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Autore: Evee    25/01/2015    2 recensioni
~ sequel di “The White Lady who lost her soul”
Kisara è finalmente libera, ed ora che ha ritrovato i suoi ricordi sente di essere anche pronta ad aprire il suo cuore e buttarsi alle spalle il suo triste passato.
Ma presto scoprirà che il passato non ha ancora finito con lei... Anzi, con loro. Perché Seto ha voluto salvare la sua anima, ma purtroppo ogni scelta comporta sempre una conseguenza. E lui ne ha fatto una che rischia di pagare molto, troppo caro. Lei, però, non ha la minima intenzione di permettere che accada.
E poi gliel'aveva promesso, che lo avrebbe protetto per sempre.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisara, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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VII - The cave

 

{And I will hold on hope
And I won't let you choke
On the noose around your neck
And I'll find strength in pain
And I will change my ways
I'll know my name as it's called again}

 

Dopo una notte densa di riflessioni, il giorno seguente si recò da lui.

Superò il tornello, recuperò la sua borsa appena scivolata indenne sotto al metal detector, e si incamminò al seguito di un severo agente penitenziario che la scortò fino alla sua meta. La stanza dove venne condotta era di dimensioni a dir poco claustrofobiche, tanto che al suo ingresso si sentì quasi messa alle strette affinché si sedesse. E così fece, prendendo posto dinanzi al divisorio trasparente, oltre al quale era già in attesa un giovane moro e dai lineamenti affilati. Si era aspettata quantomeno una reazione di sorpresa da parte sua nel vederla ma no, nemmeno la detenzione lo aveva indotto ad abbandonare quel ghigno beffardo.

-Guarda chi si rivede... Se portavi ancora un po' di pazienza, appena uscito da qui avrei potuto concederti un vero appuntamento. Ma ti mancavo troppo, non è così?-

Kisara gli rivolse un'espressione feroce.

-Vaffanculo, Inoue.-

Lui curvò le labbra con finto dispiacere.

-Oh, su...- la sollecitò conciliante -Non vorrai rovinare subito il nostro incontro con una scenata...-

-Tranquillo, non intendo sprecare con te più fiato del necessario.- replicò lei tagliente.

Inoue allora reclinò il capo all'indietro, schernendola con una risata.

-Me l'immaginavo, che fossi una di quelle che salta i preliminari e vuole andare subito al sodo...-

Strinse i pugni frementi dalla voglia di spaccargli la faccia, cercando di contenersi. Inoue non le era mai andato a genio, tantomeno aveva mai tollerato che qualcuno la deridesse con battute a sfondo sessuale. Di solito, con la sua reazione faceva passar subito la voglia di farne delle altre... Tuttavia, in quel momento si ritrovava ad aver bisogno di quello stronzo, e a dover sopportare le sue squallide provocazioni.

-Tappati quella fogna che ti ritrovi per bocca, per favore.- sibilò a denti stretti -E, già che ci sei, tienila chiusa anche al processo contro Kaiba.-

Non le sembrava di chiedere nulla di irragionevole, dopotutto... Infatti, quand'era ancora dedita all'omicidio seriale, il primo imperativo cui sapeva doversi attenere era quello di non farsi beccare ma, laddove si fosse comunque verificata una simile eventualità, il secondo era quello di non parlare per nessuna ragione. E non solo nel proprio processo per non compromettere i mandanti del caso, ma anche in quelli altrui. Dopotutto, mentre i comuni testimoni hanno l'obbligo penalmente rilevante di dire la verità sotto giuramento, gli imputati in altri procedimenti giudiziari possono agevolmente avvalersi della facoltà di non rispondere, loro riconosciuta dalla legge anche in tali occasioni per evitare che debbano scegliere tra l'autoincriminarsi o l'essere accusati di falsa testimonianza. Ed avvalersene era la prassi, non solo per tutelare se stessi ma anche per una questione d'onore: chiamare in correità o fare dichiarazioni accusatorie ai danni di altri colleghi solo per migliorare la propria posizione era quanto di più infamante si potesse fare. Quel bastardo, invece, non solo aveva l'intenzione di violare quella regola che, per quanto non scritta, veniva considerata sacra, ma voleva addirittura testimoniare il falso. Anche se non ci fosse stata in gioco la vita di Seto, dire che una simile condotta le avrebbe dato ai nervi sarebbe stato eufemistico.

Ma sembrava che Inoue ci provasse proprio gusto, a farla incazzare.

