Capitolo 18
Diventare donna
Feerd era un bravo ragazzo,
almeno, lo sembrava. Aveva i lunghi capelli biondi leggermente mossi, e dei
profondi occhi neri. Era alquanto affascinante, e riservava sempre i suoi
sorrisi migliori al suo capitano. Era molto alto rispetto alla media,
terribilmente muscoloso. Era alquanto seguito dalle donne, ma a Kayla non
interessava, a lei piaceva Erol, da sempre. Praticamente, non aveva mai
guardato gli uomini come per interesse d’amicizia o di lavoro. ≪ Buon giorno, capitano!≫. Fu salutata sin dal primo
giorno da Ghin con uno di quei sorrisi che praticamente facevano svenire almeno
metà delle sue spasimanti. E Kayla sorrideva a sua volta. ≪Buon giorno, Feerd. Ti auguro una
buona giornata.≫.
Kayla non sapeva di essere bella.
Anzi, non le interessava neanche, ma i suoi occhi chiari avevano molte volte
fatto breccia in vari cuori, anche se lei era troppo occupata a lavorare, o a
studiare, o a lavorare ancora. Siccome era nata nel deserto, aveva i capelli di
un colore sul ramato, e la pelle leggermente brunita, mentre i suoi lineamenti
erano sempre pervasi di qualche ruga preoccupata o occupata, che se si fosse
tipo, rilassata, avrebbero infiammato molti animi.
Infatti, a Ghin piaceva Kayla.
Sin dalla prima volta che l’aveva vista, accanto ad Erol durante un discorso
ufficiale. Già allora il suo cuore aveva fatto tre balzi in avanti e qualcosa
si era gonfiato ai piani bassi. Una tipica bellezza da farti gonfiare. Aveva
ricercato la sua particolare bellezza nelle altre donne di Haven, ma nessuna
possedeva la “fierezza” senza voler accentuare la propria femminilità. Kayla
era un maschiaccio, ma senza volerlo. Era abituata a sedare risse, comandare, mangiare
in mensa e schivare le continue battaglie di cibo... Perfettamente come tutti
gli uomini delle guardie. Solo che Kayla non era un uomo, era una donna. E Feerd
sapeva che sarebbe stata sua.
Una cosa che Kayla amava erano le
armi. Le piaceva sparare, lucidare l’arma, montarla e smontarla, vedere le
elaborazioni, e sparare ancora. La faceva sentire viva, usare le armi da fuoco,
per questo, da quando era diventata capitano, passava ogni momento libero ad
allenarsi al poligono di tiro. Ghin la seguiva spesso, anche se quando lei non
c’era avrebbe dovuto badare alla pattuglia, per imparare i suoi ordini, i suoi
limiti, i suoi punti deboli... Di conoscerla.
Kayla non era mai stata una
chiacchierona, ma dopo essere stata tediata di domande sulla sua vita privata,
fu ben lieta di sfogare l’animo. Ghin era un ascoltatore deciso e simpatico,
non commentava quasi mai. Avrebbe fatto di tutto, pur di riuscire nel suo
intento, e Kayla gli piaceva davvero. Quindi, era anche una tortura piacevole,
ascoltare le secche parole del capitano della pattuglia 27 e 27/bis.
Ma alla domanda: ≪...e riguardo la vita
sentimentale, capitano? Ha un fidanzato?≫.
Si ritrovò la canna del fucile a pochi centimetri dal naso. ≪Gli affari miei, sono miei e
basta, 4205. Non voglio sentire altre domande riguardanti la mia vita...
sentimentale...≫.
Feerd sorrise tra sé. ≪Ha
qualche problema, capitano? Se vuole parlarne...≫. ≪Ho detto... Niente Domande.≫. Esclamò Kayla, voltandosi per
andare a rimettere a posto l’arma. Non avrebbe potuto trovarla più indifesa...
pensò tra sé Ghin, mentre le andava dietro, per poi, bloccandole un braccio
torcendoglielo dietro la schiena, la bloccò al muro. ≪Ghin! Che accidenti stai facendo?≫. ≪Mi perdoni... capitano... ma...
sa... nella mia... diciamo... vita sentimentale, c’è soltanto lei.≫.
Kayla si rifiutò di gridare né di
fare altro, anche se il divincolarsi avrebbe potuto darle una possibilità in
più. Di farsi più male... Anche se non avrebbe più potuto mettere piede nel suo
posto preferito. E capì, cosa voleva dire... “diventare donna”.
Non tornò a casa, quella sera.
Neanche la sera dopo. Andava al lavoro, poi andava a nascondersi nel luogo più
sicuro, dopo il poligono di tiro, per lei. Nei bassifondi. Li poteva restare
tranquilla... lì... non c’era nessuno
che la potesse disturbare. Lì, si sentiva a casa. Torn non le chiese nulla.
L’unica pecca era Jak, che andava avanti e indietro, ma che poteva farci? A
parte i languidi tentativi di Daxter di sedurla, e gli insulti mormorati a
bassa voce da parte del biondino, Kayla restava lì a revisionare documenti,
redigere rapporti... e a dormire e a mangiare. Sapeva che Torn aveva provato a
comunicare con Erol, ma era stato cacciato in malo modo, come un traditore.
E sarebbe stato il suo stesso
destino, se non teneva la bocca chiusa. Qualche volta, si ritrovò a rimuginare
su quello che le aveva fatto Feerd. Non era stato troppo doloroso.. ma... le
aveva fatto davvero schifo. Dopo quella volta, Ghin non la cercò più, anzi,
quasi la ignorava. Benissimo, non aveva bisogno di un qualcuno che la
ossessionasse. Era stata la sua prima volta. E ringraziò i Precursor, che pochi
giorni dopo... arrivò “la maledizione della luna”. Perché, rimanere incinta di
uno stupro sarebbe stato sì fastidioso, ma anche le avrebbe tolto mesi
importati per le guardie.
Sembrava che il mondo fosse in
declino. Forse le continue vittorie di Erol sulla pista, i suoi malesseri
passeggeri, il Barone che dava ordini di ogni genere (adesso era “trovare il
bambino”, che bambino poi?), era come se il peso della bilancia del destino
stesse facendo scivolare tutto verso il nulla. E il cuore le morì, quando
l’ordine di Praxis fu “catturare tutti i bambini”. Le sue cuginette non le
rivide più nessuno.