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Autore: I_SHIP4    24/01/2015    1 recensioni
Dal testo:
Sono su un pontile, ho preso la metro per arrivarci, ho scelto questo posto perché io amo il mare e il vento ed oggi è una giornata ventosa e il mare è agitato, un giorno perfetto, guardo giù e ripenso a tutto quello che ho passato in mare, la vela ed il windsurf sono i miei ricordi più numerosi legati all'acqua, ma ne ho anche qualcuno di quando ero piccola e giocavo a saltare le onde, quella bambina non esiste più.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho perso
 

Guardo il coltello, uno dei tanti coltelli della mia collezione e ripensandoci mia madre aveva ragione, avrei finito per farmi del male, forse aveva anche ragione a dire che era un'insana passione, probabile. La lama è piccola ma taglia, taglia tanto, ed è proprio per questo che mi è sempre piaciuto, il fatto di avere un'arma pericolosa. Chissà come reagirà mio padre sapendo che l'ho fatto proprio con il coltello che mi ha comprato lui, chissà se si ricorda di avermelo comprato.

Nell'altra mano tengo il telefono, il messaggio pronto ad essere inviato a quelle poche persone a cui tengo davvero, vorrei tanto sapere se loro tengono a me nello stesso modo. Alessandra non si arrende: quattro parole che mi ripeto fin da quando sono piccola, quando alle elementari ero indietro con il programma, quando alle medie la prof di inglese mi odiava, quando mi hanno ammessa all'esame con un voto troppo basso, quando i miei hanno deciso che fosse meglio per tutti trasferirsi in un paese di cui nemmeno parlo la lingua, credo che sia persino il mio stato di Whatsapp, ironico no? Visto che sto per arrendermi, arrendermi completamente. Un po' del mio orgoglio rimasto sembra volesi ribellare, ma ormai è talmente poco che non ho nemmeno bisogno di impegnarmi per ignorarlo: sparisce velocemente.

Ho scritto due lettere per i miei genitori: nella seconda li riempio di complimenti, ammetto di fiera di essere loro figlia, sì, credo di essere fiera di mia madre: parla quattro lingue, si è laureata con il massimo dei voti, è sicura di sé, riesce in praticamente tutto quello che fa ed è una madre, una buona madre, non ottima. Lo sto facendo perché io non accetto di perdere, non l'ho mai accettato, e forse questo è anche colpa loro, per loro ho sempre dato il massimo, ma c'era sempre qualcuno che riusciva a fare più del mio massimo, ed era lui a ricevere i loro complimenti, per loro figlia c'era solo un “brava” o “insomma otto non è il massimo in matematica, ti rovina la media”, penso che questo mi abbia portata ad voler essere la migliore sempre e comunque. Ci stavo anche riuscendo, finché non ci siamo trasferiti in Germania, avere il massimo dei voti in materie spiegate in tedesco, beh è risultato un po' più difficile del previsto; ma nemmeno questo mi ha buttata giù, mi sono rimboccata le maniche, ho mandato al diavolo la vita sociale e mi sono messa a studiare. Poi è arrivata la possibilità che tanto aspettavo: cambiare classe, saltare classe, ed ho accettato la sfida. All'inizio era tutto così bello, perfetto, ero riuscita a convincere i professori che ero abbastanza studiosa, che era nelle mie possibilità ed i miei erano finalmente fieri di me (escluse le critiche per il tedesco, strano che non lo parlassi alla perfezione!) ma le sorprese arrivano sempre quando meno te lo aspetti: rifiutata, non avrei cambiato classe, io avevo perso. Non ho voglia di ripensare a perché quel no. Questo c'è scritto nella seconda lettera, ma con qualche accusa in più.

Sono su un pontile, ho preso la metro per arrivarci, ho scelto questo posto perché io amo il mare e il vento ed oggi è una giornata ventosa e il mare è agitato, un giorno perfetto, guardo giù e ripenso a tutto quello che ho passato in mare, la vela ed il windsurf sono i miei ricordi più numerosi legati all'acqua, ma ne ho anche qualcuno di quando ero piccola e giocavo a saltare le onde, quella bambina non esiste più. Giorgia, la mia migliore amica, l'ho conosciuta a windsurf, credo che sia una delle cose più belle della mia vita, anzi ne sono sicura, ho paura, ma non per me, ho paura per lei, ho paura di farle male, io non vorrei mai e poi mai farle male. Le cose in spiaggia, le chiacchiere quando non c'è vento, le dormite in sacco a pelo, con chi le farà? Scaccio via quei pensieri, basta rivedere la faccia dei miei nuovi compagni per convincermi a farlo, sto per scappare.

Ho letto che spesso le persone si vestono meglio possibile, magari comprano dei vestiti apposta, mi sembra stupido, io ho i miei pantaloni preferiti, quelli che mi ha regalato mio padre e mi ha anche pregato di smettere di indossare: sono ingrassata troppo; la maglia invece e quella di una regata, la mia ultima regata in Italia, credo voglia essere un omaggio a quello sport meraviglioso. In effetti in maglietta e pantaloni fa un po' freddo ma non me ne preoccupo, mi piace avere freddo.

Non so bene come si fa, devo tagliarmi i polsi? O forse sarebbe meglio legarmi qualcosa alla caviglia e buttarmi? Quale sarà meno doloroso? Oppure potrei andare alla scogliera qui vicino e buttami da lì, credo che un colpo secco in testa sarebbe la cosa meno dolorosa, ma potrebbero riuscire a salvarmi,faccio una smorfia, io non voglio essere salvata. Sento arrivare qualcuno di corsa, magari ha capito tutto, o vuole solo dirmi che questa è proprietà privata, non lo saprò mai.

Invio il mio messaggio.

Lascio il coltello.

Mi butto.

Addio.

   
 
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