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Autore: Thingsthinker    25/01/2015    5 recensioni
Dal testo:
Quattro è brutto, Alain, è pari. Ci si può dividere. E forse ora che non siamo più cinque ci divideremo, a due a due.
Joelle si metterà finalmente con Fabrice, sai che succederà.
E io e Yves rimarremo soli a guardarci negli occhi, e ci mancherai.
Finchè eravamo cinque la regola valeva: vietato amarsi, siamo cinque amici. Ma ora siamo quattro, Alain, non siamo cinque. E forse non siamo nemmeno più amici.

Ci sono Joelle, Yves e Fabrice. C'è Lalie. E c'era Alain.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Flavia, che legge sempre le mie storie
e riesce a scoprirne l'anima meglio di me.
Grazie, davvero.




Cinque, Quattro.
 
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Storia di Joelle, di Yves, di Fabrice. Di Lalie. Di Alain. Soprattutto di Alain.

 

Ora non siamo più cinque, Alain, siamo quattro. 
Quattro è brutto, Alain, è pari. Ci si può dividere. E forse ora che non siamo più cinque ci divideremo, a due a due.
Joelle si metterà finalmente con Fabrice, lo sai che succederà.
E io e Yves rimarremo soli a guardarci negli occhi, e ci mancherai.
Finchè eravamo cinque la regola valeva: vietato amarsi, siamo cinque amici. Ma ora siamo quattro, Alain, non siamo cinque. E forse non siamo nemmeno più amici.

Ti ricordi quei giorni al mare?
I tramonti e le birre ci riempivano l'anima e stavamo bene così. E le onde del mare erano come noi, terribilmente forti e fragili da infrangere; e anche il sole era come noi, non doveva spegnersi o sarebbe morto.
Sono stati belli, quei giorni. Di falò nel buio e segreti al gusto di alcol, di pasti freddi e asciugamani umidi. In quella piccola casa bianca a due passi dal mare, con un piccolo topo marrone che viveva sulla pergola, abbiamo riso così tanto da far cadere il geco dal muro scrostato.
Fabrice aveva comprato un materassino rosso, ti ricordi? Io e Yves l'abbiamo bucato per sbaglio contro gli scogli.
Joelle prendeva il sole e sfogliava placidamente riviste femminili di cui giudicavi il contenuto; io e lei siamo due ragazze, ma non abbiamo mai avuto gli stessi interessi. Nessuno di noi aveva gli stessi interessi.
Io parlavo tanto e leggevo di più, volevo scrivere libri, da grande. (Lo voglio tutt'ora.) Davo risposte ironiche e acide a cui ridevi sempre, ti piacevano le mie osservazioni brillanti.
Yves suonava una mezza dozzina di strumenti e nella sua valigia c'erano quasi solo quelli.
Joelle amava la moda ed era matta, inutile negarlo, ma ci piaceva così.
Fabrice era cotto di lei, ma tutto preso dalle sue lotte politiche.
E tu, Alain, tu sei quello che ci teneva uniti. Ti interessano le rivisitazioni dei Beatles di Yves quanto il comunismo di Fabrice, la pazzia di Joelle quanto le mie osservazioni su Tolstoj. Sei ciò che ci accomunava.
Parlo di te al presente e di noi al passato. Ma quello che se n'è andato sei tu, Alain.

Ci hai lasciati. Quella sera nella tua macchina, i pensieri turbinanti, il Jack Daniel's in corpo. Te l'aveva detto anche Fabrice che alle feste ci va sempre. "Non ci andare, è una rottura di coglioni". Infatti la festa era stata brutta e avevi bevuto tanto per passare il tempo.
Eri felice, però. Quei giorni del coma non avevi una faccia triste. Ma forse uno che sta in coma non ha nessuna faccia.
Forse non te lo ricordi, ma sono venuta. Ti ho preso la mano e ho pianto. Alain, credo di non aver mai pianto in quel modo. Come se fosse l'unica cosa importante. 
E poi quella macchinetta sul letto ha smesso di fare bip-bip e ci hanno detto che non c'eri più.

