Voiceless Jody
5. Mostro!
Si girò verso di lei fermando la mano, il volto di Abby era
in lacrime
< P-perché J-Jody io non > si coprì il volto con le
mani singhiozzando
< Abby… > provò a biascicare l’altra ma non aveva più
voce, per la prima volta provò una tristezza infinta
< Io credevo che noi fossimo amiche, io credevo in te
Jody ma allora perché, perché > si levò le mani dalla faccia mostrando tutta
l’ira disegnata in essa, scolpita in ogni ruga d’espressione che copriva la sua
faccia,
< TI ODIO!!! > gridò lei e questo scioccò Jody
distruggendola, fece cadere il coltello per terra mentre mezza tremante provò
ad avvicinarsi a lei allungando una mano, non si era sentita mai così disperata
< NON TOCCARMI! > gridò l’altra colpendogli la mano
< MOSTRO! > detto questo corse via uscendo di casa
lasciando Jody tremante in mezzo alla stanza, sentiva ancora le sue parole
riecheggiargli nel cervello -Mostro! - guardò a terra sconvolta, per poi
correre via anche lei seguendo l’amica
Uscita di casa si volto e voltò per cercarla ma l’unica cosa
che vide fu un corpo gettato sull’asfalto, sperò con tutta se stessa che non
fosse lei e continuò a sperarlo mentre si avvicinava piano.
Ma purtroppo per lei i suoi desideri non si avverarono,
quella era la sua amica morta con una coltellata allo stomaco.
Pianse.
Jody pianse per la prima volta nella sua vita pianse non
riusciva nemmeno ad urlare poteva solo piangere, singhiozzava sembrava una
piccola bambina a cui era stato rotto il gioco preferito quello che amava i
più; stava soffrendo dentro e quella sofferenza era troppo per una persona che
non l’aveva mai provata, adesso era sola.
Faceva male, troppo male e lei non sapeva come fermare quel
dolore.
Cadde in ginocchio raggomitolandosi su se stessa con una
mano che le stringeva il petto, questo movimento fece uscire dalla tasca del
suo pigiama il piccolo coltello che aveva ricevuto quella sera; lo prese e lo
aprì iniziando a guardare la lama con grande interesse
“Forse… “
Se lo puntò contro posandolo un po’ più sotto dell’occhio,
poi spinse facendolo penetrare nella carne, infine con un gesto lo portò giù fino
al mento formando un taglio enorme sulla sua faccia,
Faceva male il sangue continuava ad uscire e la ferita
bruciava; aveva raggiunto il suo obbiettivo, adesso tutto il suo corpo era concentrato
su quel dolore e non sentiva più quello nel suo cuore…
Poi ci fu il caos.
Le macchine della polizia circondarono la
zona insieme all’ambulanza che la portò via dal posto, stendendola su uno dei
lettini su cui poi svenne.
Al risveglio era di nuovo nella camera d’ospedale ma questa
volta quasi non ci fece caso; aveva infatti smesso di interessarsi a qualunque
cosa la circondasse, non le importava dov’era ne cosa facesse, con la mente era
sempre immersa in altri pensieri che pian piano la stavano uccidendo dentro.
Era triste ma non piangeva il suo sguardo era vuoto e non mostrava
nessuna emozione, non riusciva più a provare nulla di nulla a parte la
tristezza che riempiva il suo cuore, ma a cui non dava mai sfogo…
Quando uscì dall’ospedale il medico consigliò ai suoi
genitori di mandarla a scola, pensava che magari incontrare persone l’avrebbe
aiutata; e si può dire che non sbagliò del tutto.
Così la mattina dopo si svegliò presto.
Per andarci si mise dei Jeans scuri scelti a caso
dal suo
armadio e la sua nuova felpa a collo alto di color rosso scuro; questa
le era stata regalata dai genitori di Abby, erano sempre state delle
bravissime
persone e si sentirono quasi colpevoli del suo stato d’animo
così glielo
avevano regalato per scusarsi.
Si vedeva bene che non lo avevano scelto a caso; avevano
seguito tutti i gusti di Jody, il suo colore preferito, che era appunto il
rosso, e il suo vestire sempre in modo molto semplice, in oltre il collo lungo
poteva aiutarla a nascondere la brutta cicatrice che gli era rimasta in faccia
e gliela solcava tutta in diagonale arrivando a tagliare quasi in de metà
precise le labbra.
