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Autore: Herm735    25/01/2015    11 recensioni
Quando una nuova cattiva minaccia la sicurezza di Storybrooke, sarà compito di Regina ed Emma cercare di tenere la città al sicuro. Regina vuole essere buona e cerca di redimersi, ma per farlo deve aiutare Emma nella lotta contro un nemico che metterà a dura prova entrambe. Quello che non avrebbero mai potuto aspettarsi è che ogni passo di Regina verso la propria redenzione è anche un passo verso la loro sconfitta. Se neanche la redenzione può salvarle dal male, cosa possono fare? Dove il resto fallisce, solo un atto di fede potrebbe riuscire a salvarle. (SwanQueen)
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Malefica, Regina Mills, Ruby/Cappuccetto Rosso
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Path Less Traveled'
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The Redemption of the Fallen Queen



“Sto iniziando a pensare che dovremmo smetterla di seguire questa pista dell'acqua, perché né qui né al molo abbiamo trovato niente” disse Emma mentre si incamminavano di nuovo verso la macchina.
David sospirò. Ormai si era fatto buio e non c'era più modo di continuare a cercare sperando di ottenere qualche risultato.
“Stiamo seguendo qualsiasi tipo di pista Emma. Non è qui, non è nel bosco, non è al molo, non è in città o in periferia. Nessuno ha visto niente, notato o sentito qualcosa. Sono tutti vicoli ciechi, sembra che siano sparite nel nulla.”
Emma si passò una mano sugli occhi, cercando di scacciare via il sonno dai suoi occhi, ma con scarsi risultati.
Camminando, passarono davanti al cratere che Elsa aveva scavato nella roccia con i propri poteri, senza badarvi troppo passarono oltre, non preoccupandosi neanche di lanciarvi una seconda occhiata.
“Domani possiamo provare a cercarla con l'olfatto da lupo di Ruby” propose a bassa voce, sapendo che anche quel tentativo si sarebbe rivelato del tutto inutile, visto che non avevano potuto cercare in città quel giorno a causa delle discussioni che si erano sollevate tra gli abitanti che erano contro e quelli che erano a favore di continuare la ricerca. Il giorno dopo era improbabile che Ruby sarebbe riuscita a fiutare alcuna traccia, visto che erano passate già ventiquattro ore, ma dovevano almeno provare.
David annuì.
“Sembra una buona idea.”
Salirono in macchina, guidando in silenzio fino a casa.
Fecero cena con Bianca ed Henry, parlando poco. Henry aveva tenuto lo sguardo basso sul proprio piatto per tutta la sera, rispondendo a monosillabi solo quando chiamato in causa.
“Tutto ok, ragazzino? Sembri molto pensieroso” gli disse Emma, una volta che i loro piatti furono vuoti.
Lui annuì, ma non disse niente.
“Posso andare in camera mia, adesso?”
Emma sospirò. Era stata una domanda stupida. Come poteva essere tutto ok quando sua madre era stata rapita?
“Certo. Vuoi che ti accompagni a scuola domani mattina?”
“Posso andare a piedi” disse solo, alzandosi e andando al piano superiore in silenzio.
Bianca si accorse che Emma era rimasta a fissare le scale ormai vuote e le appoggiò una mano sulla spalla.
“È solo preoccupato. Lo siamo tutti. Quando troveremo Regina sarà di nuovo se stesso e tutto andrà a posto.”
“Se” la corresse Emma con un filo di voce.
“Come?”
“Se troveremo Regina. Se Regina è ancora viva, se riusciremo mai a capire dov'è e come diavolo abbiamo fatto a non trovarla con nessun incantesimo, nessun trucco, niente di niente. Ma chi lo sa, magari domani ci sveglieremo e miracolosamente avremo tutte le risposte a portata di mano” disse bruscamente, prima di alzarsi e andare verso il bagno, sbattendosi la porta alle spalle e chiudendosi dentro a chiave.
