininterrotto.
Era affamato, e questo rassicurò Lady Lora e Myra, le quali erano davvero preoccupate per lui.
La sorellina restò per tutto il giorno nella sua stanza (che era stata la loro finché lei non si era trasferita in un’altra ala del castello), a fargli compagnia.
La Strega Bianca ordinò a Lora di non perderli mai di vista, di riferirle tutto ciò che facevano e di cui parlavano, con la paura che potessero ricordare ancora qualcosa.
Fortunatamente per lei, i gemelli – soprattutto Rilian – parevano non avere memoria delle ultime ore trascorse al castello di Harfang.
“E così sei fidanzata. Che strano” disse il principe.
“Mmm…”. Myra lisciò le pieghe il vestito della sua bambola preferita senza dire una parola.
Entrambi se ne stavano seduti sul letto di lui, le gambe incrociate.
“Non sembri tanto contenta”
“Rabadash non mi è piaciuto. E’ praticamente un vecchio, Rilian!”
“Sembravi entusiasta fino a pochi giorni fa”
Myra sbuffò. “Oh, smettila di rinfacciarmi le cose!”
Rilian si aspettò di vederla scoppiare in lacrime ma non fu così.
“All’inizio sembrava simpatico…”
Rilian fece una smorfia. “A me è parso antipatico e arrogante fin da subito”
“Ma no…ha raccontato cose incantevoli sul Mondodisopra, ed si è mostrato gentile, solo che…a un certo punto mi ha inquietata”
“Che parole da adulta usi, Mia”
La principessa prese un guanciale e colpì il fratello. “Smettila di prendermi in giro, sto cercando di fare un discorso serio!”
“Tu non fai mai discorsi seri”
Myra gonfiò le guance e lo colpì ancora.
Lui rispose alla lotta, ridendo con lei, afferrando la sua bambola.
“No, no, ridammela!” Myra allungò le braccia, inginocchiandosi sul letto.
Rilian era saltato in piedi sul materasso, tenendo il giocattolo fuori dalla sua portata. “Ammetti che avevo ragione e te la ridò”
“Va bene, avevi ragione: mi sono pentita” sospirò tristemente la bambina.
Lui le restituì la bambola. “Mi dispiace, Myra. No, sul serio. Comunque, avevi detto che se non ti fosse piaciuto non lo avresti sposato”
Lei si intristì. “Ormai sono fidanzata, Rirì. Tu non eri là, non hai assistito al brindisi. Non posso più tirarmi indietro”
Rilian si rimise nella posizione iniziale: a gambe incrociate di fronte alla sorella. Lei fece lo stesso.
Myra teneva il capo chino, la sua bambola stretta la petto. “Nostra madre era così felice…”
“Non è nostra madre, quante volte te lo devo ripetere!”
La principessa puntò i grandi occhi castani in quelli azzurri di lui. “Lo dici sempre, è vero, e io so che hai ragione. Hai sempre avuto ragione su tutto, Rilian, ma io non ho voluto darti retta. Mi dispiace”
Lui parve confuso e compiaciuto allo stesso tempo. Era raro che la sorella gli dicesse che aveva ragione: Myra era molto orgogliosa, come lui del resto.
“Non ti ricordi niente dell’altra sera, vero?” chiese lei, raddrizzando le spalle.
Lui sbatté le palpebre. “Cosa?”
“La sera della Festa d’Autunno, Rirì. Sei sparito prima del mio fidanzamento e quando ti ho rivisto eri steso a letto, dicevi cose strane…”
Il principe si ritrasse improvvisamente. “La Signora mi ha spiegato che sono stato male: ho rischiato di trasformarmi nella creatura oscura. Non è forse successa la stesa cosa anche a te?”
Myra scosse il capo con convinzione. “No. Non so cosa ti è successo quella notte, ma non ti stavi trasformando per niente, e io nemmeno. La Signora ti ha mentito”
Rilian si stupì notevolmente di quella affermazione: mai sua sorella aveva messo in dubbio le parole della Signora.
“Lei ha usato la Sedia d’Argento su di noi, come fa sempre” proseguì Myra, abbassando la voce per paura che qualcuno potesse sentirla. “Ma a differenza di tutte le altre volte io ho sentito quello che mi accadeva intorno. Sentivo la voci della Signora ordinare ai servitori di allontanarci subito da Harfang, che non potevamo rischiare di rivedere...non so cosa. Non ricordo bene: ero sveglia ma era come se sognassi”
Rilian la fissò con tanto d’occhi.
Non era possibile. Quando sedevano sulla Sedia d'Argento, la loro volontà veniva annullata, e lo stesso accadeva alle creature che dormivano all’interno dei loro corpi.
“Non puoi essere rimasta sveglia. Se così fosse, avresti dovuto trasformarti”
“Ma non è successo!” insisté Myra in una esclamazione soffocata. “Quella sera mi hai gridato che dovevo scappare, che non dovevo credere alle parole della Signora, perché ci ha sempre mentito”
“Avrò detto cose senza senso, stavo male”
“No, non stavi male! Non mi ascolti?” Myra mise la sua bambola da parte e prese le mani del fratello nelle sue, fissandolo intensamente. “Non so cosa ti sia successo, però so che stavi per dirmelo e la Signora non te lo ha permesso. Devi aver visto qualcosa, Rilian. Devi aver visto qualcosa che non dovevi vedere”

 
 
 
 
Scusate il piccolo ritardo, cari lettori! Volevo postare giovedì ma efp e internet ancora mi davano problemi. Sono ormai convinta che qualcuno mi abbia fatto il malocchio….o che l’abbia fatto al mio pc XD
In ogni caso, ecco il nuovo capitolo! La prossima volta avrete una nuova mappa (la sto preparando), raffigurante sia Narnia che il Mondodisotto, così capirete meglio i nuovi spostamenti dei nostri eroi.
Passo subito ai ringraziamenti e vi lascio ai commenti! Voglio sapere cosa pensate di Caspian e Lord Erton!!!

Per le preferite: 
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Per le recensioni dello scorso capitolo:  Fantasy Heart, LittleWitch, Sara_Trilly, senoritavale, Shadowfax,_joy


Angolino delle Anticipazioni:
Ho dedicato un pezzo molto corto a Rabadash, e annuncio che non si vedrà per un pò. Scoprirete più avanti cosa sta succedendo a Cair Paravel.
Intanto, continua il viaggio nel Mondodisotto: nuovi incontri per la compagnia di Narnia in vista.
E Myra e Rilian verranno a conoscenza di qualcosa che non dovrebbero sapere…

 
In conclusione, vi ricordo sempre che per conoscere gli aggiornamenti di Night&Day e dell’altra mia fanfiction (fandom Ben Barnes) dovete passare dalle mie pagine facebook Susan TheGentle Clara e Chronicles of Queen
Per stavolta è tutto!
Un bacione e grazie a tutti!!!
Susan♥
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