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Autore: Soly_D    25/01/2015    2 recensioni
Lo spadaccino sollevò un lembo della coperta, pronto a far scendere il cuoco dal proprio letto a calci in culo, e come previsto vi trovò la sua zazzera bionda scomposta e la sua espressione stupidamente felice – non era difficile immaginare cosa stesse sognando. Ma continuando a sollevare la coperta, si accorse della presenza di un secondo membro della ciurma nel proprio letto.
[SaNami]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spiacevoli risvegli

Per Zoro, un meraviglioso risveglio sarebbe stato aprire l’occhio sano, mettere a fuoco i particolari della camera dei ragazzi e avvertire il corpo caldo di Robin al proprio fianco. Per cui, quando quella mattina sollevò il viso ancora assonnato e si rese conto di essere nella sala da pranzo, seduto di fronte ad un tavolo pieno di bottiglie vuote, decretò che quello non era stato affatto un buon risveglio. Gli faceva male il collo – segno evidente che aveva dormito tutta la notte con il viso spiaccicato sul tavolo – e nell’aria c’era ancora odore di alcol – doveva aver proprio esagerato la sera prima.
Grugnì, grattandosi distrattamente il mento ricoperto da un lieve strato di barba, e si alzò dalla sedia per sgranchirsi le ossa.
Proprio in quel momento notò la presenza di Rufy che ronfava rumorosamente in un angolo della sala, la bocca sporca di salsa e le braccia saldamente strette intorno ad una grossa coscia di pollo mezza mangiucchiata.
Lo sorpassò, ridacchiando mentalmente, e uscì dalla sala da pranzo per avviarsi in camera da letto. Si sarebbe dato una lavata, poi avrebbe fatto colazione e avrebbe continuato gli allenamenti interrotti il giorno prima per via della festa che si era tenuta sulla nave.
Attraversando il corridoio, notò Chopper che dormiva sullo stomaco di Usop poggiato a sua volta contro la parete. Più in là, Franky sonnecchiava steso per terra a braccia e gambe divaricate, mentre Brook, accucciato in un angolo, sarebbe sembrato un mucchietto di ossa inerme se non fosse stato per la capigliatura afro e la bolla che usciva dal naso – quale naso? – gonfiandosi ad ogni respiro – da quando Brook respirava?
Arrivato di fronte alla camera delle ragazze, notò che la porta era socchiusa e che da dentro proveniva lo scroscio dell’acqua della doccia: probabilmente o Nami o Robin stava facendo la doccia, mentre l’altra dormiva ancora. Gli sarebbe piaciuto entrare per verificare quale delle due ragazze si stesse lavando e magari infilarsi nella doccia se si fosse trattato di quella giusta, ma dovette trattenere i bollenti spiriti non volendo incorrere nella furia della navigatrice.
Con un sospiro rassegnato proseguì il suo cammino attraverso il corridoio, arrivando infine di fronte alla camera dei ragazzi.
Mentre la apriva, si rese conto che all’appello mancava solo Sanji e che probabilmente lo avrebbe trovato nel suo letto a blaterare nel sonno stupidaggini su quanto bella e dolce fosse la sua Nami-san, ma ciò che vide quando la porta si spalancò lo lasciò seriamente perplesso.
Il letto di Sanji era vuoto, così come i letti degli altri ragazzi, ad eccezione di uno.
Zoro si chiuse la porta alle spalle e avanzò silenziosamente verso il proprio letto, su cui le coperte formavano una collinetta.
Doveva esserci Sanji, lì sotto: probabilmente la sera prima si era ubriacato e, non essendo in grado di reggere l’alcol, aveva a stento raggiunto la camera da letto per poi buttarsi a peso morto sul primo letto libero.
Lo spadaccino sollevò un lembo della coperta, pronto a far scendere il cuoco dal proprio letto a calci in culo, e come previsto vi trovò la sua zazzera bionda scomposta e la sua espressione stupidamente felice – non era difficile immaginare cosa stesse sognando. Ma continuando a sollevare la coperta, si accorse della presenza di un secondo membro della ciurma nel proprio letto.
«NAMI?!», urlò, quando riconobbe i capelli rossi diramati sul cuscino e una porzione scoperta del suo generoso seno. La navigatrice aprì di scattò gli occhi e, una volta messo a fuoco il viso inorridito dello spadaccino, urlò un «ZORO!» che si propagò per tutta la stanza.
E mentre lo spadaccino boccheggiava e la navigatrice cercava di coprirsi con il lenzuolo, il cuoco si svegliò mettendosi a sedere sul materasso.
«Cos’è questo baccano di prima mattina...?», si lamentò, stropicciandosi gli occhi.
«Sanji-kun!», lo chiamò Nami e il cuoco si aprì in un grosso sorriso, voltandosi.