-Ah, dunque c'è già un altro?- domandò, portandosi una mano al cuore con fare melodrammatico -Così però ferisci i miei sentimenti...-

-Inoue, ti giuro che, se osi parlare, appena metterai piede fuori da qui saprò procurarti ferite ben più dolorose.-

E lei manteneva sempre la parola data. Né faceva simili minacce a vuoto. Sapeva che, se l'avesse potuta sentire, lui non avrebbe affatto approvato ma, in fondo, si era solo impegnata a non uccidere più nessuno...

-Mi ricordavo che Kaiba è dedito a quel genere di pratiche, ma non avevo capito che piacessero anche a te... Non che abbia nulla in contrario a sperimentarle, sia chiaro.-

Senza contare che spezzargli una per una le ossa le avrebbe dato molta più soddisfazione dell'ammazzarlo.

-Sei davvero più idiota di quanto pensassi, se non riesci a prendermi sul serio.-

Questa volta le sue parole parvero sortire effetto. O, forse, Inoue aveva esaurito la sua vena umoristica.

-E' proprio perché non lo sono, che parlerò e dirò tutto quello che desidera la Nishiguchi...- disse, finalmente con aria seria -Solo con il suo appoggio ho speranze di uscire di qui. Inoltre, le volte che ho avuto a che fare con lei mi sono bastate per capire che, se si vuole vendicare di qualcuno, è più che in grado di tenere fede al suo cognome.-

Kisara si incupì. Anche a voler tralasciare il suo accanimento sul KK Case, Nori Nishiguchi aveva la fama di essere un procuratore davvero inflessibile nel perseguire i criminali. Le era difficile credere che, a fronte di un tentato omicidio da parte di un agente di polizia corrotto, potesse soprassedere all'esercizio dell'azione penale, accontentandosi di una semplice dispensa dal servizio. A meno che, forse, questo non fosse anche nei suoi interessi... Di quali interessi si potesse trattare iniziava a nutrire parecchi sospetti, ma da soli non le sarebbero stati d'alcun aiuto senza avere prima ulteriori conferme.

Per fortuna, aveva davanti proprio la persona in grado di rispondere a tutte le sue domande.

-Quali altre volte?-

 

***

 

Non ci poteva credere.

Ancora oden.

Guardò con disgusto la brodaglia galleggiante sul vassoio, che a quanto pareva era considerata il piatto forte della mensa carceraria. Perché di certo non lo era quel riso scotto, né quella frittura al cui interno avrebbe dovuto esserci del pesce, quale davvero non avrebbe saputo indovinarlo. La sola cosa commestibile in quel posto era il tè, amaro proprio come piaceva a lui... Ma non poteva andare avanti solo con quello, e non poteva nemmeno sperare che l'indomani gli servissero filetto di manzo. Forse avrebbero potuto concederglielo come ultimo desiderio prima dell'esecuzione, ma non era disposto a pagare un piatto così caro, per quanto fosse il suo preferito. Tutto quello che voleva era uscire da lì, ed uscirne vivo. Cosa che, se fosse morto di fame, non sarebbe certo riuscito a fare. In più, il suo cervello aveva bisogno di calorie per prepararsi alle prossime udienze... Doveva mangiare qualcosa.

Rassegnato, prese una cucchiaiata di quella roba e si impose di deglutire.

Nel frattempo, allungò gli occhi sulle fitte pagine che Endo gli aveva spedito, e che avrebbe dovuto studiarsi alla perfezione in vista del proprio interrogatorio. Nel leggerle, dovette riconoscere che l'avvocato sapeva il fatto suo, perché non solo aveva riportato le domande che gli avrebbe fatto e le risposte che lui avrebbe dovuto fornirgli, ma aveva anche cercato di anticipare quello che gli avrebbe potuto chiedere la Nishiguchi nel contro-esame, ed i punti deboli della loro versione su cui avrebbe insistito per demolirla. I quali purtroppo erano parecchi perché, dopo il discorso che aveva quella strega aveva imbastito in prima udienza, se avessero cercato di negare l'accaduto non sarebbe stato minimamente credibile, e dunque l'unica scappatoia che aveva per uscirne assolto era che si appellasse alla legittima difesa. Lui stesso era giunto alla medesima conclusione, nello sfogliare i libri di diritto e procedura penale che aveva richiesto ed ottenuto in prestito dalla biblioteca penitenziaria. In realtà, con i rigidi orari del carcere e tutte le altre questioni che doveva seguire non gli rimaneva molto tempo per leggerli, ma doveva assolutamente colmare le sue lacune in quella materia. Finora si era interessato per lavoro solo di legislazione civile e commerciale, ma conoscere le cause di nullità di un contratto o la struttura delle società per azioni non gli erano di minimo aiuto nel suo stato attuale. Anche se quello studio per il momento non gli aveva fornito alcun suggerimento valido, ma solo alimentato la consapevolezza che unicamente un miracolo avrebbe potuto aiutarlo per davvero. Ciononostante, per lui arrendersi prima della conclusione di una partita non era mai stata neppure un'opzione.