“Stanno soffrendo” le ricordò David. “Nessuno di loro due sa bene come affrontare questo tipo di dolore.”
Bianca annuì, sospirando.
“Speravo solo che non dovessero scoprirlo, non ancora almeno, ma sto iniziando a chiedermi se arriveremo da lei in tempo.”
“Dobbiamo” disse lui con decisione. “Non ci sono altre alternative.”
Né loro due, né tanto meno Emma, potevano aspettarsi che invece, la mattina dopo, qualcuno si sarebbe davvero svegliato di colpo, con la risposta finalmente a portata di mano.
Henry spalancò gli occhi, tirandosi a sedere e dandosi dell'idiota.
Era così semplice, che si chiese come avessero fatto a non pensarci prima.
Corse giù per le scale, salutando i suoi nonni e sua madre come se stesse andando normalmente a scuola, uscendo di casa e guardandosi brevemente alle spalle, controllando che non lo stessero seguendo, prima di incamminarsi nella direzione opposta.
Doveva raggiungere al più presto il convento.

Malefica era tornata da Regina la mattina seguente, forzandola a bere soltanto un altro bicchiere d'acqua prima di ricominciare a cercare si strapparle via la magia.
Quando capì che la donna era ancora troppo forte, fece un incantesimo, evocando delle lame invisibili che iniziarono a recidere la pelle delle gambe, delle braccia, del busto di Regina. Alcuni tagli, come sul collo e sul viso, i punti più sensibili, erano piccoli e profondi poco più di quelli causati dalla carta, mentre quelli sulle gambe e sul busto erano profondi e laceranti, sanguinavano copiosamente e Regina era sicura che se non fosse stato per la magia, sarebbe morta dissanguata nel giro di qualche minuto.
Quello era un tipo di tortura decisamente diverso, a cui entrambe erano poco avvezze. Non era particolarmente più doloroso dei tentativi di strapparle la magia, ma era un dolore decisamente diverso, più legato al suo corpo che alla sua mente, un dolore allo stesso tempo più tangibile, ma anche più distante, ovattato. Proveniva non da dentro sé, ma dall'esterno del suo corpo. Fu quasi grata per quel cambiamento, finché anche quel dolore divenne insopportabile quanto quello a cui era stata sottoposta prima.
Regina continuò a combattere, sapendo di essere ormai allo stremo delle forze.
Perfino Malefica riusciva a vedere che la donna che aveva davanti era ormai esausta, abbattuta, quasi senza più speranza.
Quello era il momento perfetto per darle il colpo di grazia.
“Guardati” le disse con tono di disprezzo.
Regina era seduta, ancora legata, con la testa leggermente piegata verso il basso e verso destra, il labbro inferiore era spaccato e sanguinante, la metà sinistra del volto era livida per il colpo subito il giorno prima e ricoperta di sangue raffermo. I tagli sul suo corpo avevano smesso di sanguinare quando Malefica li aveva richiusi, trasformandoli in orrende cicatrici, per permettere al dolore di essere perpetuato senza rischiare che la donna morisse dissanguata quando lei non era lì per osservarla.
“Un tempo eri una giovane così bella, piena di speranza e sogni, così buona. E poi sei diventata la Regina Cattiva, il cui nome incuteva terrore e panico in tutti i Reami. Cosa è rimasto adesso, dentro il tuo nome, di quel rispettoso terrore?” chiese retoricamente. “Niente. La Regina Cattiva è caduta in disgrazia.”
Per la prima volta in tutta la giornata, una piccola, debole, quasi inudibile risata si alzò dalle labbra di Regina. Perché era davvero ovvio che quello fosse ciò che pensava Malefica, ma allo stesso tempo era profondamente triste.
