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Autore: Oneipo_    24/01/2015    0 recensioni
Lui le diceva: "Le poesie non si spiegano, se raggiungono il posto giusto le senti, ti grattano dentro".
- Margaret Mazzantini.

Harry è il cantante di una band indie-rock emergente, i Breakdown Heads
Cecilie ha i capelli rossi e una filosofia di vita tutta sua.
Lui le insegnerà che la musica è poesia, lei che la vita è bellezza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno

Breakdown Heads.

 

 

Amo i solitari, i diversi, 
quelli che non incontri mai. 
Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. 
Quelli con l'anima in fiamme.

C. Bukowski.

 

 

 

Quel bicchiere di vino fa particolarmente schifo. Troppo poco invecchiato per un palato fine, esperto, come il suo. Muove il polso per osservare il liquido rosso ondeggiare sinuosamente dentro il contenitore in vetro, poi ne beve un altro sorso, accompagnato dalla solita smorfia disgustata. Non gli piace, ma continua a buttarlo giù come se fosse il migliore vino della storia. È la cosa più divertente che sembra prospettargli quella serata.
Incrocia le lunghe gambe, lanciando occhiate alle persone intorno a lui. Ne conosce forse la metà, forse un po' di meno. Se ne stanno lì, nella villa di - oh, merda, come si chiama il proprietario di questo posto? - a fare i ricchi e ostentare i loro beni e gioielli e vestiti costosi, come se fosse l'unica cosa che conti davvero.
Ogni tanto sente qualcuno ridere e farsi versare un altro goccio di quel terribile vino. Si domanda se stiano bevendo per gusto o per noia, come sta facendo lui. Spera nella seconda opzione.
Posa il suo bicchiere sul tavolino in vetro che gli è accanto, al lato di quel divano in pelle bianca, unico suo compagno in quella serata, deciso a prendere una boccata d'aria.
Louis è in atteggiamenti fin troppo intimi con una ragazza di cui non ricorda il nome, o forse non l'ha mai saputo. Una di loro, comunque, con un lungo vestito nero a fasciarle il corpo troppo magro e i capelli biondi che le ricadono sul sedere sodo e perfetto. Sorseggia anche lei quel maledetto vino, mordendosi il labbro inferiore colorato da del  rossetto rosso e sbattendo le ciglia in modo esagerato. Lui non si fa problemi a toccarle una coscia - e lei glielo lascia fare - e poi le braccia e poi il viso. A fine serata, senza alcun ombra di dubbio, la ragazza finirà nel suo letto, per poi essere cacciata il giorno dopo, o magari all'alba.
Scuote la testa, sorvolando quella scena che si ripete ad ogni festa in cui vengono invitati e respira a polmoni pieni l'aria che c'è fuori. Si accende una sigaretta e appoggia le braccia sul bordo dell'ampia balconata, guardando al di là della città che gli si mostra davanti. Lì si sta decisamente meglio. L'aria gelida obbliga tutti - o quasi - gli invitati a starsene dentro casa. Solo qualche coraggioso fumatore batte i denti al gelo di quella sera di Novembre. E lui, certo.
«Puoi farmi accendere?»
Tira ancora la sua sigaretta, senza essere sorpreso da quella voce femminile al suo fianco. Succede sempre che qualcuna cerchi con lui un qualsiasi approccio, ma è così stanco di quelle finte modelle con un bel corpo e zero personalità, che non si gira neanche a guardare in volto il suo interlocutore. Estrae l'accendino dalla tasca dei suoi pantaloni blu e glielo porge distrattamente. Quando sente sussurrare un flebile «grazie», si volta quel che basta per riafferrare l'oggetto prezioso e torna a guardare l'orizzonte.
«Ci pensi? A quanto sarebbe bello trovarsi laggiù. E non qui.»
Lei parla ancora e lui sorride, fumando quel che gli rimane. Ci pensa, sì. C'aveva pensato tutta la sera.
«Nessuno ti impedisce di andare laggiù.» risponde.
«Neanche a te.»
«Io sono qui per lavoro.»
«Il lavoro è importante.»
«Il lavoro non è libertà.»
«Libertà è poter andarsene laggiù, invece di restare qui?»
«Può darsi.»
Si accende un'altra sigaretta e lei è ancora lì. Forse cerca compagnia. Lui non darà compagnia a un'altra puttana da quattro soldi.