Finché non avesse esaurito le carte da giocare, finché gli fosse rimasto anche un solo Life Point, avrebbe continuato a lottare con tutte le sue forze.

 

***

 

Dovette resistere per svariate settimane ed innumerevoli udienze, ma infine giunse il momento tanto atteso.

La Nishiguchi aveva onorato il suo impegno con Inoue e, dopo che ebbe deposto contro Seto, gli aveva concesso la libertà condizionata. A questo punto, fu il suo turno di rispettare il loro accordo. E lo fece anche rapidamente, facendole recapitare una busta anonima e accuratamente sigillata quel giorno stesso. Alla fine, quel bastardo aveva dimostrato di avere, se non senso dell'onore, quantomeno buon senso nel non sottovalutare le minacce che gli aveva lanciato.

Aprì dunque con sollecitudine quell'incartamento, senza badare a farlo con delicatezza ma unicamente a verificarne il contenuto. Accertato che Inoue non le aveva giocato tiri mancini, infilò i documenti nella sua tracolla, afferrò le chiavi della sua moto e corse a montarvi sopra con trepidazione febbrile. Aveva dovuto attendere così a lungo per entrare in azione, che anche la sua incrollabile pazienza era ormai arrivata al limite.

Ma, soprattutto, vi era anche giunto il tempo a disposizione, e che non si poteva proprio permettere di bruciare ulteriormente.

Ignorò svariati limiti di velocità e un semaforo rosso, e in neanche dieci minuti arrivò davanti alla sua meta. Un edificio abbastanza anonimo, se non fosse stato per la solenne insegna all'ingresso che l'identificava come la sede della Procura Distrettuale di Domino. E pensare che, per tutta la sua vita, aveva sempre fatto il possibile per tenersi alla larga da posti simili...

Purtroppo tutto il suo zelo fu in parte vanificato nella previa ricerca di un posto dove parcheggiare, visto che l'elevata concentrazione di sbirri nei paraggi consigliava di prestare maggior attenzione del consueto affinché la sua Ninja non rischiasse la rimozione forzata. Conclusa quella scocciante incombenza, si introdusse senza ulteriori indugi nel commissariato.

L'interno non era affatto ostile come si era attesa, anzi le ricordò per certi versi la sede della KC, per quanto gli arredi moderni non fossero altrettanto all'avanguardia e la gente indaffarata al suo interno avesse un'aria assai meno stressata. Gettata un'occhiata intorno per orientarsi, individuò la segreteria e si rivolse all'impiegata di turno.

-Buongiorno.- fece, più per attirarne l'attenzione che per cortesia -Vorrei parlare con il procuratore Nishiguchi.-

L'addetta levò un sopracciglio al suo indirizzo con fare sdegnoso.

-Signorina, il p.m. in questo periodo è troppo impegnato per vedere chiunque.- la redarguì -In ogni caso, se desidera sporgere una denuncia può rivolgersi senza problemi a qualunque agente...-

-Io credo che invece vorrà vedermi.- la interruppe subito Kisara -Ho delle informazioni sul KK Case da riferirle.-

Come previsto, la Nishiguchi non esitò a concederle un po' del suo tempo per sentire quello che aveva da dire. La ricevette direttamente nel suo ufficio, un ambiente spazioso, ma freddo: c'erano una libreria e alcuni scaffali traboccanti di voluminosi tomi giuridici più o meno ammuffiti, svariati faldoni appoggiati sulla scrivania o, quelli eccedenti, per terra, ma praticamente nessun oggetto personale al di fuori di un paio di targhe appese alla parete e una toga abbandonata sulla poltrona nell'angolo.

Al suo ingresso, la Nishiguchi si alzò in piedi con formale cortesia, accennando ad una sedia.

