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Autore: CerseitheChaos    25/01/2015    2 recensioni
Si avvicinò, a due centimetri dalla mia faccia. I nostri nasi addirittura si toccarono ripetutamente, quasi lui spingesse il suo contro il mio.
«Io posso averti quando mi pare » sussurrò, facendo spuntare un ghigno beffardo sul proprio viso.
Indietreggiai, istintivamente.
«Prendimi, allora» lo provocai.
Fece un mezzo sorriso.
«Non mi tentare» rispose secco, ed uscì dalla cella, dando questa volta un giro di chiave.
«Non finisce qui» mi puntò il dito contro e sparì.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Legolas, Nuovo personaggio, Tauriel, Thranduil
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Chapter Seventeen.
'This is our revenge'


 
 
I raggi del sole rimbalzavano dolcemente sulle armature dorate dei misteriosi Elfi abbagliando i miei occhi.
Mi portai una mano davanti al viso, divaricando le dita per poter osservare la scena. 
Migliaia di Orecchie a Punta erano davanti a noi, immobili ed impassibili, come statue di ghiaccio.
Per un istante, tutto quel giallo, mi ricordò i capelli di Legolas, e non riuscii a fare a meno di sorridere.
Non l' avrei rivista più probabilmente, quella chioma. 
Pà non mosse altro che le iridi grigiastre, poi fece un passo indietro. 
-Eowed- sussurrò. Senza pensarci due volte mi avvicinai. 
-Un' armata di Elfi non promette bene, specialmente all' improvviso- non risposi, sperando che continuasse e mi desse una spiegazione. 
-Raduna più gente che puoi ed esci da Dale per qualche ora- 
-Cosa?- il mio tono di voce si alzò. Non trovavo un senso alle sue parole. 
-Perchè dovrei allontanarmi da Dale? Per degli Elfi?- 
-E' solo una precauzione- mi spiegò, cauto. -Ho già perso tua madre, Eowed, non voglio perdere anche voi. Uscite dalla città per qualche ora. Anzi, neanche. Giuro che verrò a richiamarvi subito in caso si trattasse di un errore.- 
Mi afferrò le spalle delicatamente, poi schiuse le labbra. 
-D' accordo- risposi secca, liberandomi dalla sua presa poco stabile. Lanciai all' armata di Elfi uno sguardo carico di antipatia, e poi entrai. 
-Lasciate tutto qui. Mio padre ordina di evacuare la città per qualche ora- 
Un' ondata di lamentele si impossessò presto della scena. 
-Silenzio!- urlai, irritata. -Fate quello che ha ordinato, senza discutere. E' una precauzione, verrà a richiamarci non appena si sarà accertato che tutto è tranquillo.- 
Il brusio cessò. Presi per mano Tilda, mentre Sigrid e Bain stavano alle mie spalle, insieme all' altra gente. 
-Andiamo- ordinai. 

Ci sistemammo appena fuori le mura di Dale. Nessuno aveva portato nulla, in quanto sapevamo che saremmo rimasti lì per ben poco tempo.
Pà non avrebbe abbandonato nessuno ad una triste sorte, mai. 
Mentre la gente, agitata, vociferava e si scambiava parole inconsulte, io mi appartai, lontana da tutto e tutti. 
Mi sedetti su un cumulo di neve, noncurante del freddo. Masticavo un bacchetto di liquirizia con una calma quasi esasperante.
Era una reazione inversamente proporzionale al mio stato d' animo: più ero affannata, più ero spinta a fare qualcosa di rilassante.
Come masticare e fissare Dale.
Un' oscura ombra invadeva i miei pensieri. Tutti noi eravamo convinti che non vi fosse nulla da temere, che quelli erano solo Elfi, creature buone e senza alcuna
cattiva intenzione.
Ma al mio popolo avevano fatto del male. Il loro re glielo aveva comandato e loro avevano eseguito. Ogni azione malvagia era sempre ricollegata a Thranduil.
Il mio tormento da notti.
Qualcosa mi suggeriva che lì dentro non stava accadendo nulla di buono. Ed io ero una Curunìr, LA Curunìr, e a quanto pareva, il Gioiello di Yavannah. 
Come un turbine, le scene del sogno della notte precedente riapparvero nella mia testa. 
Non ci fu spazio per nient' altro. 
Mi domandai, ancora una volta, chi fosse quella donna e che cosa volesse da me.
Un brusco rumore catturò la mia attenzione. Le Armate Dorate circondarono Dale, puntando verso Erebor.
Il mio busto fece una torsione non da poco. La Montagna era avvolta da un insolito alone di mistero.
-Pà! Pà sta tornando!- strillò Bain, dando il via ad un seguito di urla ed acclamazioni da parte del popolo. 
Mi voltai, e il suo cavallo bianco stava attraversando il ponticello in pietra. 
Senza neanche accorgermene mi ritrovai a sbarrargli la strada. 
-Allora? Chi sono? Cosa vogliono? Dove stai andando?- le domande scivolarono fuori dalle mia labbra molto velocemente. 
-E' tutto a posto Eowed, sono qui per aiutarci...- 
-Chi? Chi sono?- urlai, mentre le mie gote si arrossavano per il freddo e le labbra si screpolavano. 
-Ora non ho tempo di spiegarti.. devo raggiungere Erebor..- il suo scarso impegno nell' esporre la situazione mi fece innervosire. 
-Cosa?Perchè?- 
-I Nani non vogliono darci ciò che ci è stato promesso- pronunciò la frase con tono fermo. -Ma non siamo soli. Proverò a trattare con Thorin, altrimenti, saremo costretti ad andare in guerra- 
Per la prima volta nella mia vita fui veramente senza parole. Una guerra incombeva.  Tutti conoscevano la testardaggine dei Nani. Non c' era speranza. 
-Riporta tutti al loro posto, Eowed. Gli Elfi sono stati magnanimi, ci hanno portato molte provviste.-
-Pà!- urlò Sigrid, cercando di correre. Tilda la seguiva goffamente, imitandola. 
Qualche istante dopo, ci raggiunse anche Bain.
-E' tutto a posto, ragazzi. Seguite Eowed e tornate a Dale. Gli Elfi hanno molte sorprese per noi- 