“La mia disgrazia era la mia rabbia” mormorò Regina con fatica. “Pensavo fosse l'unica cosa che avevo, ma mi sbagliavo” ogni respiro che traeva era come una coltellata al petto. “C'è di più, deve esserci, o niente avrebbe il minimo senso” il dolore atroce, fisico e mentale, che stava provando, quasi le impediva di parlare. “Devo credere che ci sia altro che la vita ha da offrirmi e che io ho da offrire a questa vita. Ero una Regina caduta, ma la mia Redenzione è stato ciò che mi ha riportato a vivere.”
Malefica strinse la mano a pugno.
“Perché non puoi semplicemente perdere la speranza, così posso rubarti i tuoi inutili poteri e mettere fine a questa storia una volta per tutte?” chiese, adirata, mentre il movimento della sua mano causava mancanza d'aria nella gola di Regina.
“Puoi” mormorò piano, respirando a fondo per riuscire ad emettere anche la seconda parola di quella frase “scordartelo.”
Malefica strinse ancora di più la presa.
“Taci” le ordinò a denti stretti.
Quando la visuale di Regina cominciò ad abbuiarsi e capì che era in procinto di svenire, si sentì improvvisamente sollevata.
Almeno, per qualche ora, non avrebbe più sentito quel lancinante dolore.

Henry entrò dentro l'edificio, aspettando che qualcuno arrivasse ad accoglierlo, non sapendo bene a chi rivolgersi.
Per sua fortuna, la persona che cercava fu proprio la prima ad avvicinarsi a lui pochi istanti dopo che ebbe varcato l'ingresso.
“Henry, come posso aiutarti?”
Lui sorrise educatamente.
“Fata Blu, ho bisogno del suo aiuto per una cosa. Non posso dirle cosa.”
“Si tratta di trovare tua madre?”
Henry spostò lo sguardo in basso. Era stato troppo ovvio, adesso lei non lo avrebbe mai e poi mai aiutato.
“Forse siamo stati tutti un po' troppo duri con Regina, io per prima. Certe volte penso che potrei essere in parte responsabile per quello che è successo così tanti anni fa, quando io le ho negato una possibilità di trovare la propria felicità solo perché era la figlia di Cora. A volte penso che la sua caduta verso il male possa essere in parte anche colpa mia.”
Henry si trattenne dal sottolineare che in realtà era colpa sua molto più che in parte, ma si trattenne, deciso ad ottenere quello per cui era andato lì.
“Potremmo trovarla con la polvere di fata” propose lui. “La polvere fatata non fallisce mai, è una delle magie più potenti che esistono.”
“Vero” concordò lei. “Tuttavia è possibile trovare qualcuno attraverso la sua guida solo se la persona che ne va alla ricerca è il suo-”
“Vero Amore” concluse Henry, sorridendo. “Lo so. Lasci che mi occupi io di quello.”
“Vuoi chiedere l'aiuto di Robin Hood?” chiese, incuriosita la fata.
“Una cosa del genere” concesse lui, sorridendo ancora di più.
“Non penso che Marian sarà molto d'accordo con questo piano, Henry. Potrebbero nascere altri conflitti interni nella nostra città e al momento questa è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno” lo avvertì.
“Non si preoccupi, me ne occuperò io. Lei mi dia la polvere ed io farò il resto.”
“Oh, no, Henry. Temo proprio di non poterlo fare. Il massimo che posso offrirti, ma solo perché sento di dover sistemare un antico torto che ho fatto a tua madre, è quello di accompagnarti nella tua missione e usare la polvere di fata su di lui. Ma attento, avrai soltanto un tentativo. Quindi devi essere sicuro che sia lui il Vero Amore di tua madre.”
Henry fece una smorfia.
“È che si tratta di una questione delicata. Non potrebbe semplicemente darmene un pochina? Farò attenzione, lo prometto.”
“Non funziona così, Henry. Devo essere io a lanciare la polvere, o gli effetti potrebbero essere imprevedibili.”
Lui sospirò, le sue spalle si abbassarono in segno di resa.