«E tu perché sei qui?» le chiede.
«Amici di amici.»
«Intendo, perché sei qui a parlare con me?»
«Perché avevo bisogno di qualcuno che mi accendesse la sigaretta.»
Ride, tirando ancora. Finirà per fumarsi tutto il pacchetto. Dovrebbe smettere così come consigliato da Liam. Un fumatore che dice a un altro fumatore di smettere. Ironico.
«E perché non puoi essere laggiù?» continua.
«Perché sarebbe scortese. Facciamo cose che non vogliamo per non deludere le persone.»
La sente voltarsi e la intravede appoggiare la schiena al balcone. Riconosce il verde svolazzare della gonna e scorge le gambe snelle e i piedi stretti in alte scarpe con il tacco.
«Cosa fai per lavoro?» chiede lei.
«Suono», la cicca della sigaretta della ragazza gli passa davanti e attrae la sua attenzione. Forse ora se ne tornerà dentro. Il freddo gli sta penetrando la pelle.
«Suoni. Roba tua o che ti scrivono?»
Sbuffa. Non si abbasserà mai ad esibirsi con cose scritte da altri.
«Mia.»
«E cosa suoni?»
«La chitarra. Il pianoforte.»
«Sai cantare?»
«Sì.»
«Canta, allora.»
Non lo farà. Non canterà a comando tanto per mostrare il suo talento. Né canterà di fronte a una totale sconosciuta, per di più anche parecchio sfacciata. Non è quel tipo di persona.
«Qual è il tuo nome?» la ragazza sembra ignorare completamente il suo silenzio, cambiando argomento con la curiosità di un bambino. Forse lo è, una bambina. Perché si è voltato appena per guardarle il volto e non le darebbe più di vent'anni. Non più grande di lui, comunque, stretto nei suoi ventitré anni.
Ha i capelli rossi, lunghi, delicati, che le ricadono sulle spalle e sono nascosti dietro alle orecchie da un frontino che le libera la fronte e il viso e le tira indietro un accenno di frangetta. Un trucco leggero, qualche lentiggine, gli occhi di un verde luminoso, che si intonano perfettamente con il colore del suo vestito, una matita nera a farli risaltare. Le labbra fine e ricoperte da un semplice lucidalabbra chiaro. Sembra naturale, diversa, vera. Non come quelle ragazze con il seno in mostra da vestiti troppo attillati, il trucco pesante in viso e un'espressione costruita sulle labbra. Non come quelle attrici, modelle, donne, che ha incontrato da quando è entrato in quel mondo e che gli sono sembrate sempre così irreali.
Lei è reale.
Lei non si nasconde dietro una maschera di trucco.
Lei sorride sinceramente.
E ai suoi occhi sembra così bella da far invidia a tutte quelle che, fino ad allora, ha incontrato sulla sua strada.
«Harry» risponde poco dopo.
«Cecilie.»
«Hai un bel nome.»
«Grazie.»
Harry tira un sorriso e prende di nuovo il pacchetto di sigarette dalla sua tasca, poi la voce di Liam che gli ricorda quanto faccia male lo blocca. Assurdo, la sua tattica ha effetto.
«Recitami un tuo testo, se non vuoi cantare» lei quasi lo implora e ora che l'ha guardata davvero, lui non è più in grado di negarglielo.
Fa un respiro e cita una frase da una delle sue canzoni preferite. Una di quelle che ha scritto e dedicato alla persona che amava e a cui lei ha ricambiato prendendo la loro relazione e pulendocisi i piedi in una sera d'estate.
Don't let me go, dice e alla fine se l'ha lasciato andare è stato anche meglio. Sarebbe finita con ossa rotte e cuori in lacrime.
«Sembra una poesia.» afferma invece Cecilie e ha uno sguardo sincero.
«Magari lo è.»
Altra sigaretta - e fanculo Liam, levati dalla mia testa. Porge l'accendino alla ragazza, che lo imita fumando ancora.
«Scommetto che sei altrettanto bravo a cantarla.»
«Puoi ascoltarla nel nostro disco.»
«Scommetto che sei altrettanto bravo a cantarla a me.» lei si corregge e lui abbassa lo sguardo. Ma quando si prepara a rispondere, lei se ne sta già andando. Qualcuno, forse i suoi amici, la sta richiamando agitando velocemente le mani. Lei alza la sua in segno di saluto e lui è certo che quella risata le appartenga.
Cecilie si volta un'ultima volta e Harry si sente un cretino a non fermarla.