-Prego, si accomodi, signorina...?-

Come si era aspettata, con i capelli al naturale non l'aveva riconosciuta. D'altronde, la consapevolezza dei suoi stretti rapporti con la Yakuza aveva sempre dissuaso Kisara dall'avvicinarsi troppo a lei. Anzi, non essendo irrisorio il rischio che anche in sua presenza Kurosawa arrivasse a dedicarle attenzioni indesiderate o che, comunque, quella donna riuscisse a captare l'interesse che aveva per lei, se ne era proprio tenuta alla larga. Non voleva certo che si ingelosisse e finisse per prenderla di mira...

E avrebbe preferito continuare ad evitarla, se solo le circostanze attuali e soprattutto la sua coscienza glielo avessero permesso.

-Aibara. Keira Aibara.- si presentò, prendendo il posto che le era stato indicato.

La donna davanti a lei curvò le labbra in un sottile sorriso, facendo sì che i primi segni del tempo segnassero il suo bel volto.

-Allora, signorina Aibara... Come posso esserle utile?-

-Ritrattando le sue accuse contro Seto Kaiba, tanto per iniziare.- le rispose con fermezza.

L'espressione della Nishiguchi perse all'istante ogni traccia di cordialità.

-Se è solo questo il motivo della sua visita, può risparmiare il suo fiato ed il mio tempo andandosene subito.- replicò secca.

Kisara per tutta risposta estrasse dalla borsa le pagine che aveva portato con sé, facendole scivolare sotto al suo sguardo.

-Le consiglierei di dare un'occhiata qui, prima di cacciarmi via.-

Gli occhi scuri della donna si strinsero su di lei, per poi abbassarsi ed iniziare quella lettura, durante la quale si incupì ancora di più.

-Che cosa significa?- domandò irritata poco dopo, rialzando il capo.

-Mi pare chiaro.- le fece pacatamente -Sono dichiarazioni fatte da Dai Inoue sul suo conto. E su come gli abbia funto da tramite con Riichi Kurosawa, ed abbia fatto pressioni sull'Agenzia Nazionale perché l'assegnasse alla scorta di Kaiba...-

-Anche se fosse, le parole di un agente dispensato con disonore non sono certo una prova.- replicò sprezzante la Nishiguchi.

Kisara allora sorrise maliziosa.

-Oh, ma ci crederanno tutti comunque, vedrà.- le assicurò -Scommetto che non è la prima volta che, con le sue parentele, girano voci di collusioni da parte sua con la criminalità organizzata... In più, sono disposta a testimoniare io stessa sui suoi rapporti con Kurosawa. E può stare certa che lo farò, perché io, a differenza sua, non ho nulla da perdere.-

Il volto algido del pubblico ministero si contrasse per il nervosismo, ma anche se messa alle strette non perse minimamente la sua compostezza.

-Non vedo proprio perché qualcuno dovrebbe darle credito, signorina Aibara...-

Kisara sbatté le palpebre, ma un secondo fu quanto le bastò per raccogliere la decisione necessaria. In realtà, aveva tutto da perdere... Ma preferiva rischiare che il mondo vedesse quanto sangue aveva sulle mani, piuttosto che sentirle sporche di quello di Seto. Anzi, era disposta a svelarlo lei stessa, pur di salvare la persona più importante della sua vita. Della sua stessa vita.

-Perché io sono White Lady.-

 

***

 

Dovette resistere per svariate settimane ed innumerevoli udienze, ma infine giunse il momento tanto temuto.

All'ingresso in aula, bastò un attimo per capire che la gente venuta ad assistere era ben più delle altre volte. Tutti i posti erano stracolmi, e le persone in piedi superavano nettamente quelle sedute. Gli parvero degli avvoltoi in attesa di gettarsi sul suo cadavere, ed il corridoio che conduceva al centro della sala la strada verso il suo patibolo. E non era un'improvvisa vena melodrammatica a dargli questa impressione, ma il suo lucido cinismo. Quell'ultima udienza era solo una formalità, i giurati avevano già emesso il loro verdetto. Lo leggeva nei loro sguardi disgustati, nell'odio di cui erano intrisi i commenti sussurrati tra il pubblico. Riconobbe di sfuggita alcuni visi noti, e con suo stupore in un angolo intravide persino Yugi. Ma, a pensarci bene, quella partecipazione non lo sorprendeva affatto.

Stupido, ingenuo Yugi...

Aveva sempre avuto fiducia in lui, quello sciocco sentimentale. Si chiese se fosse venuto perché davvero lo credeva innocente, o solo perché non voleva ammettere di essersi sbagliato sul suo conto. In ogni caso, non gli riuscì di trovare sgradita la sua presenza. Era probabilmente il solo in quel posto che non voleva la sua testa, assieme a quel gruppetto, piccolo ma rassicurante, seduto come sempre in prima fila. Tuttavia, nel guardare in quella direzione, si rese conto che mancava qualcuno, accanto ad Isono e a suo fratello.