“Affare fatto. Ma, per prima cosa, dobbiamo andare a trovare mia madre e dirle di questo piano, lei ci aiuterà.”
La fata annuì, seguendo il ragazzo verso l'uscita.

Ruby aveva annusato una delle giacche di Regina, ma l'odore di quella donna a Storybrooke era praticamente in ogni strada. Trovarla si sarebbe rivelato più difficile del previsto.
“Sto cercando di seguire l'odore che mi sembra il più recente, ma non sono affatto sicura che questa si rivelerà la pista giusta” avvertì gli altri.
“Non importa. Dobbiamo provare” la incoraggiò Bianca.
Lei iniziò a seguire quella traccia, che li portò verso la strada principale, verso la torre dell'orologio ed infine dentro la biblioteca.
“Regina è venuta qui molto spesso negli ultimi mesi” osservò David. “Lei, Emma e Belle passavano qui intere giornate quando cercavano incantesimi di localizzazione oppure tentavano di scoprire cosa stesse tramando Malefica.”
“No, non credo sia per quello” lo contraddisse Emma. “Credo che questo sia il posto in cui Regina è sparita. Pensateci, da quale altro posto avrebbe potuto segnare l'angolo di quei libri e poi spedirli a casa vostra? Deve essere venuta qui quando si è smaterializzata ed è sicuramente qui che Malefica l'ha rapita.”
Ruby però non stava ascoltando.
“Ragazzi” mormorò Belle, indicando la ragazza con un cenno della testa. “Sta ancora seguendo il suo odore.”
Continuò a camminare, fino a raggiungere l'ascensore.
“È qui” disse con sicurezza Ruby. “Sento il suo odore.”
Salirono dentro l'ascensore, soltanto lei, Emma e Mulan. Non potevano scendere più di tre alla volta.
Una volta uscite, Ruby inspirò di nuovo, guardandosi attorno.
Emma percepì immediatamente l'indecisione nei suoi movimenti.
“Non può essere” disse con rabbia.
“Cosa c'è?” chiese Mulan.
“È sparito. L'odore di Regina è improvvisamente sparito nel nulla più assoluto.”
Emma colpì la terra alla sinistra dell'ascensore con un pugno, imprecando a bassa voce.
Dopo qualche istante di silenzio, fu proprio la bionda a parlare.
“Torniamo alla tavola calda, facciamo pranzo e decidiamo qual'è la prossima mossa. Dobbiamo riordinare le idee.”
Le altre due annuirono, rientrando nell'ascensore.
Se fossero rimaste qualche altro istante dentro le miniere, sarebbero riuscite ad udire l'urlo dilaniante che squarciò l'aria.
L'inconfondibile pianto di dolore di una regina caduta.

Il viso di Regina era basso, il suo respiro affannato.
“Pensavo ti piacesse il fuoco” la prese in giro Malefica.
Regina strinse i denti, troppo stanca anche per replicare.
“Presumo che non sia altrettanto bello quando è rivolto contro di te, non è vero?”
Ancora una volta, Regina rimase in silenzio.
Malefica camminò nella sua direzione, passeggiando in cerchio attorno alla sua sedia, osservando Regina con prudenza.
“Mi rende in un certo senso quasi triste, questa mia così imminente vittoria. Sei stata qui soltanto un paio di giorni e sembra che già tu sia allo stremo delle tue forze. Suppongo che davvero i tempi stiano cambiando.”
Quando per la terza volta la donna non rispose, Malefica prese il suo viso con una mano, facendolo volgere verso l'alto.
Gli occhi di Regina erano aperti, ma distanti. Sembravano quasi essere velati, come se Regina stesse iniziando a scivolare via.
La Regina Cattiva stava sbiadendo davanti ai suoi occhi. Per mano sua.
Perfino l'animo solitamente imperturbabile di Malefica, fu in qualche modo scosso da quella visione.