«Nami-san!~♥», rispose, stringendosela al petto con un’espressione di pura estasi in volto. «Questa è stata la notte più bella della mia vit−ZORO?!».
Il cuoco si era improvvisamente staccato dalla ragazza ed ora fissava lo spadaccino con aria furente.
«Che diamine ci fai qui?!», urlò, coprendo con le braccia il corpo della navigatrice, quasi ne fosse geloso.
«Cosa diamine ci fate voi nel mio letto», sibilò Zoro a denti stretti.
Sanji inarcò un sopracciglio per poi guardarsi intorno e constatare che davvero quello era il letto di Zoro.
Aveva fatto l’amore con Nami-san nel letto di Zoro. Il solo pensiero gli suscitava immensa emozione e... immenso orrore.
«Ehm, quando ieri sera siamo arrivati qui, eravamo molto... presi, ecco», si giustificò.
«...e ubriachi», aggiunse Nami, guardando il cuoco in cagnesco.
Sanji deglutì e Zoro ringhiò per l’esasperazione.
«Non mi interessa! Vi rendete conto che avete fatto le vostre cose... nel mio letto?!».
«Hai ragione, Zoro, scusaci», proferì Nami con aria dispiaciuta.
«No, Nami-san, noi non abbiamo nulla di cui scusarci!», disse Sanji, scendendo dal letto e parandosi di fronte allo spadaccino.
Nami arrossì furiosamente di fronte al fisico statuario del cuoco in bella vista.
«Tu, invece, dovresti ringraziarci...», cominciò Sanji rivolto a Zoro, portando le mani ai fianchi e divaricando le gambe come per infondere maggiore solennità al suo discorso, «...per aver reso il tuo schifoso letto un nido d’amore con la nostra passione!».
Zoro represse un conato di vomito. «Ma che diavolo stai farneticando?!».
«Sanji-kun...», tentò Nami con l’intenzione di farlo ragionare, ma lui la interruppe, continuando il suo sproloquio rivolto allo spadaccino.
«Anzi, avremmo dovuto arrabbiarci noi con te per questo brusco risveglio!».
A quel punto Zoro non ci vide più. «Oggi è la volta buona che ti faccio a fettine...».
«Avanti, provaci!», lo sfidò Sanji, ricevendo in risposta una smorfia da parte dello spadaccino.
«Prima vestiti», gli ordinò lui, voltando lo sguardo di lato.
Sanji ghignò, facendo un passo avanti. «Cos’è, ti imbarazzo?».
«Mi disgusti!», replicò l’altro con occhi fiammeggianti.
«E tu saresti un vero uomo?!».
«Torciglio, sei morto!».
Si avventarono l’uno sull’altro, pronti ad ingaggiare una lotta all’ultimo sangue, ma un attimo prima che potessero mettersi le mani addosso, Nami intervenne con due sonori pugni e i combattenti si accasciarono per terra storditi. «IDIOTI!», urlò, stringendosi le braccia al petto per non far cadere il lenzuolo che la avvolgeva da capo a piedi. «Zoro», continuò poi, abbassando lo sguardo con aria colpevole. «Ti richiedo scusa per ciò che è successo e ti prometto che non accadrà mai più una cosa del genere. Tra me e Sanji è stato un errore».
Detto questo, rivolse un ultimo sguardo sprezzante al cuoco e uscì dalla stanza.
«L’hai combinata grossa, eh...», mormorò Zoro, dando una pacca sulla spalla di Sanji che gli gettò a sua volta un’occhiataccia, mentre tutta l’emozione scaturita da quella notte si dissolveva nel nulla, quasi fosse stato solo un mero frutto della sua immaginazione.


Quando Nami sentì bussare alla porta del proprio studio, non ci mise molto ad indovinare di chi si trattasse.
«Sanji-kun, va’ via!», esclamò. «Non voglio vederti... per ora», sussurrò poi, più a se stessa che al diretto interessato.
«Nami-san, non hai mangiato nulla a colazione. Ti lascio una fetta di dolce e me ne vado, promesso», disse lui da dietro la porta.
«Sii veloce, ho del lavoro da sbrigare», gli concesse allora con un sospiro rassegnato.
La porta si aprì silenziosamente e, quando la ragazza avvertì la presenza di Sanji dietro di sé, si ritrovò a maledire mentalmente lui e l’effetto che le faceva. Perché dopo tutto ciò che era successo, il cuore non avrebbe dovuto batterle così furiosamente. Perché le sue guance non avrebbero dovuto imporporarsi al solo ricordo delle mani di Sanji, grandi e calde, che le accarezzavano il corpo.
Non avrebbe dovuto sentirsi così stupidamente felice per la notte appena trascorsa, dopo che Sanji le aveva rovinato la parte più bella, il risveglio.