Dov'era?

I suoi occhi cercarono affannosamente quelli di Kisara tra la folla, invano. Ma non poteva credere che non fosse venuta... non quel giorno. Razionalmente, la sua mente giustificò la sua assenza con un contrattempo, ma qualcosa dentro di lui la registrò con inquietudine. Si sforzò di nascondere il suo turbamento e di avanzare sicuro fino al solito posto, per quanto il suo orgoglio fino a quel momento non gli fosse servito granché.

Subito dopo, con l'ormai usuale cadenza, venne dichiarata aperta l'udienza di discussione. Come Seto aveva avuto modo di studiare e di sentirsi ripetere da Endo fino alla nausea, la parola spettava sempre prima all'accusa e per ultimo all'imputato, in modo da garantirgli, quantomeno formalmente, una parvenza del diritto alla difesa e al contraddittorio.

-Procuratore Nishiguchi, la invito ad esporci la sua requisitoria.- aggiunse poi il presidente, come da programma.

Quella donna allora si levò in piedi col suo spregevole fare plateale.

-Signori della corte...- iniziò a dire, con voce più irritante del solito -A causa di circostanze sopravvenute, mi vedo costretta a modificare le mie richieste in sede conclusionale... Prima, però, vorrei chiedere l'ammissione di un ultimo testimone.-

Un brusio si levò nell'aula, ed anche i giudici si scambiarono uno sguardo perplesso. Nemmeno Seto riuscì a nascondere il proprio nervosismo. Avevano già svolto fin troppa istruttoria, non riusciva ad immaginare chi altri ancora desiderasse sentire... A che gioco stava giocando quella megera? Sicuramente stava tramando qualcosa, ed il fatto che avesse atteso fino all'ultima udienza per attuare le sue macchinazioni non lasciava presagire nulla di buono.

-E di chi si tratterebbe?- le chiese con un sospiro il presidente.

Le labbra della Nishiguchi si aprirono in un sorriso inquietante.

-Aibara Keira, Vostro Onore.-

 

[e mi aggrapperò alla speranza
e non ti lascerò soffocare

sul cappio attorno al tuo collo
e troverò forza nel dolore
e cambierò i miei modi
riconoscerò il mio nome come viene chiamato ancora]

 

Evee's corner

 

H^o^la!

Ebbene sì, finalmente la nostra White Lady si è decisa ad entrare in azione e a rispolverare un po' della buona vecchia badassery... *Vai Kisara, scelgo te!* Con quali esiti, solo il prossimo capitolo lo dirà. Comunque, come nella prima storia, anche qui ho voluto che la trama riecheggiasse le vicende dei nostri due protagonisti nell'Antico Egitto, in particolare quando, da giovane, Seth salva Kisara dalla sua prigionia da un gruppo di banditi che poi distruggono il suo villaggio e l'aggrediscono per vendicarsi, finché il Blue-Eyes non accorre in suo aiuto.

Poi, forse qualcuno di voi si aspettava che la tirassi un po' più per le lunghe con il processo, ma sarebbe stato davvero troppo noioso ripetere cose su cui mi sono già abbondantemente spesa... e troppo imbarazzante descrivere Endo mentre prova a difendere Seto invocando la legittima difesa. Ma, poveraccio, di meglio non poteva proprio inventarsi.

Quanto invece al colloquio iniziale tra Kisara e Inoue, puntualizzo che se le è stato possibile è perché lui, a differenza di Seto, non rischia la pena di morte, e pertanto il suo trattamento carcerario ammette visite senza troppe restrizioni personali e temporali. Beh, per chi poi avesse la memoria un po' arrugginita preciso che la battuta di Inoue sui “gusti” di Kaiba è un chiaro sfottò a quando, durante l'incursione a Villa Kaiba, ha trovato Kisara ammanettata ad un letto. Che malpensante, come se io fossi usa a fare simili allusioni sessuali... Ahem.

Per il resto non ho molto da aggiungere a parte che lo so, dovrei cercare di lasciare un pò in pace Seto ma... memore di quanto odiasse l'oden, l'occasione per propinarglielo era troppo ghiotta!

Essendo arrivati ad un punto un po' nodale spero tanto di avere i vostri pareri e/o obiezioni, in ogni caso grazie di essere ancora qui e alla prossima domenica!!!

XOXO

- Evee

   
 
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