“Ti ho visto al massimo della tua forza, Regina” la sua voce era riverente, ma c'era anche una nota di paura rievocata al solo ricordo della donna che era un tempo stata. “Vederti brillare è stato un privilegio. Essere presente per vedere ogni vita che hai preso senza il minimo riguardo, ogni lieto fine che hai strappato via dalle mani di chi nessun torto ti aveva mai fatto, sempre spietata, sempre fredda e calcolatrice. Non perdevi mai” ricordò in un sussurro. “Non pensavo di vivere abbastanza a lungo da vedere la tua caduta, figuriamoci poi la tua redenzione.”
La presa sul suo viso si fece più leggera. Quasi come quella di una vecchia amica che sta dicendo il proprio addio.
“Eppure eccoci qui. La redenzione della regina caduta. E non solo oggi sono qui per assistere a questi eventi, ma essi si svolgono per mano mia, per mia decisione.”
L'orgoglio nella sua voce schiarì per un breve momento il occhi di Regina. Superò il velo che li aveva coperti e fu in grado di arrivare dritta dentro la sua testa.
“Ti ho visto al massimo della tua forza” ripeté. “E adesso ti vedo al limite più infimo della tua debolezza.”
Lasciò il viso muovendo delicatamente la mano come in una carezza, allontanandosi poi da Regina solo per evocare un cuore nella propria mano destra.

Quando Henry entrò nella tavola calda, scorse subito il tavolo a cui erano seduti sua mamma ed i suoi nonni, insieme a Belle, Mulan e Aurora, che andava sempre in giro con loro da quando i nani le avevano negato la protezione adeguata. Ruby era in piedi accanto a loro.
“Ehi, ragazzi” salutò Henry, gli occhi fissi sulle proprie scarpe.
“Henry” Emma prese atto della sua presenza, alzando stancamente lo sguardo verso di lui. “Non dovresti essere a scuola, ragazzino?”
“Già” trasse un respiro profondo. “L'ho, tipo, saltata.”
“Henry” il tono di Emma era di rimprovero, ma lui si affrettò ad alzare le mani, pronto a giustificarsi.
“Avevo i miei buoni motivi, mamma.”
“Sentiamo, cosa è abbastanza importante da farti pensare di poter saltare la scuola senza conseguenze?” lo sfidò.
Lui alzò lo sguardo verso la fata al suo fianco.
“Penso di aver trovato un modo in cui possiamo raggiungere mia madre.”
Gli occhi di tutti i presenti scattarono verso di lui.
“Certo Henry” disse Emma ironicamente “un gruppo di adulti ha continuato a brancolare nel buio per giorni, ma adesso arrivi tu, un ragazzino di tredici anni, e ci offri la soluzione su un piatto d'argento.”
“Direi più dentro un sacchettino” offrì lui, senza scoraggiarsi.
“Emma, vale la pena ascoltarlo, non credi?” le fece notare Bianca. “Non è che abbiamo molte altre idee in ogni caso.”
Emma si strinse nelle spalle, sospirando.
“Ho solamente pensato che servirebbe un tipo di magia che non fallisce mai, giusto?” chiese retoricamente. “La soluzione era piuttosto semplice, in realtà. Una delle magie bianche più potenti di sempre” indicò la donna che l'aveva accompagnato lì con un cenno della testa. “La polvere di fata.”
Nessuno osò fiatare. Certo, lì per lì avevano tutti pensato che era decisamente improbabile che Henry potesse presentarsi lì con la soluzione in tasca, per così dire. Ma apparentemente era proprio quello che aveva fatto.
“Possiamo usare la polvere sul Vero Amore di mia madre e trovarla” spiegò, come se per lui fosse stata la cosa più scontata a cui pensare.
“Quindi vuoi usare la polvere su Robin e seguirlo fino a lei?” domandò Emma, pronta ad annuire e ad alzarsi per andare a cercare l'idiota che, con suo sommo dispiacere, in quel momento era probabilmente la loro unica possibilità di trovare Regina. “Posso convincerlo a provarci, basta che qualcuno distragga Marian abbastanza a lungo” ragionò ad alta voce.