Feci andare davanti a me tutto il popolo, dando leggere spinte alle schiene dei più giovani per farli accelerare. 
Quanto tutti passarono, rimasi ferma, dinanzi alle porte di Dale, per qualche istante. 
I Nani erano schierati sopra la Montagna. Le mie sensazioni erano corrette. La guerra incombeva, ma non solo. 
Qualcos' altro minacciava l' incolumità di ciascuno di noi. Ed ero certa che avesse a che fare con i miei strani sogni.
Riluttante, varcai le soglie della Città, lasciando dunque mio padre al suo dovere.
Dale, tuttavia, sembrava essere rinata. 
Gente felice mangiucchiava cavoli e patate sotto qualche portico, mentre Elfi dai lunghi capelli setosi distribuivano acqua. 
-Non capisco- dissi tra me e me. 
-Che cosa?- chiese Bain, intromettendosi.
Esitai qualche secondo, prima di rispondere, come se avesse interrotto i miei pensieri. -Tutto questo cibo...da chi arriva? Chi sono questi Elfi?- 
-Credo tu stia chiedendo alla persona sbagliata- rispose, ironico. 
Poco più in là, un vecchio dalla lunga barba ispida, bianca come i leggeri fiocchi di neve che stavano iniziando a ricoprire i sentieri, saltellava allegro. 
-Sia benedetto Re Thranduil! Sia benedetto Re Thranduil!- 
Il sangue mi si gelò nelle vene.
Era come se il freddo fosse riuscito a penetrare nel mio corpo, ghiacciando ogni singolo organo. 
Quel nome. Quell' Assassino. 
Era stato lui a portare tutti quei doni alla mia gente. Aveva trattato con mio padre. Entrambi volevano qualcosa dai Nani. Erano alleati.
E sicuramente non aveva rivelato nulla a Pà, altrimenti gli avrebbe tagliato la testa nel giro di pochi istanti. 
Mi avvicinai al vecchio, decisa e sicura. 
-Dov'è Thranduil?- chiesi, rabbiosa. Delle lacrime, forse di rabbia, forse di gioia, velavano i miei occhi. 
Il vecchio mi guardò dubbioso.
-Immagino nella tenda più bella che tu possa vedere, mia cara- 
Senza rispondere, mi allontanai, diretta verso l' unica tenda che avevo davanti. 
Luminosa ed eterea, da dentro sembrava provenire una luce fortissima. 
Man mano che mi avvicinavo riuscivo a captare il suono del sangue che scorreva nelle mie vene, il cuore battermi contro il petto.
Portai la mano sull' elsa della spada, ma poi la lasciai scivolare giù.
Non era così che volevo ucciderlo. Avrebbe dovuto soffrire, lentamente, così come il mio popolo e mia madre.
Con un gesto del tutto irrazionale spostai i due lembi della tenda, ed entrai. 

Nonostante dall' esterno pareva ci fosse una luce potentissima, era presente solo un piccolo lumino.
Ogni cosa sembrava maledettamente antica, dallo scrittoio il legno alle decine di mappe che lo ricoprivano interamente;
Qualche seggiolino sparso per il diametro della tenda, un tappeto regale, ed infine, lui.
Sedeva su un trono decisamente cupo, ravvivato però dalle sue ciocche bionde.
Le schegge blu che portava al posto degli occhi mi scrutarono silenziosamente, mentre un calice di vino poggiava sulle sue labbra.
Se la prese comoda, e continuò a bere, mentre la rabbia mi ribolliva dentro.
-Chi si rivede- pronunciò lentamente e con una punta di sarcasmo -La fuggitiva- 
Abbassò finalmente il calice.
La mia bocca si contorse in una smorfia di rabbia. 
-Bastardo!- urlai. Senza aspettare ancora, mi avventai contro di lui.
In men che non si dica gli fui addosso, gli sferrai un pugno sul viso con una potenza decisamente estrema.
Nonostante ciò, egli voltò il viso, senza far trapelare alcuna emozione.
Portai le mie dita fredde sul suo collo, che invece emanava uno strano calore. 
-Tu hai ucciso mia madre, hai ucciso il mio popolo, e devi pag...-
Un brusco colpo alla nuca mi fece allentare la presa, fino a far scivolare le mani giù dal collo. 
Completamente privata dalla forza di usare la razionalità, le appoggiai sul suo busto.
Se prima ero completamente sopra di lui, oserei direi a cavalcioni, ora mi trovavo sul pavimento, stesa.
E l' unica cosa che riuscivo a vedere era un denso, buio e cupo nero.
Solo nero. 





Angolo Autrice.
Salve a tutti! Chiedo scusa se vi ho fatto attendere così tanto per questo capitolo, ma ho avuto moltissime interrogazioni! E mi sto concentrando anche molto su una nuova ff, però in tema Game of Thrones. Dunque, mi rendo conto che questo capitolo non contiene il massimo dell' azione, ma ne precede uno con il botto: nel prossimo, sappiate che verrà fuori praticamente (quasi) tutto riguardo al mistero che ci segue orma da diciassette capitoli! :)
Recensite, e a presto! 
 

 
  
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