Ora siamo quattro e neanche gli stessi di prima.
Leggo ancora più libri, Alain, perchè nei miei libri non muori mai.
Yves non suona più, non tocca i tasti di un pianoforte da almeno un mese.
La pazzia di Joelle è andata fuori controllo, ora le riviste di moda le sfoglia nella sala d'attesa di uno psicologo.
Fabrice ama ancora Joelle, quindi è triste per se e per lei, è triste il doppio: della politica non gli frega più niente.

Eravamo cinque come le punte di una stella, come i solidi geometrici. Come le parti in cui dividevamo la Marijuana e la cioccolata.
Ora siamo quattro, e quattro è brutto. Più Marijuana e più cioccolata, si, ma nessuno le vuole.
Prima o poi ci riprenderemo, e fra vent'anni guardaremo le nostre foto con un sorriso e piangeremo lacrime più leggere. Ci riprenderemo e impareremo ad essere quattro e non cinque, anche se sarà come camminare su una gamba sola.
Impareremo ad essere accomunati non più da te ma dalla tua ombra, dal tuo nome. Dalle facce che facevi quando facevi il primo tiro della sigaretta.
Dal modo buffo in cui ballavi canzoni che ti piacevano.
Dalla tua corsa lenta, dalle tue scarpe numero 45.
Impareremo a tenerti con noi in ogni momento. Terremo per noi i segreti che ci hai svelato, anche se li sappiamo già tutti e non ci sei più tu a minacciarci scherzosamente - ma neanche troppo - di spaccarci la faccia se lo diciamo a qualcuno.

Non dirò a nessuno che mi amavi, Alain, sta tranquillo. Me l'hai detto quella sera, a Capodanno. Avevi bevuto un po', avevi anche fumato qualcosa. Disapprovavo entrambe le cose, ma sorridevo con pazienza: erano parte di te quanto gli occhi verdi. "Lalie, io ti amo" mi hai detto "E lo so che abbiamo giurato e siamo solo cinque amici, ma non ti amavo ancora quando l'ho detto e se non fossi così dannatamente stronzo ti bacerei qui ora e adesso. Ma sono uno stronzo."
Così non mi avevi baciato. Che peccato, Alain, perchè ti amavo anch'io.
Ma io ero Lalie, sono Lalie, che non era bella e aveva buoni voti. Non una di quelle ragazze che rimorchiavi alle feste e duravano massimo una settimana. Ma tu non eri davvero così, lo sapevamo tutti.

Non dirò a nessuno che mi amavi.
E Joelle non dirà a nessuno che ti piacevano i film inglesi con Hugh Grant.
Fabrice non dirà a nessuno che sapevi suonare ma che ti vergognavi perchè Yves era più bravo.
Yves non dirà a nessuno che una sera avevi pianto.

Eravamo cinque e ora siamo quattro.
Ma sei con noi nei tramonti rossi, nelle cicche di sigarette, nel tabacco e nei drum, in quei dannati film inglesi, nelle notti quelle con tante stelle, quando "il cielo ti faceva meno oppressione".
E forse Joelle continuerà a piangere ogni volta che vede un Jack Daniel's, Yves spegnerà la radio ogni volta che sente un'incidente su quella stessa strada, io smetterò di leggere libri che mi ricordano te.
Ma in sintesi andremo avanti, in quattro anzichè in cinque, ma andremo avanti.
Ti vogliamo bene, Alain.
Ti amo.

Tua,
Lalie



 
Questa storia non è da me.
Non è il genere che scrivo, ma credo che scriverla mi abbia fatto bene.
L'ho scritta per me stessa, infatti, ma poi ho detto "perchè non pubblicarla"? Così, ovviamente, l'ho fatto.
Black, spero ti sia piaciuta quanto le altre.
Vi ringrazio tutti per aver letto fino a qui, le mie storie non hanno vita se nessuno le legge.
Bye,
Lee
  
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