“Abbiamo solo una possibilità” mormorò Henry con apprensione, guardando Emma dritta negli occhi. “Soltanto una.”
“Purtroppo è tutto quello che posso concedervi al momento” fece sapere loro la Fata, abbassando lo sguardo.
“Quindi dobbiamo scegliere con attenzione” continuò il ragazzo. “Secondo me non dovrebbe farlo Robin.”
“Perché no? Ha funzionato la prima volta, quando i ruoli erano invertiti. Potrebbe funzionare di nuovo, è la nostra migliore opportunità.”
“Devo dissentire” la contraddisse Henry in un modo che sottolineò talmente tanto la sua somiglianza a Regina da far stringere il cuore di Emma in una morsa.
Il ragazzo si guardò attorno prima di continuare, ma la tavola calda era praticamente vuota ad eccezione del loro tavolo e Granny dietro il bancone.
“Ho sentito nonna e nonno parlare in cucina ieri mattina” ammise, guardandoli entrambi di sottecchi.
Bianca arrossì, mentre David si schiarì la voce, evitando lo sguardo di Emma.
“Hai origliato” lo rimproverò lui.
“Forse. Ma non cambia quello che ho sentito. Voi la pensate come me su questa cosa, non è vero? Quindi datemi una mano, per favore. Non sono sicuro di riuscire a spiegare il perché di quello che penso.”
“E cos'è esattamente quello che pensi?” domandò Emma, perplessa.
“Penso che tu dovresti usare la polvere per trovare mamma.”
Di nuovo, tutti i presenti lo fissarono.
Emma aprì e chiuse la bocca senza che uscisse alcun suono. Tutti gli occhi si spostarono poi su di lei.
“Henry” sospirò. “Io e tua madre” tentò di spiegare, incontrando notevoli difficoltà “non abbiamo quel genere di rapporto.”
Lui alzò involontariamente gli occhi al cielo, altro tratto che aveva acquisito passando così tanto tempo con Regina.
“No, stammi a sentire. So che sarebbe più semplice. Se fossimo una famiglia come tutte le altre, se io e tua madre ci mettessimo insieme e fossimo con te tutto il tempo. Ma purtroppo lei non prova niente per me.”
“Mamma, io penso onestamente che tu sia troppo sveglia per credere alla cavolata che hai appena detto.”
Bianca intervenne quando si accorse che sua figlia stava per iniziare ad alzare il tono.
“Questo non riguarda quello che Regina prova o no per te, ma quello che tu provi per lei, Emma” le disse piano. “So che fa paura ed è difficile, ma io e tuo padre lo vediamo. Henry lo vede. Il modo in cui la guardi quando sai che lei non può vederti.”
Emma deglutì con forza.
“Sentite, non posso farlo. Non posso e basta. Non so neanche cosa prova lei per me, dannazione, non so neanche cosa io provo per lei! Ed ora mi mettete all'angolo con questa storia del Vero Amore e cose del genere. Come diavolo faccio a sapere una cosa del genere?”
“Non devi saperlo” cercò di tranquillizzarla Henry. “La polvere la troverà anche se tu non ne sei certa.”
Emma scosse la testa.
“Ma se poi non sono io? Se abbiamo sprecato la polvere per niente?”
“Emma” intervenne per la prima volta Ruby, con fermezza. “Chiudi gli occhi e pensa a casa.”
La bionda corrugò la fronte.
“Scusami?”
“Chiudi gli occhi” Ruby scandì ogni parola. “E pensa a casa.”
Emma sospirando fece come ordinato.
Le si strinse il cuore, immaginando il numero 108 di Mifflin Street.
“Apri la porta, entri nell'ingresso e vai verso la cucina. E la vedi. Lei è lì che sta cucinando la cena per la tua famiglia. Ti sorride, è felice. E lo sei anche tu.”