Comunque sia entrò a scuola come se nulla fosse, ma non fu
lo stesso per i suoi compagni di classe.
Ovunque passasse c’era qualcuno che ne parlava ma lei non li
ascoltava nemmeno, non gli importava cosa stessero dicendo, e nessuno si
sarebbe mai sognato di andare là e parlarci.
Nessuno tranne i tre bulli che la tormentavano, o almeno
avevano sempre cercato di farlo fallendo miseramente ogni volta davanti alla
sua freddezza assoluta e il suo menefreghismo totale mettendosi in situazioni
imbarazzanti.
Ma questa volta pensarono ovviamente che era la giusta
occasione per vendicarsi e far vedere la loro supremazia su quel minuscolo
scarafaggio.
Così la raggiunsero all’uscita, avvicinandosi a lei con gli
occhi di chi è sicuro di essere superiore all’altro
< Ehi Jody vedo che sei tornata! > iniziò il più grande
mettendole una mano sulla spalla
< Sai volevamo chiederti su alcune voci che giravano…
> continuò un altro che invece stava appoggiato al muretto, il quale non
ricevette la minima attenzione dalla ragazza idem quello prima
< Sai alcuni dicono che sei stata tu ad uccidere Carl,
Mattew, Deisy e Abby lo sai? >
< Altri dicono perfino che lei e il killer fossero
alleati >
< Io invece ho sentito che… >
Continuarono così per un po’ mentre l’espressione di Jody
diventava sempre più cupa e la tristezza lasciava spazio alla rabbia.
Poi ci fu la goccia che fece traboccare il vaso
< Mi dispiace un po’ sai per Abby intendo era davvero una
bella gnocca magari avrei potuto f- > Un pugno non gli permise di continuare
il discorso, mentre si poteva ben vedere l’ira più pura negli occhi ambra di
Jody.
< Hoho! Hai reagi- > ma non ebbe il tempo di
continuare nemmeno questa che lei con un gesto netto e sicuro gli tagliò la gola
col coltello ripiegabile che portava ancora con lei.
Solo quando il sangue rosso sporcò l’asfalto tutti si
accorsero di cosa era realmente successo e con la consapevolezza arrivò il caos,
i ragazzi urlarono di paura tirandosi indietro, mentre alcuni scappavano e
altri chiamavano ambulanza e polizia.
< M-mostro! > urlò uno dei due
rimanenti buttandoglisi
addosso e iniziando a tirarli svariati pugni in faccia ma l’unica
reazione che
ottenne fu un gran sorriso un sorriso macabro e malato, poi
improvvisamente con un braccio gli circondò il collo
costringendolo ad abbassarsi
< Anche lei mi chiamò così > bisbigliò nel suo
orecchio prima di accoltellarlo al cuore sporcandosi ancora di più del sangue
che sulla felpa non si vedeva quasi.
Se lo tolse di dosso alzandosi con ancora il sorriso
stampato sulla sua faccia
< Ma non mi aveva capito, neppure io avevo capito >
biascicò mentre alzava pian piano il volume della voce facendola diventare
sempre più scura
< Questo non è un mostro… Questo…
Tutti si bloccarono mentre lei con un piccolo rivolo rosso
alla bocca colpiva l’ultimo ragazzo alla testa tagliandogliela in due con
molteplici coltellate al cranio, mentre sempre più sangue usciva dalla sua
bocca.
< Sono solo io sì, ma io sono un mostro > bisbigliò in
fine ridacchiando per poi cadere priva di sensi sul corpo dell’altro ragazzo.
< Non pensavamo che avesse ricevuto dei danni così terribili,
ha un assoluto bisogno di cure mediche.
Ha molti problemi tra cui autolesionismo e violenza
incontrollata, dobbiamo tenerla sotto cure mediche finché non si riprenderà,
se si riprenderà >
Ciao!
Siamo arrivati al penultimo capitolo,
ma io non voglio finire la storia sono così triste anche se forse visto che ora
le storie sono diventate tre sarebbe meglio ^^”
Lo so che avevo detto che questo
sarebbe stato il terzultimo ma ho sbagliato scusate :’)
Il prossimo è l’ultimo e credo ci
metterò un po’ di più a pubblicarlo per il problema che ora le storie sono tre
e perché miro a renderlo memorabile XD infondo è l’ultimo cap no?
Be’ per ora vi saluto ci vediamo dopo
nei commenti sperando che il cap vi sia piaciuto anche se un poco cortino
Holy ^w^