Il cuoco posò il piattino sul tavolo da lavoro − torta di mandarini, la sua preferita, un piccolo passo verso la strada per farsi perdonare − e si allontanò senza dire una parola. Nami sentì l’impulso di afferrarlo per un braccio e bloccarlo, ma non poteva dargliela vinta così.
Lei era Nami, non una ragazzina qualunque!
Attese che lui uscisse dalla stanza, ma inaspettatamente al posto del cigolio della porta udì la voce del cuoco.
«Per me non è stato un errore, Nami-san».
Nami si voltò di scatto, ma ormai era troppo tardi: Sanji aveva chiuso la porta ed era andato via.
Voleva davvero lasciarlo andare così, dopo quello che era successo la notte prima?
Forse aveva esagerato. Sanji l’aveva sempre amata e lei aveva definito la loro prima volta un errore.
Mise a tacere l’orgoglio e svelta si alzò dalla sedia percorrendo la stanza a grandi falcate.
Spalancò la porta e in un attimo raggiunse il cuoco che si voltò a guardarla, sbalordito.
«Quello che mi ha dato fastidio, Sanji-kun, è stato il risveglio», confessò. «Avremmo potuto semplicemente scusarci con Zoro e andare via, ma tu, testardo, hai messo in scena quell’assurdo teatrino con lui dimenticandoti totalmente di me».
Sanji sgranò gli occhi e aprì la bocca per parlare, ma Nami lo bloccò posandogli un dito sulle labbra.
«Avrei voluto che tu mi svegliassi con un bacio, sussurrandomi che mi ami. Perché credo che il mattino sia tanto importante quanto la notte. Capisci, Sanji-kun?». Sanji, semplicemente, la abbracciò. La strinse forte a sé, inspirando il profumo dei suoi capelli.
«Nami-san, io credevo che tu mi odiassi... che non volessi più vedermi».
Per tutta la mattina non aveva fatto altro che rimuginare sull’accaduto. Nami aveva esplicitamente definito la notte passata insieme un errore, un incidente, ciò significava che la sera prima aveva interpretato male i suoi sentimenti e che in qualche modo l’aveva costretta a fare qualcosa di cui poi si era pentita. Per tutta la mattina, Sanji aveva odiato se stesso per essere stato così stupido, così egoista, ma ora Nami gli stava spiegando che il problema non era la notte passata insieme, bensì il risveglio. E allora capì.
Nami-san, la sua Nami-san, avrebbe solo voluto sentirsi dire che non era stato sesso, ma amore.
«Oh, Nami-san, perdonami... tu meritavi un risveglio da principessa», disse, staccandosi dall’abbraccio. «Sono stato uno stupido, un idiota, un maleducato, un insensibile, un buzzurro, un−».
«Può bastare, Sanji-kun», lo bloccò Nami con un mezzo sorriso. «Ti ho già perdonato e in fondo ci sarà tempo per rimediare, no? Ora torno a lavoro, altrimenti rimango indietro con la tabella di marcia. Ci vediamo più tardi».
«No, no, no», la interruppe Sanji, afferrandola per un polso prima che potesse allontanarsi.
Si chinò sul suo viso e Nami deglutì con la gola secca, specchiandosi nell’occhio azzurro del cuoco.
«Ora io e te abbandoniamo tutto e tutti, e passiamo l’intera giornata insieme».
«Ma io ho del lavoro da sbrigare...».
«Voglio rimediare adesso per ciò che ho fatto. Io ti amo, Nami-san, capisci?».
«Sì», si lasciò sfuggire Nami, arrossendo un po’. «E credo di provare lo stesso».
Il viso del cuoco si illuminò. «Davvero?», le chiese.
«Davvero», rispose, e Sanji la prese in braccio, facendola volteggiare un paio di volte, per poi posarla per terra e baciarla con tutta la passione di cui era capace. Dopo l’imbarazzo iniziale, a Nami venne quasi da ridere.
«Sanji-kun... ma con tanti letti che c’erano, proprio su quello di Zoro...?».
«Aaah, non ricordarmelo, Nami-san... eravamo ubriachi, no? L’hai detto tu».
«...e parecchio presi», aggiunse Nami.
«...e parecchio presi», ripeté Sanji.
Si guardarono negli occhi e si sorrisero, consapevoli che quello fosse solo l’inizio.


















Note dell'autrice:
Io già amo questi due, poi entro su EFP e scopro che la mia autrice SaNami preferita ha messo le due mie fanfiction su questa coppia tra le sue storie preferite, e mi viene ancora più voglia di scrivere su questi due *-* ringrazio chi ha letto le mie precedenti storie in questo fandom e spero che questa vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate ♥ Alla prossima!
Soly Dea

  
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