Soltanto il pensiero di tornare a casa sapendo che Regina sarebbe stata lì ad aspettarla, le scaldò il cuore. Immaginò come sarebbe stato, vederla sorridere per nessun altro motivo se non la sua presenza. Sentì una sensazione calda allo stomaco.
Sarebbe potuta andare così, forse. Sarebbero potute essere felici.
Emma sospirò, aprendo di nuovo gli occhi.
“Non capisco quale sia lo scopo di tutto questo, Ruby.”
Lei le rivolse un sorrisetto compiaciuto.
“A meno che tu non mi dica che ti sei appena immaginata Bianca, il punto che volevo provare è chiaro come il sole.”
L'espressione di Emma fu l'unica prova che le serviva per confermare che era stata colta in fragrante.
“Se pensi alla villa di Regina come casa tua e a lei ed Henry come la tua famiglia, alza il sedere, ascolta tuo figlio, segui quella polvere di fata e salva la tua cavolo di anima gemella prima che io te lo faccia fare nel modo difficile.”
Emma deglutì. Quella era probabilmente la primissima volta da quando aveva messo piede a Storybrooke che si sentiva anche solo minimamente minacciata dalla ragazza che aveva davanti. Ed era un lupo mannaro, quindi era tutto dire.
Si alzò in piedi, incontrando lo sguardo di Henry con il proprio.
L'espressione fiduciosa del ragazzo le dette forza.
“Facciamolo. Non abbiamo niente da perdere in ogni caso.”

Seguirono la polvere fuori dalla tavola calda, per le strade di Storybrooke.
Emma camminava con passo indeciso, accanto a sé c'era Henry, mentre dietro di loro camminavano Bianca, David, Mulan, Belle, Ruby, Aurora e Blu. Dicevano di essere lì per dare una mano in caso si fossero davvero imbattuti in Malefica, ma l'unica che lo aveva detto in modo abbastanza convincente era Mulan. Per il resto di loro, Emma sapeva che quella caccia alla strega si era appena trasformata in un gioco chiamato 'Regina sarà o non sarà il Vero Amore di Emma? E se non lo è, allora a chi condurrà la polvere?' ed era un gioco che a lei non sarebbe piaciuto neanche se lo avesse fatto senza un pubblico, figurarsi quindi coi suoi genitori che la seguivano.
Per qualche minuto, Emma lasciò che la speranza di riuscire finalmente a ritrovare Regina si facesse strada nel suo subconscio.
Ma poi la polvere arrivò alla torre dell'orologio.
“Dannazione” imprecò a bassa voce. “La biblioteca.”
“Cosa?” chiese Henry.
“Ragazzino” lo prese delicatamente per le spalle, cercando di spiegare. “Questo è l'ultimo posto in cui è stata Regina. È da qui che ci ha spedito i libri, quindi è lecito pensare che sia qui che Malefica l'ha rapita.”
“Quindi?”
“Quindi, siamo bloccati di nuovo. Anche l'olfatto di Ruby ci ha portato qui, ma è un vicolo cieco, Henry. Regina non è qui.”
Lui ci pensò per un momento, ma poi scosse forte la testa.
“Non possiamo arrenderci ora.”
“Henry, non c'è più nulla che possiamo fare, purtroppo. Non qui.”
Lui si liberò dalla presa di sua madre, scuotendo la testa.
“La polvere di fata non sbaglia mai” urlò con rabbia.
“Allora avresti dovuto portarla a Robin, maledizione” rispose Emma con altrettanta rabbia.
“Sei tu la Salvatrice, mamma.”
“Non sono capace neanche di trovare la donna che amo” gli fece notare. “Che razza di Salvatrice sono?” con un gesto della mano indicò la porta della biblioteca, dentro cui era entrata la scia di polvere.
“Hai detto che non ti saresti mai arresa.”
Emma fu presa in contropiede dalle sue parole.
“Né con me, né con lei.”