Deve fumarci su, ma solo frugando nei suoi pantaloni gli viene in mente che lei se ne è andata con il suo accendino.

 

 

«Beh. Come è andata l'altra sera?»
«Bene.»
«Male.»

Harry alza gli occhi al cielo e Liam fa un verso di disappunto.
Chiaramente Louis ha frainteso quella domanda. Nessuno vuole sapere come gli sia andata la scopata.
«La festa» precisa quindi Harry nel continuare a rispondere a Niall, il manager della loro band nonché loro amico da troppi anni per contarli davvero «è stata veramente terribile. Non capisco perché continuiamo ad andarci.»
«Perché il proprietario della villa ci fa comodo."
«Che persona inutile.»
«Con tante conoscenze.»
«Comunque inutile.»
Louis si alza dalla sedia, prendendosi una lattina di birra sul tavolo. Ad Harry infastidisce il rumore che il suo amico fa quando beve da una lattina, ma non glielo ha mai detto.
«Dovresti fare come me, Haz - propone il ragazzo - c'è un motivo per cui mi diverto a ogni festa di quel tipo.»
«Portarmi ogni sera una donna diversa a letto? No, grazie.»
«Inizio a pensare che tu sia gay.»
«Non siamo tutti superficiali come te, Louis.»
«Oh, non dirmi che stai diventando il tipo da 'storia seria', perché potrei vomitare.»
«Sei patetico.»
«E tu gay.»
La risata di Niall interrompe il battibecco. Liam scuote la testa. Louis beve un altro sorso di birra - e maledizione, di chi è stata l'idea di comprare le lattine?
«In ogni caso, penso che potete sacrificarvi una volta - o due - all'anno, senza alcun problema» conclude Niall, porgendo una canna appena pronta a Liam.
Harry inspira l'odore quando il suo amico la accende e fa il primo tiro. Deve essere roba buona, da farti sballare solo ad inalarla, perché il profumo dell'erba gli sta già trapassando le narici.
Quella storia si sta ripetendo troppo spesso in quegli ultimi mesi, ma a chi importa davvero? È la loro vita e che si fottano i moralisti. Quelli che li adocchiano come drogati e pericolosi. Quelli che 'la droga fa male alla tua salute'. E Liam Payne, che si mette a fare la morale e poi è il primo a fumare, drogarsi e alcolizzarsi.
Harry accoglie tra le dita il mozzicone di canna e si permette di indugiare a guardarla alcuni secondi.
Loro sono questo, e lui lo sa bene. Loro sono una chitarra, una batteria e un basso dentro un garage mal ridotto. Sono quattro note scritte su un foglio e bottiglie di birra gettate sul pavimento.
Loro sono fumo, droga, alcol, puttane e malavita. Sono i disadattati, con i vestiti troppo grossi per i loro corpi esili, e i capelli spettinati e perennemente le occhiaie sotto gli occhi. Sono quelli che nessuna ragazza guarderebbe, ma che tutte vogliono per fama, e soldi e quello schifo di successo che a Harry dà già il voltastomaco.
Loro sono i diversi, quelli con la voglia di lavorare, di vivere, di godersi fino all'ultimo ogni goccia di respiro, di piangere, e ridere, e poi piangere ancora.
Cantare, suonare, spaccare gli strumenti, mandarsi a fanculo e poi fare pace.
Sono i Breakdown Heads e suonano sui palchi inglesi perché è l'unica cosa che sanno fare davvero bene, e forse un giorno suoneranno in tutto il mondo e arriveranno lì dove solo le più grandi band rock sono arrivate.
Loro non sono come gli altri.
Ed è l'unica consapevolezza che ha, mentre fa il suo primo tiro di canna per quella serata, consapevole di quanti ne sarebbero seguiti.