Sospirò, abbassando lo sguardo.
“Non mi sto arrendendo” mormorò piano, forse più a sé stessa.
“Beh, nemmeno io” rispose lui risolutamente.
Prima che Emma riuscisse a realizzare cosa stava succedendo, Henry corse dentro la biblioteca, continuando a seguire la scia fatata.
Emma si precipitò dietro di lui.
Lo vide entrare nell'ascensore e fece giusto in tempo a gettarsi dentro con lui, prima che il ragazzo abbassasse la grata.
Senza che nessuno dei due toccasse alcun bottone, l'ascensore iniziò a scendere.
“Che diavolo” mormorò la bionda.
“È la polvere” esclamò Henry. “Sta ancora funzionando.”
Una volta che l'ascensore si fu fermato, Emma guardò incredula la polvere attraversare le grate e continuare a scivolare per i tunnel della miniera.
Si maledisse, perché poche ore prima c'erano andati così maledettamente vicini. Avrebbero potuto salvarla prima. E in quel momento forse poteva essere già troppo tardi.
“Henry” si voltò di scatto, afferrando il ragazzo per le spalle. “Continuerò a seguirla, ok? Ma devo farlo da sola. Non puoi stare qui, è pericoloso. Se Regina sapesse che ti ho portato con me, mi ucciderebbe.”
“Ma...”
“Niente ma” gli disse con risoluzione. “Adesso tu torni di sopra e stai coi tuoi nonni. Aspettateci lì, non muovetevi e per nessun motivo al mondo, non importa se passa una settimana e non siamo ancora tornare, non seguitemi.”
“Ma, mamma...”
“Henry” disse il suo nome con forza. “Solo per questa volta, ti prego, fai come ti dico. Troverò Regina e torneremo a casa. Ma tu, per favore, torna di sopra. Devi essere al sicuro. Devi avere la tua migliore possibilità. Solo così io e tua madre potremo combattere senza la costante paura che possa succederti qualcosa.”
Lui abbassò la testa. Purtroppo, aveva senso.
“La troverò, Henry. Te lo prometto.”
Dopo essersi assicurata che il ragazzo fosse tornato di sopra, continuò a seguire la traccia della polvere, il cuore le batteva nel petto così forte da riempirle le orecchie, le gambe le tremavano, ma non si fermò.
Aveva una promessa da mantenere.

Malefica si soffermò a guardarla un'ultima volta.
La sua testa era chinata in avanti, lo sguardo basso, gli occhi velati. Il viso era incredibilmente pallido, la sua pelle era fredda eppure la fronte era madida di sudore. I suoi vestiti e la sua pelle erano sporchi della terra della caverna. Era ricoperta da ferite, alcune delle quali cicatrizzate magicamente, altre ancora aperte e sanguinanti. Le sue labbra erano secche, la sua voce stanca. Perfino i suoi lamenti di dolore erano ormai quasi quieti e rassegnati.
Avrebbe potuto renderla più debole, soltanto uccidendola.
“Per strapparti la magia devo restituirti questo” si avvicinò lentamente a Regina, sempre stringendo in mano il suo cuore. “Sono curiosa di vedere cosa succederà quando avrai il tuo nuovo cuore nel petto.”
Regina a malapena riuscì a ridere un'unica volta con sarcasmo.
“Sei pronta, mia cara?”
Regina alzò gli occhi, l'aria stanca, l'espressione arresa.
Senza attendere oltre, Malefica si posizionò davanti a lei.
“Mettiamo fine a questa storia” la incoraggiò Regina.
Con un gesto fluido della mano di Malefica, il suo cuore torno al proprio posto.
Uno. Due. Tre battiti.
E la redenzione della regina caduta era compiuta.





Fatemi sapere cosa ne pensate, scusate se ho tardato un paio di giorni ad aggiornare, ma è un periodo un po' fretico.
Grazie per la pazienza. Alla prossima.



  
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