 

 

«Ti ho visto, sai? Con quella ragazza ieri sera.»
Ora sono soli. Lui e Louis. Sdraiati sul tappetto di quel lurido garage. Accanto a loro è quasi impossibile contare il numero di alcolici finiti, le cicche di sigarette, i mozziconi distrutti sul pavimento. Liam li ha lasciati a metà serata, con la scusa di doversi vedere con Sophia, la sua storica fidanzata, e Niall dorme sul divano con il collo storto e la bava alla bocca, dando l'idea di essere morto. Ma loro due lo sanno, che non lo è sul serio. Harry chiude gli occhi e i giramenti di testa gli fanno quasi venire da vomitare. Si concentra quindi su un punto del soffitto, cercando di rimanere vigile e non lasciarsi andare - o sarebbe finita come due sere fa, con la testa dentro il water.
«Quella rossa, intendi? Voleva le prestassi l'accendino.»
«Conversazione lunga per una semplice sigaretta.»
«Mi spiavi?»
«Eri sulla mia stessa onda visiva.»
«Mi spiavi.»
«Controllavo.» 
«Avevi paura mi stuprasse?»
«Avevo paura la stuprassi tu.»
Harry ride - forse troppo forte, perché Niall viene scosso dal suo coma. Vede lo stesso verde degli occhi di lei, se si concentra.
«Non sono un maniaco.» precisa piccato.
«Oh, avresti dovuto vederti. Avresti dovuto vedere il tuo sguardo. Facevi paura, mi sorprende che lei non sia fuggita a gambe levate.»
«Ma smettila.»
«Comunque, lascia perdere.»
Harry si alza, forse troppo velocemente perché deve chiudere gli occhi per placare il giramento di testa, e beve un sorso d'acqua dal rubinetto, come un assetato dopo mesi nel deserto. Si asciuga la bocca con il proprio maglione sgualcito e inizia a sistemare la stanza. Non sa che ore sono. Ma sa che si farà giorno presto.
«Non ho intenzione di stuprarla» precisa di nuovo.
«Lo so. Intendevo, lasciala stare. Non è per te.»
«Non è alla mia altezza?»
«No. Non è per te. Ti sorprenderesti a scoprire quanto ti è lontana la vita di quella ragazza.»
«Dici così perché la conosci?» Harry incrocia le braccia e alza un sopracciglio, scettico.
«Le si leggeva dagli occhi.»
Harry fa una smorfia. Louis dice di saper riconoscere una persona dallo sguardo, interpretare gli stati d'animo e quelle cazzate lì. In realtà non ci arriva neanche vicino per la maggior parte dei casi. Per Harry dovrebbe solo concentrarsi a suonare la batteria, quello sì che sa farlo come nessun altro al mondo.
«In ogni caso non importa. - riprende lui - So solo il suo nome e sarà impossibile ritrovarla per la città.»
«Londra può essere più piccola di quanto pensi, delle volte.»
«Magari quando sei fatto e ubriaco, sì.»
Louis ride a singhiozzi, portandosi una mano sulla pancia, poi si allunga a bere un ultimo sorso di birra dall'ultima lattina rimasta.
«Sì. Magari quando sei fatto e ubriaco» ripete.

«E dannazione Louis, non ti sopporto quando bevi dalle lattine.»

 

 

 

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Ciao. Dovrei fare un sacco di cose e invece sono qui oggi a pubblicare nuove long, e va bene. Non ho molto da
dire in realtà, a parte che spero vi piaccia l'idea e che mi farete sapere i vostri pareri, positivi o negativi che siano, perché mi farebbero davvero piacere.

Per il resto, Harry Louis e Liam sono i Breakdown Heads, una band indie-rock emergente che sta scalando le classifiche inglesi. Niall è il loro manger e amico, che li accompagna in questa avventura, e Cecilie, beh, è Cecilie e la conoscerete meglio poi.

Vi lascio un saluto veloce e un abbraccio. Sotto una foto di come immagino la mia Cecilie (che per caso sono fissata con i capelli rossi, no vero?). Mi raccomando, fatemi sapere ok?

Oneipo.

c

 

  
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